nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 29 settembre 2021

Suspense

La differenza tra suspense e sorpresa è molto semplice e ne parlo molto spesso. Tuttavia nei film c'è spesso confusione tra queste due nozioni. Noi stiamo parlando, c'è forse una bomba sotto questo tavolo e la nostra conversazione è molto normale, non accade niente di speciale e tutt'a un tratto: boom, l'esplosione. Il pubblico è sorpreso, ma prima che lo diventi gli è stata mostrata una scena assolutamente normale, priva di interesse. Ora veniamo al suspense. La bomba è sotto il tavolo e il pubblico lo sa, probabilmente perché ha visto l'anarchico mentre la stava posando. Il pubblico sa che la bomba esploderà all'una e sa che è l'una meno un quarto – c'è un orologio nella stanza – ; la stessa conversazione insignificante diventa tutt'a un tratto molto interessante perché il pubblico partecipa alla scena. Gli verrebbe da dire ai personaggi sullo schermo: «Non dovreste parlare di cose così banali, c'è una bomba che sta per esplodere da un momento all'altro». Nel primo caso abbiamo offerto alla platea quindici secondi di sorpresa al momento dell'esplosione. Nel secondo caso gli offriamo quindici minuti di suspense. La conclusione di tutto questo è che bisogna informare il pubblico ogni volta che è possibile, tranne quando la sorpresa è un twist, cioè quando una conclusione imprevista costituisce il sale dell'aneddoto.

Alfred Hitchcock, da Il Cinema secondo Hitchcock di François Truffaut (1966)

Canzone del giorno: When The Lights Go Out (2004) - The Black Keys
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lunedì 27 settembre 2021

Avanti


Nella vita le cose passano sempre, come in un fiume. Anche le più difficili che ti sembra impossibile superare le superi, e in un attimo te le trovi dietro alle spalle e devi andare avanti. Ti aspettano cose nuove.

Niccolò Ammaniti, Ti prendo e ti porto via (1999)


Canzone del giorno: Così vanno le cose (2000) - Gianni Morandi ft. Eros Ramazzotti
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sabato 25 settembre 2021

Long Covid

Cosa si intende per long Covid dal punto di vista psicologico?

Il long Covid è attualmente oggetto di molti studi, anche da parte delle agenzie pubbliche internazionali, come il National Institute of Health degli Usa, il Nice inglese e, ovviamente, la stessa Oms. I sintomi segnalati in generale sono dolori muscolari e affaticamento, rallentamento fisico e mentale, ansia, depressione e disturbi della memoria e somigliano a quelli legati a grave stress cronico e dovuti allo stato infiammatorio che lo stress accentuato e prolungato causa nell’organismo. E’ probabile quindi che in generale sia in gran parte correlato allo stress fisico e psicologico causato dal Covid. La dimensione psicologica, sia emotiva che cognitiva, come evidenziano tutti gli studi è molto rilevante.

Quali sono i soggetti maggiormente colpiti? Esiste una stima che ci aiuti a capire di che numeri stiamo parlando?

Le ricerche, che ormai poggiano su centinaia di migliaia di casi osservati, mostrano che il 33 per cento delle persone colpite da Covid sviluppa disturbi di tipo psicologico, soprattutto di tipo ansioso, depressivo e legati a stress post-traumatico (questi ultimi dal 12 al 20 per cento). Questa percentuale sale al 39 per cento tra i soggetti che hanno avuto un ricovero per Covid e al 60 per cento tra i ricoverati nelle terapie intensive. Parliamo, come si vede, di milioni di persone. (...)

Cosa ne pensa e cosa direbbe a queste persone? Potrebbe essere opportuna una comunicazione sanitaria al pubblico sul tema?

Ci sono due temi fondamentali da evidenziare. Il primo è che una malattia mentale, un disturbo psichico, non va visto come una caratteristica dei soggetti deboli. Bisogna quindi togliere il senso di vergogna e rispettare queste situazioni. Importanti esempi li abbiamo avuti recentemente nello sport, dove tanti campioni hanno raccontato di aver sofferto di problemi psichici anche importanti. Il secondo punto è che non possiamo etichettare come malattia mentale o disturbo psichiatrico ogni forma di disagio psicologico. Oggi conosciamo un’ampia varietà di condizioni di malessere psicologico, spesso legate a tante situazioni della vita come stress, problemi affettivi, relazionali, socioeconomici, di lavoro, di salute. Situazioni che si giovano moltissimo di un aiuto psicologico anche minimale e collettivo (familiare, di gruppo, di organizzazione, di comunità) ma appropriato e tempestivo, e che invece, se trascurate, finiscono per innescare conseguenze anche importanti. Tutte le situazioni vanno comprese e rispettate, questo è il messaggio, ma non si può etichettare come disturbo mentale ogni forma di disagio psicologico, altrimenti allontaniamo tante persone dal chiedere aiuto.

Intervista a David Lazzari, Presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Eva Massari, Foglio - 19/9/21)

Canzone del giorno: My Future (2021) - Billie Eilish
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giovedì 23 settembre 2021

La perfezione


La perfezione ha un grave difetto; ha la tendenza ad essere noiosa.

William Somerset Maugham (1874 - 1965)


Canzone del giorno: Miles from Boredom (1980) - Sammy Hagar
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martedì 21 settembre 2021

Tra parola e silenzio


Non si tratta di parlare,

non si tratta di tacere.

Si tratta di costruire

qualcosa tra parola e silenzio.

Roberto Juàrroz (1925 – 1995) – Poesia verticale


Canzone del giorno: Nel silenzio di mille parole (2018) - Enrico Nigiotti
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sabato 18 settembre 2021

Le parole mute

Una volta le parole divennero solide, il freddo le aveva intirizzite e ingombrarono il cielo, un cielo fitto di parole rigide e secche, parole di ghiaccio, parole di bastone, parole ritorte col filo di ferro, parole scritte ma senza più suono né eco. All’inizio gli uomini, senza più tutte quelle parole, si trovarono bene, la loro vita diventò meno complicata, per esprimersi e comunicare tra loro usavano semplici suoni e gesti e comportamenti conclusivi. Se avevano fame mangiavano, se odiavano qualcuno lo picchiavano, se desideravano la roba di altri cercavano di prenderla e se amavano una persona o una cosa lo dimostravano in tutta spontaneità. Diventò impossibile, per esempio, nascondersi dietro le bugie, anzi diventò del tutto inutile: perché mentire se azioni ed intenzioni non potevano che essere palesi? E come mentire non potendo usare le parole? Solo le parole infatti contengono molti significati, spesso opposti l’uno all’altro, al riparo dei quali la bugia domina sovrana.

Ma insieme alla bugia scomparvero l’allusione e l’ironia: difficile esprimerle soltanto con gesti e suoni. Caddero una dopo l’altra le sfumature, divenne molto difficile risalire da una sensazione a un giudizio e da un’immagine ad un concetto.

Non disponendo di parole, si faceva grandissima fatica a conservare memoria di quanto era accaduto; ma indebolendosi la memoria, fu messa in causa la stessa utilità della mente la quale, se priva di memoria, sarebbe assai simile ad una persona che non abbia né braccia né gambe. Infine dileguarono le illusioni, anch’esse tessute di parole, e allora gli uomini cominciarono a sentirsi derelitti e infinitamente poveri.

Quando la mente si rese conto del rischio che stava correndo per il fatto che le parole non parlavano più, la sua preoccupazione fu grandissima. Gli istinti, che fino a quel momento erano stati il suo alimento, non avevano infatti più bisogno di lei che sovrapponendosi ad essi li guidasse, li tenesse a freno e li utilizzasse per realizzare i suoi disegni: il regno della mente era fatto di immagini e queste si manifestavano attraverso i nomi che a ciascuna venivano imposti; ma i nomi non si trovavano più e le immagini, senza più nome, si disfacevano.

Insomma, poiché si erano congelate le parole, si stava congelando anche il pensiero. A quel punto il pensiero si allarmò e gli uomini furono presi da una grande paura: come avrebbero vissuto senza più pensiero?

Furono convocati immediatamente dei congressi per discutere l’argomento, ma risultò subito chiaro che i congressi erano impossibili poiché — senza le parole — non si poteva organizzare una decente discussione. Le parole-bastone però si potevano ancora usare poiché erano molto semplici, non avevano bisogno di eco, non contenevano che un solo significato che si poteva perfettamente esprimere anche con il gesto. Perciò ne fu autorizzato il commercio, ma da questa cauta riforma non scaturirono grandi progressi, anzi non se ne verificò alcuno.

Tutti dicevano «sì, sì» oppure «no, no», dicevano «evviva» o «abbasso», dicevano «pace» o «guerra», ma non riuscivano più a spiegare il perché di quei «sì», di quegli «abbasso» e di quelle guerre.

Qualcuno a questo punto obbietterà che, anche avendo a disposizione l’intero vocabolario, quelle spiegazioni non vengono date o risultano incomprensibili, il che alla fin fine si equivale; ma questa obbiezione non è interamente vera e in ogni caso ci sostiene l’illusione che non lo sia.

Eugenio Scalfari, “Quando le parole diventarono mute e ingombrarono il cielo” - tratto da “Alla ricerca della morale perduta” (ed. Einaudi – 1995)


Canzone del giorno: Le mie parole (2001) - Pacifico
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mercoledì 15 settembre 2021

Cornetto rosso


Ci  sono  le  superstizioni  tradizionali,  come  il  cornetto  rosso,  meglio  di  corallo,  che  porterebbe  “bene”  o  lo  specchio  rotto  che,  invece,  assicurerebbe  disgrazie,  come  il  passaggio  sotto  una  scala  o  il  sale  caduto  a  tavola.  E,  poi,  quelle  più  intime,  spesso  non  confessate,  personali:  l’abito  portafortuna,  le  scarpe  del  “primo  appuntamento”,  la  camicia  da  mettere  ad  ogni  colloquio  o  magari,  l’incontro  in  cui  sperare  purché  avvenga  entro  una  certa  ora.  Gli  italiani  sono  superstiziosi.  Anzi,  lo  sono  sempre  più. I numeri  di  quanti,  nel  nostro  Paese,  si  affidano  a  piccoli - o  grandi  – “riti”, gesti,  talismani  per  affrontare  con  più  sicurezza il domani sono  alti.  
E,  in  epoca  di  pandemia,  sono  cresciuti  sensibilmente.  Da  un  sondaggio  Swg  è  
emerso  che,  quest’anno,a  ritenere  di  essere  superstizioso  è  ben  il  quaranta  per  cento  degli  italiani.  Il  5%  confessa  di  esserlo  sempre, il  35%  solo  in  alcune  
situazioni.Di  fatto,  forse,  quando  “serve”. (...) Prima  della  pandemia,  stando  ai  dati  Codacons,  erano  già  oltre  trentamila  gli  italiani  che,  ogni  giorno,  si  rivolgevano,  per  un  consulto,  a  maghi,  astrologi  e veggenti.  La  superstizione,spiega  Anna  Maria  Giannini,  docente di  psicologia  all’ateneo romano Sapienza  e  psicologa  clinica  dell’Ordine  Psicologi  Lazio  ha  a  che  fare  con  le  condizioni  di  maggiore  incertezza  e  dubbio.  La  condotta  superstiziosa  simette  in  campo  perché  è  rassicurante.  Tante  persone,  magari,  dicono  che  non  sanno  se  avere  con  sé  un  cornetto  serva  ad  attirare  la  fortuna,  ma  nel  dubbio  lo  tengono.  È  un  meccanismo  non  patologico  che,  bene  o  male,  riguarda  tutti.  In  situazioni  di  grande  tensione  e  instabilità,  scattano  ancora  di  più  le  condotte  di  tale tipo».  Così,  forse,  una  sorta  di  effetto  Covid.

Valeria  Arnaldi, Il Messaggero (14/9/21)

Canzone del giorno: Only Superstition (1999) - Coldplay
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lunedì 13 settembre 2021

Creazione

Fare i figli è procreazione, educarli e crescerli è creazione.


Efim Tarlapan (1944 - 2015)


Canzone del giorno: Simple Man (1973) - Lynyrd Skynyrd
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sabato 11 settembre 2021

Never Forget

Cosa resta vent’anni dopo dell’attentato più sanguinoso della storia? Innanzitutto un immenso senso di perdita. In quelle ore terribili dell’11 settembre 2001 sono state recise le vite di tremila persone. Madri, padri, figli, amici sono stati strappati per sempre all’abbraccio delle loro persone care. Vite spezzate da una follia omicida che ha reso reale qualcosa fino ad allora inimmaginabile: trasformare aerei di linea in missili per seminare morte e distruzione. In questi vent’anni da quella tragica mattina sulla Costa Est degli Stati Uniti, giovani sono cresciuti orfani e genitori continuano a piangere i propri figli che non sono più tornati a casa. A colpire, oggi come allora, nello scorrere il nome delle vittime sono le nazionalità - oltre 70 - a cui appartengono. Un attacco dunque agli Stati Uniti ma al tempo stesso al mondo, all’umanità tutta. Così fu sentito in quelle ore concitate e forse ancor più nei giorni successivi man mano che si precisava l’ampiezza immane della tragedia. Never Forget, “Mai dimenticare” è il monito che oggi campeggia al Memoriale di Ground Zero. Due parole che sono state ripetute infinite volte in questi vent’anni a rimarcare che la memoria non può, non deve venire meno quando il dolore è così grande. Di quel giorno resta anche indelebile il senso del sacrificio, la testimonianza di chi ha dato la propria vita per salvare quella altrui. Fa impressione pensare che un decimo di tutte le vittime dell’11 settembre siano vigili del fuoco. A New York, un’intera generazione di firefighters ha trovato la morte quel giorno. Ha trovato la morte per salvare vite. Loro salivano le scale delle Twin Towers mentre la gente scendeva in modo disperato. Sapevano a cosa andavano incontro, salendo quelle scale piene di detriti e avvolte dal fumo, ma non si sono fermati. Sapevano che solo il loro coraggio, solamente il loro sacrificio avrebbe potuto salvare chi era rimasto intrappolato nei grattacieli sventrati dagli aerei. Se il bilancio già tragico dei morti non ha assunto una dimensione ancora più catastrofica è grazie a loro, a quei vigili del fuoco e agli altri soccorritori che hanno incarnato la forza del bene davanti allo scatenamento del male.Eredità amara dell’11 settembre 2001, e questa a livello globale, è il senso di insicurezza e paura con cui oggi ci si è, in qualche modo, abituati a convivere. Prendere un aereo non è più una “cosa normale” da quel giorno in poi. D’altro canto, gli attentati terroristici di matrice islamista, che sono seguiti a quello spaventoso del 2001 ad opera di Al Qaeda, hanno dato man forte ai teorici dello “scontro di civiltà”. Sono cresciuti in questo ventennio movimenti xenofobi e anti-migratori, effetto collaterale di una instabilità che era proprio tra gli obiettivi di chi ha portato l’attacco al cuore degli Stati Uniti. Purtroppo, come emerso tragicamente in queste ultime settimane in Afghanistan, l’America e l’Occidente non sono riusciti ad offrire una strategia all’altezza della sfida epocale posta dagli ideologi del terrorismo globale. Vent’anni dopo l’11 settembre, i talebani – che avevano dato rifugio a Osama Bin Laden – sono di nuovo al potere a Kabul e l’ISIS è tornato a colpire in un lugubre e, per molti aspetti, surreale remake. Oggi sono dunque ben più gli interrogativi che i nodi sciolti sul futuro, mentre sono altissimi i costi, innanzitutto in vite umane, della reazione a quegli attacchi terrificanti. Cosa resta dunque dell’11 settembre? A vent’anni di distanza, ancora ricordiamo il motto United We Stand, “Uniti stiamo in piedi”, che divenne, anche visivamente attraverso bandiere e cartelloni issati nelle strade di Manhattan, la risposta spontanea dei cittadini di New York all’orrore vissuto l’11 settembre. Negli anni, quel motto ha assunto un significato sempre più ampio e profondo. Stare in piedi insieme nonostante i tentativi di “buttare giù” la nostra comune umanità. Oggi quell’appello all’unità, alla “fraternità umana” - come ci ricorda instancabilmente Papa Francesco - diventa l’unica “strategia” vincente. Una strategia che richiede lungimiranza, coraggio e pazienza nella convinzione, come Giovanni Paolo II sottolineò subito dopo gli attentati, che “se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l'ultima parola”.

Alessandro Gisotti, Osservatore Romano (10/9/21)

Canzone del giorno: The Rising (2002) - Bruce Springsteen
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mercoledì 8 settembre 2021

Obladì Obladà!

Drugo (Jeff Bridges):  Sai cosa diceva Lenin? "Tu cerca la persona che ne trae beneficio, e..., e... insomma... 

Donny (Steve Buscemi): Obladì Obladà! 

Drugo: ...insomma... avrai... Walter, capisci cosa voglio dire? 

Donny: Obladì Obladà! 

Walter (John Goodman): Quella fottuta puttanella! 

Donny: Obladì Obladà! 

Walter: Quella... vuoi chiudere quella boccaccia? Non Lennon, Lenin! Vladimir Ilyich Ulyanov! 

Donny: Ma di che cazzo sta parlando? 

dal film Il grande Lebowski (1998) - regia di Joel Coen


Canzone del giorno: Ob-La-Di, Ob-La-Da (1968) - Beatles
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lunedì 6 settembre 2021

I nemici

Provo a ribaltare il punto di vista. Delle angosce dei fuggiaschi, del loro dramma e della infusa tenacia dei salvatori so, vedo, leggo. Ma quei guerrieri in turbante che controllano le strade e pattugliano i marciapiedi dall’altra parte, molti poco più che ragazzi con facce caravaggesche, che pensano? Non cerco giustificazioni ma anche i nemici son fatti della materia che è eterna dell’uomo e a me questa materia interessa. Ho vissuto con jihadisti in un altro luogo del modo. E le storie dell’odio si assomigliano tutte, come quelle del dolore. Il taleban dunque, padrone di Kabul. La maggioranza arriva dai villaggi del Sud-Est, la grande terra pashtun. Luoghi poveri come la polvere, un mondo duro, che non ammette né dubbi né incertezze né debolezze. Non ha certo studiato nelle madrasse, non sa cosa siano partiti e politica. La sua modernità è sempre stata il fucile: accarezzato, curato, fa parte del suo corpo: se lo trascuri si rompe, lo pulisce tutte le sere, quell’arma è la sua vita, perderla è morire, è la sua donna, i suoi figli. Per anni è stato nascosto sulle montagne, è vissuto di niente, il freddo degli inverni non lo ha ucciso, il suo era il mondo della notte quando scendeva nei villaggi a prender cibo, a saldare i conti con i traditori. È ancora vivo, gli sembra incredibile, un regalo di dio: nonostante i droni, i bombardieri, gli elicotteri, le mine, i rastrellamenti di americani e afghani. Prima dell’attacco una breve preghiera per raccomandarsi a dio. Poi passare sotto un drappo teso in cui è deposto un piccolo corano. Ha ucciso, ha visto molti compagni morire. C’è Dio nel suo mondo. E la morte come amica intima. L’oggetto invisibile che cancella tutto. Adesso cammina vincitore per le strade di Kabul, la grande città del grande mondo, l’universo in un granello di sabbia. Essere sospeso spaesato tra palazzi ville negozi, che erano la vita quotidiana di quelli che hanno cercato di ucciderlo, ricchi con i soldi degli americani. La Storia gli romba nella testa, lo rende sordo, feroce, implacabile. Per lui sono soltanto traditori, musulmani che si sono venduti allo straniero e hanno ucciso altri afghani, gente che vive in modo diverso, che ha cercato di cancellare il suo mondo antico, povero, ordinato, comprensibile, eterno. Che potrebbe desiderare se non vendicarsi? Eppure c’è stato un tempo in cui i jihadisti afghani erano nostri amici, li trovavamo eroici, pittoreschi. Si chiamavano, ancor più esplicitamente, «combattenti della fede impegnati nella guerra santa», mujaheddin. Lottavamo contro le ambizioni egemoniche della Unione sovietica. Le donne erano anche allora umiliate e seppellite nel burqa, comprate vendute, inesistenti. Ma quei taleban, quegli integralisti non erano fanatici, pazzi di dio, barbari. Il consigliere per la sicurezza del presidente americano Brzezinski li incitava: «Questa terra è la vostra, riprenderete le vostre case e le vostre moschee. La vostra causa è giusta: Dio è con voi».

Domenico Quirico, La Stampa (25/8/21) 

Canzone del giorno: Enemy (2009) - Chris Cornell
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sabato 4 settembre 2021

Musica

Ho sempre diffidato delle persone che non danno importanza alla musica. Soprattutto quelle assolutamente ignoranti su grandi compositori, grandi musicisti, straordinari gruppi, eccelsi cantanti, geniali direttori d’orchestra che sono stati l’anima e il riflesso di periodi storici della nostra vita, se non il simbolo di un tempo. Questa mancanza di sensibilità a spesso il reso impossibile il rapporto tra me e loro. Ho sempre pensato che una vita senza passione per la musica renda le persone terribilmente noiose, mediocri, limitate. Un’anima che viene trasportata o eccitata da un brano cantato o strumentale è un’anima che si predispone allo stupore, si abbandona agli accordi e si prepara a intraprendere un viaggio interiore. 

Carlo Verdone, La carezza della memoria (2021 - Bompiani)


Canzone del giorno: Pure and Easy (1972) - Pete Townshend
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giovedì 2 settembre 2021

Corridoi umanitari

 

Emilio Giannelli, da google.it













Canzone del giorno: Different World (2006) - Iron Maiden
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mercoledì 1 settembre 2021

Playlist Agosto 2021

 


1.     
Mango, Oro – (Odissea – 1986) – L’oro

2.      Graham Nash, Earth & Sky  (Earth & Sky – 1980) –  Cielo, Terra

3.      Dido, White Flag – (Life for Rent – 2003) – Semestre bianco

4.      Toronzo Cannon, Bad Contract  (The Chiago Way – 2016) –  Improcedibilità

5.      David Gilmour, Faces of Stone  (Rattle That Lock – 2015) –  Volti

6.      Baustelle, L’estate enigmistica  (I mistici dell’Occidente – 2010) –  Bugiardino

7.      Pearl Jam, Mankind  (No Code – 1996) –  Così ho visto morire Kabul

8.      883, Nessun rimpianto  (La dura legge del gol! – 1997) –  Il rimpianto

9.      Ten Years After, Nowhere To Run  (Positive Vibrations – 1974) –  Caos a Kabul

10.  Taylor Swift, Change  (Fearless – 1996) –  Circostanze

11.  Bad Religion, I Love My Computer  (The New America – 2000) –  Ransom Mafia

12.  Emerson, Like & Palmer, Black Moon  (Black Moon – 1992) –  Il ritorno dei kamikaze

13.  Tom Petty and The Heartbreakers, Fault Lines  (Hypnotic Eye – 2014) –  Contractor