nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 29 aprile 2014

All of Me

"Le carte sul tavolo
stiamo mostrando i cuori
rischiamo tutto anche se è difficile.
Perché tutto di me ama tutto di te
amo le tue curve e i tuoi spigoli
tutte le tue perfette imperfezioni
dammi tutto di te, darò tutto me stesso a te
sei la mia fine e il mio inizio
anche quando perdo, vinco
perché ti do tutto di me
e tu mi dai tutto di te..."


John Legend, All of Me
Canzone del giorno:  All of Me (2013) - John Legend feat. Lindsey Stirling
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domenica 27 aprile 2014

Santi

L'evento è così peculiare ed eccezionale che, come da giorni stanno facendo tutti i giornali, lo si può raccontare seguendo più filoni e angolature.
Oggi é il giorno dei Papi santi. 
Angelo Giuseppe Roncalli e Karol Wojtyla diventano Santi nello stesso giorno. 
Piazza San Pietro gremita per un evento storico probabilmente irripetibile.
L'editoriale di Giovanni Maria Vian sull'Osservatore Romano evidenzia come: «Mai nella storia della Chiesa di Roma un suo vescovo ha proclamato santi due predecessori così vicini nel tempo come avviene ora con la canonizzazione di Angelo Giuseppe Roncalli e Karol Wojtyła. Senza alcun dubbio Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati protagonisti nella seconda metà del Novecento di due pontificati — il primo breve, il secondo lunghissimo, fino all’inizio del nuovo secolo — dei quali si percepisce l’importanza già adesso, ancor prima che di questo tempo sia consentita in prospettiva storica una fondata valutazione». 
La chiave di lettura delle due canonizzazioni è il Concilio Vaticano II, cinquant'anni dopo la sua conclusione: «La loro santità s’iscrive dunque nel contesto del Vaticano II: Roncalli lo intuì e con sereno coraggio lo aprì, Wojtyła lo visse appassionatamente da vescovo. Il gesto del loro successore Francesco — primo vescovo di Roma che con convinzione ha accolto il concilio senza avervi partecipato — indica allora non solo l’esemplarità di due cristiani divenuti Papi, ma anche il cammino comune, da loro segnato, del rinnovamento e della simpatia per le donne e gli uomini del nostro tempo».


Canzone del giorno:  Silence (2007) - Danilo Rea
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venerdì 25 aprile 2014

Meritatamente

Sui meriti e (soprattutto) sui demeriti della politica il dibattito è aperto da tempo immemorabile e continuerà ad esserlo negli anni a venire.
Sul significato della professione di politico (lo si può considerare veramente un mestiere?) le sfaccettature e gli impulsi demagogici sono così tanti che è sempre difficile parlarne a mente serena.
Nella sua rubrica quotidiana su La Repubblica, Michele Serra offre uno spunto di riflessione che cerca di andare al di là delle idee "molto di moda".

Scrive Serra: "Dicendo di Renzi che “non si è mai sudato un euro in vita sua”, il grillino Di Maio avvalora l’idea che la politica non sia un lavoro, ma un passatempo ingiustamente remunerato. È un’idea molto di moda, che però confligge con una formula anch’essa molto di moda, quella che attribuisce ogni colpa e ogni degenerazione della politica al suo essere diventata “una professione”. Mettetevi d’accordo, benedetti ragazzi: se la colpa suprema della politica è essere un mestiere, retribuito come tutti i mestieri, davvero non ha senso accusare chi lo pratica (Renzi dalla più tenera età) di “non essersi sudato un euro”. Comunque la si metta, che fare politica possa essere una faticaccia lo sa chiunque abbia cercato, a qualunque livello, di farla per davvero. Non c’è orario che tenga, non c’è requie alla trafila di riunioni spesso inutili, e il rendiconto tra le energie spese e i risultati ottenuti è quasi sempre frustrante. Chiedete a un sindaco di paese. Chiedete a un deputato che non diserti e non si imboschi. Se lo chieda lo stesso Di Maio, se basta definirsi “cittadino” piuttosto che “deputato” per non considerare “lavoro” un impegno così duro e coinvolgente; e se non sia sudato, da parte di chi fa politica sul serio, ogni singolo centesimo che ti arriva in tasca. Meritatamente".


Canzone del giorno:  More Than You Deserve (2004) - Anouk
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martedì 22 aprile 2014

L'appartenenza

Una bella sorpresa l'ultimo album di Pippo Pollina.
L'appartenenza è un disco che si riesce ad assaporare sin dal primo ascolto.
Un impatto gradevolissimo con dei brani che raccontano storie vissute e si caratterizzano per le tematiche prettamente autobiografiche.
Il suo trasferimento in Svizzera nel 1985, rende ancora più peculiare il successo del cantautore siciliano che, da qualche anno a questa parte, è molto apprezzato da critica e pubblico anche nel nostro territorio.
L'efficacia dei testi e l'affabilità degli arrangiamenti sono ancora più evidenti nelle tracce di questo suo ultimo lavoro.
Si parte con Mare mare mare, canzone dal testo ironico e dal ritornello vibrante, resa fervida anche dalla partecipazione di Giorgio Conte. Si prosegue con altri undici brani rigorosamente pieni di anima e musicalità.
L'intensità dei ricordi in Laddove crescono i melograni (E mi dicevo corri ragazzo prima che il germe della vergogna / possa vincere il tuo disprezzo / possa ubriacarti come una spugna / e mi dicevo corri fai in fretta prima che uccidano la fantasia), le speranze disilluse in Da terra a terra (In mezzo ai grattacieli alle fabbriche delle illusioni / fra le pagine dei vangeli fra le lacrime della passioni), l'accorata dedica a Don Pino Puglisi in E se ognuno fa qualcosa (Chi è lei, ostinato a cantare un inno alla vita ai senza voce ai senza dio?).
Qualche mese fa Mario Luzzatto Fegiz sul Corriere della Sera, nel recensire l'album, ha valutato le qualità artistiche di Pippo Pollina considerandolo "In bilico fra la sensibilità di Fabrizio De André e la chanson francese". 

Niente male come giudizio per un artista (e per un lavoro) che non si può fare altro che apprezzare.

Canzone del giorno:  Mare mare, mare (2014) - Pippo Pollina feat. Giorgio Conte
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domenica 20 aprile 2014

Complici

"Aiutaci a sconfiggere la piaga della fame, aggravata dai conflitti e dagli immensi sprechi di cui spesso siamo complici.
Rendici capaci di proteggere gli indifesi, soprattutto i bambini, le donne e gli anziani, a volte fatti oggetto di sfruttamento e di abbandono".


Papa Francesco - Pasqua 2014, messaggio Urbi et Orbi



Canzone del giorno:  Cease Fire (2012) - Christina Aguilera
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venerdì 18 aprile 2014

Gabriel García Márquez

«Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo. Macondo era entonces una aldea de veinte casas de barro y cañabrava construidas a la orilla de un río de aguas diáfanas que se precipitaban por un lecho de piedras pulidas, blancas y enormes como huevos prehistóricos. El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo».

Gabriel García Márquez, Cien años de soledad (1967)


«Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito».
(il leggendario incipit di Cent'anni di solitudine nella traduzione italiana).

Canzone del giorno:  Cent'anni di solitudine (1997) - Modena City Ramblers
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giovedì 17 aprile 2014

Resilienza

"Oggi può star saldo solo chi conosce la propria fragilità, chi sa quanto l’ambivalenza tocchi persino il nostro stesso essere personale; chi comprende che un’identità affidabile puoò sorgere e mantenersi solo se sappiamo attingere a riserve di senso davvero robuste. 
L’identità, in effetti, non è mai solo l’espressione di scelte individuali: essa si fa e si rinsalda anche nel contatto con tante realtà che ci vengono offerte, se solo possiamo e vogliamo volgerci a esse. Grazie a esse, anche nei momenti più delicati possiamo alimentare la nostra resilienza, quella capacità di ritrovare equilibrio – magari anche in forme nuove, diverse, più solide e creative – di fronte alle perturbazioni.
Diverse possono essere le fonti cui indirizzarsi: per alcuni è la bellezza di un luogo naturale o quella di una città amata, così come la solidarietà degli amici o di coloro con cui si condividono sogni o ideali. Per altri può essere il riferimento alla propria storia personale o familiare o a un progetto condiviso, con gruppi o comunità. Per altri ancora può essere semplicemente quella realtà indefinibile che si manifesta leggera in una poesia o in una canzone, o in un’immagine particolarmente cara, o magari nelle profondità di un silenzio ritagliato al cuore di una giornata frenetica. Spesso è un libro (o magari più d’uno), cui si ritorna perché nell’intensità delle sue parole o nella forza di una narrazione esso ci comunica un’energia vivificante. Per molti, poi, tali realtà sono legate a una qualche forma di fede religiosa – per chi scrive, quella nel Dio di Gesù Cristo – sperimentata come fonte di forza nella difficoltà, sorgente di speranza attraverso i giorni.
Tante, insomma, le forme in cui possiamo mantenere vivo il contatto con quei riferimenti che ci aiutano a prenderci cura della nostra esistenza, quasi rigenerandola.
Abbiamo bisogno di ritrovare – proprio anche per mantenere salda e creativa la nostra identità al cuore della civitas – una spiritualità (anche se non per tutti tale termine rimanderà necessariamente a un vissuto religioso); abbiamo bisogno di tempi nei quali riprendere respiro, nei quali attingere a un senso facendolo diventare per noi vita quotidiana, carne e sangue; nei quali sempre e di nuovo la nostra storia personale si scopra inserita in narrazioni più ampie.
Così possiamo mantenere un’identità dinamica e relazionale, capace di vivere creativamente la realtà del presente, così come la trasformazione che la investe, pur senza deporre la capacità di discernimento critico nei confronti dell’una e dell’altra. Così può vivere quella speranza in un mondo diverso che nasce sì dall’indignazione per le contraddizioni del presente, ma trova soprattutto sostanza nella memoria, tenacemente coltivata, di una vita che sa essere – nonostante tutto – portatrice di bellezza e meritevole di cura. Così possiamo mantenere quello sguardo che sa andare al di là delle singole scelte di cui è pure intessuto il nostro quotidiano, per ritrovare ampiezza di respiro, senso storico, lucidità nell’analisi e capacità prospettica nella proposta. Così, insomma, può delinearsi una visione, certo sobria, certo conscia del proprio limite, eppure anche ardita nel disegnare futuro per un tempo che talvolta sembra senza vie d’uscita"
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Simone Morandini, Custodire futuro: etica nel cambiamento - 2014 (ed.Albeggi)

Canzone del giorno:  Fragile (1987) - Sting
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lunedì 14 aprile 2014

Non pago

Da un lato coloro che non pagano perché non c'è la fanno, dall'altro in tanti che non
pagano perché non vogliono (tanto siamo in Italia e, quindi, chi se frega), in mezzo lo Stato (le pubbliche amministrazioni) che dovrebbe pagare tanti imprenditori per i crediti vantati...
Bollette, cedolini per l'affitto, quote condominiali, mutui, rate della macchina...
Tra crisi e solite cattive abitudini, l'italiano non paga. Il valore dei pagamenti in sospeso avanza sempre più e il patto di fiducia fra Stato e cittadini rischia di frantumarsi definitivamente.
Alcuni mesi fa Bruno Mazzara, professore di Psicologia dei consumi alla Sapienza di Roma, spiegava questa situazione in questi termini: «La lunga durata di questa crisi rischia di innescare un meccanismo di rivalsa nei confronti della società. Ho perso il lavoro, ho perso la dignità e allora mi compro quello che mi serve, dal telefonino alla macchina, per restare dentro un modello culturale che nonostante tutto continua ad essermi imposto ogni giorno. E poi non pago, tanto chi se ne frega, dal domani sono ormai psicologicamente lontano. Di fatto significa rinunciare ad un progetto di futuro, all’idea stessa di società».


Canzone del giorno:  Hell To Pay (2013) - Deep Purple
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domenica 13 aprile 2014

Malasanità

da nicopillinini.blogspot.it




















Canzone del giorno:  Run Away (1979) - Chicago
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giovedì 10 aprile 2014

Mafalda

L'editore Giuseppe Lisciani, sul quotidiano Libero, ricorda il compleanno di Mafalda, il fumetto nato dalla fantasia di Quino.
La bambina dallo spirito ribelle é stata protagonista della famosa striscia a fumetti, molto popolare in America Latina e in Europa: "Mafalda, il cartoon argentino che ha illuminato l’infanzia di cinque generazioni, continua a festeggiare il suo mezzo secolo di vita con invidiabile energia e assiduità, come se fosse quella che in effetti è: una terribile bambina di sei anni, nata dalla matita geniale di Joaquín Salvador Lavado Tejón (cioè il famoso, Quino) il 29 settembre 1964 (...).  Quino aveva realizzato i suoi personaggi con genialità, ma anche con la meticolosità dell’artigiano: era riuscito a dotarli di quella necessaria tridimensionalità che, costruita su circo- stanziati riferimenti spazio-temporali, certifica il fatto di esistere. A ben guardare, la strategia creativa di Quino non è poi tanto dissimile dal metodo adottato da Fernando Pessoa nell’invenzione dei suoi eteronimi, anch'essi muniti di una propria credibile biografia".

Quino smise di pubblicare le strisce del fumetto nel 1973 (in Italia erano pubblicate dal periodico Linus).
Scrive Lisciani: "A Milano, gennaio 1993, Fiera del Libro, incontrai Quino per la prima volta. Poi venne a trovarmi in Abruzzo con la moglie Alicia per qualche giorno di vacanza. Fu in questa occasione che gli chiesi perché nel 1973 avesse smesso di disegnare le strisce di Mafalda. Rispose con una metafora: «Mi sentivo come un falegname che, per dieci anni ha sempre fatto sedie. Beh, ci sono anche i comodini...». Nonostante l'innegabile "amaritudine", Mafalda rimane nell'immaginario di tanti un personaggio mitico ed è giusto ricordare come Quino "si sia affidato ad un surrealismo iperbolico di grande suggestione, in cui il personaggio pensa e riflette dilatando l'oggetto della sua attenzione e rendendolo fisicamente e assurdamente percepibile".



Canzone del giorno:  Birthday (1968) - Beatles
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lunedì 7 aprile 2014

Divenire

Tullio Pericoli, Autoritratto

 "Sì perché la felicità, la felicità….non c’è mica solo la felicità nella vita, c’è la vita!
A nascere son buoni tutti! Persino io sono nato!
Ma poi bisogna divenire! Divenire! Crescere, aumentare, svilupparsi, ingrossare (senza gonfiare), accettare i mutamenti (ma non le mutazioni), maturare (senza avvizzire), evolvere (e valutare), progredire (senza rimbambire), durare (senza vegetare), invecchiare (senza troppo ringiovanire), e morire senza protestare, per finire... 
Un programma enorme, una vigilanza continua... Perché a ogni età l'età si ribella contro l'età, sai! E se fosse solo questione di età... Ma c'è anche il contesto!".


Daniel Pennac, Signor Malaussène - 1995 (Feltrinelli)



Canzone del giorno:  Learning to Fly (1987) - Pink Floyd
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sabato 5 aprile 2014

Nomofobia

Siamo diventati tutti quanto nomofobici.
Nomofobia. Il termine più giusto è, però,  Nomophobia, se si considera la derivazione anglosassone.
No mobile phone phobia ovvero la fobia di rimanere senza l'amato e adorato telefonino. Qualcosa di più che un semplice timore, più drammaticamente pensare continuamente al proprio caro telefonino, vivere incollati al proprio smartphone.
Qualche settimana fa Emiliano Liuzzi, nella sua rubrica Pan(ico) su Il Fatto Quotidiano, ricordava come "uno dei primi giornali a rivelarne l’esistenza è il Daily Mail nel 2008, quando sulle proprie pagine pubblica un intero servizio dedicato a quella che i medici definiscono nomofobia. Il termine è poco conosciuto e si riferisce alla paura compulsiva di rimanere senza telefono cellulare, di ritrovarsi improvvi- samente isolati in una zona senza campo o di avere lo smartphone scarico senza una presa elettrica nei paraggi. Insomma, più in generale è l'ansia di rimanere scollegati dal mondo esterno. È ovviamente una patologia circoscritta ad alcuni paesi del mondo, quelli più ricchi. E se è vero che solo 20 anni fa sarebbe stata impossibile da concepire per chiunque, oggi l’ossessione di perdere il proprio telefono e con lui tutto quello che di nostro custodisce non solo ha un nome, ma ha anche una fisionomia e una cura".
Panico incontrollato di rimanere disconnessi dalla rete di telefonia mobile per troppo tempo. Una nevrosi a tutti gli effetti. Ansia che assale. Un tipico malessere dei nostri tempi: "tra i segnali d’allarme c’è anche la tendenza a portare il telefono sempre con sé, in ogni momento della giornata e in ogni luogo (persino in bagno), controllando ossessivamente messaggi, chiamate perse e posta elettronica".
Vero e proprio romanticismo. 
Come si sarebbe detto una volta: "Non posso vivere senza di te".

Canzone del giorno:  Non vivo senza te (2008) - Vasco Rossi
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giovedì 3 aprile 2014

Emergenza

Emergenza occupazione. Ancora una volta verifichiamo l'ennesimo rialzo (triste e drammatico) del tasso di disoccupazione.
Nel nostro Paese si parla ormai di disoccupazione al 13%.
Rispetto a un anno fa, coloro che non risultano occupati sono aumentati dell'1,2%
In prima pagina Il Sole 24 Ore scrive che "si tratta del tasso più alto mai registrato dall'Istat, e del maggiore incremento (1,2%) tra i Paesi della zona euro, a eccezione di Cipro e Grecia. La perdita è di mille posti al giorno".
Alberto Orioli parla di "cabala tragica": «Quel tasso di disoccupazione al 13% è un indicatore drammatico, ma – se possibile – ce n'è un altro ancora peggiore. È il tasso di attività: inchiodato al 55,2% sul totale della popolazione attiva (in Europa la media è del 64% con la Germania al 72%). Ciò disegna un Paese senza opportunità. L'Italia dello spreco dei talenti. E significa qualcosa se abbiamo perso mille posti al giorno e nella sola Londra vanno almeno mille giovani al mese».
Un fenomeno difficile da attenuarsi in tempi brevi e, proprio per questo, gli interventi urgenti non sono soltanto necessari ma vitali per non sprofondare ancora di più: «Ci rendiamo conto, tragicamente, di aver dibattuto per decenni sulle regole del lavoro senza aver mai fatto tesoro di come si crea, il lavoro. Oggi quell'errore prospettico presenta il conto. Un Paese dove è ripartita la migrazione interna, oltre a quella internazionale (dei cervelli), dove le occasioni di lavoro si creano in settori destinati agli immigrati».
Un rischio di un’ulteriore negativa “desertificazione” che L’Italia non può più continuare a sopportare.

Canzone del giorno:  Cold Desert (2008) - Kings of Leon
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mercoledì 2 aprile 2014

Senno


Io sono per la chirurgia etica: bisogna rifarsi il senno

Alessandro Bergonzoni



Canzone del giorno:  The First Cut Is The Deepest (1967) - Cat Stevens
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martedì 1 aprile 2014

Playlist Marzo 2014

1.      Taylor Hicks, The Maze – (Taylor Hicks  – 2006) – Labirinto
2.      Westlife, The Reason – (Gravity – 2010) – Ragionamenti
3.      Ry Cooder, Three Cool Cats – (Chavez Ravine – 2005) – Gatti
4.      Max Gazzè, La moglie del poeta – (Quindi? – 2010) – I poeti
5.      Mumford and Sons, White Blank Page – (Sigh No More – 2009) – Lettura
6.      Gary Clark Jr., Freight Train – (12 Years A Slave – Colonna Sonora - – 2014) – 12 anni schiavo
7.      Bungaro, Io non ho paura – (Il Valore del momento – 2012) – Debolezza
8.      The White Stripes, Conquest – (Icky Thump – 2007) – Annessione
9.      R.Kelly, Shut Up – (Black Panties – 2013) – Tacere
10.  Negrita, Fuori controllo – (Dannato vivere – 2011) – In ricordo
11.  Robben Ford, Poor Kelly Blues– (A Day in Nashville – 2014) – A Day in Nashville
12.  Europe, The Final Countdown – (The Final Countdown – 1989) – Countdown
13.  The Cooltrane Quartet, Some Like It Hot– (Cool Jazz Brends – 2014) – A  qualcuno piace caldo