nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 29 maggio 2019

Ossessioni

La ricerca dell’uomo forte più che una suggestione che attraversa una parte così maggioritaria dell’elettorato, sta divenendo un’ossessione, un elemento che non risolve ma schiaccia l’Italia nella sua radice primitiva e secolare, nella convinzione assoluta: uno fa meglio di dieci. Cos’è la Lega senza Matteo Salvini? Niente, praticamente non esiste. E cos’era il Pd di Renzi senza Matteo Renzi? Un involucro vuoto, una luce spenta. E Forza Italia senza Silvio Berlusconi? Più che la democrazia dei leader che questo tempo invoca e richiede, noi italiani abbiamo bisogno di una personalità ancora più forte, che non solo guidi ma comandi. Imponga le regole, anzi le crei e le modelli via via che ne senta il bisogno, riduca le leggi a un’opinione e ogni dibattito, ogni critica a un fastidioso cicaleccio.
Solo così è possibile interpretare il voto del Mezzogiorno che affida le sue speranze alla Lega, che deve rispondere alla sua struttura antica e dominante, il ceto produttivo e anti meridionale del nord, quel che c’è da fare e da dire. E come vent’anni fa si chiedeva al miliardario Berlusconi di far ricchi i poveri, e glielo chiedevano tanti poveri, oggi si battono per la flat tax, un’imposta piatta che ridurrebbe le tasse a chi ha i soldi, coloro che nemmeno riescono a presentare la dichiarazione dei redditi per assenza del quid, del reddito cioè.
E’ un controsenso, all’apparenza irragionevole, ma che ha una sua logica e una sua pertinenza nella condizione civile e culturale in cui versa tanta parte del Paese. Affidarsi al potente di turno è una scelta conosciuta e una caratteristica naturale delle democrazie rappresentative: il più forte attrae ulteriori consensi perché anche all’elettore piace scegliere il vincente che lo sconfitto, salire in qualche modo in groppa.
Tributargli questo oceano di consensi è invece un problema, una questione aperta, un difetto genetico che noi italiani stiamo rivelando. Votare senza un perché, senza conoscerne le ragioni, senza avere idea di quel che provoca, è un atto di pura incoscienza e anche, in un certo senso, di beata ignoranza. Come l’anno scorso l’Italia affidò le sue sorti ai Cinquestelle, in una furia che in qualche caso non solo non aveva motivi ma che impegnava i suoi giovani rappresentanti a una responsabilità a cui non erano pronti, e oggi si è visto, così, dopo poco più di dodici mesi, affida al lumbard ex comunista padano, ex razzista, ex secessionista, per sua ammissione “nullafacente” l’obbligo del fare, fare presto e fare bene. Fare tutto. A lui il destino di ciascuno.
Lui per adesso si è affidato al cuore immacolato di Maria. Amen.

Antonello Caporale, Il Fatto quotidiano (27/5/2109)

Canzone del giorno: My Obsession (2003) - Skillet
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lunedì 27 maggio 2019

Dove

Donatella: "Ma dove si trova la felicità?" 

Beatrice: "Nei posti belli, nelle tovaglie di fiandra, nei vini buoni, nelle persone gentili"


Dal film "La pazza gioia" di Paolo Virzì (2019)


Canzone del giorno: Felicità (1988) - Lucio Dalla
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venerdì 24 maggio 2019

Chip Tooth Smile

Chip Tooth Smile è il quarto album in studio del cantante americano Rob Thomas. Con i tempi che corrono e dinnanzi a una primavera che fa di tutto per non arrivare, un po' di genuino e orecchiabile pop-rock è, probabilmente, quello che ci vuole. Quantomeno per le nostre orecchie nei momenti (pochi) di relax.
Voce e mente dei Matcbox Twenty (rock band americana nata nel 1995), Rob Thomas ha scritto testi per molti famosi artisti (Willie Nelson, Tom Petty, Mick Jagger) e con il suo gruppo ha pubblicato tanti singoli di successo. Ma ad aprirgli le porte internazionali  è stato, nel 1999, il brano Smooth, composto e cantato a fianco del leggendario Carlos Santana.
Da allora il suo rock melodico si è imposto sulla scena musicale e con il suo ultimo lavoro conferma la sua vena poliedrica nonché  la capacità di scrittura accattivante ed equilibrata.
Melodie semplici e suono nostalgico. Canzoni che ci riportano a suoni targati anni '90 ((Early in the Morning) e che non disdegnano neanche le ballate anni '80 (Timeless). E poi brani ideali per viaggi on the  road, tipicamente radiofonici che per il loro brio sono capaci di far venire il buon umore al primo ascolto. Can not Help Me Now oppure The Worst In Me riescono a catturare in maniera gioiosa grazie a ritornelli accondiscendenti e gradevoli.
L'armonia country di The Man To Hold The Water ci ricorda l'importanza della pazienza, di essere accanto a qualcuno mentre s'intraprende il viaggio della vita con tutti i vari ostacoli (Dove andrai io ti seguirò/ Ovunque tu sarai io sarò/ Quando ti perderai io ti troverò).
La copertina dell'album sembra richiamare la foto di Bruce Springsteen in "Born in the USA", come a dire che il rock impegnato e tumultuoso del "Boss" è sempre un fondamentale punto di riferimento anche per chi ha preferito il percorso pop melodico.

Canzone del giorno: The Man To Hold The Water (2019) - Rob Thomas
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mercoledì 22 maggio 2019

Rilettura


Non pretendo che comprendiate il significato di quello che ho scritto senza averlo riletto un certo numero di volte. Personalmente, vi riterrei degli stupidi se lo faceste.
Io l'ho letto sei volte ed ancora non l'ho capito.

                                                                                   Groucho Marx (1890 - 1977)


Canzone del giorno: Gonna Get Ready (2009) - Europe
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domenica 19 maggio 2019

Zattera

Domenica prossima si vota. Ma per che cosa? A giudicare dalla campagna elettorale, su tutto meno che sui temi europei. Sui rapporti tra politica e magistratura, sul riemergere dei fantasmi totalitari del Novecento (che solo un’Unione europea più forte può esorcizzare), sulle mille diatribe del cortile di casa nostra. Anche quando si parla di immigrazione sfugge la distinzione fra competenze comunitarie e responsabilità nazionali. Non è solo una questione di porti falsamente chiusi. Le tasse poi non le mette Bruxelles. Le clausole di salvaguardia sull’Iva ce le siamo inventate noi (e non questo governo). Il duello rusticano fra Cinque Stelle e Lega ha uno scopo interno: misurare, dopo il voto, i reciproci rapporti di forza. Peccato che questa resa dei conti avvenga su una ideale «zattera della Medusa» alla deriva continentale. A nessuno di loro viene in mente che l’Italia rischia di non contare più nulla. Pressoché assente nella coalizione dei partiti che probabilmente formeranno la nuova maggioranza a Strasburgo. Isolata nelle istituzioni comunitarie anche da quei Paesi — in parte rappresentati ieri nella piazza di Milano — ai quali soprattutto la Lega si sente affine. È il paradosso del sovranismo nostrano: fa di tutto per rafforzare la sovranità degli altri, non la propria. Del resto non poteva che essere così. Quello che sta accadendo è il risultato di una rappresentazione elettorale dell’Europa sorda, austera, a guida tedesca e a cuore «bancario» dalla quale ci si deve difendere allontanandosi, chiudendosi. E rinunciando così a migliorarla (e ne ha bisogno) pur sapendo che continuerà a regolare le nostre vite. (...)
Proviamo per un attimo a immaginare che l’Italia sia sola. Non appartenga né all’Unione europea né alla moneta unica. E, dunque, non abbia quel fastidioso limite del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil. Salvo essersi persa, nel frattempo, i vantaggi dell’appartenenza al mercato unico, vitale per un Paese esportatore. Ma riuscirebbe a convincere i mercati a finanziare il suo debito? La Turchia ha la sovranità monetaria ma paga tassi anche superiori al 20 per cento. Moderazione e senso di responsabilità dovrebbero consigliare (anche prima, non solo oggi) di occuparci delle nostre fragilità finanziare. Seriamente. Cioè di essere sovranisti con il nostro debito. Il modo migliore per smontare l’accusa di essere «cicale» irresponsabili. Smettere così di raccontarci la favola che si possa curare il debito facendo più deficit. Nella speranza di avere una maggiore crescita che riduca il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo. Non ci è mai riuscito nessuno.

Ferruccio De Bortoli, Corriere della Sera (19/5/2019)

Canzone del giorno: Amica prudenza (2019) - Massimo Volume
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venerdì 17 maggio 2019

Meccanici

"Nei prossimi cinque anni serviranno cinquemila meccanici automobilistici in Italia, ma le aziende non riescono a trovarli". Lo ha detto Franco Fenoglio, presidente ItalScania e UNRAE (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), in occasione di Autopromotec, fiera delle attrezzature e dell'aftermarket automobilistico, che si terrà dal 22 al 26 maggio a Bologna. Il settore gode di ottima salute, con 83.231 imprese attive in Italia nell'autoriparazione, che diventano 117.575 se si considera l'intero comparto della rete di assistenza, in aumento dello 0,3% dallo scorso anno, con trend costante.
Eppure, nonostante i numeri incoraggianti in un momento storico di grande disoccupazione giovanile, le aziende faticano a trovare giovane personale da assumere. Per Fenoglio si tratta di una questione culturale: "Nella nostra società si pensa spesso al meccanico come a un lavoro 'sporco' o poco nobile. Sono gli stessi genitori dei ragazzi che vogliono vederli dottori, avvocati o amministratori delegati, ritenendo meno dignitoso il nostro mestiere". "Eppure queste persone non si rendono conto che ormai si lavora in Officine 4.0 - aggiunge Fenoglio -, con degli strumenti elettronici e dei sistemi di diagnostica tecnologicamente avanzatissimi. Non cerchiamo semplice manovalanza, ma giovani operai scolarizzati e specializzati, ragazzi e ragazze che sappiano in futuro interagire con i più sofisticati sistemi dei veicoli, visto che ora si pensa anche alla guida autonoma".

da www.ansa.it (16/5/2019)

Canzone del giorno: She Loves My Automobile (1979) - ZZ Top
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mercoledì 15 maggio 2019

Diari

I diari ti inchiodano alla ruvidezza del presente. Non ti permettono di dimenticare il passato perché sta lì, sotto forma di presente d'epoca, quindi non puoi raccontarti bugie. La scrittura è il mio unico strumento di indagine. Scrivo per sopportare quel che penso è per me stessa.

                                                           Lidia Ravera, il Venerdì di Repubblica (29/3/2019)


Canzone del giorno: Your Diary (2005) - Franz Ferdinand
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lunedì 13 maggio 2019

Casa

La casa dove nasci segnerà per sempre la tua vita.
Potrai abbandonarla, dimenticarla, dipingerla o trasformarla. Potrai riempirla di libri e svuotarla di ricordi, nasconderla dietro le persiane o lasciare che la luce la investa. Potrai aprirla agli altri o tenerla tutta per te, averla perennemente in ordine o disseminare i tuoi vestiti in giro. Ma le mura fra cui sei cresciuto condizioneranno chi sei e chi sarai.

                                                                            Luca Bianchini, Nessuno come noi (2017)


Canzone del giorno: Home (2014) - Ingrid Michaelson
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venerdì 10 maggio 2019

Post Scriptum Film

Stanlio & Ollio

REGIA: Jon S. Baird
INTERPRETI: John C.Reilly,  Steve Coogan, Danny Huston, Shirley Henderson, Nina Arianda, Stephanie Hyam, Susy Kane, Rufus Jones
SCENEGGIATURA: Jeff Pope
DURATA: 97'
USCITA: 1/5

Stan Laurel e Oliver Hardy, due artisti che hanno generato, in più di trent'anni di carriera e interpretando insieme più di 100 film, magico intrattenimento apprezzato da un pubblico di tutte le età.
Stravaganti, gentili e con un puro istinto comico che, da sempre, rappresenta un punto di riferimento per i tanti che, dopo di loro, hanno intrapreso la strada della comicità.
Stanlio  e Ollio, gradevole biopic diretto da John S. Blair e scritto da Jeff Pope, è un omaggio al celebre duo ma anche un film che, con estrema delicatezza, delinea la malinconia che può accompagnare degli artisti di successo verso il viale del tramonto.
La pellicola si concentra sulla loro tournée teatrale nell'Inghilterra del 1953. Dopo tanti di anni di successo è iniziato il loro declino. Alcool, donne e gioco hanno reso il tutto ancora più difficile. Ma l'amicizia di tanti anni merita un'ultima speranza e, decisi a cercare finanziamenti per un nuovo lungometraggio, accettano di esibirsi in Europa. Stan entra in palcoscenico con le sue scarpe senza tacchi e il suo piglio stralunato. Oliver, nervoso e sconsolato, subisce le strane intrusioni del suo amico-collega.
Un film che, volutamente e con maestria, dosa tempi ed emotività.
Steve Coogan e John C. Reilly incantano grazia ad una prova eccelsa che fa ritornare in vita il famoso duo comico.
Triste ed emozionante la scena nella quale i due anziani attori si ritrovano ad issare il loro baule sulla ripida scala di una stazione ferroviaria londinese, rimandando volutamente i nostri pensieri alle memorabile sequenza della pianola sulle scale nel cortometraggio (La scala mobile) che, nel 1932, vinse il premio Oscar.
Film sull'amicizia e sensibile omaggio a due attori che, come hanno scritto Ficarra e Picone in un'introduzione alla recente ristampa della biografia sugli attori di John McCabe (pubblicata nel 1961), "sono l’ABC della comicità, e per questo difficili da decifrare: prevedibilissimi ma per niente scontati; semplici ma allo stesso tempo complessi; apparentemente istintivi ma, di fatto, assai rigorosi nella rappresentazione di una gag".

Canzone del giorno: Working on the Road (1970) - Ten Years After
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mercoledì 8 maggio 2019

Pregiudizi

I pregiudizi, come è risaputo, sono più difficili da sradicare dai cuori che non sono mai stati ammorbiditi o fertilizzati dall’istruzione. Crescono lì, robusti come erbacce tra i sassi.
Charlotte Brontë (1816 - 1855), scrittrice



Canzone del giorno: It Wasn't Real (2013) - Gina Sicilia
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lunedì 6 maggio 2019

Pettine

C’è qualcosa di più del litigio quotidiano tra le due forze di governo. È l’incertezza della guida politica. Essa lascia una massa di problemi irrisolti, che emergono ogni giorno e vengono fatti marcire, qualche volta a bella posta. Il debito degli enti locali (specialmente delle città metropolitane), quello con le banche e la Cassa depositi e prestiti, supera i 60 miliardi. Bisogna tentare di rinegoziarne le condizioni (e non sarà facile), prima che sia troppo tardi e che si debba intervenire con l’accollo allo Stato, come si fece nella seconda metà degli anni ’70. (...) Tutti i numeri dati dal governo sono incerti. I poveri erano 5-6 milioni, ma hanno fatto richiesta del reddito di cittadinanza meno di 900 mila nuclei familiari; quindi, i poveri sarebbero inferiori della metà a quelli indicati. Gli immigrati irregolari erano 500 mila, sono ora diventati 90 mila. Si era previsto che i richiedenti una pensione per aver raggiunto quota 100 (62 anni di età e 38 di contribuzione) sarebbero stati 290 mila, si scopre che sono meno della metà. Ma non sono solo i numeri ad essere tanto maltrattati. Lo sono anche i due più grandi produttori di numeri e di dati, Banca d’Italia e Ragioneria generale dello Stato, il cuore e il sistema nervoso del Paese, i cui vertici attendono decisioni governative tenute a bagnomaria, forse ad arte. (...)
L’afonia delle opposizioni è, naturalmente, il principale alleato di questa confederazione di potentati che continuiamo a chiamare governo. Il silenzio di Forza Italia ha almeno la spiegazione di non volersi inimicare un alleato. Non ne ha il Pd, con le sue mille voci e la loro incapacità di trovare un accordo. Eppure dovrebbe esser chiaro che la principale ragione del successo crescente della Lega è la sua capacità di parlare con una unica voce. Tutti ora aspettano che i nodi vengano al pettine. Ma c’è un pettine?

Sabino Cassese - Corriere della Sera (27/4/2019)

Canzone del giorno: Nodi (2018) - Malika Ayane
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sabato 4 maggio 2019

Senza il Lavoro

Cosa c’è da festeggiare il Primo Maggio se il lavoro, ogni anno che passa, vale meno? A mezzo secolo di distanza dalle lotte operaie sfociate nell’autunno caldo del 1969, che avviarono un decennio di conquiste sociali e cospicua redistribuzione della ricchezza a favore del lavoro dipendente, gli sfruttati di oggi vietano a se stessi perfino la nostalgia; non parliamo della fede in una prossima riscossa proletaria. Così, a furia di sentirsi dire che la lotta di classe è solo un nocivo ferrovecchio del passato, il 1° maggio 2019 in Italia rischia di trasformarsi in un anacronismo: la festa del lavoro che non c’è più. Ci sono la fatica e lo stress, ci sono gli orari spezzati, il ritorno del cottimo, le esternalizzazioni di rami d’azienda, i somministrati a termine, il caporalato digitale, il tariffario dei parasubordinati, il welfare aziendale differenziato, le false cooperative multiservizi con gare al massimo ribasso per l’assegnazione di appalti e subappalti. Ma è come se in frantumi fosse andata l’idea stessa di lavoro come tutt’uno, principio ordinatore della società. Nel quale lavoro ciascuno lavoratore possa rispecchiarsi e accomunarsi, considerandolo l’abito che indossa ogni mattina, l’esperienza fondamentale della propria vita fuori dall’ambito domestico. (...)
Nell’ordine, dunque, il 1 maggio 2019 si segnala per: espansione dell’area del lavoro povero, ovvero retribuito sotto una soglia ragionevole di sussistenza; diffusione parallela del part-time forzato, cioè orari ridotti con proporzionale riduzione dei compensi (un milione di sottoccupati dichiara che sarebbe disponibile a lavorare 19 ore di più a settimana); boom degli occupati sovraistruiti, 5 milioni e 569 mila dipendenti che hanno un titolo di studio superiore a quello che sarebbe necessario per svolgere le loro mansioni (il 25% del totale). (...) Proletario era colui che non possedeva altri beni oltre ai propri figli. E ne generava parecchi, di figli, perché calcolava che una parte se li sarebbe portati via la mortalità infantile e la guerra, mentre lui solo dalle loro braccia avrebbe potuto ottenere sostegno in vecchiaia. Oggi in Italia chi non possiede altro che il proprio lavoro, di figli non ne genera più, e quei pochi che ha generato spesso deve mantenerli anche da adulti. Il proletario senza prole viene così attanagliato dalla paura che lo Stato non sia più in grado di pagare le prestazioni sociali a sostegno della sua vecchiaia.
Stiamo diventando un Paese di proletari senza prole.

Gad Lerner, la Repubblica (30/4/2019)

Canzone del giorno: Career Opportunities (1977) - The Clash
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giovedì 2 maggio 2019

Il Lavoro

Vauro, www.google.it

















Canzone del giorno: Salt Of The Earth (1968) - Rolling Stones
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mercoledì 1 maggio 2019

Playlist Aprile 2019


1.      AC/DC, Rock’ n Roll Damnation  (Powerage  1978) –  Discordia
2.      Vanella Carlton, London  (Rabbits on the Run – 2011) –  Fumo di Londra
3.      Kasabian, Fire  (West Ryder Pauper Lunatic Asylum  2009) –  Tunnel of Brexit
4.      Max Gazzè, Disordine d’aprile – (Maximilian – 2015) –  Indaffarati
5.      Tracy Chapman, Across The Lines  (Tracy Chapman – 1988) –  Linciaggio
6.      Foo Fighters, Best of You  (In Your Honor – 2005) –  Sembra
7.      Elton John, Border Song  (Elton John – 1970) –  Yanela
8.      Alice in Chains, Brush Away  (Alice in Chains – 1995) –  Notre-Dame
9.      Folco Orselli, Lo scaldabagno  (Blues…in Mi – 2018) –  Blues in …Mi
10.  Joe Bonamassa, Redemption  (Redemption – 2018) –  Redentore
11.  John Mayall, Mists Of Time  (Stories – 2002) –  Tempo perso
12.     Antonello Venditti, Ma che bella giornata di sole  (In questo mondo di ladri1970) –  Festa della Liberazione
13.  Jackson Brown, Never Stop  (The Naked Ride Home – 2002) –  Accidia
14.  Skin, Alone In my Room  (Fake Chemical State – 2006) –  Debolezze