nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 30 ottobre 2019

Proporzione


Senso dell'umorismo vuol dire senso della proporzione.

                                              Khalil Gibran (1883 - 1931) - Sabbia e spuma, 1926




Canzone del giorno: Ventotto giorni quattro ore (2019) - Alessandro Sipolo
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domenica 27 ottobre 2019

Tragedia curda

L’idea di una Europa capace di svolgere un proprio ruolo nella storia del mondo, capace di immaginare una propria missione per una pace che significasse dialogo tra culture, riconoscimento del valore di ciascuna, concordia oppositorum, è forse finita per sempre. Siamo a una svolta che non ammette più “politica delle illusioni”, che sembra ormai ridurre quella idea a chiacchiera retorica, quando non a indecente ipocrisia. Non si tratta più, infatti, come ormai accade dalla caduta del Muro, della semplice impotenza che assiste alle tragedie senza saper esprimere una sua posizione o obbedendo più o meno docilmente alla voce del più forte. Oggi siamo di fronte a qualcosa di tremendamente più serio: l’Europa tradisce. Il tradimento in politica è un atto decisivo, l’equivalente del giuramento. Il giuramento rovesciato. Con conseguenze irreparabili, poiché chi tradisce diviene un nemico per coloro che avevano creduto in lui. Il popolo curdo aveva creduto in noi. Avevamo invocato il suo aiuto e il suo sacrificio. Il terrorismo del sedicente Stato islamico colpiva l’Europa con effetti più dirompenti e destabilizzanti che in qualsiasi altro Paese, i suoi attentati assumevano da noi un significato anche simbolico quasi pari a quello delle Torri di New York, la guerra che provocava dall’Iraq alla Siria minacciava di rendere i lussi migratori una marea irrefrenabile. I curdi sono scesi in lotta anche per noi. È intervenuto un patto, evidente come la luce del sole, innegabile, non importa nulla se scritto o meno: che saremmo stati al loro fianco nella loro sacrosanta rivendicazione di uno Stato nazionale. E questo patto noi lo abbiamo stracciato. (...) Come spiegare la completa assenza oggi di una opinione pubblica di massa che esprima la propria indignazione e la propria solidarietà, mente e cuore, nei confronti della tragedia curda? (...) Non è stupefacente che milioni di giovani scendano in piazza per la salute della madre Terra e neppure mezzo sciopero per quella delle madri curde, dei loro bambini, dei migranti annegati nel Mare nostro? Può esservi salute della Terra se quella parte della natura che è l’uomo soffre inenarrabilmente in metà del pianeta? La domanda se la dovrebbe rivolgere la cosiddetta sinistra europea, che di un’idea di nuova Europa si millanta portatrice. (...) Vedete un po’ il caso: come sembra facile da noi la mobilitazione via web, media, ecc., quando si tratta di inquinamento e clima, e quanto difficile, se non impossibile, quando il problema è specificatamente politico, di lotta politica, quando cioè non si tratta di “valori universali”, ma di capire chi è l’amico e chi il nemico e organizzarsi contro quest’ultimo. Allora ci vuole appunto, o ci vorrebbe, organizzazione, informazione vera, sedi di discussione democratica, assemblee e congressi che decidano linee concrete di condotta, dirigenti autorevoli, rappresentanze forti. Ma il post-moderno insegna e impera: la politica si fa con tweet e like, insulti e idiozie in rete, fake news e piattaforme Rousseau. Il resto è passato. E i curdi crepino pure, basta che Erdogan si tenga i migranti, naturalmente a un equo canone.

Massimo Cacciari, L'Espresso

Canzone del giorno: Dead Horse (1991) - Guns N' Roses
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venerdì 25 ottobre 2019

Cervicale

Sei italiani su dieci soffrono di «cervicale», come viene impropriamente chiamata la cervicalgia, il dolore al collo che si protrae per un periodo di tempo variabile, uno dei disturbi muscolo-scheletrici più diffusi nel mondo occidentale, che anche in Italia non accenna a diminuire, anzi risulta in continuo aumento. Il 50% della popolazione mondiale sperimenta un attacco di cervicalgia almeno una volta nella vita, una sindrome che si colloca al quarto posto nella classifica delle cause di anni persi per invalidità, subito dopo la lombalgia, la depressione e i dolori articolari. (…) La cervicalgia può essere scatenata da un insieme di cause particolarmente numerose ed eterogenee, le più indiziate delle quali sono la sedentarietà, la postura scorrettaernie cervicali, ipercifosi dorsale, iperlordosi lombareosteofiti spondilosi, mentre la cervicalgia improvvisa ed acuta è spesso imputabile a colpi di freddo, colpi di frusta (traumi derivati da incidenti automobilistici), protrusioni discali e sport di potenza. Il classico dolore del collo inoltre, può essere affiancato da sintomi secondari, quali la tensione ed affaticamento muscolare locale, una sintomatologia che si irradia alla nuca, alla spalla e al dorso, con intorpidimento e formicolio localizzato, fino a provocare dolore al braccio (brachialgia) e debolezza di tutto l' arto superiore e della mano, che arriva in molti casi ad impedire la prensione degli oggetti. (…)Più banalmente la cervicalgia latente può accentuarsi in diverse occasioni, come dormire su un materasso troppo morbido con un cuscino non adeguato, due condizioni che possono aggravare il dolore cervicale, come accade quando per esempio ci si sveglia con un braccio «addormentato», indizio di compressione anomala dei nervi cervicali causante parestesie e formicolio, oppure quando si rimane molte ore al volante, sottoponendo la colonna a ripetuti microtraumi durante la guida, come succede quotidianamente ai tassisti romani che percorrono le strade accidentate della capitale. Altro elemento imputato è lo stress, il quale, imponendo contratture da tensioni eccessive, accentua un dolore preesistente se si assumono posizioni scorrette, sfociando spesso in rigidità muscolari ed articolari, che non facilitano il risolversi della flogosi rachidea. (…) Nel mondo sono 45 milioni le persone che soffrono di cervicale, molte delle quali affette da una disabilità permanente causata da un evento traumatico, per cui i medici raccomandano, appena svegliati, di fare sempre, per pochi minuti e da seduti, piccoli movimenti del collo, in senso antero-posteriore (toccando il petto con il mento ed estendendo la nuca sul dorso), laterali (allineando il mento alle due spalle in modo alternato) ed obliqui (avvicinando le orecchie alle spalle), per ridurre sensibilmente il rischio di probabili recidive di cervicalgia, per avere il collo libero da tensioni e dolori, o addirittura per eliminare la possibilità di comparsa della temibile cervicale.

Melania Rizzoli, Libero (24/10/2019)

Canzone del giorno: Harvester Of Sorrow (1988) -  Metallica
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martedì 22 ottobre 2019

Post Scriptum Film

Joker

REGIA: Todd Phillips
INTERPRETI: Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Bill Camp, Zazie Beetz, Brett Cullen, Frances Conroy, Glenn Flesher
SCENEGGIATURA: Todd Phillips, Scott Silver
FOTOGRAFIA: Lawrence Sher
MUSICHE: Hildur Guonadòttir
DURATA: 122'
USCITA: 3/10/

Scena finale del film Joker: primo piano dell’attore Joachin Phoenix.
Rinchiuso in un manicomio e seduto di fronte a un’assistente sociale che lo scruta, egli inizia a sussurrare una strofa di That’s Life, il famoso brano portato al successo da Frank Sinatra e che, in un certo qual modo, rappresenta il manifesto del meraviglioso film di Todd Phillips proprio per il testo intriso di oscurità, tristezza ma anche di flebile speranza.
Joker/Phoenix mormora una parte della canzone: “Questa è la vita, sembra divertente / alcune persone danno calci / calpestando un sogno / ma non mi lascio abbattere”. Avvicina alle sue labbra una sigaretta. Subito dopo il regista riprende l’ennesima “fuga” del protagonista, stavolta lungo i corridoi di quel gelido manicomio criminale.
Durante le due ore del film, Arthur Fleck, aspirante cabarettista segnato da gravi turbe psichiche, è costretto spesso a correre. Egli corre per strada, in metropolitana, lungo i quartieri di una città contemporanea sommersa dai rifiuti. Corre per inseguire dei teppisti che lo deridono, per scappare da chi lo disprezza, per dileguarsi. La sua è una corsa impacciata che si allenta dinanzi alla lunga scalinata che lo porta verso casa, palcoscenico del suo dramma personale e familiare.
L’interpretazione magistrale e raggelante di Joachin Phoenix mette a nudo l’imperscrutabile follia di un uomo emarginato, disprezzato e segnato dal dolore.
Il film ha una lucida potenza espressiva nel raccontare il continuo tormento di Arthur/Joker, il suo ricorso alla violenza nichilista, il rapporto tragico con la madre, la delusione nel vedersi deriso anche da chi ammira e che assume le sembianze di un presentatore (Robert De Niro) di un talk show televisivo.
Nello stesso tempo il regista cerca di orientare lo spettatore in un ambito nel quale c’è tutta la disperazione di un uomo alla ricerca di affetto, di calore e, perfino, d’amore.
Un film pieno di contrasti con momenti di sconfortante violenza che si scontrano con la necessità di dolcezza reclamata da un uomo il cui mondo interiore è segnato da sofferenza e solitudine.
Un film crudele, intriso di provocatoria critica sociale che soltanto in alcuni tratti ha dei lampi di tenerezza. D’altronde il desiderio più grande di Joker è quello di far ridere gli altri (incantevole la sua commozione mentre guarda, in una sala  cinematografica riservata ai ricchi della città, una scena di Tempi moderni di Charlie Chaplin). Ma proprio il suono sibilante della sua risata/non risata lo espone alla derisione degli altri. “La risata non rispecchia necessariamente il mio stato d’animo”, è scritto nel tesserino che porta in tasca. Perché il suo ridere non esprime allegria ma, al contrario, tristezza e dolore di emozioni represse.
Film acre e devastante.

Canzone del giorno: That's Life (1966) - Frank Sinatra
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domenica 20 ottobre 2019

Fatiche


E’ più facile condurre gli uomini a combattere, mescolando le loro passioni, che frenarli e dirigerli verso le fatiche pazienti della pace.

André Gide (1869 - 1951)




Canzone del giorno: Where Is The Love (2003) - Black Eyed Pas
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venerdì 18 ottobre 2019

L'isolamento del Sultano

A meno di una settimana dall'inizio delle operazioni militari nel Nord-Est della Siria, nel Rojava, la Turchia è totalmente isolata in Medio Oriente, nel mondo islamico, in Occidente. Questo il capolavoro realizzato da Recep Tayyip Erdogan con l'operazione "Fonte di Pace" e l'invasione militare del Kurdistan siriano. Il presidente turco è sempre più debole in patria, dopo le due clamorose sconfitte elettorali a Istanbul, quando il candidato dell'opposizione laica e secolare, Ekrem Imamoglu, sconfisse, il partito di maggioranza governativa, nonostante l'annullamento del voto messo in atto da una magistratura compiacente con il regime. E non sono bastati neanche due anni di purghe a più ondate nell'esercito, nelle scuole e nella magistratura, dopo il tentato golpe del 2016 per sottomettere completamente la Turchia al volere del partito di Verità e Giustizia al potere da 17 anni. Indebolito in patria, Erdogan ha puntato tutte le sue carte su un'opzione ultra-nazionalista e neo-ottomana. (…) In pochi giorni dall'inizio delle operazioni militari, il nord della Siria è cambiato: più di 200.000 civili in fuga; centinaia di detenuti di Isis evasi dalle carceri con la complicità turca; le milizie jihadiste "embedded" nell'esercito turco che compiono crimini di guerra, a cominciare dall'uccisione della leader curda Hervin Khalaf. E nonostante l'iniziale "green light" alle operazioni militari concesso dal Presidente Donald Trump, l'abbandono dei curdi, il migliore alleato dell'occidente nella regione, ha suscitato sdegno e reazioni che hanno prodotto un isolamento internazionale senza precedenti per la Turchia.(…) E dopo il surreale saluto militare della nazionale di calcio turca nella partita contro la Francia, molte sono le voci che chiedono di non tenere a Istanbul la finale di Champions League il prossimo 30 maggio. Il progetto neo-ottomano di Erdogan ha condotto la Turchia in una condizione di isolamento senza precedenti. E in modo sempre più interdipendente la Turchia non potrà restare a lungo senza una chiara collocazione internazionale e senza una solida prospettiva.

Gianni Vernetti, La Stampa (16/10/2019)

Canzone del giorno: Isolation (1980) - Joy Division
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mercoledì 16 ottobre 2019

Ti amo

Ti amo perché tutti gli amori del mondo sono come fiumi differenti che scorrono verso il medesimo mare: lì s’incontrano e si trasformano in un amore unico, che diviene pioggia e benedice la terra.
Ti amo come un fiume che permette alla vegetazione e ai fiori di crescere con il passaggio delle sue acqua. 
Ti amo come un fiume che ristora chi ha sete e trasporta le persone fin dove vogliono arrivare. 
Ti amo come un fiume che capisce quando deve scorrere in maniera impetuosa lungo una cascata e avanzare piano e riposare in un avvallamento del terreno. 
Ti amo perché tutti nasciamo nello stesso luogo, dalla medesima fonte, che continua ad alimentarci con acque sempre diverse.

                                                                                                                  Paulo Coelho, Aleph (2011)

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E ci teniamo per mano
siamo in silenzio io e te
certo ch'è buffo: sono teso più di te
ti sento tra le mie dita ed è un piacere così
in questo istante la vita è tutta qui.

Fabio Concato, M'innamoro davvero (1999)

Canzone del giorno: M'innamoro davvero (1999) - Fabio Concato ft. José Feliciano
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domenica 13 ottobre 2019

The Preacher, The Politican Or The Pimp

Molteplici i motivi per ascoltare e assaporare con convinzione l’ultimo lavoro di Toronzo Cannon, cantautore e chitarrista blues che, dopo un periodo di apprendistato come accompagnatore sul palco di tanti grandi bluesman, è riuscito negli ultimi anni ad affermarsi come solista nel panorama internazionale.
Il suo debutto, nel 2016, in Alligator Records, la famosa casa discografica americana di blues con sede a Chicago, ha sicuramente contribuito a diffondere la sua fama e il suo blues contemporaneo che strizza l’occhio al soul  ma anche al rock.
Le dodici canzoni dell’album evidenziano la maturità dell’artista cinquantenne che propone una chitarra incisiva e una voce piena di sentimento e personalità.
I suoi testi scrutano i vari aspetti della società attuale al ritmo implacabile del blues, contraddistinguendosi per l'esplicita ironia nonché  per la tagliente visione delle multiformi contraddizioni sociali.
La canzone che da il titolo all’album, d’altronde, è tutto un programma in tal senso: "The Preacher, The Politician Or The Pimp", ossia ogni predicatore, politico o magnaccia (The Pimp) che sia altro non è che un venditore di fumo (e di sogni) accomunato dalla stessa evidente ipocrisia.
Il suo blues muscoloso e intenso emerge sin dal primo brano ("Get Together Or Get Apart") e cattura durante l'ascolto dell'intero lavoro. Il tocco delle sei corde trascina in un gradevole vortice con canzoni dai testi espliciti.
"Insurence" sulle incongruenze del sistema sanitario negli Stati Uniti, "The Silence Of My Friends" dedicata a Martin Luther King, per poi concludere con la straziante "I'm Not Scared", che affronta il tema della violenza fra le mura domestiche.
Una chitarra che enfatizza il significato dei brani con arrangiamenti di un moderno blues made in Chicago.

Canzone del giorno: The Preacher, The Politician Or The Pimp (2019) - Toronzo Cannon
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venerdì 11 ottobre 2019

Spazio bianco

Uno spazio bianco si riempie man mano di parole, ed è la prima pagina di un libro, una lettera scritta con inchiostro che non lascia traccia, un antico marmo dissepolto inciso di caratteri ermetici… Chi sogna si sforza di leggere le parole, se riuscirà a decifrarle avrà una risposta alle domande decisive che lo riguardano. Ma le parole non si afferrano, sono distorte, ondeggianti, viste come attraverso uno schermo d’acqua. Chi sogna sa di sognare, eppure questo non lo rassicura.

Raffaele La Capria, Amore e Psiche (ed.Bompiani -1973)

Canzone del giorno A Mind of Her Own (2019) - Paula Harris
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martedì 8 ottobre 2019

Mozzarella

C’è voluto che gli americani attentassero alla nostra mozzarella perché l’Italia intera si sollevasse ed emettesse un ruggito antiyankee: dai giornali, la Repubblica, il Corriere, il Giornale, i cattolici Avvenire e Il Tempo, ai politici. Persino il tremebondo Di Maio ha fatto la faccia feroce di fronte al gauleiter Mike Pompeo mandato in Italia per rimetterci in riga: “difenderemo le nostre aziende”. “L’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”.Finché ci costringono a tenere 800 soldati in Afghanistan, ci impediscono di avere relazioni economiche con l’Iran per noi molto vantaggiose e con la Cina, per noi ancor più vantaggiose, ci coinvolgono in guerre che per noi hanno contraccolpi disastrosi come quella alla Libia di Gheddafi, contano su di noi per l’alleanza col generale tagliagole Abdel Fattah al-Sisi (“un grande statista” secondo Renzi e non solo lui), tengono sul nostro territorio 60 basi militari alcune nucleari, stuprano impunemente le nostre ragazze e un loro rambo fa 20 morti al Cermis, ci tengono insomma in uno stato di minorità politica, militare, economica e alla fine anche culturale oltre che linguistica, “tutto va ben madama la marchesa”, che sarà mai? Ma la mozzarella no, quella non si tocca. Siamo o non siamo un popolo di buongustai, un po’ vigliacchi, va bene, ma buongustai? Naturalmente le pecore quando cominciano a ruggire si spaventano e riprendono subito a belare. Ci si è affrettati ad affermare che, ovviamente, non sono in discussione “gli indissolubili legami transatlantici”. Ma noi ci chiediamo da tempo in nome di che gli americani possano ricattarci in ogni ambito e con noi ricattare, naturalmente, l’Europa intera. C’è, si dice, il Patto Atlantico, con annessa NATO, che l’Italia insieme ad altri Stati dell’Europa occidentale ha firmato nel 1949. Ma una norma di diritto internazionale recita “pacta sunt servanda, rebus sic stantibus”. E da allora il panorama internazionale è completamente cambiato: non c’è più l’Unione Sovietica, si sono affacciati all’onor del mondo occidentale grandi Paesi come la Cina e l’India, il Medio Oriente non è più sotto il nostro controllo e i musulmani, dopo l’avvento di Khomeini, sono una realtà della quale non si può non tenere conto e trattarla solo a suon di bombe. Non c’è più alcuna ragione di osservare quel Patto e di inventarsi legami culturali che se mai sono esistiti oggi non ci sono più. E’ del tutto evidente che l’Europa è diventata da tempo, non da quando c’è Donald Trump come ipocritamente si dice per salvarsi la faccia, un bersaglio per la politica americana. Questo Angela Merkel lo aveva capito benissimo quando un paio d’anni fa affermò: “Noi non possiamo più contare sugli amici di un tempo”. E Merkel divenne immediatamente uno dei bersagli preferiti non solo di Trump ma di tutta l’America, repubblicana o democratica che sia. Ma questo sarebbe esattamente il momento per l’Europa di ribellarsi perché la politica dei dazi e delle sanzioni arbitrarie ovviamente non colpisce solo l’Italia ma l’intera Unione europea. Ma, per tornare a noi, se i dazi sulla mozzarella saranno serviti a ridarci un po’ d’orgoglio nazionale, a noi tutti e non solo alla Meloni e in modo ambiguo a Salvini, ben vengano. Ben vengano la mozzarella, il prosciutto, il Grana Padano. E io, nel mio piccolo, mi sentirò un po’ meno solo perché le cose che ho scritto in questo articolo, meritandomi fama di antiamericanismo irrazionale, illogico e autolesionista, le scrivo da trent’anni.


Massimo Fini, Il Fatto Quotidiano (5/10/2019)

Canzone del giorno:
 Breakfast in America (1979) - Supertramp
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domenica 6 ottobre 2019

Trait d'union

Il  trait d’union tra il Conte uno e il Conte si chiama Matteo. Un nome che per il premier del governo gialloverde prima e di quello giallorosso oggi assume sempre più le sembianze di un incubo. A sostituire Salvini, che solo due mesi fa tuonava dalle spiagge roventi del Papeete contro l’esecutivo, c’è ora l’altro Matteo (Renzi). Non passa giorno che il leader di Italia Viva non lanci bordate per mancare la distanza dal resto della maggioranza e dal presidente del Consiglio. Il giudizio sprezzante («un pannicello caldo») sul taglio del cuneo fiscale prospettato da Conte è solo l’ultima in ordine temporale. Presto altre ne arriveranno. Renzi così come Salvini, dopo essere stato il principale protagonista della nascita del Governo Conte, ha smesso repentinamente gli abiti del fedele alleato per indossare quelli del guastatore. Basti ricordare che ha scelto di ufficializzare la rottura con il Pd e la nascita dei gruppi parlamentari di Italia viva nel giorno in cui si stava completando la squadra di governo con il giuramento dei sottosegretari. L’obiettivo è chiaro. Renzi vuole recuperare consenso e per farlo deve usare gli alleati e il premier come sparring partner. Proprio come ha fatto il primo Matteo per 14 mesi. La contrapposizione è il modo più facile per far convergere su di sé i riflettori e non mollerà la presa facilmente. Certo al momento Renzi non ha le carte di cui disponeva Salvini. L’ex ministro dell’Interno aveva dalla sua un consenso personale e per il suo partito altissimo mentre il Matteo che sostiene il Conte due, se si votasse oggi, faticherebbe a superare la soglia di sbarramento. Ma è anche vero che la minaccia del ricorso alle urne si è rivelata una pistola scarica e dunque per il momento Renzi non rischia che le sue incursioni da guerriglia si trasformino in una battaglia a campo aperto nella quale finirebbe probabilmente per soccombere. L’ex premier e segretario del Pd ha bisogno di tempo per consentire a Italia Viva di crescere. E la nascita del Conte due gli ha offerto questa possibilità (non a caso ad aprire la strada per l’accordo di Governo con M5s è stato lui ). Lo sa anche il premier costretto di nuovo a sopportare i colpi sotto la cintura sferrategli dal Matteo di turno mentre l’altro non smette di punzecchiarlo. I due – Salvini e Renzi- a breve daranno vita a un faccia a faccia televisivo da avversari che però hanno anche loro un trait d’union su cui far convergere il fuoco: Giuseppe Conte.

Barbara Fiammeri, Il Sole 24 Ore 
Canzone del giorno: The Boxer (1970) - Simon & Gurfunkel
Clicca e ascolta: The Boxer....

sabato 5 ottobre 2019

Notte di provincia


e  in questa noia che mi stordisce
io dimentico
passerà anche questo tempo
così avaro e così stanco
per ora non so dove altro andare…


Vinicio Capossela, Notte di provincia (1991)



Canzone del giorno: Notte di provincia (1991) - Vinicio Capossela
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mercoledì 2 ottobre 2019

Lusso

Vauro, da google.it















Canzone del giorno: A Little Luxury (2004) - The Muffs
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martedì 1 ottobre 2019

Playlist Settembre 2019


1.      David Gogo, Something Ain’t Right  (Vibe -  2004) – Istituzioni
2.      Natasha Bedingfield ft. Angel Haze, Everybody Come Together  (Roll with Me - 2019) –  Rousseau
3.      Harry Nilsson, Don’t Forget Me  (Pussy Cats - 1974) –  Giuramenti
4.      Ministri, Nella Battaglia  (Fidatevi - 2018) –  L’armata
5.      Yes, Silent Talking  (Union - 1991) –  Piaceri
6.      Raphael Gualazzi, L’estate di John Wayne  (Love Life Peace - 2016) –  Arene
7.      Beth Hart, I’ll Stay With You – (Leave the Light On – 2003) –   Disaccordo
8.      Fabrizio De Andrè, Un giudice(Non al denaro non all’amore né al cielo1991) – Un giudice
9.      Chico Buarque, O que serà – (Meus Caros Amigos – 1976) –  Sarà che…
10.  Jack Savoretti, Greatest Mistake – (Singing to Strangers – 2019) –  Sbagliare
11.  Survivor, Eye of the Tiger – (Eye of the Tiger – 1982) –  Contribuenti
12.  Gloria Gaynor, I Will Survive – (Love Tracks – 1978) –  Clima
13.  Unspoken, Start a Fire – (Unspoken – 2014) –  Istruzione