nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 30 maggio 2023

Post Scriptum Film

Il sol dell'avvenire


REGIA: Nanni Moretti
INTERPRETI: Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Valentina Romani, Flavia Furno, Mathieu Amalric, Zsolt Anger
SCENEGGIATURA: Francesca Marciano, Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Valia Santella
FOTOGRAFIA: Michele D'Attanasio
DURATA: 95'

USCITA: 20/04

Il verdetto della giuria del Festival di Cannes, appena concluso, non è stato benevolo con Il Sol dell’avvenire di Nanni Moretti. Di contro quasi tutti i critici cinematografici francesi, così come anche il pubblico della prima che ha onorato il film con un interminabile applauso, hanno elogiato l’ultima sua opera. Anche nel nostro paese il film, distribuito nelle sale da oltre un mese, ha avuto ottimi riconoscimenti di critica e spettatori.

Un opera, nel suo complesso, ad alto tasso “morettiano”, ma così intensa e magistralmente surreale da riuscire a coinvolgere fin da subito anche chi in passato non si è addentrato più di tanto nella particolare cinematografia del regista.

Tutto ciò accade perché il puzzle artistico creato (grazie anche all’efficacia di una sceneggiatura a più mani) è un intreccio di nostalgia, delizie sarcastiche e amore per il cinema con innumerevoli riferimenti meta-cinematografici a partire dalle atmosfere circensi di felliniana memoria.

Moretti interpreta un regista che si appresta a girare un lungometraggio sulla rivolta ungherese del 1956 e che ha scelto come coppia protagonista della storia due attori (che coppia radiosa Silvio Orlando e Barbora Bobulova!) che però non sempre seguono pedissequamente le sue indicazioni. Nello stesso tempo egli vorrebbe espandere la sua fantasia e creatività, magari pianificando di girare una storia d’amore con sole canzoni italiane oppure progettando un film ne quale attraversa Roma nuotando fra le varie piscine della capitale. Praticamente un film che, al suo interno, contiene molti altri film.

Si riflette sul cinema, su come arte e vita spesso si confondano. In molti momenti si rimane cinematograficamente incantati dall’amara ironia emanata, come accade, ad esempio, quando il regista-protagonista si ritrova casualmente a seguire una scena di un altro film che stanno girando e si permette di bloccare il suo giovane collega regista perché questi non è in grado di capire che costruire un film e qualcosa di più che girare una banale e amorale scena violenta fine a se stessa. E fra storture della società contemporanea, crisi ideologiche imperanti, nevrosi individuali e Netflix che detta le regole, la musica e le canzoni diventano una reale boccata d’ossigeno del vivere quotidiano. Le varie sequenze musico-corali trasportano il film verso una dimensione onirica e celestiale. E se più di trent’anni fa Moretti, in “Palombella Rossa”, ammoniva infastidito (e a ragione!) che “le parole sono importanti”, oggi per evidenziare, ancora una volta, l’incomunicabilità nel nostro vivere quotidiano, si affida al titolo (e all’esecuzione collettiva con il cast e la troupe) della canzone “Sono solo parole” di Noemi (“perché la nostra vita, in fondo, non è nient’altro che un attimo eterno”). Un po’ come dire che: le parole (oltre che i gesti) sono sempre fondamentali ma diventano “solo parole” in bocca a chi parla pur non avendo concretamente niente da dire.


Canzone del giorno: Sono solo parole (2011) - Noemi
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venerdì 26 maggio 2023

Gulag digitale

Lo chiamavano “Grande Fratello” come il “Big Brother” della distopia orwelliana che tutto vede e tutto ascolta. Ora lo chiamano “Gulag Digitale” perché, non solo ti osserva, ma non ti lascia più possibilità di fuga. Ti spedisce al fronte con una cartolina elettronica che non puoi fingere di ignorare, pena diventare un paria della società. E se provi a eludere la chiamata alle armi, ti rintraccia in metropolitana grazie alle telecamere di sorveglianza dotate di sistema di riconoscimento facciale. Per molto tempo il portale elettronico “Gosuslugi”, letteralmente “servizi pubblici”, è stato un fiore all’occhiello dello Stato russo. Creato nel 2009 sotto la presidenza di Dmitrij Medvedev che a quel tempo incarnava le speranze liberali, incontrava il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e usava l’iPhone, aveva liberato il cittadino russo dalle pastoie della farraginosa burocrazia post-sovietica. Nel 2017 contava 65 milioni di utenti e alla fine del 2019 aveva superato i 100 milioni, più di due terzi della popolazione del Paese. In cambio dei preziosi “Big Data” individuali dalla data di nascita alla residenza permetteva di ottenere un documento, pagare le tasse o fissare una visita medica, comodamente dal proprio divano, senza dover rimbalzare come palline da pingpong da un dipartimento all’altro. Lo scorso aprile quello che sembrava un paradiso digitale si è trasformato in una prigione di staliniana memoria. Il Parlamento ha approvato in fretta e furia una legge che introduce le “convocazioni elettroniche”. D’ora in poi la chiamata alle armi, che sia il servizio militare o la mobilitazione, verrà inviata attraverso il portale governativa Gosuslugi e sarà considerata automaticamente come consegnata. Non aiuta neppure non avere mai creato un profilo sul portale o averlo cancellato: la cartolina, in questo caso, verrà inviata a un registro digitale governativo di tutti i russi idonei al servizio militare e, dopo sette giorni, verrà considerata come recapitata. Da quel momento chi non si presenta all’ufficio di reclutamento entro venti giorni, verrà considerato un disertore, indipendentementedal fatto che usi o meno Internet. Non potrà lasciare il Paese, ottenere o rinnovare la patente, acquistare o vendere immobili, contrarre prestiti o registrare una piccola impresa. Il registro dei russi idonei al servizio digitale non esiste ancora, ma le autorità assicurano che sarà pronto per il prossimo autunno. Il progetto è stato affidato, secondo il sito web Meduza, a Rt Labs, sussidiaria di Rostelecom, il più grande appaltatore di sistemi di dati del Ministero dello sviluppo digitale. Da Gosuslugi non si scapperà più. E seppure qualcuno ci volesse provare, ha avvertito il commissario militare di Mosca, il colonnello Maksim Loktev, verrebbe intercettato dalle 187mila “telecamere intelligenti” della capitale dotate di sistema di riconoscimento facciale: oltre 70 ogni chilometro quadrato. «La sorveglianza è globale», ha spiegato Maria Nemova, avvocata dell’ong Ovd-Info, che monitora gli arresti di manifestanti e oppositori. «Il percorso di una persona può essere tracciato dall’uscio della propria casa alla metropolitana e fino a qualsiasi altro punto». E come se non bastasse, lunedì i deputati hanno discusso e approvato in un’unica giornata emendamenti che consentono alle guardie di frontiera di confiscare i passaporti dei russi a cui è stato proibito lasciare il Paese. Non c’è scampo. Il Grande Fratello non si ferma qui. In futuro anche chiunque sia stato bollato come “agente straniero” o abbia semplicemente messo un “Mi Piace” a un post sui social media critico contro le autorità, potrebbe vedersi negato i servizi essenziali. «Il governo vuole creare un sistema digitale di controllo sociale regolando l’accesso individuale a diritti e benefici. Essere al di fuori di questo sistema comporterà effettivamente la morte sociale. La digitalizzazione non è più solo un modo per raccogliere e archiviare informazioni: ora adatterà i profili social alle esigenze dello Stato», avverte la politologa Tatiana Stanovaja. «La legge sulla cartolina digitale è il primo tentativo dello Stato russo di introdurre elementi di totalitarismo digitale, ma certamente non sarà l’ultimo».

Rosalba Castelletti, la Repubblica (25/5/2023)

Canzone del giorno: How to Disappear Completely (2000) - Radiohead
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mercoledì 24 maggio 2023

Pregi

Non è facile sopportare i pregi degli altri.

Pino Caruso (1934-2019), Appartengo a una generazione che deve ancora nascere (2014)




Canzone del giorno: Niente da salvare (2023) - Filippo Andreani
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lunedì 22 maggio 2023

Hotspot del clima malato

Ormai è innegabile: sulla nostra penisola la crisi climatica sta dando perfetta manifestazione di sé con eventi estremi molto spesso opposti (pensiamo alla siccità e alle alluvioni), che si manifestano in sequenza e con frequenza sempre più elevata, condizionando profondamente le nostre vite. Fino a pochi giorni quasi tutto il territorio nazionale era attanagliato dalla più lunga siccità degli ultimi due secoli; pensiamo che per quasi un anno e mezzo le precipitazioni potevano essere contate con il contagocce. Ora invece le energie, le preoccupazioni e anche l’attenzione mediatica sono catalizzate sulle precipitazioni a carattere alluvionale che stanno colpendo l’Emilia Romagna causando vittime e oltre diecimila sfollati. In 18 ore si sono riversati i millimetri di pioggia che in media cadono in un mese. Questo ha provocato l’esondazione di tutti i fiumi, allagamenti nei paesi in pianura, isolamento di quelli collinari a causa delle frane di molte strade, i campi coltivati sono diventati veri e propri laghi e i frutteti che erano in una fase cruciale della maturazione dei loro prodotti sono stati severamente danneggiati. Sarebbe bello che questa situazione tremenda che sto descrivendo fosse un fenomeno sporadico e isolato, ma purtroppo così non è. Oggi è stata la volta dell’Emilia Romagna, nel novembre del 2022 era toccato a Ischia e solo due mesi prima alle Marche. E domani? Non è dato saperlo eppure sappiamo che succederà. L’Italia come il resto del bacino del Mediterraneo rientra infatti tra quelli che gli scienziati definiscono “hotspot dei cambiamenti climatici”, ossia aree del pianeta che subiscono gli effetti della crisi del clima con maggior intensità e con conseguente impatto sui sistemi naturali e umani. I dati forniti dall’Ispra nel 2021 danno conferma di ciò mostrando come il 94% dei Comuni italiani è a rischio frane e alluvioni. Mentre uno studio dell’Osservatorio del Legambiente ha rivelato che in soli dieci anni il numero annuale di allagamenti da piogge intense è passato da dieci nel 2012 a 150 nel 2022. Inondazioni, frane e alluvioni da un lato, e dall’altro uno stato di siccità che si sta cronicizzando e che acutizza gli effetti delle piogge rendendo il terreno impermeabile. Ecco allora che le piogge, non riuscendo a penetrare nel suolo, da un lato allagano le città e dall’altro non vanno ad alimentare le falde, mentre bisognerebbe fare di tutto fuorché impedire l’accumulo di riserve d’acqua (prima fra tutte le azioni recuperare gli invasi che non riescono più a svolgere il loro compito perché mal gestiti nel tempo). Come se tutto ciò non bastasse c’è un ulteriore fattore, questo di natura umana, che si aggiunge a questo quadro di tempesta perfetta. Sto parlando della cementificazione che fa sì che le strade si trasformino in veri e propri torrenti che trascinano appresso tutto quello che incontrano nel loro percorso. In un Paese quale l’Italia che è sull’orlo della crisi demografica ogni giorno del 2021 si sono cementificati una media di 19 ettari al giorno, con una velocità di due metri quadrati al secondo. Gli abitanti diminuiscono e gli edifici si moltiplicano. Tutto questo non ha la benché minima e razionale ragion d’essere!  Eppure è reso possibile dal fatto che l’Italia ancora manchi di una legge per frenare il consumo di suolo, nonostante di proposte in tal senso ve ne siano da oltre dieci anni. La crisi ambientale è arrivata allo stadio di irreversibilità e si manifesta in tutta la sua complessità e interconnessione tra sistemi naturali, economici e sociali. Non c’è più tempo per pensare, o peggio ancora nascondere la testa sotto la sabbia come fa la classe politica. Bisogna agire e sviluppare strategie di adattamento per far sì che vi siano le condizioni affinché la specie umana possa continuare a vivere sul pianeta (o i più pessimisti direbbero sopravvivere).

Carlo Petrini, La Stampa (19/5/2023)

Canzone del giorno: Indian Summer Sky (1984) - U2
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venerdì 19 maggio 2023

L'ambiente estremo

Poiché questo è il momento in cui dovremmo restare in silenzio — e nel silenzio concentrarci sugli alluvionati, gli sfollati, le vittime —, questo è anche il momento in cui esprimersi. La nostra psiche collettiva è intrappolata ormai da anni in cicli di emergenza e disinteresse, sempre più drammatici e sempre più brevi, che alla fine lasciano per lo più le cose come sono. La disponibilità ad ammettere e discutere un problema si apre e si chiude come una valvola a scatto. Così rimangono solo le occasioni peggiori, le meno adeguate in assoluto, quando la commozione è al culmine e sarebbe meglio tacere, per ribadire ciò di cui per il resto del tempo dovremmo parlare. Nel caso specifico, per ribadire il concetto centrale, il più ambiguo ma anche il più devastante della crisi climatica; nonché quello che continua a sfuggire ai più crisi climatica significa l'aumento in intensità e in frequenza dei fenomeni estremi. Di un segno e di quello opposto: siccità e alluvioni, ondate di caldo e ondate di gelo. La parola chiave, quella su cui sventatamente non è stato concentrato lo sforzo comunicativo dall'inizio, è proprio «estremo». Siamo già entrati in un'epoca in cui il clima, in ogni sua manifestazione, è più estremo di come lo conoscevamo. Anche la siccità dei mesi scorsi in Pianura padana e le inondazioni delle ultime ore sono tutt'altro che slegate. Il «come» è reperibile nelle spiegazioni dei climatologi interpellati ovunque, che di certo accompagneranno anche questo articolo, ma bisogna cogliere l'attimo, leggerle oggi, perché scompariranno non appena la pioggia sarà cessata e l'acqua si ritirerà. Qui ci è sufficiente dire che chi vede in un fenomeno la negazione dell'altro — nell'eccedenza di piogge la negazione della siccità — si sta fermando allo stadio delle impressioni, del pensiero irragionevole, e rifiuta di accogliere ciò che quegli stessi climatologi ripetono non da ieri e nemmeno dalla scorsa primavera o dall'ultimo decennio: i fenomeni atmosferici estremi sono più estremi e più frequenti, e lo saranno sempre di più. Quella che viviamo è un'escalation ambientale. […] La comunità scientifica è pacificata sui fondamentali dei cambiamenti climatici ormai da decenni, anche i media mainstream sembrerebbero esserlo, ma qualcosa in noi, qualcosa di più profondo, continua a opporre resistenza. In questa rigidità interiore, perfino le emergenze finiscono spesso per volgersi nel contrario della consapevolezza. Le immagini aeree della pianura sommersa, le persone che chiamano aiuto e i video dei salvataggi: rendendoci vicini, ci allontanano anche, permettono di consumare tutto il nostro coinvolgimento nel dispiacere, anestetizzando la ragione. Alla fine, ciò che miriamo a risolvere il più in fretta possibile è sempre il nostro disagio personale. Solo che non possiamo più permettercelo. E davvero arrivato íl momento di un salto di qualità comune, perché la crisi climatica non è più un'eventualità. E un presente in corso, adesso in Emilia-Romagna domani chissà, che richiede forme di adattamento molteplici, economiche, infrastrutturali, sociali —e richiede rinunce, sì —, nessuna delle quali avverrà senza prima un cambio di mentalità diffuso. O forse, più dell'espressione «cambio di mentalità», che non trasmette nulla di nulla, potremmo iniziare a dire: resa. Nessuna delle modifiche sostanziali di cui abbiamo bisogno avverrà nella misura e alla velocità necessarie se una parte di noi non decide di arrendersi. Di lasciar andare per sempre l'idea rassicurante di un ambiente «mite», per ammettere quella nuova di un ambiente «estremo». L'Italia è un territorio variegato, mosso, struggente. Ed esposto. La vulnerabilità — delle nostre coste, di certe aree montuose, delle isole e ora anche, sorprendentemente per molti di noi, della nostra più grande pianura — è il primo pensiero da ammettere per evitare di trovarci sospesi a mezz'aria, fra certe «storie» a cui non crediamo del tutto e un Pianeta che non capiamo più.


Paolo Giordano. Corriere della Sera (18/05/2023)


Canzone del giorno: Blues of Desperation (2016) - Joe Bonamassa
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mercoledì 17 maggio 2023

Nuova

Joan Mirò, La nascita del giorno (1968)

Un padre può dare a suo figlio il naso e gli occhi, e magari l'intelligenza, ma non l'anima. Essa è nuova in ogni uomo.

Hermann Hesse (1877-1962), Knulp (1915)


Canzone del giorno: Soul (2008) - Van Morrison
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domenica 14 maggio 2023

Artificiale

Anche se negli ultimi tempi le cose sono un po’ diverse (ma non poi così tanto), nei decenni che ci stanno alle spalle abbiamo assistito a mutamenti delle nostre società così continui e sostanziali, così benefici e duraturi — perlopiù frutto congiunto dell’affermazione della democrazia e delle conquiste tecnico-scientifiche — da lasciare nella mentalità di noi tutti un’impronta duratura e fortissima. Ne siamo usciti quelli che siamo oggi: degli invincibili progressisti. Progressisti per sempre. Progressisti perché convinti, ad esempio, che la sola idea di opporsi al cambiamento, di voler conservare, siano idee sostanzialmente insensate (oltre che reazionarie, «di destra»). In particolare ci appare insensata l’idea che si possa rifiutare una qualunque cosa si presenti come il frutto del progresso tecno-scientifico: anche se oggi tale progresso sembra sul punto di prendere (o ha già preso) un orientamento significativamente diverso da quello precedente. Passando cioè da un progresso volto a rafforzare e ampliare le capacità umane (per dire: dalle capacità del sistema immunitario a quelle di calcolo) a un progresso in cui invece la tecno-scienza mira di fatto a sostituire tali capacità, a surrogarle (l’ingegneria genetica e l’intelligenza artificiale sono solo i due casi più clamorosi). Con il risultato, in prospettiva, di un vero e proprio superamento di quello che si potrebbe chiamare l’umano «naturale» a pro di un umano post-naturale, «artificiale». […] Per una fattura sbagliata, per protestare contro qualsiasi disservizio, per chiedere un’informazione, per un corriere che non ci ha trovato a casa, per prenotare ormai qualsiasi cosa, per parlare con qualsiasi ufficio, telefoniamo a un centralino. E qui comincia una vera odissea. Quello che ci risponde immediatamente è un disco. Il quale ci prospetta quattro o cinque opzioni da digitare, poi di seguito ancora una volta altre quattro o cinque, e magari la stessa cosa un’altra volta ancora. Se capiamo bene e siamo così bravi e pronti da scegliere sempre l’opzione giusta inizia regolarmente un’attesa snervante di tre, cinque, dieci minuti, un tempo potenzialmente illimitato durante il quale un disco ci ripete di continuo che «il primo operatore libero ecc. ecc…»; finché a un certo punto, novantanove volte su cento, con l’aria di farci un piacere saremo invitati «per non prolungare l’attesa…» ad andare sul sito «www.vattelapesca» e da lì proseguire il nostro viaggio verso il nulla. Nel nostro quotidiano rapporto con il mondo è sempre più raro, insomma, che ci sia una voce umana che ci ascolti quando dobbiamo avanzare una protesta o una richiesta. Il progresso e insieme l’ovvio interesse economico di non ricorrere a degli operatori in carne ed ossa ci sottrae ogni possibile interlocutore reale. Al suo posto ci viene imposto di rivolgerci a una macchina, di parlare al suo silenzioso fruscio, di cancellare dalle parole che pronunciamo ogni tratto personale, emotivo, nostro: di «stare ai fatti!» e basta. Sapendo peraltro di non poterci attendere alcuna risposta, costretti ad affidare l’esito di quanto stiamo dicendo a una entità imperscrutabile che non possiamo sapere se, quando, e come, prenderà in esame quella che di fatto assomiglia più che altro a una disperata supplica. […] Ecco a che cosa dovrebbe servire un partito conservatore, ecco il tipo di circostanze emblematiche a cui dovrebbe rivolgere la propria attenzione. Vietare che almeno in certi servizi al centralino risponda una voce registrata sembra un nulla, invece è moltissimo. Sarebbe l’affermazione che ancora viviamo in una società non disposta, in nome del progresso e del risparmio dei costi, a rinunciare alla propria natura umana.


Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera (12/5/2023)


Canzone del giorno: I Surrender, Dear (1957) - Thelonious Monk
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venerdì 12 maggio 2023

La canzone del Parco

A che cosa pensano questi umani fragili?

A che cosa servono i miei rami stupidi?

A che cosa servono, se mi lascio prendere da pensieri inutili?

Posso solo esistere, in eterno vivere

Senza avere gli attimi degli amanti giovani, degli amori giovani.

A che cosa pensano questi umani fragili?


Baustelle, La canzone del Parco (2000)


Canzone del giorno: La canzone del Parco (2000) - Baustelle
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martedì 9 maggio 2023

Economia regale

Folle di turisti, perlopiù inglesi del Nord scesi a Londra ma anche stranieri arrivati apposta, affollano la Tube, la metropolitana della capitale: vogliono tutti assistere all’incoronazione di Re Carlo III, evento che capita una volta nella vita (e nel caso di Elisabetta II anche meno).  […] Ogni anno la Monarchia pesa per circa 80 milioni di sterline sulle tasche dei cittadini britannici. La cerimonia dell’incoronazione, seppur ridotta rispetto alla madre Elisabetta II, comporterà pure un extra costo, visto che non si tratta di spese ordinarie e ricorrenti, ma è un costo irrisorio. Agli inglesi la millenaria monarchia, iniziata ufficialmente nel 1066, costa 2,40 sterline all’anno per contribuente (esclusi neonati, bambini e indigenti). Il calcolo arriva dal centro studi “Uk in a Changing Europe”. Briciole che inoltre portano un beneficio enorme al paese: circa venti volte tanto gli 80 milioni iniziali. Re Carlo III è il nuovo sovrano della Gran Bretagna (e anche, giuridicamente parlando, capo di stato di al 14 nazioni del Commonwealth tra cui Canada e Australia), ma anche lui è un “dipendente” che riceve un salario. Il Parlamento di Westminster ogni anno versa una somma alla corona, per i suoi impegni pubblici come rappresentante del paese, il “Sovereign Grant”: per il 2023 è di 86,3 milioni di sterline, che vanno a finanziare, oltre alla corte, anche i quasi 500 dipendenti della Corona. […] Re Carlo III è il nuovo sovrano della Gran Bretagna (e anche, giuridicamente parlando, capo di stato di al 14 nazioni del Commonwealth tra cui Canada e Australia), ma anche lui è un “dipendente” che riceve un salario. Il Parlamento di Westminster ogni anno versa una somma alla corona, per i suoi impegni pubblici come rappresentante del paese, il “Sovereign Grant”: per il 2023 è di 86,3 milioni di sterline, che vanno a finanziare, oltre alla core, anche i quasi 500 dipendenti della Corona. Retrograda, fossile di un Ancien Regime ormai sepolto dalla Storia, casta di snob coccolati che conducono vite da sogno mentre i cittadini arrancano, emblema di ingiusti privilegi, la monarchia, seppur sempre più criticata (molto spesso a sproposito), rimane il miglior investimento che i taxpayer inglesi abbiamo mai fatto e possano ancora fare. A fronte di una manciata di sterline (nemmeno a famiglia, ma solo per contribuente), la monarchia alimenta un indotto ingente, che tiene in piedi l’economia e crea posti di lavoro indiretti: ogni anno, dal turismo ai souvenir, dalle visite ai palazzi reali alle mode che i reali lanciano, , si stima che la corna muova un indotto di 1,7 miliardi di sterline, secondo un calcolo di Brand Finance che risale al 2017. L’anno scorso i soli Windsor e Frogmore Cottage hanno totalizzato oltre 420mila visitatori: il biglietto costa 26 sterline. Nei negozi turistici, perlopiù gestiti da immigrati, una tazza con il volto del Re Carlo, costa 10 sterline. Da Fortnum&Mason, secolare “drogheria” di Piccadilly, la teiera dell’incoronazione, in fine porcellana, costa 160 sterline. Sabato prossimo Carlo sarà incoronato sovrano, ma il vero Re d’Inghilterra è il merchandising.

Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore (3/5/2023)

Canzone del giorno: Sweetest Devotion (2015) - Adele
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sabato 6 maggio 2023

I.A.

Tutti citano l’intelligenza artificiale, ma viene un sospetto: parlarne è un artificio (intelligente?) per esorcizzare una presenza che ci spaventa. […] Dove stiamo andando? Risposta: nessuno lo sa, qualcuno prova a immaginarlo, molti rinunciano a capire: troppo faticoso. Non sanno neppure che la I.A. è già ampiamente utilizzata, quotidianamente. […]Lunedì, gli scienziati della University of Texas, ad Austin, hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature Neuroscience dal titolo «Ricostruzione semantica di linguaggio continuo da registrazioni cerebrali non invasive». In sintesi, i ricercatori hanno dimostrato che la I.A. riesce a tradurre i pensieri privati degli esseri umani analizzando risonanze magnetiche funzionali (fMRI), che misurano l’afflusso di sangue in differenti regioni del cervello. Flusso sanguigno cerebrale e attivazione neuronale, infatti, sono accoppiati. In altre parole: l’intelligenza artificiale è vicina a leggere il pensiero. Anzi, già lo fa, in maniera un po’ rozza. Per ora. […] Notizie così, riportate con evidenza dal New York Times, riusciranno a convincerci che la nostra vita è cambiata? Oppure neanche questo sarà sufficiente? La comprensione collettiva delle rivoluzioni tecnologiche e delle grandi invenzioni non è mai stata immediata. La storia è piena di esempi. Quanti maniscalchi hanno capito di dover cambiare mestiere, quando hanno sentito per la prima volta il rumore del trattore? Per tutto il XIX secolo, il commercio del ghiaccio, raccolto nei grandi laghi del Nord, ha rappresentato una voce importante dell’economia degli Stati Uniti. Le esportazioni andavano dai Caraibi fino all’India. Quando, all’inizio del Novecento, è arrivata la produzione industriale del ghiaccio, i raccoglitori (ice cutters) non hanno capito e non si sono arresi: hanno cercato lame migliori, imballaggi più efficaci, consegne più veloci. Niente da fare, ovviamente: l’industria ha stravinto. Illusione breve: presto è arrivato il frigorifero domestico.

Trasformazioni simili hanno colpito la fotografia digitale, la riproduzione video e musicale, la trasmissione di documenti, la telefonia: pellicole, Vhs, Dvd, fax e segreterie telefoniche fanno parte del nostro passato. Ma non tutti hanno capito subito, in tanti si sono illusi (passioni, abitudini e interessi tolgono lucidità). Anche quando internet è diventato un vocabolo di uso comune, a metà degli anni Novanta, pochi hanno capito l’impatto che avrebbe avuto. Molti hanno scambiato una rivoluzione per una moda, a proprio rischio e pericolo.

Sta accadendo di nuovo con l’intelligenza artificiale? L’impressione è questa. E poiché si tratta di un fenomeno ancora più pervasivo, non capire per tempo è rischioso. Davvero, come i maniscalchi e i tagliatori di ghiaccio, mentre cambia tutto, vogliamo pensare che nulla cambierà?


Beppe Severgnini, Corriere della Sera (3/5/2023)


Canzone del giorno: Wild Things Run Fast (1982) - Joni Mitchell
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giovedì 4 maggio 2023

Settimana lampo

La settimana-lampo dei parlamentari comincia il martedì mattina e finisce il giovedì pomeriggio. Dice: devono curare i loro collegi. Ma davvero, per dire, Claudio Lotito parte per Campobasso, Michela Vittoria Brambilla va a Gela, Marta Fascina prende l’aereo per Marsala, Ettore Licheri sale sul treno per Firenze, Alberto Bagnai si dirige a Chieti e Annamaria Furlan si imbarca sul Roma-Palermo? E soprattutto: che ci vanno a fare, visto che alla fine i seggi li assegnano i partiti?

Sebastiano Messina, Cucù - la Repubblica (30/4/2023)

Canzone del giorno: Alright For an Hour (1975) - Rod Stewart
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martedì 2 maggio 2023

Sono

Emilio Giannelli, da google.it

 








Canzone del giorno: I Am Woman (1971) - Helen Reddy
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lunedì 1 maggio 2023

Playlist Aprile 2023

 

1.       The Velvet Underground,What Goes On  (The Velvet Underground – 1969) – La Imbecillità artificiale

2.       Jackson Browne, Lights and Virtues  (World in Motion – 1989) – La Virtù

3.       Frank Sinatra, WhanIsThisThing Calle Love  (In The Wee Small Hours1955) – Album

4.       Bill Whiters, Family Table  (Making Music, Making Friends1975) – La felicità comincia a casa

5.       Samuel feat. Francesca Michielin, Cinema  (Brigata bianca – 2021) – Film al Cinema

6.       Peter Frampton, ChangingAll The Time – (Peter Frampton – 1994) – Nel mezzo

7.       Joe Cocker, Satisfied – (Unchain My Heart – 1987) – Due volte

8.       Ron, Sono un figlio – (Sono un figlio – 2022)  Poveri figli

9.       Metallica, King Nothing – (Load – 1996) – Un boss piccolo piccolo

10.    Carole King, Wishful Thinking – (Colour Of  Your Dreams – 1993) – Pensiero superfluo

11.    Leonard Cohen, The Partisan  (Songs from a Room – 1969) – La Resistenza

12.    Christina Aguilera, Bionic – (Bionic – 2010) – Vanità