nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 30 novembre 2019

Adolf Twitler

E se Hitler avesse avuto i social network? La congettura del comico Sacha Baron Cohen, nel discorso di ringraziamento all’Anti-Defamation League, si presta a un esercizio, l’ennesimo, di fiction controfattuale sul nazismo. Suggerisco però di non concentrarsi sulla maggiore potenza pervasiva dei nuovi mezzi, quanto sulla loro diversa natura, perché il medium è il messaggio, altro che canale neutro, e ci sarà una ragione se la gente si scanna su Twitter e si fa le fusa su Instagram. Marshall McLuhan era convinto, per esempio, che Hitler fosse un prodotto del “tamburo tribale” della radio, e che in tv non sarebbe durato un’ora: “Tutto ciò che alla radio suonava così importante e serio, in televisione sarebbe stato solo comico”, disse in un’intervista nel 1978. Il piccolo schermo voleva demagoghi rassicuranti, non urlatori gesticolanti. Hitler avrebbe dato l’idea di un esagitato, non troppo diverso dalla parodia di Chaplin nel “Grande dittatore”. E sui social network? Qui torna in auge l’antico agonismo della comunicazione orale, ancorché trascritta: la simmetria duellante del botta-e-risposta, i flame, la rapida escalation dell’ostilità. A un aspirante Hitler dei social – un Adolf Twitler – servirebbero prima di tutto la battuta pronta, la sferzata sarcastica, la capacità di seppellire i rivali sotto gli sghignazzi dei fan: tutte doti da attore comico. Così, nel timore di un nuovo Grande dittatore, Baron Cohen si è svestito dei panni del clown e ha capovolto precauzionalmente il film di Chaplin, partendo dalla scena finale: il discorso all’umanità del barbiere ebreo.

Guido Vitiello, Il Foglio (27/11/2019)

Canzone del giorno: The Healer (1989) - John Lee Hooker ft. Carlos Santana
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giovedì 28 novembre 2019

Pregiudizio

 

Esiste un diffuso pregiudizio “progressista” che penalizza molto il nostro umore e la nostra percezione del mondo: ce lo fa sognare migliore di quello che è, e di conseguenza ce lo fa vedere peggiore di quello che è. Per esempio ci scandalizziamo scoprendo che per quattro italiani su dieci la violenza sessuale vede la vittima in qualche modo correa (perché vestita in modo “provocante” o perché “se l’è andata a cercare”).Ma questo significa che sei italiani su dieci non lo pensano: è in un paese che alla nostra storia culturale (patriarcale/maschilista) questa è un eccellente notizia. Meritevole, lei sì, di un titolo: “sei italiani su dieci pensano che la violenza sessuale sia sempre comunque colpa di chi la commette“. Brindiamo! Immaginate lo stesso sondaggio una cinquantina d’anni fa (quando il delitto d’onore era ancora legge dello Stato, le adultere puttane, gli adulteri abili seduttori; quando fior di poliziotti e magistrati trattavano da donna violentata con sospetto, se non con ostilità). le percentuali sarebbero perlomeno rovesciate. Dimentichiamo troppo spesso come eravamo. Abbiamo perduto memoria di un percorso lungo e tormentato, che parte da una base (comune a quasi tutto il mondo) di ignoranza, analfabetismo, gerarchie sociali e familiari rudimentali e brutali. Vale anche per le scemenze espresse dai letti certamente burini, ma in rappresentanza di lettori almeno altrettanto burini. Se la smettessimo di torture le dita di fronte all’evidente bestialità degli umani forse riusciremo ad affrontarla meno accigliati, aiutando certi bestioni a recuperare qualche gradino dell’evoluzione mancata.

Michele Serra, L'Amaca (Repubblica - 27/11/2019)

Canzone del giorno: Ocean of Noise (2007) - Arcade Fire
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lunedì 25 novembre 2019

Sandali

...così io grido
voglio andare via da te
più veloce che posso 
ho detto ai miei piedi si muoversi
spero che abbiano un piano 
questi piccoli sandali neri
Mi stanno portando via
questi piccoli sandali neri
stanno facendo la strada giusta

questi piccoli sandali neri
Mi stanno portando via
questi piccoli sandali neri
Mi hanno salvato la vita oggi


Sia, Little Black Sandals (2008)



25 Novembre: Giornata contro la violenza sulle donne

La Giornata è stata istituita dall'Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra uomini e donne. E la stessa Dichiarazione adottata dall'Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di "uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini". 

Canzone del giorno: Little Black Sandals (2008) - Sia
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sabato 23 novembre 2019

Rinascita



Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.

Pablo Neruda (1904 - 1973)


Canzone del giorno: Vivere (1993) - Vasco Rossi
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mercoledì 20 novembre 2019

Post Scriptum Film

L'uomo del labirinto

REGIA: Donato Carrisi
INTERPRETI: Toni Servillo, Dustin Hoffman, Valentina Bellè, Luis Gnecco,Vinicio Marchioni, Stefano Rossi Giordani, Riccardo Cicogna
SCENEGGIATURA: Donato Carrisi
FOTOGRAFIA: Federico Masiero
DURATA: 130'
USCITA: 30/10

Titolo labirintico e sceneggiatura labirintica per L'uomo del labirinto, film a metà strada tra un thriller all'italiana e un artificioso noir all'americana.
Dopo aver vinto il David di Donatello come Miglior regista esordiente per "La ragazza della nebbia", lo scrittore Donato Carrisi ci riprova e porta sul grande schermo la trasposizione del suo ultimo romanzo, L’uomo del labirinto per l’appunto, che ha appassionato moltissimi lettori.
Forte del suo successo Carrisi ha ingaggiato come protagonisti del suo secondo film Toni Servillo e Dustin Hoffman, che riescono a offrire, pur recitando insieme soltanto nei pochi minuti della scena finale, delle efficaci interpretazioni in grado di compensare alcuni momenti che rischiano di far scricchiolare il film.
L'intento del regista è quello di trasmettere un soffocante senso di inquietudine.
Fin dalle prime scene è chiaro il tentativo di far scattare nella mente dello spettatore dei meccanismi automatici per condurlo in un labirinto (in un "gioco" horror) senza una nitida via d'uscita. E in questo groviglio di scene tragiche, sequenze e indizi la storia riesce a reggersi proprio sulle spalle del prestigioso duo artistico.
Da un lato c’è Dustin Hoffman nella parte di un Profiler che cerca di "ristabilire" l'equilibrio psichico di una ragazza (Valentina Bellé) ritrovata quindici anni dopo essere sparita nel nulla. Dall'altro il sempre bravo Toni Servillo è un investigatore sudaticcio e mal conciato determinato a catturare l'orco che sequestrò la ragazzina (più incisiva e convincente la sua interpretazione rispetto a quella del famoso attore americano). 
Fra misteri e inganni il film trascina verso un universo angosciante.
Finale a sorpresa che spiazza e disorienta.

Canzone del giorno: Labyrinth (1977) - Carole King
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domenica 17 novembre 2019

La città svenduta

L’acqua alta siamo noi. Questo feroce vento di scirocco che non smette di soffiare sulla morte di Venezia siamo noi. L’alluvione siamo noi.
Le lamentele non servono a niente ma affinché possa darsi espiazione e rinascita, la lamentazione, il canto solenne che esprime dolore e rammarico, l’ammissione delle colpe e l’espulsione dei colpevoli, quella è necessaria.
E allora, in quest’alba livida, a questo cielo plumbeo sotto la cui cappa di piombo lottiamo a mani nude contro i fanghi eterni, dobbiamo gridare con voce potente che sei sono le cause della sommersione di Venezia. Tre sono senza tempo e senza autore: la luna, la faglia adriatica, l’argilla. Ma le altre tre sono figlie della storia: lo sfruttamento delle falde, il surriscaldamento climatico, lo scavo dei canali. Della storia e degli uomini: della loro avidità, della loro inettitudine, della loro ignoranza.
Venezia non è solo sommersa da un’onda di mare che entra dai canali scavati per il transito delle petroliere e delle grandi navi, è sommersa anche da un’onda turistica e, soprattutto, da un’onda di malaffare, di cattiva amministrazione e cattiva coscienza. Siamo abituati ad attenderci la catastrofe dal futuro ma, poi, una mattina ti svegli e scopri di essere già a valle del punto di rottura. Ebbene, quella mattina triste è arrivata.
L’«acqua granda» che ha sommerso Venezia in questi giorni non è soltanto una catastrofe ambientale. È anche una catastrofe culturale, civile, politica e demografica. E non appartiene alla cronaca ma alla storia. È un’alta marea corrosiva che sale da almeno cinquant’anni sui marmi della gloriosa Basilica di San Marco.

Antonio Scurati, Corriere della Sera (17/11/2019)

Canzone del giorno: Heartache City (1985) - Uriah Heep
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venerdì 15 novembre 2019

Sfarinando

Good morning, Vietnam.
A Taranto la “bomba sociale” sta per esplodere per 14 mila famiglie, con gli indo-francesi di ArcelorMittal che si accingono a spegnere gli altiforni. A Roma la legge di Bilancio è sotto il fuoco amico di mille emendamenti, con Bankitalia, Confindustria e Ufficio Parlamentare di Bilancio che la impallinano senza pietà.
In queste ore di guerriglia quotidiana, il quartier generale giallorosso è sede vacante.
Zingaretti è negli Stati Uniti con Bill Clinton: deposta momentaneamente la croce, cerca spunti dal pensionato di lusso della compianta Terza Via.
Di Maio, ostaggio della corrente pugliese del Movimento, è missing in action : scomparso in missione, benché nessuno abbia ben capito qual è. Resta il povero Conte, che da bravo Avvocato del Popolo ha avuto il buonsenso di presentarsi al “fronte”, tra gli operai e i cittadini esasperati del quartiere Tamburi, a mettere almeno la sua faccia sulla disfatta dell’acciaio italiano. Ma adesso, senza munizioni economiche e giuridiche, spara a salve dal fortino di Palazzo Chigi. Chi ha qualche buona idea su come reinventare l’area siderurgica mi faccia sapere. Sulla coalizione invita i suoi alleati a una bizzarra Gargonza natalizia: dopo il varo della manovra ci vediamo per un bel «weekend di lavoro», dove finalmente ci parliamo «fuori dai denti». Auguri. Il quadro politico si sta “sfarinando”, come usava dire un grande vecchio della Prima Repubblica. E a farlo schiantare del tutto può bastare l’eventuale presentazione di un emendamento per il ripristino del famoso “scudo penale” sui reati ambientali connessi al piano Ilva (prima concesso da Di Maio, poi abolito dai 5Stelle e dalla Lega, poi ri-concesso da Di Maio, poi ri-abolito dai 5Stelle e da Pd, Italia Viva e Leu). Ormai non serve più a nulla sul piano pratico: ArcelorMittal se ne andrà comunque. 

Massimo Giannini, Repubblica 13/11/2019

Canzone del giorno: Under The Gun (1984) - Kiss
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mercoledì 13 novembre 2019

Chiamami adesso

Chiamami adesso, sì,
lo so che prima era…
era più facile…
ma è adesso che ho bisogno io di
farmi trovare, farmi trovare qui
chiamami adesso che
è più buono  il mio cuore…

Dammi il tempo che tempo non sia
Dammi un sogno che sonno non dia…

Chiamami adesso che
non ho più niente da dire, ma
voglio parlare lo stesso insieme a te
voglio provare io a descrivermi… 

Canzone del giorno: Chiamami adesso (1992) - Paolo Conte
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domenica 10 novembre 2019

Anime prigioniere

Quel muro cresceva infatti nella mente delle persone da ventotto anni, circondava due generazioni, paralizzava ambizioni, annullava speranze. Era certo una chiusura fisica, uno strumento meccanico che occupava lo spazio per fermare il movimento e arrestare i corpi. Ma era anche una barriera spirituale perché occludeva un pezzo di futuro, restringeva l’orizzonte di vita, occupava la visuale come un’ossessione. Un blocco concettuale, perché ogni giorno ricordava un confine, la soglia tra la libertà personale e l’arbitrio del potere, tra l’autonomia e la discrezionalità. Nascondendo l’altrove, lo mitizzava nel desiderio, rendendolo irraggiungibile lo ingigantiva, richiamandolo in continuazione con la sua sola presenza incombente. Così il Muro finiva per separare la vita vissuta in pubblico, nell’obbedienza, e la vita consumata in privato, nel silenzio, tra progetti di fuga inconfessabili e l’evidenza del limite, misurando ogni giorno la quota di libertà vigilata che si poteva sperimentare e la confisca quotidiana di un tratto di destino.

Ezio Mauro, Anime prigioniere. Cronache dal muro di Berlino - 2019 (Feltrinelli)

Canzone del giorno: Where Are We Now? (2013) - David Bowie
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sabato 9 novembre 2019

Il Muro

Il muro di Berlino fu costruito nel 1961 per fermare l’esodo della popolazione dalla Repubblica Democratica Tedesca (Ddr, o Germania Est), comunista, verso la Repubblica Federale di Germania (Germania Ovest), più ricca. Tra il 1949 e il 1961 erano fuggiti dall’est più di 2,6 milioni di tedeschi, su una popolazione totale di 17 milioni. Molti erano professionisti qualificati, la cui assenza si faceva sempre più sentire nella Ddr.
Con il paese sull’orlo del collasso economico e sociale, il governo della Germania Est prese quindi la decisione di chiudere tutto il confine, costruendo il muro in una notte, il 13 agosto 1961. Il nome ufficiale era “barriera di protezione antifascista”, che doveva difendere i tedeschi orientali dall’occidente. (...) Nel 1989 un autunno di manifestazioni politiche aveva creato una forte pressione sul governo della Germania Est affinché concedesse maggiore libertà di spostamento. Nella prima serata del 9 novembre un portavoce del governo dichiarò, nel corso di una conferenza stampa, che i tedeschi dell’est sarebbero stati liberi di recarsi in Germania Ovest. Alla domanda su quando tutto questo sarebbe accaduto, esitò e, provocando lo shock e lo stupore dei tedeschi presenti, aggiunse: “Subito”.
Appena i mezzi d’informazione occidentali riferirono che il confine era stato aperto, le persone cominciarono a radunarsi a frotte ai posti di blocco di entrambe le parti. Sopraffatte dal numero di persone accorse, le guardie smisero di controllare i passaporti intorno alle 23.30. A quel punto le persone passavano ormai liberamente da un paese all’altro.

da internazionale.it

Canzone del giorno: Zoo Station (1991) - U2
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mercoledì 6 novembre 2019

Bacillus calcisticus

Ma si può essere così idioti da passare il proprio tempo libero a vedere dei milionari in mutande che corrono dietro un pallone? Mah, è proprio una distrazione di massa per decelebrati... Siamo proprio sicuri che sia così? A guardare bene, alcune delle menti più alte del Novecento sembrano contraddire questo luogo comune. Si potrebbe troncare qualsiasi discussione sul valore estetico del calcio con una sentenza, come d’abitudine folgorante, di Carmelo Bene: “Il calcio somiglia alla musica: la musica può forse essere spiegata con la musica? No, così il calcio: non ha nemmeno bisogno della Lingua per farsi intendere il calcio buca ogni linguaggio“. Riflessione eguale e contraria a quella di uno dei primi intellettuali a scoprire il suo talento, ovvero Pier Paolo Pasolini che affermó: “il gioco del football è un ‘sistema di segni’; e, cioè, una lingua, sia pure non verbale“, arrivando a dire altrove addirittura che “il calcio e l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, Il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro“. Mescolando le riflessioni dei due diversi geni (tanto egualmente abissali, quanto profondamente distanti) si ottiene un brano memorabile del maestro della prosa calcistica, la cui penna creò più neologismi di quella di Gabriele D’Annunzio, il grande Gianni Brera: “Il vero calcio rientra nell’epica: la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante...”. (...) Come si può spiegare a chi non ama il calcio l’armonia pitagorica celata dietro a una punizione di Mihajlovic, l’archetipo del Bagatto celato nelle finte di Garrincha, lo splendore rinascimentale delle traiettorie di Pirlo o la maestà guerriera di un goal di tacco di Ibrahimovic? Come si può fornire la formula di struttura dello stupore di fronte a una divina serpentina di Messi, alla grazia di un pallonetto di Cantona, all’infinita sprezzatura presente in ogni stop di Zidane, al prodigio innaturale rivelato in ogni scatto di Ronaldo (il Fenomeno, non il pur fenomenale Cristiano)? Penserete che sono matto, lo so. Come darvi torto?

Adriano Ercolani, Bacillus calcisticus (Linus - settembre 2019)

Canzone del giorno: La palla è rotonda (2014) - Mina
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lunedì 4 novembre 2019

Panchina

Uno continua a star seduto così, su una panchina del parco, finché diventa lui stesso di legno e bisognoso di comunicare. Vecchi legati al bello al cattivo tempo, donne avanti negli anni che ridiventano ragazze chiacchierine, le stagioni, cigni neri, bambini che si rincorrono strillando, e coppiette che si vorrebbe stare a guardare fino a quando, com'era da prevedere, devono separarsi. Certuni lasciano cadere della carta. La carta svolazzo un poco, si avvoltola e viene infilzata su un bastone appuntito da un uomo con berretto, pagato dal comune.

                                         Guntur Grass (1927 - 2015), Il tamburo di latta (1959)



Canzone del giorno: Aqualung (1971) - Jetrho Tull
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sabato 2 novembre 2019

Autunno

Emilio Giannelli, da Corriere.it
















Canzone del giorno: Autunm (2006) - Paolo Nutini
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venerdì 1 novembre 2019

Playlist Ottobre 2019


1.      The Muffs, A Little Luxury  (Really Really Happye - 2004) – Istituzioni
2.      Vinicio Capossela, Notte di provincia  (Modì - 1991) – Notte di provincia
3.      Simon & Gurfunkel, The Boxer  (Bridge over Troubled Water – 1970) –  Trait d’union
4.      Supertramp, Breakfast in America – (Breakfast in America – 1979) – Mozzarella
5.      Toronzo Cannon, Get Together Or Get Apart  (The Preacher… - 2019) – The Preacher…
6.      Paula Harris, A Mind of Her Own  (Speakeasy – 1992) –  Spazio bianco
7.      Fabio Concato ft. José Feliciano, M’innamoro davvero  (Fabio Concato – 1999) –  Ti amo
8.      Joy Division, Isolation  (Closer – 1980) –  L’isolamento del Sultano
9.      The Black Eyed Peas, Where Is The Love  (Elephunk – 2003) – Fatiche
10.  Frank Sinatra, That’s Life  (That’s Life – 1966) –   Joker
11.  Metallica, Harvester Of  Sorrow  (…And Justice for All – 1988) –   Cervicale
12.  Guns N’ Roses, Use Your Illusion I  (Use Your Illusion I – 1991) –   Tragedia Curda
13.  Alessandro Sipolo, Ventotto giorni quatro ore  (Un altro equilibrio – 2019) –   Proporzione