nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 29 aprile 2018

Idee contraddittorie

Non che la tua esistenza corregga tutti quegli errori, o li annulli, no. Non giustifica niente. Quello che significa – l’ho già detto prima? Penso di sì, forse in altra forma -, o meglio quello che mi fa capire, è questo: che la vita comincia ad avere senso solo quando ti rendi conto che a volte – spesso – continuamente – due idee del tutto contraddittorie possono essere egualmente vere.

Jonathan Coe – La pioggia prima che cada (2007)

Canzone del giorno: Contradictions (1990) - Sam Brown
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venerdì 27 aprile 2018

Audio-cannoni

La mossa di Seul è arrivata domenica a sorpresa. Da ieri la Corea del Sud ha spento gli altoparlanti al confine. Quegli altoparlanti cioè che da anni a questa parte diffondono nel territorio del Nord annunci di propaganda alternati con musica. La decisione di fermare i messaggi dalla frontiera è chiaramente un gesto distensivo, peraltro unilaterale, per preparare al meglio l’incontro in programma per venerdì prossimo: quello che si terrà nella zona smilitarizzata tra le due Coree e che vedrà faccia a faccia per la prima volta il capo del regime nordcoreano Kim Jong-un e il presidente sudcoreano democraticamente eletto Moon Jae-in.
Gli altoparlanti – hanno reso noto le autorità della Corea del Sud – sono stati spenti ieri mattina. Le voci di propaganda che venivano trasmesse dal confine cercavano di informare il popolo del Nord delle crudeltà commesse dal regime, di smentire le menzogne di Stato diffuse abitualmente dai media controllati dagli uomini di Kim, e di convincere gli abitanti dei vantaggi della vita nel Sud democratico e industrializzato.
Una guerra sonora che prosegue ininterrottamente dagli anni Sessanta, ma che da un paio d’anni a questa parte ha subito un’innovazione: le comunicazioni politiche si alternano con trasmissioni di canzoni, la famosa musica K-pop della Corea del Sud che tanto successo riscuote anche nei paesi occidentali, Italia compresa. «Lo facciamo affinché i nordcoreani possano sapere che il mondo sta cambiando» spiegavano a Seul. Il Nord ha adottato le sue contromisure: anche Kim ha fatto installare al confine i suoi altoparlanti rivolti verso sud, ma gli osservatori che hanno potuto visitare le zone interessate riferiscono che questa controffensiva non ha mai avuto particolare efficacia, data la debolezza acustica dei mezzi tecnici di cui Pyongyang può disporre, in altre parole i cittadini del Sud i messaggi lanciati da Kim non riescono neanche a sentirli. Tutto questo comunque è al momento sospeso. Una tregua in realtà c’era già stata nel 2015, ma le trasmissioni erano poi ripartite nel 2016 dopo che il Nord aveva annunciato di aver compiuto un primo test nucleare. Ma ora che si è riaperta una nuova stagione di disgelo, gli audio-cannoni tacciono di nuovo.
Il presidente sudcoreano Moon si dice ottimista: crede che i passi avanti annunciati da Kim siano «misure reali». E scommette sulla reale volontà del dittatore di incontrare Trump e di accogliere le richieste statunitense.

                                                                                             Luigi Fantoni (Il Messaggero - 24/4/2108)

Canzone del giorno: Good News  (1982) - Buddy Guy
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martedì 24 aprile 2018

Post Scriptum Film

Io sono tempesta
Regia: Daniele Luchetti
Interpreti: Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Francesco Gheghi, Carlo Bigini, Jo Sung, Marcello Fonte
Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Sandro Petranda, Giulia Calenda
Durata: 97'
Uscita: 12/4/2018

Un affarista senza scrupoli si ritrova, a causa di una condanna per evasione fiscale, a scontare un periodo di 12 mesi ai servizi sociali. Nel suo ultimo film, Io sono Tempesta, Daniele Luchetti affida a Marco Giallini il ruolo del finanziere straricco e cialtrone costretto a mettersi a disposizione di chi non ha nulla.
Fra i senza tetto che costituiscono la particolare combriccola che dovrebbe "rieducarlo", emerge un giovane uomo (Elio Germano) finito sul lastrico e costretto a baraccare per strada insieme al figlio. Dalla strana e opportunistica amicizia fra il cinico ricco che vive da solo in un enorme hotel e il simpatico padre senza fissa dimora, il regista sviluppa una storia che all'inizio si concentra su un unico protagonista (anche la locandina del film converge sul ruolo preponderante dell'affarista) per poi estendere l'azione sull'intero gruppo di personaggi. Non sempre la parabola amara che Lucchetti cerca di comporre ha un ritmo coinvolgente. Una storia lieve, surreale, a tratti favolistica che, pur mettendo in campo interessanti spunti, avrebbe dovuto esaltare con più vigore i momenti grotteschi. Anche la caratterizzazione dei personaggi che costituiscono il gruppo di diseredati, pur richiamando in maniera esplicita il glorioso film "Brutti, sporchi e cattivi", sembra un po' forzata.  La coppia Giallini/Germano, però, funziona, ("empatia" al punto giusto!) e si sorride fra avventure finanziarie, poveri surreali e giovani escort psicologhe.

Canzone del giorno: Tempesta  (2015) - Malika Ayane
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domenica 22 aprile 2018

Necessario

«Le cose che una generazione considera un lusso, la generazione successiva le considera necessità» 

Anthony Crosland (1918-1977)




Canzone del giorno: I Know What I Like (In Your Wardrobe)  (1973) - Genesis
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venerdì 20 aprile 2018

Prosciutto

Il prosciutto è una squisitezza. Peccato che, come rivela un rapporto della Ong ambientalista “Terra!”, la filiera nazionale del prosciutto sia del tutto insostenibile dal punto di vista ambientale. Anzi: va considerata una vera e propria bomba ecologica. Basti pensare che i 12 milioni di maiali macellati ogni anno nel nostro Paese - la gran parte impiegati per produrre Parma e San Daniele, i cui disciplinari prevedono che gli animali siano nati, allevati e macellati in Italia - producono annualmente una quantità spaventosa di escrementi: ben 11,5 milioni di tonnellate l'anno, quasi tutte smaltite in modo inquinante, ovvero sparse sui campi mettendo in pericolo le falde acquifere.
È come se ci fosse una popolazione aggiuntiva di 25,5 milioni di persone non collegate alla rete fognaria. Ma questa è solo una delle molte inquietanti rivelazioni del rapporto "Prosciutto Nudo", che mette nel mirino le conseguenze dell'allevamento industriale intensivo, una tecnica inventa negli Stati Uniti negli anni '70 e che ormai ha dilagato nel mondo. (...) Per produrre un chilo di prosciutto servono 4 chili di cereali, 6.000 litri d'acqua, 1,4 mg di antibiotici. Con il sottoprodotto di 11 chili di feci e 12 chili di emissioni di CO2. Che fare? "Terra!" propone di ridurre drasticamente il consumo di carne. "Intanto - spiega il direttore Fabio Ciconte - bisogna dare ai consumatori un'etichetta trasparente, che riveli la provenienza da allevamento intensivo e gli impatti associati. Contribuendo così a rompere quella distanza cognitiva che si è venuta a creare tra la carne che consumiamo e l'animale da cui proviene ". E poi, tornare agli allevamenti tradizionali all'aperto, oggi per fortuna in ripresa, come quelli della Cinta Senese o della Mora Romagnola. Ma noi consumatori capiremo che di prosciutto sostenibile ce ne sarà poco e costerà caro?.

                                                                                                Roberto Giovannini, La Stampa (19/4/2018)

Canzone del giorno: Animals  (2012) - Muse
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mercoledì 18 aprile 2018

Stress

Un paradosso della vita lavorativa è che la stessa realtà può essere percepita da una persona come una devastante minaccia, e da un'altra come uno stimolo corroborante. Con le giuste risorse emotive, quelle che sembravano minacce possono essere interpretate come stimoli, e affrontate con energia, addirittura con entusiasmo. Esiste una fondamentale differenza nella funzione cerebrale fra lo stress «buono» – lo stimolo in grado di mobilitarci e di motivarci – e quello «cattivo» – le minacce che ci sopraffanno, ci paralizzano o ci demoralizzano.

                                                           Daniel Goleman, Lavorare con intelligenza emotiva (1995)

Canzone del giorno: That's The Way I Wanna Rock & Roll (2005) - AC/DC
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lunedì 16 aprile 2018

Missili


Il giornalista Domerico Quirico, forte della sua esperienza di inviato di guerra, in un suo editoriale sulla Stampa di ieri riassume alcuni aspetti peculiari dell’operazione missilistica di distruzione di alcuni centri di ricerca siriani (dove si producono le cosiddette armi chimiche) voluta da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Le forze occidentali hanno proclamato che l’intervento non ha provocato vittime. Russia e Iran pronunciano, invece, parole di dura condanna nei confronti dell’intervento. Si tratta di un’operazione sensata? Ci troviamo di fronte ad un atto di guerra che potrebbe provocare incidenti internazionali problematici per la pace mondiale? In ogni caso, come ci ricorda Quirico, si ha a che fare con una guerra che trasforma la nostra percezione della realtà poiché i missili cadono come in un set cinematografico. Una guerra-spettacolo che, al momento, non miete vittime, copre l’orrore ma svela il dramma della Siria: Sotto il cielo, nero come prima della pioggia, soffi di luce rossa poi gialla lanciano illuminazioni livide in tutti i sensi, da un capo all’altro del visibile, sfilate di esplosioni simili a vulcani senza basi si alternano a catene scintillanti di traccianti, fuochi di artificio nelle nuvole, tovaglie avvelenate vaste come le vaste città, contro le quali nessun muro vale. Voilà: i missili dannunziani, sconciamente «bellissimi», di Donald Trump. Ecco: adesso il buio sta tornando, il fumo dei crateri sale placido, una raffica di vento accarezza le sagome degli edifici. Nulla sembra cambiato e noi non proviamo niente. Perché gli ordigni cadono senza rumore, verticalmente, come sonde rivolte verso quei bersagli vivi. Questa guerra trasforma la realtà umana in un carnevale bizzarro, che fa parte della nostra esperienza. Non ci fa girare la testa per l’orrore.  Baghdad, due volte, e ora Damasco e le città siriane: le guerre, questo sono diventate per noi. Che semplicità spaventosa! La nostra pace non è stata minacciata da quelle luci che guardiamo sullo schermo, né allora né oggi. Gli aerei e i droni tornano indietro, soddisfatti di aver esercitato la loro giustizia, indifferenti a chi, e sempre qualcuno c’è, ha incespicato in quelle esplosioni, a chi è rimasto preso all’arpione, la bocca piena di sangue. La guerra fatta così rende il mondo comprensibile come un quadro in bianco e nero. Sospende il pensiero e soprattutto il pensiero autocritico. L’assenza, l’assenza degli uomini, e del loro destino sotto quelle letali meduse punteggiate di fuoco: ecco ciò che manca. 
Segue la raccapricciante aritmetica dei soldati: operazione necessaria, cento missili lanciati, nessuna perdita per noi. E, si dice, nemmeno tra gli altri. Non indignatevi, suvvia. Non vedete? La morte non ha disturbato la vita. Stavolta. Già: e i cinquecentomila affogati nel sangue dei sette anni di guerra siriana? Allora l’orrore non dimostra davvero nulla? Non è su questa miserevole aritmetica di ferraglia che fonderemo una pace qualsiasi. A mancare qui è la chiave di un linguaggio. Ed è forse l’astuzia sottile di queste guerre, e dei loro mestatori, per ingannarci. Non dimostrano nulla, neppure le cause che dovrebbero giustificarle, si esauriscono in sé: immagini ma senza eco, spettacolo pirotecnico, cinema. Invece.  È l’equivalente attualizzato della trasformazione dell’assassinio in mito eroico, la menzogna delle guerre antiche. Ma perché ci facciamo avvelenare da trucchi così grossolani?”.

Canzone del giorno: Sonic Boom  (2006) - Guitar Shorty
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sabato 14 aprile 2018

Orfani di femminicidio

Dal 2000 a oggi sono 1.600 gli orfani di femminicidio. Bambini il cui destino rischia di essere
segnato dal trauma. Stando ai dati forniti dal presidente del tribunale dei minori di Bologna Giuseppe Spadaro: un adolescente su tre, tra quelli che commettono reati, ha assistito a scene di violenza in famiglia. E molte ragazze subiranno le stesse violenze dal partner. È un fenomeno allarmante ma ignorato quello emerso al convegno del Csm sulla violenza sulle donne. Basti pensare che dai pediatri al Tribunale dei minori di Bologna sono arrivate zero segnalazioni. Il bambino vede; il 46%, secondo l’università di Bologna, in età prescolare. Assorbe, si identifica. E si fa vittima o carnefice. Che fare? «La sola repressione non basta contro il cancro che corrode le nostre relazioni, il senso di umanità e di giustizia», dice il vicepresidente Csm, Giovanni Legnini. Una riorganizzazione degli uffici sì. E oggi ne saranno illustrate le linee guida. «Un uomo che uccise la compagna mi raccomandò pene più severe», dice la neopresidente del Senato Elisabetta Casellati. E chiede: «Non chiamateli assassini per amore: l’amore non c’entra». Le soluzioni ci sono. Processi rapidi. Fari accesi sulle separazioni: è lì che esplode la violenza e i figli sono spesso usati come armi. Non trattare chi denuncia come «un’isterica»: capitò così a Lucia Annibali. E rendere utilizzabili le querele che le donne, minacciate, ritirano. Ma soprattutto, raccomanda Paola Balducci: «Nessuno sia indifferente».

Virginia Piccolillo, Corriere della Sera (13/4/2018)

Canzone del giorno: Suffer  The Children  (1983) - Tears For Fears
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mercoledì 11 aprile 2018

Black Coffee

Le collaborazioni musicali tra artisti non sempre riescono a generare un'adeguata fusione. È accaduto (e accade) fra cantanti italiani ma anche, più volte, fra coppie dallo spessore internazionale (non tutte le ciambelle...).
Alcuni sodalizi, invece, convincono sin da subito e si fanno immediatamente apprezzare dal pubblico.
Beh Hart è sicuramente una delle voci più efficaci del blues americano. Joe Bonamassa è un chitarrista eccelso, con delle mani che sprigionano sulle corde grintose armonie blues-rock.
I due nel 2011 si convincono d'incidere un disco di cover (Don't Explain) in chiave soul che piace al pubblico (e agli intenditori) per la scelta dei brani e per la lodevole performance. Un'accoppiata che convince i più e che due anni dopo si ripresenta con un altro album (Seesaw), altre cover (barbi di Aretha Franklin, Melodie Gardot, Al Green, Billie Holiday...), altri applausi.
Un anno dopo un trascinante disco dal vivo (Live in Amsterdam) registrato al Carré Theatre.
E oggi? Oggi i due artisti si rincontrano, scelgono altri brani dalla giusta intensità, li reinterpretano a loro modo e nasce un nuovo vibrante lavoro che prende il titolo da Black Coffee, energico singolo di Ike e Tina Turner.
Il solito incastro perfetto che fa maggiormente gustare la maturità vocale di Beth Hart e i pregevoli virtuosismi di Joe Bonamassa.
La cantante è più che mai poderosa nell'interpretare cover classiche come Lullaby of The Leaves di Coonee Boswell o la famosissima (ricordate Jessica Rabbit che canta in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?"?) Why Don't You Do Right, brano del 1936 di Lil Green.
Joe Bonamassa trova l'adeguato spazio per rendere ancora più intensi alcuni brani prescelti dalla coppia, come ad esempio Sitting On The Top of The World dei Mississippi Sheiks o Give It Everything You Got di Edgar Winter.
Sodalizio fra talenti che riescono a dare il massimo nei loro rispettivi ruoli.
Energia e classe.

Canzone del giorno: Black Coffee (2018) - Beth Hart & Joe Bonamassa
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lunedì 9 aprile 2018

Sempre

Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.

                             José Saramago (1922 - 2010), da Viaggio in Portogallo (1981)


Canzone del giorno: Born to Run (1975) - Bruce Springsteen
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venerdì 6 aprile 2018

Trivelle

Secondo lei l’uso dei dati nel digitale è una questione economica e sociale. Cosa vuol dire in concreto?


Gli aspetti economici spesso non sono neanche introdotti nella discussione, che si limita a discorsi legati solo alla privacy. Però basta un esempio per capire l’effetto di queste piattaforme: in America ci sono 3,5 milioni di camionisti, che in 4-5 anni saranno rimpiazzati con tecnologie capaci di guidare da sole. Ma chi avrà fatto il lavoro di insegnare a questi sistemi a essere così autonomi e intelligenti? Gli stessi autisti che con l’uso di queste piattaforme avranno dato i loro dati a queste aziende, contribuendo a creare l’intelligenza artificiale.
Cioè, avranno lavorato per loro?
Si. Però, più che lavoratori digitali gratuiti, credo che sia più vicina alla realtà la prospettiva per cui siamo sfruttati come una risorsa naturale: come le piattaforme petrolifere,  le piattaforme digitali – attraverso algoritmi, filtri e tutti i trucchi del design che catturano la nostra attenzione – trivellano la nostra anima per estrarre fatti, connessioni, aspirazioni, ansie, di cui forse noi stessi ignoriamo l’esistenza; senza che lo sappiamo o lo vogliamo.

Evgeny Morozov, sociologo e esperto di nuovi media (intervista ad Altroconsumo – novembre 2017)

Canzone del giorno: Anima (1982) - Ron
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mercoledì 4 aprile 2018

Mala contettezza

La cagione è, perché la natura ha creati gli uomini in modo che possono desiderare ogni cosa, e non possono conseguire ogni cosa: talché, essendo sempre maggiore il desiderio che la potenza dello acquistare, ne risulta la mala contentezza di quello che si possiede, e la poca sodisfazione d'esso. (Libro I, cap.XXXVII)

Niccolò Machiavelli (1469 - 1527), Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1519)


Canzone del giorno: Want (1996) - The Cure
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lunedì 2 aprile 2018

Miracolo

Natangelo, da natangelo.org

















Canzone del giorno: Miracle  (1990) - Bon Jovi
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domenica 1 aprile 2018

Playlist Marzo 2018

1.      Dierks Bentley, Freedom  (Black – 2016) – Timone
2.      Faith No More, Everyting’s Ruined  (Angel Dust – 1992) –  Infiltrazioni
3.      U2, Out of  Control  (Boy – 1980) –  Ingovernabile
4.      Pearl Jam, Undone  (Lost Dogs – 2003) – Sostituzione
5.      Santana, Well All Right  (Inner Secrets  1978) –  A casa stanno tutti bene
6.      Fabrizio De André, Quello che non ho  (Fabrizio De André  1981) –  Consumismo
7.      Jackson Browne, Looking East  (Looking East  1996) –  Obsolescenza programmata
8.      Snow Patrol, The Finish Line  (Eyes Open  2006) –  Commestibili
9.      The Moody Blues, Don’t You Feel Small  (A Question of Balance  1970) –  Maggioranza
10.  Gianna Nannini, Cinema  (Amore gigante  2017) –  Forma d’arte
11.  Skunk Anansie, You Saved Me   (Wonderlustre  2010) –  Il filo nascosto
12.  Renato Zero,  Mi vendo   (Zerofobia  1977) –  In vendita
13.  Sergio Cammariere, Paese di finti  (Carovane  2009) –  Finti