nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 30 aprile 2022

Raffica di vento

Sai qual è un errore che si fa sempre? Quello di credere che la vita sia immutabile, che una volta preso un binario lo si debba percorrere fino in fondo. Il destino invece ha molta più fantasia di noi. Proprio quando credi di trovarti in una situazione senza via di scampo, quando raggiungi il picco di disperazione massima, con la velocità di una raffica di vento tutto cambia, si stravolge, e da un momento all'altro ti trovi a vivere una nuova vita.

Susanna Tamaro, Va' dove ti porta il cuore (1994) 


Canzone del giorno: Gust of Wind (2014) - Pharrell Williams
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mercoledì 27 aprile 2022

La rielezione di Macron

Il mondo occidentale, l’Unione Europea, la Nato. Tutti in queste ore brindano allo scampato pericolo. Tutti sono grati ai francesi per avere riconfermato Macron. Nell’immediato una presidenza Le Pen avrebbe compromesso la tenuta del fronte occidentale nella guerra. Nel più lungo termine, avrebbe bloccato l’integrazione europea e inferto colpi mortali all’Alleanza atlantica. Si pensi poi agli effetti di contagio. In Italia, ad esempio, i movimenti populisti, che sono forti quanto e forse più che in Francia, ne avrebbero tratto grande beneficio. Come minimo, dopo le prossime elezioni, ci saremmo ritrovati, come ai tempi di Trump, con una qualche riedizione del governo giallo-verde. Quasi mai in democrazia è la politica estera a orientare il voto dei cittadini. La Francia non fa eccezione. Ma se, nella scelta fra Macron e Le Pen, hanno sicuramente pesato soprattutto motivazioni economiche — le proposte di Le Pen non sono apparse convincenti per molti francesi e il buon andamento dell’economia ha premiato il presidente uscente — un qualche peso deve averlo avuto anche la guerra e la minaccia della Russia all’Europa. Era chiaro a tanti che una vittoria di Marine Le Pen sarebbe risultata assai gradita al dittatore russo. (…) Comunque, egli è ora lo statista più forte e autorevole d’Europa. Tramontata l’era Merkel, l’esecutivo tedesco sta già mostrando gli ondeggiamenti e le incertezze che sono propri di tutti i governi di coalizione. Macron, sempre che possa contare, dopo il voto di giugno, su una forte maggioranza parlamentare, sarà in grado di esercitare, verosimilmente, una grande influenza sui prossimi passi della Unione europea. Inoltre, per almeno un anno, fino alle elezioni italiane del 2023, potrà anche contare sull’appoggio e la cooperazione del governo di Mario Draghi. Possiamo aspettarci dalla Francia un forte calcio d’avvio al processo di costruzione di una difesa militare europea. Inoltre, è probabile che da lui venga un contributo decisivo alla revisione dei trattati e, in particolare, al superamento di quella regola dell’unanimità che ha rallentato e spesso anche bloccato l’integrazione europea. Ma le elezioni francesi ci dicono anche un’altra cosa. Ci dicono che le ragioni di preoccupazione per il futuro delle democrazie europee, e dell’Occidente nel suo insieme, non sono affatto superate. Dagli Stati Uniti alla Francia, dall’Italia alla Spagna, una insoddisfazione diffusa e un rabbioso rancore nei confronti dei rispettivi establishment, alimenta correnti illiberali che non appaiono debellabili e che un giorno potrebbero far saltare il banco, mettere la parola fine sulla storia della democrazia liberale. Sfidato dall’esterno (dalle potenze autoritarie) e dai movimenti illiberali all’interno, l’Occidente resta in grave affanno. Una parte delle sue élites se ne rende conto. Ma un’altra parte, a giudicare da quanto viene detto e scritto da molti, non lo ha ancora capito. E ciò complica il compito di chi ha il dovere istituzionale di fronteggiare quella doppia sfida. Proprio a questo proposito va ricordato un grande merito di Macron. Da solo esso basta per riconoscerne la statura politica. È stato osservato che in queste elezioni francesi, il tema dell’immigrazione non è stato affatto centrale. È difficile non riconoscere che le posizioni di Macron sull’argomento hanno contribuito a togliere un’arma, in teoria potentissima, dalle mani dei sovranisti anti-establishment. La posizione di Macron sull’immigrazione unisce accoglienza e rigore. Cerca di tenersi lontano sia dal lassismo («accogliamoli tutti e come va va») sia dalla xenofobia anti-immigrati («fuori tutti»). Ricordiamo, per esempio, la sua posizione fortemente ostile nei confronti delle componenti integraliste dell’immigrazione islamica. E la ferma opposizione al controllo delle moschee da parte di movimenti estremisti. Macron ha scelto la strada giusta, l’unica possibile, per governare l’immigrazione: accoglienza sì ma secondo regole, a tutela dei francesi, che non possono essere violate. Gli italiani, di destra e di sinistra, farebbero un’ottima cosa se andassero a lezione da lui-

Angelo Panebianco, Corriere della Sera (27/4/2022)

Canzone del giorno: That Feel (1992) - Tom Waits
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lunedì 25 aprile 2022

Imperfetta


Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie

Sandro Pertini  (1896 - 1990), Messaggio di fine anno agli italiani - 1970


Canzone del giorno: Oltre il ponte (2005) - Modena City Ramblers
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venerdì 22 aprile 2022

Aumenti

I drammi peggiori dell’invasione russa sono vissuti dai cittadini ucraini che muoiono sotto le bombe, ma la guerra sta provocando conseguenze anche a distanza, facendo sentire i propri effetti soprattutto sui più poveri. Le sperimentiamo noi stessi, in particolare nel settore energetico e quello alimentare. E i più poveri del mondo le subiscono ancora di più. In ambito energetico, come ormai si sa bene, la Russia gioca un ruolo centrale soprattutto per il gas naturale di cui è il secondo produttore e il primo esportatore mondiale. La stessa Unione Europea dipende per circa il 40% dal gas russo. Già prima dell’aggressione all’Ucraina, il gas aveva subito pesanti rincari a livello mondiale trainati dalla repentina ripresa economica indotta dai massicci interventi governativi dei maggiori Paesi industrializzati ansiosi di recuperare il terreno perduto durante i lockdown anti-Covid. La contemporanea ripartenza di tutte le economie mondiali ha creato una crescita inaspettata di domanda di prodotti energetici che il mercato ha immediatamente tradotto in aumento dei prezzi. Aumenti drogati anche dall’intervento degli speculatori sempre pronti a sfruttare le situazioni di crisi per realizzare lauti guadagni. Le tensioni con la Russia hanno fatto il resto, ed è successo che in Europa il prezzo del gas è aumentato addirittura sei volte, con le inevitabili e arcinote ripercussioni sulle bollette delle famiglie. In Italia nel primo trimestre 2022 l’aumento è stato del 131% per l’energia elettrica e del 94% per il gas. Almeno quattro milioni di famiglie si sono trovate così a un bivio amaro: o pagare le bollette o mettere assieme il pranzo con la cena. Pranzo e cena che si fanno anch’essi difficili, a causa dell’aumento dei prezzi delle derrate alimentari, che nel caso italiano sono dovuti principalmente agli aumentati dei costi di trasporto per gli accresciuti prezzi dei carburanti. Ma in molti altri Paesi i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti per il ridursi delle esportazioni agricole da Russia e Ucraina. Va ricordato, infatti, che i due Paesi in guerra giocano un ruolo fondamentale da un punto di vista alimentare, soprattutto per ciò che concerne i cereali. Ad esempio, insieme, producono il 31% del grano tenero commercializzato a livello globale e il 32% dell’orzo. Il conflitto ha fermato gran parte delle derrate destinate all’estero, vuoi per le sanzioni occidentali e le controsanzioni indirette di Mosca, nel caso della Russia, vuoi per i blocchi russi dei porti sul Mar Nero, nel caso dell’Ucraina. Con inevitabili ripercussioni sui prezzi: nel marzo 2022, un mese dopo l’inizio del conflitto, già si registrava un aumento del prezzo del grano, a livello mondiale, del 30%. Una batosta che ha colpito in particolar modo l’Africa che deve importare dall’estero il 29% del proprio fabbisogno di cereali, con punte che arrivano al 72% in Algeria, del 60% in Tunisia, del 42% in Egitto e addirittura dell’87% in Gabon. Una dipendenza estremamente pericolosa costruita nel tempo da quello che è sempre stato l’obiettivo prioritario di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale.

Francesco Gesualdi, Avvenire (22/4/2022)

Canzone del giorno: Somebody Loan Me A Dime (1974) - Fenton Robinson
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mercoledì 20 aprile 2022

Madre

La parola più bella
sulle labbra del genere umano è "Madre",
e la più bella invocazione è "Madre mia".
E' la fonte dell'amore, della misericordia,
della comprensione, del perdono.
Ogni cosa in natura parla della madre.
La stella Sole è madre della terra
e le dà il suo nutrimento di calore;
non lascia mai l'universo nella sera
finchè non abbia coricato la terra
al suolo del mare e al canto melodioso
di uccelli e acque correnti.
E questa terra è madre degli alberi e dei fiori.
Li produce, li alleva, e li svezza.
Alberi e fiori diventano
madri tenere dei loro grandi frutti e semi.
La parola "madre" è nascosta nel cuore
e sale alle labbra
nei momenti di dolore e di felicità,
come il profumo sale dal cuore della rosa
e si mescola
all'aria chiara e nell'aria nuvolosa,

Khalil Gibran (1883 - 1931)

Canzone del giorno: Mother (2022) - Michael Bublé
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domenica 17 aprile 2022

La Pace

"Ogni guerra porta strascichi che coinvolgono tutta l'umanità: dai lutti al dramma dei profughi, alla crisi economica e alimentare di cui si vedono già le avvisaglie. Davanti ai segni perduranti della guerra, come alle tante e dolorose sconfitte della vita, Cristo, vincitore del peccato, della paura e della morte, esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Lasciamoci vincere dalla pace di Cristo! La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria responsabilità di tutti!"

Papa Francesco, 17/4/2022 - Messaggio Urbi et Orbi

Canzone del giorno: Dalla pace del mare lontano (2001) - Sergio Cammariere
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venerdì 15 aprile 2022

La schiavitù e la prostituzione

Notizie dell’ultimo momento. A Bari la polizia di Stato ha emesso 20 ordinanze di custodia cautelare su persone indagate «per reato di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e allo sfruttamento della prostituzione e altri delitti contro la persona a danno di giovani donne provenienti dalla Romania». Ci sono sia rumeni che italiani. Le ragazzine venivano avvicinate da una organizzazione, «Lover boy», che le convinceva a partire con la promessa di lavori dignitosi e ben retribuiti. Poi, una volta in Italia, le costringevano a vendersi. Ora naturalmente si scriveranno fiumi di inchiostro sui criminali sfruttatori e le povere ragazze ridotte in schiavitù. Ma non si affronterà, come si dovrebbe, il grande problema del mercato del sesso. Se ci sono migliaia di donne che vengono vendute, vuol dire che ci sono migliaia di uomini che comprano il corpo femminile a ore. Ma lo sanno questi bravi padri di famiglia in cerca di emozioni di cosa si fanno complici? Lo sanno che non si tratta più di una prostituzione, lecita e fatta da maggiorenni consenzienti ma di una tratta vergognosa di carne umana, tenuta in piedi da predatori violenti e senza scrupoli? Sanno che si tratta di vera e propria schiavitù? Io spero che non lo sappiano, perché se lo sapessero e continuassero a comprare corpi femminili , diventerebbero complici del crimine. Non si riflette mai sulle ragioni che spingono un uomo a fare sesso contro una donna anziché con una donna. Cosa attira tanto nel pagare un accoppiamento privo di ogni piacere da una parte? Un momento di potere su una donna sconosciuta alla propria mercé? L’ebbrezza di non essere giudicato? La soddisfazione di un piccolo stupro a pagamento? La vanità di sentirsi superiore in quanto compratore? È una analisi che andrebbe fatta per capire fino a che punto una antica società dei Padri ha concesso alla volontà di potenza maschile e alla cultura del mercato che trasforma l’essere umano in merce. Dobbiamo ringraziare le organizzazioni di volontariato, come quella di Casa Ruth gestita da suore coraggiose che aiutano le ragazze a uscire dalla tratta, a partorire i figli che gli sfruttatori costringono loro ad abortire. Ma vorremmo una maggiore partecipazione dei media nel fare capire in cosa consiste oggi la prostituzione e indurre gli italiani a una maggiore responsabilità.

Dacia Maraini, Corriere della Sera (12/4/2022)

Canzone del giorno: I Wish I Knew How It Would Feel To Be Free (1967) - Nina Simone
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giovedì 14 aprile 2022

Modric

Se il paradosso è ammesso, niente meglio dell'opera di un grande artista catalano descrive cosa succede al tempo nello stadio Bernabeu quando le circostanze lo richiedono. "La persistenza della memoria", il più celebre dei quadri di Salvador Dalì, è universalmente noto come quello degli "orologi che si sciolgono". Ecco. Quando il Real Madrid ne ha bisogno il tempo al Bernabeu si dilata gommoso, e per gli avversari la sponda del fischio finale pare allontanarsi sempre più come in un film onirico. Dentro quella melassa di minuti che non passano e di secondi che rallentano, le grandi stelle rimaste del Real - ce ne sono meno di una volta, ma fino alla semifinale evidentemente bastano - organizzano la loro arte residuale per trovare il modo di cavarsela un'altra volta ancora. E il bello è che tanta perfezione, un mix di bravura e freddezza, sia diventata in qualche modo abitudinaria. Come quando Houdini incatenato e imprigionato in una cassa sott'acqua ne usciva ogni volta in apparente souplesse. Timo Werner completa la rimonta del Chelsea con una veronica letale al 30' del secondo tempo. 0-3. Il Real non è soltanto battuto, ma pure liquidato perché le dimensioni del risultato valgono ai campioni in carica la qualificazione. Un evento incredibile, dopo la vittoria spagnola per 3 – 1 a Stamford Bridge. Mancano quindici minuti alla fine del mondo e il tempo del Bernabeu comincia a sciogliersi, la lancetta dei secondi esita ad avanzare, il passo del Chelsea si fa pesante e un cambio di Ancelotti - Rodrygo per Casemiro, brasiliano per brasiliano quasi a confondere le acque - apparecchia la stangata. Ma perché si compia, è necessaria la pennellata dell'artista. È il momento di Luka Modric. Luka è nato in Croazia nel 1985, e dunque è stato un bambino di guerra. È cresciuto da profugo all'hotel Kolovare, un albergo affacciato sul bel mare di Zara: la sua famiglia vi aveva trovato rifugio mentre il padre Stipe era partito per il fronte della guerra serbo-croata. La consuetudine con i cambi di scenario in campo, governati con gelida intelligenza, gli viene dall'infanzia passata a giocare a pallone con gli altri ragazzi in partite continuamente interrotte dalle sirene, e dunque via nei sotterranei profondi dell'hotel non senza prima aver salvato il pallone. Il talento cristallino del giovane Luka fu presto evidente, da lì venne il trasferimento a Zagabria alla Dinamo e poi il prestito a 18 anni allo Zrinjski di Mostar, campionato bosniaco: un ambiente unico, per così dire, visto che pochi anni dopo i massacri vi si affrontavano squadre di serbi, di croati e di musulmani. Una sola stagione, ma coronata dal premio di miglior giocatore del torneo. Un periodo altamente formativo, racconta a volte Luka nelle serate più rilassate, perché in un contesto colmo di rancori un ragazzino così tecnicamente superiore era una preda da una parte, e un compagno da proteggere a tutti i costi dall'altra, perché poi ti faceva vincere. C'è tutta questa storia dietro alla prontezza con la quale Modric, cinque interminabili minuti dopo lo 0-3 di Werner, disegna con la parte esterna del piede destro un lancio al millimetro per Rodrygo, che non sbaglia l'impatto e riguadagna al Real la chance dei supplementari, dove Benzema salderà il conto al Chelsea. Un lancio di tale bellezza - per la precisione, per il timing, per la difficoltà del gesto, per la sua importanza - da descrivere una volta di più perché certi (pochissimi) calciatori condensino dentro di sé la pittura, l'architettura, la musica. E dopo una simile meraviglia, mentre la gente impazziva di gioia, il tempo ha ripreso a scorrere regolare, gli orologi si sono silenziosamente irrigiditi, e il Bernabeu ha fatto finta di niente.

Paolo Condò, la Repubblica (13/4/2022)

Canzone del giorno: I Refuse To Lose (2014) - Jarekus Singleton
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lunedì 11 aprile 2022

Il Paese del però

Il Paese del però. Il segretario del Pd Enrico Letta si è preoccupato non poco leggendo un sondaggio di Ipsos sull’invasione di Mosca: solo sei italiani su dieci (57%) dicono apertamente di stare con l’Ucraina, un 5% parteggia per la Russia (sì al tiranno, pur di criticare la Nato) e un 38% di intervistati non prende posizione (Putin è un criminale, però Biden…). L’Ucraina è stata aggredita, però metà degli italiani (48%) preferirebbe evitare coinvolgimenti nel conflitto. Difficile guidare un partito (e una nazione) fra tante avversità e altrettanti avversativi. C’è sempre un però. Amiamo la libertà, però se non costa troppo (il condizionatore di Draghi era una metafora!). Possiamo tentare di fermare con le sanzioni una guerra spietata, però i no vax della geopolitica dicono di no. Si affaccia di nuovo lo spettro dell’inflazione, però è meglio se aumentiamo il debito pubblico. Siamo per le energie rinnovabili, però i pannelli fotovoltaici sono antiestetici, però le trivellazioni faranno sprofondare il mare Adriatico, però le pale eoliche deturpano il paesaggio, però il nucleare... Il però ci condanna alla capziosità, al tentennamento, all’inazione. Per colpa di un accento, scriveva Gianni Rodari, «un contadino a Rho/tentava invano di cogliere/le pere da un però». È il destino che ci attende.

Aldo Grasso, Corriere della Sera (10/4/2022)

Canzone del giorno: I Got What It Takes (1975) - Koko Taylor
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sabato 9 aprile 2022

Critica


Il censurare e il lodare sono operazioni sentimentali, che non hanno nulla a che vedere con la critica.

Jorge Louis Borges (1899 - 1986), Finzioni - Pierre Menard, autore del Chisciotte (1941)



Canzone del giorno: E pensare che c'era il pensiero (1994) - Giorgio Gaber
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mercoledì 6 aprile 2022

I morti al balzo

L’unica certezza sull'orribile strage di Bucha è che 410 I esseri umani sono morti. Quasi sicuramente per mano russa: sapremo tutto, forse, da un'inchiesta internazionale alla fine della guerra (e molto dipenderà da  chi l'avrà vinta). Ma francamente importa poco chili abbia uccisi, e dove, e quando: chiunque sia stato non sposta di un millimetro il giudizio sulla guerra, che è sempre sterminio e distruzione. Nemmeno se si scoprisse che la strage - come sostengono i russi e i complottisti è opera degli ucraini, odi qualche milizia più o meno nazi o mercenaria, si ribalterebbe il capitolo delle colpe. Che sono chiarissime: dal 24 febbraio sono di Putin, mentre fino a quel giorno se le dividevano equamente la Russia, la Nato (soprattutto gli Usa) e il governo ucraino. Ne vedremo tante, di scene come Bucha, o come il video di soldati ucraini che gambizzano soldati russi imprigionati e ammanettati, se non si arriverà presto a una vera trattativa con reciproche concessioni fra i veri protagonisti della guerra per procura: Russia e Nato (soprattutto Usa), con l'Ue in mezzo. Questi sono i tipici orrori di ogni guerra, nessuna esclusa: basta leggere i libri di Gino Strada, che ne ha visti tanti ( Una persona alla volta, postumo, è il saggio più venduto in Italia). Se durante le nostre guerre - contro Serbia,  Afghanistan, Iraq, Libia ecc. - ne abbiamo visti molti di meno, anche se moriva molta più gente, non è perché mancassero le fosse comuni e le strade lastricate di cadaveri. Ma solo perché non li volevamo e non li dovevamo vedere, quindi non ce li facevano vedere: gli aggressori eravamo noi "buoni"; i nostri inviati embedded sui carri armati Nato (mai su quelli "nemici") vedevano solo quello che voleva la Nato; e noi occidentali siamo molto più abili di libici, serbi, afghani e sunniti iracheni a orientare le telecamere e i social. Altrimenti chi promette di trascinare Putin al Tribunale dell'Aja come Milosevic vi avrebbe già processato i coniugi Clinton, Bush jr., Blair, Berlusconi, Aznar, Sarkozy, senza dimenticare Assad e tanti altri (e ora dovrebbe sincerarsi che i nostri crimini contro l'umanità siano caduti in prescrizione, onde evitare che finiscano sul banco degli imputati pure i giudici di Putin). Basta ipocrisie. La strage di Bucha non aggiunge né toglie nulla a ciò che già si sa della guerra: non solo quella in Ucraina, ma tutte (nel solo Yemen le bombe iraniane e quelle saudite, cioè nostre, han già fatto 370 mila morti e 23 milioni di affamati). Chi coglie al balzo lo sdegno su quelle scene di ordinaria guerra per allungarla mettendo in circolo ancora più armi lavora per altre dieci, cento, mille Bucha. E il modo peggiore per onorare quei morti è usarli per moltiplicarli.

Marco Travaglio, Il Fatto quotidiano (5/4/2022)

Canzone del giorno: This is War (2009) - 30 Seconds to Mars
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lunedì 4 aprile 2022

Bucha

Mosca smentisce, del resto nega pure di stare combattendo una guerra. Eppure le fotografie che arrivano dalle città ucraine distrutte, saccheggiate e poi abbandonate dai soldati russi parlano chiaro. Di fronte a corpi di civili inermi giustiziati per strada o nei ripari di fortuna - per esempio un tombino - qualcuno può ancora sostenere che Putin ha le sue buone ragioni per fare quello che ha fatto e che sta facendo? Ci sono fotografie che hanno cambiato il corso di una guerra, a volte la storia stessa. Nel giugno del 1972 in un paesino vietnamita vicino al confine con la Cambogia aerei dell'aviazione sudvietnamita armata dagli Usa sganciarono bombe incendiarie al napalm. Kim Phúc, una bambina di 9 anni che si riparava da tre giorni in un tempio, rimase colpita: il suo braccio sinistro prese immediatamente fuoco, il suo vestito si distrusse in pochi secondi. Scappò dal tempio e cominciò a correre - gridando «Scotta! scotta!» e un fotografo dell'Associated Press scattò una foto di lei nuda che fuggiva verso una improbabile salvezza (che in effetti miracolosamente trovò). In molti hanno sostenuto che quella foto contribuì ad accelerare la fine della guerra del Vietnam tanto fu l'emozione e lo sdegno nell'opinione pubblica americana e mondiale di fronte a tanto orrore. Tra la foto della piccola Kim e quelle che stanno arrivando in queste ore dall'Ucraina la differenza più importante è che la prima è stata sbattuta in faccia dalla stampa libera anche ai cittadini del paese considerato allora aggressore, gli Stati Uniti, mentre il popolo russo prigioniero della censura e della propaganda putiniana mai vedrà i massacri gratuiti commessi dai suoi soldati, mai potrà vergognarsi del proprio leader e quindi mai sentirà il bisogno di ribellarsi. Noi però quelle foto le possiamo vedere, l'Occidente certo non è un paradiso terrestre e avrà anche le sue colpe ma ha un'arma micidiale sconosciuta al nemico: la libertà dei suoi cittadini. E nessun uomo libero, di destra odi sinistra che sia, di fronte a queste immagini può girarsi dall'altra parte, fare finta di niente o collocarsi nella zona neutra del né con Putin né con gli ucraini. Fermare la ferocia russa è l'unica via per arrivare alla pace, quei corpi di civili a terra inutilmente crivellati ci dicono che gli ucraini mai potranno arrendersi, e noi con loro.

Alessandro Sallusti, Libero (4/4/2022)

Canzone del giorno: Raised by Wolves (2014) - U2
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sabato 2 aprile 2022

Rinnovabile

Lele Corvi, da google.it

Canzone del giorno: Negative Energy (1990) - Debbie Gibson
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venerdì 1 aprile 2022

Playlist Marzo 2022

  1. Francesco De Gregori, Generale – (De Gregori – 1978) – Insensata
  2. Procol Harum, War Is not Healthy  – (Missing Persons – Alive Forever – 2021) – Guerra
  3. Adema, Refusing Consciousness  – (Planets – 1980) – La comune coscienza
  4. Poco, How Will You Feel Tonight  – (Ghost Town – 1982) – L’odore della guerra
  5. Metallica, The Shortest Straw  – (…And Justice For All – 1988) – Logoramento
  6. Gino Paoli, Averti addosso  – (La luna e il Sig. Hyde – 1984) – Palco
  7. Vinicio Capossela, Lettera di soldati  – (Da solo – 2008) – Antigone
  8. Jethro Tull, Lap of  Luxury  – (Under Wraps – 1984) – Oligarchi russi
  9. Carol King, Music  – (Music – 1971) – Musica interiore
  10. Emerson, Lake & Palmer, Farawell to Arms  – (Black Moon – 1992) – Lobby militare
  11. Daniele Silvestri, Le navi  – (S.C.O.T.C.H. – 2005) – Le navi
  12. Rhett Miller, Total Disaster  – (The Messanger – 2018) – Campioni del fondo
  13. Korn, Predictable  – (Korn – 1994) – Prevedibile
  14. Steve Miller Band, Conversation  – (Wide River – 1993) – Conversare