nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 30 ottobre 2017

Tre cose

Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza, compassione. 
Questi sono i tre tuoi più grandi tesori. 
Semplice nelle azioni e nei pensieri, tu ritorni alla fonte dell'essere. 
Paziente sia con gli amici sia con i nemici, tu ti concili con il senso delle cose. Compassionevole verso te stesso, riconcili tutti gli esseri del mondo.

Lao Tzu, Tao Te Ching, ca. V sec. a.C.

Canzone del giorno: This  (2011) - Ed Sheeran
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sabato 28 ottobre 2017

Autoproclamazione


La Catalogna si è dunque autoproclamata, in virtù di un referendum illegale nella forma e dal risultato numerico a dir poco dubbio, Stato indipendente in forma di Repubblica. È nata, sulla carta e per poche ore fino all’intervento di Rajoy, una nuova entità sovrana nel cuore dell’Europa. Legittimo chiedersi come si comporterà quest’ultima. Dopo non aver fatto nulla nel corso degli ultimi mesi e settimane, farà qualcosa adesso? La prima reazione, dopo il voto di ieri del Parlamento catalano a favore dell’indipendenza, sembrerebbe nel segno della fermezza. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha fatto sapere – tramite un tweet, come si usa adesso anche quando si tratta di affrontare una crisi internazionale – che per l’Unione non cambia nulla e che «la Spagna resta il nostro unico interlocutore». Ma dire che nulla cambierà non vuol dire che nulla è cambiato. Sembra piuttosto il solito modo dell’Europa di chiudere gli occhi dinnanzi alla realtà o di muoversi ma solo quando i buoi del proverbio sono scappati dalla stalla.
La verità è che l’Europa in questa vicenda ha molte colpe, che ovviamente tende a non confessare nemmeno a sé stessa. Potremmo persino dire, a costo d’apparire eccessivi, che oggi si sta raccogliendo politicamente proprio quel che l’Europa ha malamente seminato negli anni trascorsi. La mentalità che vige a Bruxelles non è algidamente tecnocratica, come spesso si dice. Ma non c’è dubbio che le ragioni della politica vengano spesso sacrificate ad un’interpretazione dei fatti strettamente normativista e tecnico-legale.
Si spiega così ad esempio la neutralità che l’Europa ha ufficialmente mantenuto nella contesa tra Barcellona e Madrid (salvo timidamente fare il tifo per quest’ultima): l’argomento era che i Trattati impediscono all’Unione di intervenire nei problemi interni di uno Stato membro. Il che sarà anche vero sul piano formale, ma del tutto irragionevole sul piano appunto politico. (…)
In realtà per l’Europa è forse il momento di prendere una decisione. Non si tratta tanto di concedere la propria solidarietà al governo spagnolo in quanto considerato l’unico legittimo. E sperando che sia quest’ultimo da solo a risolvere la crisi (mi raccomando, senza ricorrere alla forza). Si tratta di una questione più grande e generale, che a questo punto va ben oltre il caso spagnolo: cosa vuole diventare l’Europa nel prossimo futuro? Quello che la vicenda catalana sembra annunciare è un coacervo di micro-nazionalità e di micro-sovranità, destinate pericolosamente a moltiplicarsi nell’immediato futuro, che Bruxelles potrà sperare di governare solo col pugno di ferro del rigore finanziario e in una chiave di mero dirigismo burocratico. Francamente non è una bella prospettiva. Avere giocato le autonomie territoriali e i particolarismi territoriali contro gli Stati, invece di favorire un assetto di questi ultimi autenticamente federale e pluralistico, come tale propedeutico ad un’Europa anch’essa federale e plurale, non è stata francamente una grande idea dal punto di vista politico. C’è solo da sperare che la crisi dei rapporti tra Catalogna e Spagna, giunta ad un punto realmente drammatico e senza che nessuna sappia al momento come potrà risolversi, serva all’Europa per avviare un drastico esame di coscienza e un repentino cambio di rotta. Prima che sia troppo tardi. 

Alessandro Campi, il Mattino (28/10/2017)

Canzone del giorno: Everyone Else  (2017) - London Grammar
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giovedì 26 ottobre 2017

Contatto

  • Si può entrare in contatto con le persone anche senza parlare.[...] c'è un modo di entrare
    in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione, e il cui senso è semplicemente questo: io sono dalla tua parte, anch'io la penso così, condivido la tua preoccupazione, noi due siamo d'accordo... 

Sándor Márai (1900-1989), Liberazione (Adelphi Edizioni)

Canzone del giorno: Il contatto (1998) - Alice
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martedì 24 ottobre 2017

Nove decimi

Forte del successo referendario, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, chiede ora che i nove decimi delle tasse pagate dai veneti restino sul territorio, e reclama lo statuto speciale. Questo significherebbe l’azzeramento dell’avanzo fiscale, cioè del contributo che quella regione dà al resto d’Italia come differenza tra quanto paga di imposte e quanto riceve in servizi pubblici. (...) la richiesta di Lombardia e Veneto non si limita più a una dozzina di materie e poco più, ma riguarda tutti e venti i temi sui quali Stato e Regioni legiferano oggi in condominio, più tre argomenti su cui lo Stato ha l’esclusiva. Si spazia dalla tutela e sicurezza del lavoro all’istruzione, dalle professioni alla salute, dalla protezione civile ai beni culturali, dal trasporto alle infrastrutture. Il pericolo è che in tutti questi campi, la politica nazionale perda di significato in due tra le regioni italiane di maggior peso. (...) Questo è il nuovo disegno autonomista. Un disegno perseguito in nome della migliore capacità delle due regioni (rispetto alle altre) di gestire i conti pubblici, di fornire servizi efficienti ai propri abitanti, di creare ogni anno un fortissimo avanzo fiscale. E tuttavia si dimentica che il grosso di quell’avanzo che dal Nord si trasferisce al Sud va a finanziare gli acquisti di beni e servizi prodotti dalle imprese “padane” (come spiega uno studio dell’economista Paolo Savona), e che quindi quelle imprese, come dice la Banca d’Italia, hanno assoluto bisogno della domanda che viene dal Mezzogiorno. Si dimenticano i passati scandali della sanità lombarda o i cinque miliardi che lo Stato si è accollato per il cattivo credito ereditato da Popolare Vicenza e Veneto Banca. E soprattutto si dimentica che uno Stato unitario esiste fintanto che regge il principio di solidarietà al suo interno, perché un conto è trasferire qualche competenza, un altro è la totale autonomia fiscale delle regioni, che andrebbe a scardinare i fondamenti stessi dell’unità nazionale.

Marco Ruffolo, la Repubblica (24/10/2017)

Canzone del giorno: The Final Cut (1983) -  Pink Floyd
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sabato 21 ottobre 2017

Fedele

"Molte donne mi cercano, ma sono fedele a mia moglie. Messaggi, mail, prendiamo un caffè, arrivano anche proposte esplicite, parecchie. Molte vorrebbero venire a letto con me, voi lo sapete. Sono l’unico parlamentare che può girare per strada tranquillamente, non mi sputano, non mi danno le mazzate in testa. A me chiedono i selfie, ne faccio più di cento al giorno. Come fa Berlusconi a non ricandidarmi? Dove lo trova uno più fedele di me? Per lui sarei disposto a mettermi sotto un treno, il mio cartellino gli appartiene, come nel calcio. Ce ne sarebbero (sic) di Berlusconi nel mondo!"

Antonio Razzi, senatore di Forza Italia a La Zanzara (Radio 24)

Canzone del giorno: Il mio ruolo  (2002) - Afterhours
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mercoledì 18 ottobre 2017

Roll With The Punches

Voce inconfondibile che riesce a sferrare un pugno secco al tempo che passa.
A settantadue anni compiuti Van Morrison incide il suo 37esimo disco che sprizza vigore già nel titolo (Roll with The Punches) e nell’inusuale copertina con due pugili che si sfidano sul ring.
Quindici brani in tutto. Cinque nuove canzoni e dieci cover che rappresentano un prezioso omaggio ad alcuni classici del blues.
Combattere le avversità prima di tutto. Con la musica ci si riesce in maniera più determinante. A maggior ragione se si ama il blues. Il grande cantante irlandese ci tiene a precisarlo: “Fin da quando ero giovane ero in sintonia con il blues. Il blues non si analizza, lo suoni e basta. (…) E’ così che funziona il blues: è un’attitudine”.
Su YouTube si possono visionare trenta minuti di un suo concerto in Cornovaglia, nel luglio scorso, presso il suggestivo parco dell’Eden Project.  Fra le cupole di acciaio e plastica del complesso turistico inglese, Van Morrison offre il meglio di sé. Coadiuvato da eccellenti musicisti, incanta il pubblico con alcuni brani del suo ultimo lavoro (da Trasformation, inedita ballata folk blues, fino a I Can Tell, godibile canzone di Bo Diddley) che ben s’inseriscono fra i suoi classici successi (tutta da ascoltare la versione in pura eleganza jazz di Moondance).  Basta guardare (ma soprattutto ascoltare!) questo spezzone di Live per rendersi conto come Van Morrison sia in grado di affascinare ancora il pubblico ma, soprattutto, come questa sua ultima scelta di miscelare nel suo ultimo disco folk, texas blues, soul e jazz, sia veramente azzeccata.
Contornato da ospiti d’indiscusso rilievo (Jeff Beck alla chitarra elettrica, Georgie Fame alle tastiere, Laurence Cottle al basso e al trombone) e dalla vivacità degli arrangiamenti, Van Morrison ci delizia con le sue varie rivisitazioni blues (Goin’to Chicago, Bring It on Home to Me, Ride on Josephine) e con i suoi genuini inediti.
Un disco che ammalia grazie all'incantevole voce del grande Van The Man.

Canzone del giorno: Trasformation (2017) - Van Morrison
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lunedì 16 ottobre 2017

Manutenzione

"È un lavoro, essere felici. È una costruzione. Devi metterla giù tavola per tavola e chiodo per chiodo, e controllare di continuo che tutto sia a posto, e tenere ben spalato tutto intorno. Ci vuole un sacco di manutenzione".

                               Andrea De Carlo, Uto (1995 - Bompiani)



Canzone del giorno: Costruire (2005) - Niccolò Fabi
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sabato 14 ottobre 2017

Jonathan Ive

Mercoledì scorso Marco Lombardo ha dedicato, su Il Giornale, un articolo a Jonathan Ive, per molti il vero erede di Steve Jobs. Praticamente un genio del design industriale tenuto conto che è l'autore di alcuni dei più grandi successi commerciali della Apple.  Come ci ricorda il giornalista "Ive è il papà dell'iPhone, colui che ha dato vita alla visione di Steve Jobs e l'ha resa smartphone".  Il famoso designer in una recente intervista a David Remnick (Premio Pulitzer) ha parlato dell'uso smodato e improprio dell'iPhone ricordando a tutti i noi  «che essere sempre connessi sia sbagliato. Dobbiamo esercitare un po’ di autocontrollo per cercare di trovare il giusto equilibrio: penso che a volte sia bello avere spazio. E riempirlo perché possiamo e non perché dobbiamo». Scrive Romano: "Jonathan Ive è stato paragonato da Remnick a Michelangelo e questo spiega il margine sottilissimo che divide oggi il futuro dal passato, la tecnologia dall’arte. D’altronde «pensare differente» – come recitava la frase ad effetto di uno spot che ha reso Apple quella che è – è una marchio di fabbrica che chiunque lavori a Cupertino deve portare con sé. Soprattutto un designer, a maggior ragione chi dentro a uno smartphone ci mette un’anima. Perché per Ive uno smartphone è alla fine sempre un oggetto, ovvero «il culmine di molte decisioni di un gruppo di persone che lavorano mettendo in campo quelli in cui credono». Non è solo un iPhone, è quello che rappresenta.(...) La cura è parlare di futuro, dell’entusiasmo di come l’intelligenza artificiale potrà fare il bene dell’uomo ed essere contemporaneamente preoccupato, proprio perché «ci può esserne anche un uso improprio». E allora, detto questo, il consiglio di Jonathan Ive non sembra più così strano: è semplicemente logico che il papà dell’iPhone dica di usarlo un po’ meno. E, per questo, naturalmente geniale.

Canzone del giorno: Dreams (1977) - Fleetwood Mac
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giovedì 12 ottobre 2017

No cash

L’adozione del modello svedese nella lotta al contante potrebbe portare all’emersione di oltre 160 miliardi, pari a 10,5 punti percentuali di sommerso del Pil italiano. Oppure secondo una ipotesi più prudenziale in linea con la media Ue nell’utilizzo delle carte di pagamento si potrebbero recuperare circa 40 miliardi. Parecchi multipli di quei 5,1 miliardi di nuove entrate indicati come obiettivo nella nota di aggiornamento del Def attraverso «misure allo studio che mirano a ridurre l’evasione di alcune imposte, in particolare le indirette» ossia l’Iva. Risorse facilmente recuperabili con l’affermazione dei pagamenti digitali come avviene da anni nel Nord Europa, regione all’avanguardia nella lotta alle banconote. (...)
Danimarca, Svezia e Finlandia sono le nazioni con il più alto tasso di utilizzo delle tessere di pagamento rispettivamente con 300, 290 e 259 transazioni pro-capite l’anno contro le 37 per persona in Italia. In Svezia la massa circolante è così calata di circa il 40% negli ultimi sette anni – evidenzia il rapporto della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti – mentre nell’ultimo decennio i prelievi al bancomat sono calati di quasi il 50%. La dematerializzazione del contante è una realtà consolidata in Svezia dove nelle chiese le offerte si raccolgono con il Pos e 3mila cittadini si sono fatti impiantare sotto la pelle della mano un chip Nfc per pagare contactless il biglietto del treno e le altre spese. Analogamente solo un quinto degli svedesi paga in cash durante gli acquisti nei negozi. Il report evidenza che il 26% dei commercianti svedesi interpellati potrebbe continuare ad accettare contanti fino al 2020, un altro quarto fino al 2025 per finire con un terzo dopo il 2030. 
«Già dagli anni ’60, tutte le società svedesi pagavano ai dipendenti lo stipendio in modo elettronico – ricorda Lorenzo Tavazzi, responsabile Area scenari e intelligence di Ambrosetti e Project leader della Community Cashless Society -. L’estinzione delle banconote in Svezia è dovuta all’alto livello tecnologico raggiunto dal Paese soprattutto nel mobile payment, combinato con la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione condotta a livello governativo».

Enrico Netti, il Sole 24 Ore (9/10/2017)

Canzone del giorno: Cash In Your Face  (1980) - Stevie Wonder
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lunedì 9 ottobre 2017

Buon pastore

Boni pastoris esse tondere pecus, non deglubere.

(E’ proprio del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle)


                                   Gaio Svetonio Tranquillo (70-122), dal De Vita Caesarum  




Canzone del giorno: Good Shepherd  (1969) - Jefferson Airplane
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venerdì 6 ottobre 2017

Indipendentismo

Canzone del giorno: Welcome To The Jungle (1987) - Guns N' Roses
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martedì 3 ottobre 2017

Massacro


Per una manciata di secondi la chitarra di Jason Aldean si mescola con il crepitio di un’arma automatica: «Ta-ta-ta». Sempre più netto, rabbioso. Le note della musica country, quintessenza dell’America, sono soffocate dal terrore. Oltre 22 mila persone sono arrivate sotto questo palco per il «Route 91 Harvest Festival» di Las Vegas. Il Mandalay Bay Hotel domina lo spiazzo: un grande edificio a forma di libro aperto, segnato da lunghe colonne di luce dorata. È allegro, opulento, come tutti gli alberghi che si affacciano sulla Strip. Ma alle 22.08 una finestra laterale del trentaduesimo piano comincia a brillare in modo sinistro. Entra in azione Stephen Paddock, 64 anni, ex contabile in pensione. L’Isis rivendica: è uno dei nostri, ma non ci sono riscontri, farà sapere più tardi la polizia metropolitana di Las Vegas. Si è portato dalla sua casa di Mesquita, a un’ora di macchina, una ventina tra fucili ad alta precisione, pistole e un martello. Rompe le due vetrate della camera, una frontale e l’altra d’angolo. Si mette in posizione di tiro e punta verso la folla a 300-350 metri di distanza. Spara per 10-15 minuti, alternandosi tra le due postazioni. È una carneficina: 58 morti e 518 feriti, bilancio ancora provvisorio. La strage più grave nella storia moderna degli Stati Uniti. (...) Comincia una notte di sirene, di lampeggianti, di pianti e di disperazione. Le barelle si fanno largo su un tappeto di carte, bottiglie, scarpe spaiate. I resti, purtroppo ormai familiari e inconfondibili, da Parigi a Nizza, di un massacro.

Giuseppe Sarcina, Il Corriere della Sera (2/10/2017)


Canzone del giorno: Falling World  (2009) - Swallow The Sun
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lunedì 2 ottobre 2017

Supereconomici

Natangelo, da google.it













Canzone del giorno: Nite Flights  (1978) - The Walker Brothers
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domenica 1 ottobre 2017

Playlist Settembre 2017

1.      Lenny Kravitz, The Difference  Is Why – (Mama Said  – 1991) –  Nazionalità
2.      Placebo, This Picture  – (Sleeping With Ghosts – 2003) –  Macchia
3.      Ben Harper & Relentless, Skin Thin – (White Lies For Dark Times  – 2009) – Ius soli
4.      Mariah Carey, Vision of  Love – (Mariah Carey – 1990) –  Sciacalli
5.      Luca Carboni, Chiedo scusa – (Pop-up  – 2015) –  Dubbi
6.      Bruce Springsteen, When You Need Me – (Tracks – 1998) –  Quando hai bisogno di me
7.      Linkin Park, Shadow of  the Day – (Minute to Midnight – 2007) –  Fattore T
8.      The Used, The Taste of  Ink – (The Used – 2002) –  Inchiostro
9.      Barry White, Put Me In Your Mix – (Put Me In Your Mix – 1991) –  Mescolare
10.  Fabrizio Moro, Portami via – (Pace – 2017) –  Portami via
11.  Katy  Perry, Pearl – (Teenage Dream – 2010) –  Il pollastro e la perla
12.  Dramarama, I’ve Got Spies – (Vinyl – 1991) –  Spie
13.  The Black Keys, Little Black Submarines – (El Camino – 2011) –  Low Cost