nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 29 novembre 2020

L'arte barocca di Maradona

Il filologo Gianfranco Contini divideva la letteratura in due filoni: da una parte quello espressionista e plurilinguista e dall’altra quello monolinguista. Capostipite del primo sarebbe Dante, tendente a mescolare lingue, stili e generi; capostipite del secondo sarebbe invece Petrarca, portato verso la selezione, la riduzione, il controllo, la sobrietà e l’esclusione di ogni eccesso. Al primo versante appartiene Carlo Emilio Gadda, al punto che Contini ha individuato a ritroso una «funzione Gadda» espressionista. Se si volesse, un po’ per gioco, trasferire questa bipartizione un po’ artificiosa al mondo del calcio, si potrebbe assimilare Diego Armando Maradona al filone dantesco-gaddiano, mentre al secondo appartengono campioni «semplici», essenziali e geometrici come Pelé, Cruijff e Platini. In effetti l’aggettivo «barocco» per Maradona, in questi giorni, è stato utilizzato spesso e volentieri. E giustamente. A pensarci bene, non c’è descrizione del temperamento atletico (e psicologico) di Maradona più calzante di quella con cui Vitaliano Brancati definiva il barocco: un movimento che uscendo da un ghirigoro per entrare in un altro, corre su una linea dritta, quasi mettendo insieme l’abilità del dribbling con la velocità della saetta. E non è escluso che la particolare affinità elettiva tra Napoli e Diego avesse qualcosa di genetico nella comune mentalità barocca, opposta all’ottica illuminista di un Platini che era invece più adatta alla torinesità. Del resto, Gianni Brera, macheronico lui stesso, elogiava lo «sgorbio divino» Maradona citando il re della poesia barocca, il napoletano Giovan Battista Marino: «È del poeta il fin la meraviglia». E per concludere citando Gadda, che da giovane aveva lavorato (guarda caso) proprio a Buenos Aires, mai dimenticare che «barocco è il mondo», con i suoi gomitoli, deliri, intrichi. Gli stessi che hanno messo alla prova Maradona nella vita; gli stessi con cui Maradona faceva impazzire gli avversari.

Paolo Di Stefano, Corriere della Sera (27/11/2020)

Canzone del giorno: Tango della Buena Suerte (2004) - Pino Daniele
Clicca e ascoltaTango....

venerdì 27 novembre 2020

Linciati

C'è una nave da guerra ferma davanti al porto di New Orleans. È partita dall'Avana e attende soltanto l'ordine per aprire il fuoco e bombardare la città con i suoi cannoni. Potrebbe essere un film cubano di fantapolitica dei tempi della Guerra Fredda, e invece no, perché la nave batte bandiera italiana ed è una cannoniera della Regia Marina. È il 1891 e ce l'ha mandata il presidente del Consiglio di Rudinì in ritorsione al linciaggio di 11 italiani di origine siciliana. È successo che pochi mesi prima il capo della polizia di New Orleans, David Hennessy, è stato ammazzato in un agguato notturno, proprio sotto casa. Storia di mafia, probabilmente, nell'ambito di una guerra tra famiglie rivali, con il capo Hennessy che stava al servizio di una delle due. Le indagini che seguono, però, sono così a senso unico e così animate da un profondo pregiudizio razzista nei confronti di queste strane bestie, né bianche né nere, anzi, peggio dei negri e dei polacchi, come diceva il sindaco, questi dago, questi guinea, questi wop, insomma, questi italiani, da andare molto oltre i limiti della legge. Ne esce un processo ancora più pasticciato a veri mafiosi, presunti tali o semplici poveracci presi per caso, in cui una giuria probabilmente comprata dalla mafia, che a New Orleans, al seguito del commercio di agrumi, stava già mettendo solide radici ancora prima che a Chicago e New York, assolve tutti gli imputati, innocenti o colpevoli che siano. Così, fin dalla sera prima, aizzata da una stampa locale scatenata che pubblica vignette di italiani cenciosi da mettere in gabbia e affogare in mare, una folla di qualche migliaio di persone armate si raduna a Canal Street, raggiunge la prigione, sfonda le porte laterali a colpi d'ascia e si getta sugli imputati. Due li impiccano nel cortile e altri nove li ammazzano a fucilate inseguendoli su per le scale, fino al terzo piano. Un linciaggio, una strage, per la quale non pagherà nessuno, né il principale organizzatore, l'avvocato Parkerson, né i bravi cittadini armati di Winchester accorsi a compiere il loro dovere o le autorità cittadine che non hanno fatto niente per impedirlo. In un sussulto di spirito nazionale raramente visto in seguito, l'Italia ritira l'ambasciatore e manda la cannoniera, ma poi si risolve tutto con un po' di soldi versati alle vittime dal governo degli Stati Uniti. Nel 2019 la città di New Orleans chiederà ufficialmente scusa alla comunità italoamericana. E così si conclude una brutta storia, complessa e sporca, dove gli innocenti, alla fine, sono soltanto i morti, e che mostra che quando saltano leggi, consuetudini e diritti di fronte a un odio feroce e violento, che divide le persone, può succedere di tutto.

Carlo Lucarelli, il Venerdì di Repubblica (20/11/2020)

Canzone del giorno: Tragic (2007) - JJ Grey & Mofro
Clicca e ascoltaTragic....

mercoledì 25 novembre 2020

Pandemia di femminicidi

Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Qual è la situazione nel mondo?

La valutazione non è buona. Assistiamo a una pandemia di femminicidi, una violazione dei diritti umani che ci trasciniamo da tempo. Anche se abbiamo un “vaccino” in termini di strumenti sui diritti umani (come la Convenzione Onu sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, per citarne uno), rimane in gran parte non attuato. Il 2020 è stato un anno particolare: il Covid ha avuto un effetto moltiplicatore dei maltrattamenti e della violenza di genere. In un mio recente rapporto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho analizzato l’intersezione tra le due pandemie (Covid e pandemia di violenza di genere). Le misure restrittive per combattere la diffusione del virus hanno aumentato il rischio, la frequenza e l’intensità della violenza domestica, che colpisce prevalentemente le donne. (...)

Gli interventi sono moltissimi, a partire da quello culturale. Ma quali sono secondo lei le azioni che non possono più essere rinviate?

La raccolta dei dati nell’attuale crisi sarebbe di grande aiuto nell’analisi dei casi di femminicidio durante la pandemia e potrebbe contribuire ad evitare simili escalation in eventuali crisi future. Già dal 2015 ho lanciato un invito a tutti gli Stati e alle parti interessate per istituire osservatori sul femminicidio. La pandemia da Covid può essere l’occasione per emanare una legislazione in linea con gli standard internazionali sulla la prevenzione: per addestrare polizia e forze dell’ordine ma anche per procuratori e giudici, e così via. Il governo deve inoltre sostenere, finanziare e cooperare con i rappresentanti delle organizzazioni della società civile che forniscono assistenza diretta alle vittime e proteggono e promuovono i diritti delle vittime.

L’Italia, diceva. Qui quali sono le questioni più critiche?

Sfortunatamente, la violenza contro le donne è ancora molto invisibile e sottostimata. A peggiorare le cose, quando le donne decidono di denunciare, l’accesso alla giustizia può essere difficile, con lunghi ritardi che possono persino portare alla prescrizione di questioni davanti ai tribunali. Nel 2018, ho comunicato le mie preoccupazioni al governo in merito al ddl Pillon che introdurrebbe, tra l’altro, la mediazione obbligatoria in tutti i casi di separazione in cui un bambino è coinvolto: è una previsione in contrasto con le Convenzioni di Istanbul e Cedaw delle Nazioni Unite. Durante la pandemia Covid-19, c'è stato poi un aumento sostanziale delle chiamate ai numeri di emergenza in Italia, indicando che questa manifestazione sistemica di violenza è stata aggravata dalle misure restrittive messe in atto in primavera, e ci si può aspettare una nuova impennata.

Dubravka Simonovic, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne - Il Sole 24 Ore (25/11/20) - Intervista di Flavia Landolfi

Canzone del giorno: Oh Mother (2006) - Christina Aguilera
Clicca e ascoltaOh Mother....

domenica 22 novembre 2020

Bar Virus

Solo uno sciocco potrebbe pensare che il virologo Andrea Crisanti sia diventato un No Vax per aver detto che, in assenza di dati consolidati sugli effetti collaterali del vaccino anti-Covid, lui a gennaio non se lo inietterà. Ma solo un ingenuo non capirebbe che le legittime perplessità di Crisanti verranno sventolate dai No Vax e da una cucciolata di complottisti come la conferma autorevole dei loro sospetti, con conseguenze destabilizzanti per tutti, perché il vaccino può arginare la pandemia a patto che venga assunto dalla maggioranza dei contagiabili. A differenza di Crisanti non capisco nulla di virus, perciò non mi permetto di sindacare i suoi dubbi, per quanto i suoi stessi colleghi li abbiano derubricati a scrupoli formali. Ma temo che lui capisca poco di comunicazione, nonostante ormai ne sia un protagonista. Chi per mesi va in televisione a incarnare la scienza, dovrebbe pesare gli effetti delle sue parole. Non è al bar. E, se anche ci fosse, non sarebbe un commensale qualsiasi.

Avevamo salutato l’irruzione degli scienziati nel dibattito pubblico come un ritorno della competenza dopo gli anni dei toninellanti allo sbaraglio. Invece il virus dell’inconsapevolezza sembra avere contagiato pure loro. A pensar male, tra gli effetti collaterali di un vaccino precoce c’è la fine dell’emergenza e della ribalta per i virologi. Ma escludo che Crisanti abbia agito con dolo: il suo è più un caso di incoscienza mediatica, contro cui purtroppo non esiste vaccino.

Massimo Gramellini, Il Caffè - Corriere della Sera (21/11/20)

Canzone del giorno: Various Storms & Saints (2015) - Florence and the Machine
Clicca e ascoltaVarious....

venerdì 20 novembre 2020

Debito pandemico

Intanto però il debito mondiale sta esplodendo per far fronte all’emergenza e tenere in piedi l’economia. 

Tutti i paesi del G20 si sono stra-indebitati, con debiti al 100% del Pil. Italia è da sempre 30-40 punti sopra gli altri, ma con questo debito a tasso zero, il problema è meno sentito. Anzi, con interessi negativi, indebitarsi non è un grosso problema. Questo dimostra la necessità dell'Europa per l'Italia: senza la moneta unica, Italia sarebbe già fallita con la pandemia.

Dal Remain all’Euro, lei è un noto europeista. Come vede l'Italia?

Trovo folle che non si voglia usare il Mes per l’emergenza sanitaria. Se non si cura prima la pandemia, l’economia non riparte. E per l’Italia questo è davvero l’ultimo treno: o si impiegano bene i soldi di MES e Recovery Fund o sarà la fine.

Tutti guardano a Wall Street, stretta tra le elezioni presidenziali più incerte di sempre e la corsa folle del Nasdaq dei record...

Se sei un investitore, oggi sai che sui bond hai un guadagno pari a zero per i prossimi 10 anni, perché i rendimenti dei titoli di stato decennali sono nulli. Invece se investi in azioni hai un 2% medio di dividendi all’anno. Per tutti quegli investitori istituzionali, dai fondi pensione alle fondazioni bancarie, che devono distribuire flussi di cassa, non c’è scelta. Sono costretti a investire in azioni, anche se sono care. Le banche centrali hanno obbligato a comprare azioni se si vogliono dei rendimenti.

E dunque c'è una bolla?

La bolla è paradossalmente sui titoli sovrani che pagano zero interessi. Un BoT a sei mesi o un Btp a 10 anni pagano lo stesso interesse, che è quasi zero. L’era dei tassi negativi ha azzerato il tempo e avuto come effetto collaterale che si sono fermati gli investimenti.

Davide Serra, Il Sole 24 ore (da un'intervista di Simone Filippetti - 24/10/2020)

Canzone del giorno: Long List Of Troubles (2020) - Gregory Porter
Clicca e ascoltaLong....

mercoledì 18 novembre 2020

Oscurità

"Vengono fuori gli animali piu' strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l'altro verra' un altro diluvio universale e ripulira' le strade una volta per sempre".

Robert De Niro (Travis Bickle) in Taxi driver


Canzone del giorno: Blackness of The Night (1967) - Cat Stevens
Clicca e ascoltaBlackness....

domenica 15 novembre 2020

Dilemma

Ma il rischio è che i casi clamorosi – che non sono i più gravi, ma i più assurdamente evidenti – finiscano per addensare su di sé ironie, condanne e reprimende, e che questo distragga un po’ dagli errori enormi commessi e che ancora si commettono. Esempio: pochissima eco ha avuto sulla stampa il grido d’allarme che viene dall’ospedale di Monza, dove si contano oltre trecento sanitari contagiati. Qui non c’entrano i ragazzini che fanno ressa sul bus o i “signora mia, quanta gente c’era al parco” (colpevolizzazione del cittadino livello Pro), ma, evidentemente, protocolli inesistenti o non rispettati. Nonostante questo, l’assalto alle coscienze continua, lo scaricabarile, un classico della dinamica Stato-Regioni, non riguarda solo la politica, ma soprattutto la politica e il cittadino. Basta guardare la nuova campagna di “sensibilizzazione” (ahah, Ndr) della Regione Lombardia, spiritosamente battezzata “The covid dilemma”: una giovane ragazza in primo piano e una domanda: “Indossare la mascherina o indossare il respiratore?”, con tanto di chiosa: “La scelta è tua”. Incredibile. La regione che ha avuto più morti, quella dei pronto soccorso chiusi e riaperti senza sanificazione (Alzano), dei camici del cognato, delle mascherine farlocche, dei vaccini antinfleunzali pagati come caviale, dei cadaveri portati via dall’esercito, delle pressioni confindustriali per non chiudere la val Seriana, dice alla ragazzina che la scelta tra vivere e morire è sua. Come se in guerra, in presenza di generali incapaci e felloni come quelli che siedono alla Regione Lombardia, si desse la colpa ai cittadini bombardati: la scelta è vostra, che volete da noi?

Alessandro Robecchi, Piovono pietre (Il Fatto quotidiano - 11/11/2020)

Canzone del giorno: Damn The Circunstances (2009) - Madeleine Peyroux
Clicca e ascoltaDamn....

venerdì 13 novembre 2020

Idee chiare


Le idee chiare e precise sono le più pericolose, perché allora non si osa più cambiarle.

André Gide (1869 - 1951)



Canzone del giorno: Una buona idea (2012) - Niccolò Fabi
Clicca e ascoltaUna buona....

mercoledì 11 novembre 2020

That is the job

Per quanto ancora da certificare, e tuttora al centro dello stress test da parte del presidente Trump, il risultato delle presidenziali sembra chiaro. Gli elettori hanno votato e hanno scelto a maggioranza di puntare sull’ordinario, tornare alla normalità e dare di nuovo corso alla dimensione più prosaica e banale della politica. Dopo aver sperimentato quattro anni di stravaganza travestita da straordinarietà, dunque è il ritorno all’ordinario ad apparire straordinario. La presidenza eccentrica dell’outsider miliardario, costellata di eccessi, gradassate e intemperanze, cede il passo alla normalità; lo scontro permanente scompare dietro l’appello alla moderazione e al confronto civile. Con la sconfitta del tycoon alla testa di un impero immobiliare del lusso che è riuscito ad accreditarsi come paladino del popolo ignorato dalle élite, come fautore del riscatto dei ceti medi schiacciati dalla globalizzazione, dando luogo a un’informalità tanto spinta da risultare capricciosa, e a volte persino inconcludente, è il ritorno alla normalità a risultare eccezionale, è l’omaggio alla Costituzione a risultare rivoluzionario, è la tradizione a segnare l’innovazione. Per cogliere la svolta e immaginarne la portata basta citare i due discorsi tenuti in questi giorni da Joe Biden. Il politico di lungo corso che trent’anni fa fu il più giovane degli eletti al Senato e che oggi, a quasi 78 anni, si ritrova ad essere il più vecchio, oltreché il più votato (74 milioni di voti), dei presidenti americani, ha usato poche ma sentite parole per definire il senso del suo mandato. Nel primo discorso, pronunciato la sera dopo il voto, mentre da tutto il mondo si seguivano i conteggi in diretta tv, l’ex vicepresidente ha offerto una “job description” del suo nuovo incarico: «Lo scopo della nostra politica non è uno stato di guerra totale, permanente e infinito, no, lo scopo della nostra politica non è di attizzare i conflitti, ma di risolvere i problemi, garantire la giustizia, dare a tutti la possibilità di migliorare la propria vita. Possiamo essere oppositori, ma non siamo nemici. Siamo americani. Lasciamoci dietro le spalle la rabbia e la demonizzazione…». «That is the job», ha concluso Biden. (...) Anche sabato sera, dunque, Biden ha insistito sulla moderazione, invitando ad abbassare i toni, a rinunciare agli impulsi più oscuri, a lasciare l’era feroce della demonizzazione per tornare all’ascolto, al rispetto degli avversari, alla cooperazione. «Dobbiamo smetterla di trattare i nostri oppositori da nemici. Non siamo nemici, siamo americani», ha insistito Biden, per concludere sul modo della compassione dedicando alle famiglie delle 230 mila vittime della pandemia un famoso inno religioso che si canta nelle chiese cattoliche. (...) Resta da vedere se tanta sapienza, tanta retorica e tanta commozione serviranno a riconquistare il consenso della metà dell’elettorato americano che si sente tradita.

Marina Valensise, Il Messaggero (8/11/2020)

Canzone del giorno: The Change (2020) - JoJo
Clicca e ascoltaThe Change....

domenica 8 novembre 2020

Rossa, arancione, gialla

— Tu sei gialla? Io rossa, dici che è molto diverso? — Ho letto e riletto ma non ho capito bene. La televisione l’ho spenta perché ti vien voglia di prenderli a schiaffi, fanno troppa confusione, li vedi felici solo quando intervistano i rabbiosi, o i maghi, quelli che sanno cosa succederà e non la imbroccano mai. — Ti dirò che credevo nella scienza ma tutti questi virologi e infettivologi e covidologi mi fanno pensare che la mia chiromante è più seria. - forse dovrebbero spiegarsi meglio, tutti a casa alle 22, ma se i bar e ristoranti e cinema sono chiusi ci sarebbero poche ragioni per uscire, allora dite che di notte fa umido e ti ammali, poi magari c’è un negazionista che ti dà una coltellata. - L’umido sì, pare che l’Amazon abbia cambiato tutti gli imballaggi, solo cartone che è secco, aveva previsto il Covid?. - Menomale che i ferramenta sono aperti, se hai bisogno di un certo cacciavite per farti la porta blindata che è la mia specialità, ti fai l’autocertificazione almeno dai i soldi a un piccolo commerciante. - Ma a guardare bene non è che voi gialli fate quello che volete e noi rossi no: le “comprovate esigenze” non so cosa siano valgono qui e lì, se ho capito, i parrucchieri per fortuna sono aperti ovunque, non è solo il Me-Too che fa paura anche noi massaie. 

Natalia Aspesi, Repubblica (7/11/2020)

Canzone del giorno: True Colors (1998) - Phil Collins
Clicca e ascoltaTrue Colors....

venerdì 6 novembre 2020

Foglie


Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie.

Giuseppe Ungaretti, Soldati, L'Allegria, 1931




Canzone del giorno: Come foglie (2009) - Malika Ayane
Clicca e ascoltaCome foglie....

mercoledì 4 novembre 2020

Gigi

A Roma ora c’è un colle in meno. Gigi era il volto migliore di questa città meravigliosa e bistrattata. Era popolare e colto, spiritoso e sensibile. Poteva essere Kean e Mandrake, insieme. Poteva interpretare Shakespeare o Petrolini, insieme. Aveva fatto tanta gavetta, Gigi. E si vedeva tutta. Raccontava quando, agli inizi, cantava in certi locali dell’Aurelio. «Spostavo la tenda per guardare il pubblico e, in una nuvola di fumo, scorgevo dei bicipiti ben tatuati, allora appannaggio solo di chi aveva salito i tre scalini di Regina Coeli. Una sera uscii titubante per cantare una canzone. Ma per inesperienza feci una cosa che a Roma non devi mai fare, specie in situazioni simili: feci una pausa. Così alla fine di una frase che cantavo assorto: !…M’hanno carcerato” uno dal pubblico, senza fare una piega, disse solo una parola, solo una: “Poco...”. Pensai di smetterla lì, di mollare la chitarra e di mettermi a fare altro». Non ha smesso, per fortuna. E ha inanellato giorni e mesi e anni e decenni di cose bellissime. Sapendo fare bene tutto. E ha inanellato giorni e mesi e anni e decenni di cose bellissime. Sapendo fare bene tutto. Cantava benissimo e recitava i classici del teatro con grande maestria, la commedia era la sua tazza di the, della televisione conosceva i tempi e il linguaggio. Ditemi una sola cosa che Gigi non sapesse o non potesse fare. È la grande tradizione degli attori italiani che non sono mai maschere di un solo genere, ma acrobati di mille caratteri. Così Sordi, Gassman, Mastroianni, Manfredi, Tognazzi, Anna Magnani, Totò, Eduardo....

Walter Veltroni, Corriere della Sera (3/11/20)

Canzone del giorno: The Jester, The Tramp & The Acrobat (2014) - Kevin Morby
Clicca e ascoltaThe Jester....

lunedì 2 novembre 2020

Bus















Canzone del giorno: Bus Ride (1985) - Mental As Anything
Clicca e ascoltaBus....

domenica 1 novembre 2020

Playlist Ottobre 2020

1.      Gary Wrigth, Touch And Gone – (Touch And Gone – 1977) – Ritoccare
2.      Seether, Words As Weapons – (Isolate and Medicate – 2014) – Porto d’armi
3.      Alberto Fortis, La pazienza – (Alberto Fortis – 1979) – La virtù della pazienza
4.      JJ Cale, Strange Days – (Roll On – 2009) – Giorni strani
5.      Imagine Dragons, Digital – (Origins – 2018) – Cina digitale
6.      Mimmo Locasciulli, Una vita che scappa – (Adesso glielo dico – 1989) – Sedia a dondolo
7.      Bush, Altered States – (The Science of Things – 1999) – Concentrarsi
8.      Lifehouse, Storm – (Lifehouse – 2005) – Bufera
9.      Coldplay, Life in Technicolor ii – (Prospekt’s March – 2008) – Raggio di luce
10.  Marcia Ball, If It’s Really Got To Be This Way(So Many Rivers – 2003) – 3mila miliardi
11.  Eros Ramazzotti, L’ultima rivoluzione – (Tutte storie – 1993) – Canali
12.  Nick Cave & the Bad Seeds, Breathless(Abattoir Blues/Th Lyre of Orpheus2004) – Vite sospese
13.  Lady Gaga feat. Beyoncé, Telephone – (The Fame Monster – 2009) – DDT