nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 30 gennaio 2020

Coronavirus

Il bollettino del 30 gennaio in Cina è 170 morti e 7.711 infettati ma la crisi sanitaria causata dal coronavirus è anche una crisi economica. Se l’influenza polmonare continua a diffondersi - stima la banca d’affari Morgan Stanley - la Cina potrebbe perdere un punto percentuale di Pil nel primo trimestre del 2020, analisi su cui altri economisti concordano. Il calo cinese potrebbe avere ripercussioni mondiali: se i picchi del contagio arrivano tra febbraio e marzo - si ipotizza nel report di Morgan diffuso da Reuters - la crescita globale potrebbe calare tra 0,15 e 0,3 punti nel primo trimestre dell’anno ma se l’emergenza passa come si prevede e spera, si dovrebbero smaltire gli effetti negativi nel corso dell’anno. (...) Il primo settore colpito è quello turistico. La Cina è ora un gigante ferito e isolato: grandi compagnie aeree occidentali hanno deciso di bloccare i voli tra il 28 e il 29 gennaio: la prima è stata British Airways, a seguire Lufthansa (fino al 9 febbbraio) e quindi Swiss e Austrian Airlines. (...) Multinazionali simbolo come l’americana Starbucks ha chiuso metà dei suoi 4.300 caffè sparsi nel Paese, chiusi anche centinaia di McDonald’s e una dozzina di negozi di abbigliamento della catena svedese H&M e del colosso giapponese del cashmire low cost Uniqlo. Il settore moda ne ha risentito subito, anche fuori dai confini cinesi, esempio le boutique deserte a Roma e Milano.
La svedese Ikea ha chiuso tutti i 30 negozi e ha limitato i viaggi in Cina dei dipendenti, stessa misura presa da Facebook. Anche Google ha deciso di chiudere temporaneamente tutti gli uffici in Cina, Hong Kong e Taiwan. Il governo russo ha ordinato di chiudere la frontiera con la Cina per vietare la propagazione anche via terra dell’influenza. (...) Autoquarantena e divieti di viaggi in Cina e nella regione sono le misure più diffuse tra le società, da Honda Motor a Nippon Steel da Roche a Commonwealth Bank of Australia. Lo sterminato made in China, il manifatturiero e soprattutto l’hi tech è bloccato. La crisi del coronavirus è scoppiata durante le feste per il Capodanno cinese quindi gli stabilimenti erano chiusi ma causa influenza non hanno riaperto. Quindi adesso sono ferme sia le fabbriche automobilistiche - Toyota ha fermato la produzione in Cina fino al 9 febbraio - sia quelle dell’hi tech dove si producono i componenti degli smartphone diffusi in tutto il mondo.

Angela Manganaro, il Sole 24 Ore (30/1/2020)

Canzone del giorno: Fight To Survive (1985) - White Lion
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martedì 28 gennaio 2020

Post Scriptum Film

La dea fortuna

REGIA: Ferzan Ozpetek
INTERPRETI: Stefano Accorsi, Edoardo Leo, Jasmine Trinca, Serra Yilmaz, Barbara Alberti, Sara Ciocca, Pia Lanciotti
SCENEGGIATURA: Ferzan Ozpetek, Silvia Ranfagni, Gianni Romoli
FOTOGRAFIA: Gian Filippo Corticelli
MONTAGGIO: Pietro Morana
DURATA: 118'
USCITA: 19/12/

Nel suo ultimo film Ferzan Ozpetek torna a raccontare, fra dramma e commedia, una storia che è caratterizzata da passioni e ossessioni tipiche delle pellicole più riuscite del regista di origine turca.
La famiglia vista come comunità allargata, le tematiche relazionali sempre sottoposte a cambiamenti e ansie, le incomprensioni che sconvolgono la quotidianità, i rimpianti e i tradimenti, il dolore sempre dietro l’angolo, sono tutti temi cari a Ozpeteck che in questa sua ultima opera riesce, in molte parti del racconto, a esprimersi con un’adeguata essenza.
“La Dea Fortuna” è un film che narra la rigida routine di una coppia che, dopo tanti anni di convivenza, non riesce a trovare la spinta idonea a riaccendere passione e complicità. L’amore fra Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) sta per arrivare al capolinea. Divergenze e inganni inceppano la relazione. Ma la dea del caso e del destino immette nella loro vita due bambini lasciati loro in custodia per qualche settimana da Annamaria (Jasmine Trinca), una loro amica costretta al ricovero in ospedale per una lunga degenza.
La circostanza imprevista diviene un periodo cruciale nel rapporto fra i due protagonisti per mettere alla prova la loro stabilità di coppia e, fra condivisioni e incomprensioni, verificare il loro grado di maturità e responsabilità. L’ottimo cast riesce a sostenere le linee guida tracciate dal regista anche nelle parti più deboli della sceneggiatura. Nel complesso, la mano ozpetekiana confeziona un film in grado di emozionare (gioioso e struggente il ballo collettivo sotto la pioggia) nell’intento di raccontare difficoltà e tormenti di una coppia che scorge una possibilità per rinascere. 

Canzone del giorno: Luna diamante (2019) - Mina
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sabato 25 gennaio 2020

Perseveranza

Il nostro tempo, sedotto dalla velocità e affascinato dal movimento continuo, sembra il meno disponibile a ospitare nel suo vocabolario la parola perseveranza. Tanto più quando si scopre che essa è stata da sempre considerata una virtù. Parola divenuta logora, se non proprio sospetta. Proprio perché virtù, la perseveranza non va confusa con la testardaggine o con l’ostinazione. Mentre queste infatti si nutrono di orgoglio e di esibizionismo, la perseveranza è l’altro volto della responsabilità, che caratterizza il cammino di chi è intento a mantenere gli impegni presi. Con il suo stile di vita, la persona perseverante dimostra che vi sono progetti e obiettivi per i quali vale la pena spendersi fino in fondo; e che, per raggiungerli, bisogna essere disposti a superare la tentazione, sempre in agguato, di tirarsi indietro.
La perseveranza esige l’abbandono della “sindrome da zapping”, frutto della concezione veloce e frettolosa del tempo. Al contrario essa coltiva – tenendole vive e alimentandole – le motivazioni che hanno spinto inizialmente a mettersi in gioco. Dando ragione a Friedrich Nietzsche, per il quale «Chi ha un perché per vivere, può sopportare quasi ogni come». A darci la misura esatta di ciò che è e di come va vissuta la perseveranza, è la sua stessa etimologia.
Derivante dal latino perseverantia, composta da per (a lungo) e severus (rigoroso, forte, duro), la parola perseveranza rimanda all’idea del persistere con tenacia, del durare nonostante fatiche e contrarietà. L’equivalente greco del verbo perseverare è upo-meno (letteralmente, sotto-stare, starci), che potremmo tradurre con rimanere saldo, stare con fermezza e costanza, senza arretrare dinanzi alle situazioni e alle vicende della vita. Particolarmente illuminanti sono le indicazioni contenute nel racconto biblico che ha per protagonista Giobbe. Noto per la sua proverbiale pazienza, il patriarca biblico mostra, in ogni momento della sua tormentata vicenda, perseveranza e fedeltà nei confronti del suo Dio. Perseveranza che non è uno scontato e pacifico sottostare alle avversità della vita. Essa conosce invece momenti di ribellione, di protesta, di lamento e di vero e proprio litigio (rîb), durante i quali Giobbe arriva ad accusare Dio di essere un aguzzino che spia la sua vittima per farle del male (cfr Giobbe 7,17-20). Il vero grande nemico interiore della perseveranza veste, di volta in volta, i panni della pigrizia, della poca convinzione e della perdita di gusto del vivere. Alleata invece della perseveranza è la resilienza, che è, insieme, abilità di reagire di fronte agli urti inevitabili di situazioni avverse e spinta a rimettersi in cammino. Tutti possono nutrire sogni e attese, ma l’unico modo per dimostrare che in essi si crede è perseguirli con perseveranza, stabilizzando i facili entusiasmi con la razionalità e spendendosi per essi con passione e in maniera responsabile.

Nunzio Galantino, il Sole 24 Ore (12/1/2020)

Canzone del giorno: Don't Stop (1977) - Fleetwood Mac
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mercoledì 22 gennaio 2020

Un altro equilibrio

Cerco un’atra volta
un equilibrio vero
tra l’incubo e il pensiero
tra me e tutto ciò che mi devasta
Cerco un’altra volta
quell’equilibrio strano
tra la salita e il vino
tra il sogno
e tutto ciò che non mi basta

                                                     Alessandro Sipolo, Un altro equilibrio (2019)

Canzone del giorno: Un altro equilibrio (2019) - Alessandro Sipolo
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lunedì 20 gennaio 2020

Fellini

Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.

Federico Fellini, da un'intervista di Renato Barneschi, Oggi, 1983


Canzone del giorno: Down the Dolce Vita (1977) - Peter Gabriel
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domenica 19 gennaio 2020

Crociate

Nel 2003 c’è stata la crociata contro l’Iraq, allora governato da Saddam Hussein. Lui e il suo regime lo meritavano, ma le conseguenze sono state un disastro. Per giustificare la guerra in Iraq si sono inventate, mentendo, armi terribili di cui l’Iraq del feroce dittatore sarebbe stato in possesso e che era necessario distruggere. Lo dissero, mentendo — e ammettendo più tardi, troppo tardi, di aver mentito — personaggi illustri quali Colin Powell, segretario di Stato americano, e Tony Blair, primo ministro inglese. Se Giovanni Paolo II era così decisamente contrario non era per pacifismo ad oltranza, che non dimostrò durante la guerra in Jugoslavia, né tantomeno per simpatie terzomondiste. Semplicemente conosceva la Storia; era esperto — grazie alla sua origine, alle sue vicende e alla sua conoscenza dei tremendi focolai latenti nei Paesi di frontiera e di nazionalità e religioni diverse — delle disastrose conseguenze di tali tamburi di guerra. Grazie a quella guerra in Iraq baldanzosamente proclamata si sono scatenate in quelle terre conflitti di ogni genere fra siriani, turchi, curdi, iraniani, arabi. È quella guerra ad averci più tardi regalato l’Isis, così come ora occorre fronteggiare la polveriera libica creata pure da benintenzionati interventi militari, ovviamente democratici e umanitari.
Papa Wojtyła non fu ascoltato perché parlava a sordi e ad ignoranti; ignoranti di storia e di geografia, così come Dick Cheney, vice presidente degli Stati Uniti al tempo di George W. Bush, non sapeva bene dove fosse Francoforte. Nella sua autobiografia Powell dichiarò, dieci anni più tardi, che le sue informazioni che avevano contribuito a provocare quella guerra non erano credibili e che sentiva il dovere di ammetterlo per salvare il suo onore di soldato. Anche Blair, pur proclamando la sua buona fede, fece un mea culpa a proposito di quella guerra, dei morti inglesi e iracheni e dello sciagurato errore politico. Sembra ed è sperabile che ora non si voglia ripetere lo scriteriato errore con l’Iran. Il Medio Oriente brucia già abbastanza per conto suo e l’Occidente non ha bisogno di nuovi incendi.

Claudio Magris, Corriere della Sera (15/1/2020)

Canzone del giorno: Marker In The Sand (2006) - Pearl Jam
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venerdì 17 gennaio 2020

Ambizione


L’umiltà è la scala di una giovane ambizione. Ma quando raggiunge l’ultimo gradino, volge ad essa le spalle, guarda verso le nuvole e disprezza i gradini più' bassi da cui e' salita.


William Shakespeare, The Tragedy of Julius Caesar (1599)


Canzone del giorno: Ambition (1980) - Iggy Pop
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mercoledì 15 gennaio 2020

Frode alimentare

Vini prodotti senza uva, olii spacciati per extravergine ma estratti da semi di soia. E poi pesci surgelati e scongelati sotto i raggi del sole, tonni lasciati a marcire, carni bovine invase da muffe, sacchi di riso stoccati tra escrementi di roditori e taniche di benzina, formaggi infestati di parassiti. E’ un festival degli orrori il rapporto dei Carabinieri dei Nas 2019 su sofisticazioni e adulterazioni alimentari, che segnano un aumento di oltre il 30% dei casi gravi riscontrati rispetto al 2018. Gli uomini dell’ Arma hanno passato al setaccio negozi e supermarket, depositi per l’ ingrosso e allevamenti, ditte agricole e case vinicole. Alla fine un’ attività su tre è risultata irregolare, anche se nella maggior parte dei casi si tratta di infrazioni amministrative. Resta il fatto che sotto sequestro sono finite comunque 105mila tonnellate di merci per un valore di 147 milioni. (...)
In pescherie e mercati ittici è invece tutto un festival di prodotti mal conservati. E non è che con le carni si sia più sicuri. A Latina bistecche e fettine giacevano invase da muffe in una cella frigorifera con «gravissime carenze igieniche strutturali». Le stesse riscontrate anche per farine, pane e pasta, mentre a Torino e Cremona ben cinque aziende stoccavano centinaia di tonnellate di riso in silos invasi da escrementi di topo, piume di volatili e taniche di benzina.
Come spiega il generale Gerardo Iorio, al comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro, «quasi sempre la frode alimentare fa rima con lo sfruttamento di chi lavora per imprenditori senza scrupoli.
Gli abusi a danno dei lavoratori finiscono infatti per ricadere negativamente anche sulla produzione degli alimenti». A finire nelle grinfie di caporali e sfruttatori sono poi sempre più italiani: erano 105 quelli scoperti nel 2018, sono diventati 239 nel 2019.

Paolo Russo, la Stampa (15/1/2020)

Canzone del giorno: Veleno (2007) - Subsonica
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lunedì 13 gennaio 2020

Ignorante

Nell'immediato gli chiese: - Salvai, come vanno le riviste femminili?
Salvai lo guardò interrogativo: - Si vendono, si vendono i giornali da donna.
- E chi li compra?
Salvai tornò a guardarlo un po' sconcertato: - Libero, chi vuoi che li compri. Le donne, tua moglie, tua figlia Adriana. Che domande fai?
- Dobbiamo leggere, tutti dobbiamo leggere. E' una domanda generica. Il paese tutto deve leggere per non rimanere ignorante. Guai a un paese ignorante.

                                                                                     Nico Orengo, La curva del latte (2002) 

Canzone del giorno: Brute Force and Ignorance (1978) - Roly Gallagher
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venerdì 10 gennaio 2020

Post Scriptum Film

Pinocchio

REGIA: Matteo Garrone
INTERPRETI: Roberto Benigni, Federico Ielapi, Marine Vacth, Gigi Proietti, Rocco Papaleo, Massimo Ceccherini
SCENEGGIATURA: Matteo Garrone, Massimo Ceccherini
FOTOGRAFIA: Nicolaj Bruel
TRUCCO: Marco Coulier
DURATA: 120'
USCITA: 19/12/

Per la realizzazione cinematografica del suo "Pinocchio" Matteo Garrone ci riporta alle origini della famosa favola così come congegnata, alla fine dell'Ottocento, da Carlo Collodi.
Una grande cura artigianale e una smisurata attenzione (quasi maniacale) per i dettagli, permette al regista di confezionare un'opera che esalta l'ambientazione contadina-favolistica e conferisce alla storia, in molti momenti del film, una magica atmosfera.
Scelta coraggiosa e temeraria quella di materializzare sul grande schermo una nuova versione del celebre romanzo dal quale sono stati prodotti numerosissime versioni teatrali così come sono tantissime, negli ultimi decenni, le trasposizioni cinematografiche.
A ciascuno la sua versione. A ciascuno il suo Pinocchio. Il burattino più famoso del mondo è stato per molti birbante e gioioso, per altri tenero e monello oppure, in altri casi, ingrato ma in grado di farsi immediatamente perdonare. Nella versione di Garrone la creazione di un'atmosfera cupa associata all’uso della computer grafica nonché a una sceneggiatura che fa di tutto per restare vicinissima al testo originale, rendono il film denso di espressività narrativa.
La persistente presenza della povertà ha il suo apice nell'interpretazione di Roberto Benigni che con il suo Geppetto riesce a trasmettere umanità e dignità della miseria. Garrone riesce a far ruotare intorno alla figura di Pinocchio una moltitudine di comprimari e personaggi (il Mangiafuoco di Gigi Proietti, il Gatto/Papaleo, la Volpe/Ceccarini) che rendono brioso e grottesco il racconto in chiave leggermente dark.
Ma la vicenda narrata è così impressa nella memoria di tutti noi che riuscire per due ore a stimolare l'emotività del pubblico non è del tutto semplice. I grandi sacrifici a cui è stato sottoposto, per l'applicazione degli strati di trucco, il piccolo Federico Ielapi per acquisire le sembianze di un burattino, non bastano a trasformare il protagonista in una figura che cattura empaticamente. Un Pinocchio ostentatamente troppo statico che, in più occasioni, attutisce la grande storia d'amore tra un padre e un figlio che rappresenta il cuore del romanzo di Collodi.

Canzone del giorno: Burattino (2019) - Galeffi
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martedì 7 gennaio 2020

Operazione Soleimani

Non è questione di destra o sinistra: l’uccisione di Soleimani è un atto illegale e pericoloso. L’assassinio del generale iraniano è un atto che viola ogni trattato o legge internazionale, il più grave assassinio di stato compiuto dagli Usa in tempo di pace.
Ma proprio per tutto questo, anche guardando i fatti da un paese che è stato liberato dagli angloamericani, è stato aiutato generosamente nella sua ricostruzione post bellica dal Piano Marshall e non ha mai cessato di essere leale alleato dell’America, non si può passare quel che sta succedendo come il pugno liberatorio di chi troppo a lungo è stato provocato. L’omicidio del Generale Soleimani, la figura più importante in Iran dopo l’Ayatollah Khamenei, è il più grave assassinio di stato compiuto dagli Usa in tempo di pace, e non per modo di dire: uccidere il comandante generale di uno stato sovrano, e per di più mentre si trova in un altro stato sovrano, è un atto che viola ogni trattato o legge internazionale. L’ultima volta che gli Stati Uniti uccisero un capo militare di un’altra nazione in un paese straniero- come ricorda il New York Times – fu durante la Seconda guerra mondiale, quando decisero di abbattere l’aereo su cui volava l’ammiraglio giapponese Isoroku Yamamoto.
È certo possibile, anzi è provato, che Soleimani fosse il burattinaio di tanti gruppi militari sulla scena mediorientale, che ci sia la sua mano dietro a azioni sanguinose, che in un mondo ideale figure come la sua sarebbero messe sotto processo. Ma gli Stati Uniti non sono lo sceriffo del mondo, e se su questo pianeta ricominciasse a farsi strada la legge del più forte sarebbe proprio la democrazia la prima delle vittime.
L’omicidio di Soleimani è avvenuto in Iraq, il paese diventato di fatto un satellite dell’Iran dopo la guerra di invasione americana (e britannica) del 2003, motivata dall’accusa secondo cui il regime di Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa. Quell’accusa, portata in consiglio di sicurezza dell’Onu dall’allora segretario di Stato americano Colin Powell, era costruita ad arte. Gli atti di guerra fabbricati su misura non solo sono illegali, ma provocano sempre effetti contrari a quelli cercati. Tolsero l’Iraq a Saddam per regalarlo a Teheran: sedici anni dopo, a cosa porterà l’operazione Soleimani?

Enrico Mentana, Open.online (5/1/2020)

Canzone del giorno: Danger Zone (1986) - Black Sabbath
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sabato 4 gennaio 2020

Rimpicciolita

C’era una volta la famiglia italiana e oggi siamo sempre più un popolo di single. I dati dell’Annuario statistico 2019, pubblicati dall’Istat, ci dicono che i nuclei familiari sono sempre più stretti — scesi a una media di 2,3 componenti — ma, soprattutto, che è ormai in corso il sorpasso delle famiglie unipersonali rispetto alle coppie con figli. La prima tipologia, in continuo aumento, ha raggiunto quota 33% del totale. Invece la seconda, in costante riduzione, è oggi al 33,2. Nel senso comune una famiglia è formata da persone in relazione orizzontale (di coppia), e/o verticale (legame genitori-figli).

Ma nel linguaggio anagrafico rientra nelle tipologie familiari anche quella di chi vive solo. Questo significa che paradossalmente il numero massimo di famiglie in Italia lo si avrebbe se non ci fosse alcuna famiglia, ovvero se vivessimo tutti indipendentemente come single. Il sorpasso di quest’ultima tipologia rispetto a quella che prevede gli elementi base del nucleo familiare — ovvero la relazione orizzontale (“coppia…”) assieme a quella verticale (“…con figli”) — è un segnale che invita a riflettere. È importante però distinguere tra cambiamenti di fondo, che riguardano tutti i Paesi occidentali, e ciò che contraddistingue il nostro Paese.

In combinazione con questo, è utile anche distinguere tra trasformazioni legate a nuove modalità di intendere, formare e vivere le relazioni di coppia, comprese le scelte riproduttive, rispetto a ciò che vincola verso il basso scelte comunque desiderate nella costruzione dei propri progetti di vita. Un primo grande processo di lungo periodo è quello della semplificazione delle strutture familiari. Se torniamo ai primi decenni della storia unitaria, era comune per un bambino alla nascita trovarsi in una famiglia che, oltre ai genitori, sotto lo stesso tetto comprendeva molti altri bambini, ma anche nonni e zii con un proprio nucleo o come membri aggregati.Nei primi decenni dell’Italia repubblicana era, invece, comune nascere in una famiglia che oltre ai genitori, comprendeva solo due o tre fratelli. È l’esito del processo di “nuclearizzazione” che ha interessato tutti i Paesi industrializzati. Un secondo processo — avvenuto dagli anni Sessanta ad oggi — ha riguardato, invece, l’aumento della varietà delle tipologie come conseguenza dell’estensione, riscontrabile soprattutto sui percorsi femminili, delle possibilità di scelta. Convivere senza essere sposate, essere in coppia senza volere figli, avere figli senza essere in coppia, vivere come single senza essere considerata una “zitella”, sono diventate condizioni comunemente accettate solo da poche generazioni.Quello che però caratterizza il nostro Paese è — all’interno del mondo che cambia — la carenza di strumenti di policy in grado di sostenere le scelte individualmente desiderate che hanno ricadute positive sullo sviluppo economico e sulla sostenibilità sociale. Promuovere le condizioni di autonomia e di lavoro dei giovani e delle donne — mettendoli non solo nelle condizioni di realizzare le scelte professionali ma anche di integrarle al rialzo con i progetti di vita e familiari — è la strada maestra per le società moderne avanzate che vogliono continuare a essere vitali. L’alternativa — lo scenario più plausibile per l’Italia — è trovarsi sempre più a essere un Paese che invecchia e che, oltre agli anziani soli e a chi è single per scelta, vincola nella condizione di famiglia unipersonale anche chi avrebbe desiderato formare una famiglia più ricca e articolata nella dimensione orizzontale e verticale.


Alessandro Rosina, Repubblica (31/12/2019)


Canzone del giorno: We Are Family (1979) - Sister Sledge
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giovedì 2 gennaio 2020

The New Popeye

Makkok, da google.it



















Canzone del giorno: Don't Tread On Me (1991) - Metallica
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mercoledì 1 gennaio 2020

Speranza

La “Speranza” è quella cosa piumata –
che si viene a posare sull’anima –
Canta melodie senza parole –
e non smette – mai –
E la senti – dolcissima – nel vento –
E dura deve essere la tempesta –
capace di intimidire il piccolo uccello
che ha dato calore a tanti –
Io l’ho sentito nel paese più gelido –
e sui mari più alieni –
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
ha chiesto una briciola – di me.

Emily Dickinson (1830 – 1886)

Canzone del giorno: Hope (1994) - America
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