nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 29 agosto 2023

Putin-Prigozhin

Praticamente nello stesso momento in cui sulla rotta tra Mosca e San Pietroburgo le fiamme bruciavano i resti dell’aereo privato di Evgenij Prigozhin, qualche centinaio di chilometri più a sud, nella città di KurskVladimir Putin parlava di devozione alla madre patria tra solenni sinfonie d’orchestra e fiamme perenni al milite ignoto. A qualcuno è parso di notare un sorrisetto malamente represso sul volto del presidente russo. Forse il motivo si è capito il giorno dopo, quando Putin, tornato al Cremlino, è andato in tivù per esprimere pubbliche condoglianze ai familiari del suo ex-alleato e definirlo «un uomo d’affari di talento», promettendo un’inchiesta sulle cause del disastro. «Un finale che sembra preso direttamente dal Padrino», commenta Oleg Ignatov, esperto di Russia del think tank Crisis Group, alludendo alla famosa scena del film di Francis Ford Coppola in cui i capi delle famiglie mafiose rivali, dopo avere sparato a don Corleone, baciano la mano al figlio Michael. Se è così, si tratta di una coreografia attentamente studiata. Non una morte misteriosa, inspiegabile. Non l’operato di killer sprovveduti, come per eliminare l’ex-agente del Kgb Aleksandr Litvinenko con il polonio radioattivo o cercare di uccidere con il gas nervino la spia doppiogiochista Sergej Skripal. Nemmeno una sentenza carceraria da protrarre quanto si vuole, come per il petroliere Mikhail Khodorkovskij, oggi in esilio a Londra, o l’avvocato Aleksej Navalny, condannato a vent’anni dopo un fallito avvelenamento. Quelli erano pesci relativamente piccoli. Per un “traditore” come Prigozhin, colpevole di avere tradito non tanto la patria quanto il proprio capo, ci voleva una morte esemplare, spettacolare, dal messaggio inequivocabile. «Lo hanno ammazzato così per inviare un segnale all’élite», dice un anonimo ex-alto funzionario del Cremlino al Financial Times, ossia affinché nessun altro che complotta nell’ombra osi riprovarci. «Per due mesi non è stato chiaro come mai Prigozhin veniva lasciato libero di volare dove voleva», afferma una fonte vicina al ministero della Difesa russo, «adesso capiamo il perché»: quella libertà era la trappola in cui è cascato il capo dei mercenari della Wagner. Dopo la sua clamorosa marcia su Mosca era stato perfino invitato al Cremlino per una chiacchierata di tre ore con Putin: il modo migliore per farlo sentire intoccabile. Del resto, non è la prima volta che la fine dei nemici di Putin assume contorni simbolici: nel 2015 Boris Nemtsov, ex-vice premier con Boris Eltsin, quindi leader dell’opposizione, fu assassinato a colpi di pistola sulla Piazza Rossa, davanti al Cremlino che ambiva a conquistare. I dissidenti lo considerano uno Stalin 2.0. Ma se è stato lui a dare l’ordine di lanciare un missile, come fa intendere Joe Biden, quello di Putin sembra piuttosto il metodo Corleone. Una vendetta servita fredda, con fiori alla vedova ed elogio del defunto.

Enrico Franceschini, la Repubblica (25/8/2023)

Canzone del giorno: Killers (1981) - Iron Maiden
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domenica 27 agosto 2023

Un simile viso


Vi sono individui sul cui viso è impressa una tale ingenua volgarità e una tale bassezza del modo di pensare, nonché una tale limitatezza bestiale dell’intelletto, che stupisce come mai siffatti individui abbiano il coraggio d’uscire con un simile viso e non preferiscano portare una maschera. 


Arthur Schopenhauer (1788 - 1860), L’arte di insultare


Canzone del giorno: Can't Feel My Face (2015) - The Weeknd
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venerdì 25 agosto 2023

Raddoppiati

L’uomo che teneva la gente disperata in mezzo al mare impedendo di sbarcare, che urlava «prima gli italiani», che evocava l’assalto degli stranieri all’Italia, che ha usato il Viminale come macchina da guerra contro gli immigrati, oggi è vicepremier in un governo sotto il quale gli sbarchi sono raddoppiati nei primi sette mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: è stata superata quota centomila migranti sbarcati sulle coste italiane dall’inizio dell’anno. Dal primo gennaio 2023 al 16 agosto, sono esattamente 101.386 le persone arrivate seguendo le rotte del mare: il 107,1 per cento in più rispetto ai 48.940 del periodo corrispondente dell’anno scorso. Sono dati ufficiali. Da cui si desume agevolmente che i partiti di destra, quelli del blocco navale, hanno fallito sulla sua linea esposta al punto sei del programma elettorale di governo sottoscritto dai partiti della coalizione. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega promettevano che in caso di vittoria avrebbero ripristinato i decreti sicurezza di Salvini, messo in piedi un serio piano di «contrasto all’immigrazione irregolare» mediante una «gestione ordinata dei flussi legali di immigrazione». Grazie a tutto questo ci sarebbe stata la salviniana «difesa dei confini nazionali ed europei» oltre a maggiori controlli alle frontiere e al «blocco degli sbarchi per fermare la tratta di esseri umani». Non c’è stato nulla di tutto questo. Per la buona ragione che questi “interventi” erano fuffa – in questo Giorgia Meloni e Salvini hanno fatto a gara, al terzo posto c’è un ministro incolore come Matteo Piantedosi – e che i tentativi di imbastire una “politica africana” con il fantomatico Piano Mattei si sono risolti in un bel po’ di soldi e di legittimazione al dittatore tunisino Kaïs Saïed, cosa che peraltro non ha minimamente fermato la fuga dei tunisini verso la Sicilia.

Mario Lavia, linkiesta.it (17/8/2023)

Canzone del giorno: Logico #1 (2014) - Cesare Cremonini
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martedì 22 agosto 2023

Slot Machine

Negli ultimi trent’anni il giro d’affari legato al gioco d’azzardo è cresciuto in maniera tumultuosa in Italia, raggiungendo circa 110 miliardi di euro nel 2019. Oltre a essere cresciuto, il settore ha anche profondamente cambiato fisionomia. Attraverso un processo di apertura regolata che ha abbattuto anche le barriere nazionali, sono comparsi giochi sempre più sofisticati e accattivanti. I giochi online hanno guadagnato terreno, passando dai due miliardi di euro giocati nel 2009 agli oltre 36 miliardi del 2019. Malgrado ciò, le slot machine (e le più attraenti videolottery, chiamate anche Vlt) installate nei bar o nelle sale scommesse raccolgono ancora la metà delle somme giocate. Un piatto molto ricco che attira gli appetiti criminali, compresi quelli di tipo mafioso. In effetti, nel settore del gambling le organizzazioni criminali si trovano da sempre a loro agio. Tagliando con l’accetta, possiamo dire che in questa attività le mafie sono impegnate su cinque fronti diversi: riciclano denaro derivante da altri traffici; impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; estorcono denaro ai giocatori fortunati o lo prestano a usura a quelli sfortunati; truffano lo stato manomettendo gli apparecchi di gioco; investono in questo campo con società formalmente legali. In che modo queste organizzazioni criminali sono riuscite a tenere il passo in un settore investito da cambiamenti così radicali e rapidi? Le indagini giudiziarie mostrano che hanno solitamente agito nei rami bassi della filiera, in particolar modo imponendo agli esercenti le loro macchinette “mangiasoldi”. Per le mafie, le slot machine sono un prodotto come un altro da usare per realizzare le estorsioni, mettendo a frutto le loro risorse e competenze distintive: l’uso specializzato della violenza e il controllo del territorio. Al pari dei criminali comuni, le organizzazioni mafiose hanno poi truffato giocatori ed erario manomettendo i dispositivi di gioco o installando apparecchi clandestini. Col tempo, però, grazie alle contromisure messe in campo, è diventato sempre più difficile alterare il funzionamento dei dispositivi. Per non essere espulsi dal redditizio settore, alcuni gruppi criminali, come quello finito al centro dell’indagine Black monkey, hanno allora provato a diversificare le proprie attività e a risalire la filiera, sia diventando produttori di dispositivi di gioco sia avventurandosi nel mercato dei giochi online, commercializzando in Italia accessi a siti illegali. Muoversi nei rami più alti, però, cambia le regole del gioco e la natura delle risorse necessarie per sedersi al tavolo. La violenza e il controllo del territorio non bastano più. Servono competenze informatiche, finanziarie e manageriali da acquisire sul mercato, retribuendole regolarmente. In definitiva, “legalizzare la mafia”, come cantava tempo fa Francesco De Gregori, sembra esser stato uno degli esiti prodotti dalla “apertura regolata” del settore del gioco d’azzardo degli ultimi decenni.

Vittorio Mete, intenazonale.it (16/8/2023) 

Canzone del giorno: Slot Machine (2000) - Steve Hackett feat Brian May & Chris Thomson
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domenica 20 agosto 2023

Film violenti

Dopo aver girato “Per qualche dollaro in più”, fui avvicinato a New York da un giornalista del Time. Mentre lui prendeva appunti, io sfogliavo la rivista. Mi cadde l’occhio su otto pagine, tutte a colori, con fotografie scattate da un dilettante. Riprendevano due neri giovanissimi che uscivano da un drugstore dopo aver rubato due lattine di birra. Una macchina della polizia, silenziosa come una civetta, accosta al marciapiede e li coglie in flagrante. I due scappano, i poliziotti escono dalla vettura, sparano e ne abbattono uno... Immagini l’ultima foto: il poliziotto col piede sul corpo del ragazzo, come fosse un leone abbattuto, che si guarda in giro trionfante. Ebbene, mentre io fissavo queste fotografie, il giornalista mi chiese: «Signor Leone, perché lei gira dei film così violenti?»

Sergio Leone, da Il western di Sergio Leone, Moscati - BookTime 2023


Canzone del giorno: Pavement Cracks (2003) - Annie Lennox
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giovedì 17 agosto 2023

Il treno verso il nulla

L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni. Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione. […] Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi. Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi. […] Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social. Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi? Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.

Marcello Veneziani, La Verità (13/8/2023)

Canzone del giorno: Growth Lines (2018) - Xavier Rudd
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martedì 15 agosto 2023

Estate


Non c'è che una stagione: l'estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L'autunno la ricorda, l'inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.


Ennio Flaino (1910 – 1972) - Diario degli errori (1976)


Canzone del giorno: Estate (2005) - Negramaro
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sabato 12 agosto 2023

Disuguaglianze generazionali

Che i giovani guadagnino in media meno delle persone con maggiore esperienza lavorativa di per sé fa parte di una norma accettata e accettabile. E il "quanto" in meno e le sue ragioni che sollevano problemi non solo di equità, ma di sostenibilità, tanto più che i salari medi italiani sono trai più bassi in Europa. Un salario paria140% del salario medio, come è il caso dei giovani sotto i 25 anni, indica una situazione di fragilità economica che impedisce ogni progettualità, a partire dall'uscita dalla famiglia di origine per provare a stare sulle proprie gambe. Non si tratta solo di salari inaccettabilmente troppo bassi, rispetto ai quali l'esistenza di un salario minimo legale avrebbe un effetto di protezione, ma di condizioni lavorative in cui si mescolano stage, tirocini più o meno efficaci a fini professionalizzanti, tempo parziale involontario, precarietà contrattuale e conseguente discontinuità lavorativa, in modo ulteriormente accentuato se si è donne. […]  Per chi ha oggi fino a 35 anni, la pensione arriverà attorno ai 74 anni e sarà di importo molto modesto, circa tre volte l'assegno sociale, cioè quanto prende un anziano/a povero che non abbia maturato un numero sufficiente di contributi, o non ne abbia nessuno per non aver mai avuto un'occupazione, almeno non nel mercato del lavoro regolare. Il lavoro povero di oggi si tradurrà in pensione povera domani, con la beffa che, per ottenerla, bisognerà lavorare per più anni, ben dentro l'età anziana, rispetto a chi va in pensione oggi o d è andato nei decenni scorsi. […] La fragilità economica delle generazioni più giovani ha effetti non solo sulle loro condizioni di vita e su ciò che possono o non possono fare. Ha conseguenze anche sulla società nel suo complesso, innanzitutto peggiorando il già squilibrato bilancio demografico. Giovani che, pur lavorando, non guadagnano abbastanza per mantenersi, pagare un affitto con continuità, far progetti al di là del quotidiano, difficilmente decideranno di avere figli. La sovrapposizione di diseguaglianze generazionali e sociali rischia di diventare una bomba a orologeria, se non per tutta la coorte di età oggi sotto i trentacinque anni, certo per la parte più svantaggiata. I, e soprattutto le giovani a bassa istruzione, infatti, sono coloro maggiormente e più a lungo esposti alla precarietà lavorativa, ai contratti intermittenti e sotto-pagati, che non consentono di fare progetti a medio-lungo termine, non solo rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, ma anche dei coetanei "più fortunati", con una educazione migliore e con una dotazione di capitale sociale più ricca e articolata. Tra i lavoratori sotto i25 anni, quelli in condizioni economiche più fragili sono la maggioranza. Invece di indugiare in una narrativa che vuole i giovani (poveri) come senza voglia di lavorare, sarebbe opportuno intervenire sulle condizioni i cui troppi di loro sono costretti a farlo.

Chiara Saraceno, La Stampa (10/8/2023)

Canzone del giorno: Til My Back Ain't Got Non Bone (1974) - Albert King
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giovedì 10 agosto 2023

Treni

“Un poco di modernità ci vorrebbe anche da noi,” rispose Giustino, non era interessato all’argomento ma non voleva essere scortese. Ancora una volta Adelasio fraintese: “Vero è! Noi ancora abbiamo la locomotiva a vapore di una volta quelle che si usavano nelle miniere di zolfo. Manco i binari hanno adeguato. Al Nord la rete e tutta elettrificata e c'è la littorina che può arrivare a cento chilometri all'ora. Ma del resto, che gliene fotte al governo dei siciliani?”; lancio uno sguardo truce a Ignazio, non si piacevano quei due, quindi torno a fissare il dottore: “Io i treni li amo come fossero belle picciotte e vossia?”.

Giuseppina Torregrossa, Al contrario (2021)




lunedì 7 agosto 2023

Poveri onorevoli

Non soltanto Elly Schlein si ritrova a guidare un partito fatto da gente che dopo 40 anni di stipendi istituzionali a ogni livello si lamenta del salario massimo che prende. Ma con questa legge elettorale è proprio il capo di un partito che decide chi sarà dentro gli eletti e chi no. E sarebbe ora che quelli come Piero Fassino tornassero a prendersi i voti uno per uno prima di spiegare a un Paese divorato da tasse, tassi, inflazione, costi di una guerra assurda, postumi di una pandemia trattata come la fine del mondo, quanto lui debba percepire per quello che sta dando al Paese dal Parlamento. Una sinistra così finirà per farsi opposizione da sola, almeno così potrà fare le prove di quella opposizione che la Costituzione invece invocherebbe per i partiti di governo. Una specie di palestra fatta in casa, costruita sull’idea di un partito che non vuole il suo leader e che a parole da 10 anni evidentemente predica morale dappertutto tranne che in casa propria. E’ davvero in dissintonia con il momento e con il Paese quello che è riuscito a dire il più volte parlamentare e sindaco e segretario del Pd, scatenando un putiferio che non è affatto casuale. E’ dalla scorsa legislatura che in Parlamento si è costituita una maggioranza alternativa che vuole ripristinare il vecchio vitalizio e tutte le prebende che con fatica non sono mai state eliminate del tutto, perché il trattamento dei parlamentari italiani, e lo dico per esperienza, è assolutamente di primo livello in Europa, e farlo senza che il Paese si possa lamentare. Di questa maggioranza fanno parte pezzetti di tutti i partiti. […] Ma in un Paese dove il cittadino non sceglie niente, dove le elezioni si fanno solo in televisione, dove i voti vanno al simbolo e quindi al leader, dove non serve affatto avere milioni di euro per fare una campagna elettorale, è davvero fuori dal mondo pensare più a ripristinare antiche edizioni senza presentare in Parlamento una riforma trasversale che faccia quello che tutti gli italiani sperano. In un modo o nell’altro, con l’elezione diretta o semidiretta, con un proporzionale puro, con un proporzionale sporcato da un piccolo maggioritario, come cavolo volete, ritardare ai cittadini la possibilità di esprimere il nome e il cognome di chi vogliono seduto in Parlamento. E scommettiamo che di quelli che adesso cantano in prima fila che vogliono anche prendere un’indennità più alta perché poverini di 4500 euro a metà del mese e di altri quattro cinque a fine mese non sanno che farsene, alle elezioni davvero democratiche dove sceglie la gente non resterà alcuna traccia. E allora rimettiamo in ordine i fattori. E diciamo che se davvero si vuole ridiscutere l’indennità dei parlamentari e i vitalizi, bisogna riportare la rappresentanza in mano ai cittadini, bisogna riportare il Parlamento in una posizione in cui ciò per cui viene pagato si vede.

Tommaso Cerno, lidentita.it (4/8/2023)

Canzone del giorno: Poor Twisted Me (1996) - Metallica
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domenica 6 agosto 2023

Relax

Silvia Ziche, da google.it












Canzone del giorno: Relax (1984) - Frankie Goes To Hollywood
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venerdì 4 agosto 2023

I treni di Tozeur

I treni di Tozeur

Nei villaggi di frontiera guardano passare i treni
Le strade deserte di Tozeur
Da una casa lontana tua madre mi vede
Si ricorda di me delle mie abitudini

E per un istante ritorna la voglia di vivere
A un'altra velocità

Passano ancora lenti i treni per Tozeur

Nelle chiese abbandonate si preparano rifugi
E nuove astronavi per viaggi interstellari

In una vecchia miniera distese di sale
E un ricordo di me come un incantesimo

E per un istante ritorna la voglia di vivere
A un'altra velocità

Passano ancora lenti i treni per Tozeur

Nei villaggi di frontiera guardano passare
I treni per Tozeur

Alice e Franco Battiato, I treni di Tozeur (1984)


Canzone del giorno: I treni di Tozeur (1984) - Alice e Franco Battiato
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mercoledì 2 agosto 2023

Il resto dell'opera

Il blocco parziale dell’aeroporto di Catania inchioda la Sicilia alla sua pessima situazione infrastrutturale. Chi viene dirottato a Trapani impiega cinque ore per tornare verso la costa orientale, poco meno per chi atterra a Palermo. Si leggono cronache di una regione infartuata da incendi e antiche inefficienze e ci si domanda, inevitabilmente, perché mai il dibattito politico sia sempre e comunque incentrato sul fantasmatico Ponte (del quale già si parlava come cosa fatta sulle copertine dei rotocalchi negli anni Sessanta) e ignori una realtà quotidiana fatta di eterni ritardi, rassegnazione, vassallaggio a questo o quel vice-potente nella speranza che “si faccia sentire a Roma”. Di questa Sicilia non si parla, nessuno a Porta a Porta ha mai portato il plastico di un viadotto incompiuto o di un acquedotto bucato. È sempre il solito problema, il do di petto entusiasma, il resto dell’opera sembra quasi una trascurabile appendice — è invece la sostanza. E il resto dell’opera è la Sicilia tutta intera, il suo territorio, le sue strade mancanti e le sue ferrovie caracollanti. Cose che rimangono in ombra fino a che qualche accidente, come gli incendi di questi giorni, rende evidente quali sono le urgenze, quali le necessità, quali le cose fattibili e dunque da fare. Ma appena spenti gli incendi, riaperto l’aeroporto e rientrata l’emergenza, si riparlerà di un Ponte che forse è tecnicamente irrealizzabile, forse costerebbe come rifare nuova l’isola intera, forse non si farà mai: ma vuoi mettere quanto vale, in termini di propaganda, immaginare lo Stretto con quella retta che lo sorvola, e tutto il resto lasciarlo al suo corso tortuoso, faticoso, mortificante?

Michele Serra, l'Amaca - la Repubblica (29/7/2023)

Canzone del giorno: One Way Street (1973) - Aerosmith
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martedì 1 agosto 2023

Playlist Luglio 2023

     1.      Manuel Agnelli, La profondità degli abissi – (Ama il prossimo tuo come te stesso – 2021) – La profondità degli abissi

2.      Graziano Romani, My Starless Sky – (Still Rocking – 2023) – Generazione della rinuncia noi

3.      Fabrizio De Andrè, Il testamento di Tito – (La buona novella – 1972) – Testamento aperto

4.      Rush, The Big Money – (Power Windows – 1985) – Tanta roba

5.      The Teskey Brothers, Oceans of  Emotions(The Winding Way – 2023) – Il ponte sospeso sullo stretto

6.      Florence And The Machine, Howl – (Lungs – 2009) – Marketa

7.      Joy Williams, Until The Levee – (Venus – 2015) – Fratelli di riccanza

8.      Dion feat. Billy Gibbons, Bam Bang Boom – (Blues with Friends – 2020) – Il fumetto arte di governo

9.      Amos Lee, Invisible Oceans – (Dreamland – 2022) – Oceani di promesse

10.   Tony Bennett, I Left My Heart In San Francisco(I Left My Heart In San Francisco – 1962) Benedetto

11.   OneRepublic, All The Right Moves – (Waking Up – 2009) Identità

12.   Billie Eilish, All The Good Girls Go To Hell(When We All Fall… – 2019) – Catastrofe climatica

13.   Lucio Battisti, Il mio canto libero – (Il mio canto libero – 1972) – Il mio canto libero