nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 30 ottobre 2018

Tastiera

Insonnia speciale, stanotte. Alle solite soperchierie della tenebra s’aggiungono l’afa mortale di agosto, la febbre, un rigurgito nervoso che mi sale dai visceri e s’arresta in gola, incapace di farsi spurgo liberatorio. Unico giocattolo a portata di mano, la tastiera del telefono, infinitamente servizievole e infinitamente inservibile. Potrei chiamare a scelta milioni di numeri nell'universo mondo; svegliare milioni di sconosciuti per gridargli la mia pena, insultarli, chiedergli pietà... Ma servirebbe? Meglio tentare il mio prefisso-sesamo: sette zeri in fila; comporre quindi otto numeri a caso... Chissà che non risponda, all'altro capo del filo, la voce cavernosa di Dio.


Gesualdo Bufalino, Bluff di parole, 1994

Canzone del giorno: Don't Call Me (2010) - Sugar Blue
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domenica 28 ottobre 2018

Ferite

In una tragedia come quella di Desirée Mariottini, stuprata e uccisa da un gruppo di uomini simili a belve in uno stabile abbandonato di San Lorenzo, nella capitale italiana, sono almeno tre le sconfitte da registrare, ognuna delle quali apre una sanguinosa ferita sociale: la crisi familiare che sta all’origine dell’inquietudine di questa ragazza con un padre di cui non portava il cognome e una madre di soli quindici anni più grande di lei; il fallimento delle agenzie educative che avrebbero dovuto proteggere l’adolescente evitando che da Cisterna di Latina prendesse l’autobus e se ne andasse a Roma di sera a cercare la droga; la disgregazione del tessuto istituzionale del nostro Paese, incapace di governare certi spazi urbani lasciandoli al degrado e al disordine, ricettacolo di violenze, brutalità e malaffare. Ma dietro queste cause immediate, legate a disfunzioni anche amministrative, ce n’è un’altra più profonda che chiama in causa noi stessi: la progressiva scomparsa di adulti credibili coi quali i ragazzi dovrebbero misurarsi; la mancanza di gerarchie di valori in grado di orientare il cammino dei più giovani; la deflagrazione del desiderio che sembra non avere nessun ostacolo; una malintesa concezione della libertà quale superamento di ogni limite; l’idea errata che la conoscenza del mondo non debba passare attraverso l’elaborazione di un’esperienza autentica della realtà; la fungibilità delle relazioni sociali, troppo spesso legate a criteri di mera convenienza economica; la fine della vera sapienza e il trionfo della semplice (e spesso parziale) informazione; lo sfacelo del linguaggio politico che passa senza soluzione di continuità dalla bieca speculazione elettorale al vaniloquio gergale privo di riscontri effettivi. (…) Fra i giovani sbandati e i bravi ragazzi, così come fra i mostri e le persone ordinarie, qualsiasi sia il colore della loro pelle, la differenza è sempre piuttosto sottile: basterebbe un niente per passare da una schiera all’altra e sprofondare nell’abisso. Anche coloro che sembrano stare al sicuro, con i genitori a posto e le frequentazioni giuste, rischiano tantissimo. Non dobbiamo perdere la fiducia. Per fortuna esistono ancora famiglie che tengono duro. E anche i don Orione continuano a operare e spesso ottengono grandi vittorie senza titoli sui giornali. Fare l’educatore oggi è più difficile che in passato. Ti sembra di essere da solo a remare controcorrente. Ma è questa la ragione per cui non devi mollare.

                                                                                                                 Eraldo Affinati, Avvenire (26/10/2018)

Canzone del giorno: Open Wounds (2003) - Skillet
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venerdì 26 ottobre 2018

Distopia

La distopia è l’anti-utopia, è l’utopia in negativo. È distopica una società o una comunità immaginaria indesiderabile, al punto da essere terrificante. “1984” di George Orwell è un capolavoro di distopia. È un romanzo del genere tra i più letti. Ne sono stati venduti trenta milioni di esemplari. Soltanto in Cina ne sono state pubblicate tredici traduzioni. La diffusione di “1984” (la prima edizione è del 1949) aumenta, puntualmente, col crescere dell’angoscia provocata da trasformazioni sociali e politiche che si annunciano traumatizzanti. Che implicano alienazioni. Lo rileva con argomenti convincenti Said Mahrane in un saggio apparso sul settimanale parigino “Le Point” del 16 agosto. Ma non è soltanto Mahrane a sostenere che questo accade, ad esempio, quando il “noi” soppianta l’“io”. Quando affiora il sentimento che qualcosa di implacabile, senza rivelare obbligatoriamente le proprie intenzioni, sta per condizionare le nostre libertà. I grandi libri funzionano spesso come termometri delle nostre apprensioni. (…)
Orwell è stato il primo a usare nel suo contesto - nel 1945 - il termine “guerra fredda”. E ha descritto la “neolingua” creata per adeguare il pensiero della gente alla volontà del potere. La sorveglianza tecnologica, non ancora tanto estesa quando lo scrittore la descriveva dandole dimensioni allora esagerate, sembrava destinata nelle sue pagine a divertire e al tempo stesso a spiare, come se non fosse da prendere troppo sul serio. (…)Viveva in un clima di forte tensione: il nazismo prendeva piede, nasceva lo stalinismo, la guerra civile di Spagna precedeva di poco la Seconda guerra mondiale. La nuova lettura cui si prestano i racconti dispotici di Orwell non può condurci a paragonare i suoi ai nostri tempi. Sarebbe sciocco. Ma lo sarebbe altrettanto trascurare l’emergere delle democrazie illiberali (le “democrature”) che si danno apparenze democratiche, ma che sono piuttosto indaffarate a reprimere gli oppositori.
Dopo la grande decolonizzazione degli anni Sessanta e con l’implosione dell’Unione Sovietica, il mondo poteva sembrare come una futura vasta prateria senza steccati: sempre meno frontiere e meno nazionalismi, macchie democratiche sempre più estese. Ed ecco invece che la prateria si sta trasformando in un groviglio di nazionalismi e di autoritarismi non certo simile a quello degli anni Trenta, ma con alcune sconcertanti somiglianze. Trump ed Erdogan - e altri uomini di potere dei nostri giorni, e di casa nostra - figurano come caricature del “grande fratello”. Si può riaprire “1984”. Non è un buon segno.


Bernardo Valli, Dentro e fuori – E’ tornata l’ota di leggere Orwell (L’Espresso 2/9/2108)

Canzone del giorno: Asking Too Much (2012) - All That Remains
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mercoledì 24 ottobre 2018

Felix


Beato colui che ha l'ardire di difendere ciò che ama. 

                                   Publio Ovidio Nasone - Amores (II, 5, 9), 23 - 14 a.C.



Canzone del giorno: Attraversami il cuore (2009) - Paola Turci
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domenica 21 ottobre 2018

Condomini

Alla fine i due hanno partorito un nuovo accordo e il decreto del governo collegato alla manovra ha fissato nuovi paletti (?) su un provvedimento che farà ancora discutere. Si tratta di pace fiscale nei confronti di bisognosi contribuenti ovvero di un condono per tanti furbacchioni?
Lo scontro fra Di Maio e Salvini, per il momento, si spegne ma le domande (e i dubbi!) restano tante.
Manina o non manina si è delineato, in questi ultimi giorni, un vuoto di coerenza (e di correttezza) che lascia un po’ allibiti. Chi dei due vicepremier (o del loro entourage) ha bluffato?
Dice Di Maio: “Quando mi si dice che ero distratto non ci sto. Se Salvini dice che non vuole passare per fesso io non posso passare per bugiardo”.
Qualcuno era distratto? Chi è il reale menzognero? Chi è il vero fessacchiotto? Chi recita?
Un vero e proprio gioco di ruoli e di parole.
Fuoco incrociato fra due condomini che,
costretti a convivere nello stesso palazzo, troppo spesso dimenticano (o fanno finta di dimenticare) le regole della convivenza e distolgono le menti da ciò che veramente conta, e cioè che le parti comuni devono essere salvaguardate a beneficio di tutti.

Canzone del giorno: You And Your Friend (1992) - Dire Straits
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venerdì 19 ottobre 2018

Manina

Eccolo qua, l'ultimo colpo di teatri: il condono "a sua insaputa". Mancava solo questo, alla tragicomica Opera Buffa inscenata da Luigi Di Maio. Non si sa più se ridere o piangere, di fronte all'ultima uscita del vicepremier grillino. Tormentato dai rimorsi per aver sacrificato il principio di legalità sull'altare della governabilità, assediato da una base  pentastellata furente per il cedimento ai truci animal spirits del piccolo capitalismo leghista. (...)  un'ignota "manina" avrebbe stravolto il testo della manovra varata due giorni fa a Palazzo Chigi e l'avrebbe poi recapitata così agli uffici del Quirinale, irrimediabilmente manomessa nella parte politicamente più sensibile quella sulla meravigliosa "pace fiscale", trasformata nottetempo in odioso "condono tombale" dallo sconosciuto manipolatore, naturalmente contro la virginia volontà dei probi M5S. (...)
Comunque vada a finire questa commedia, la falsa "pace fiscale" marca il primo strappo politico, culturale e identitario tra la costituency leghista (che guarda allo Stato come un "nemico da fregare"), e quella grillina (che pensa allo Stato Etico di Hegel, sia pure senza sapere chi sia). Lo ricuciranno, questo è chiaro. Ma resta il fatto che un premio ai disonesti così scandaloso (anche al netto dell'eventuale salvagente per i riciclatori) avrebbe fatto vergognare persino Berlusconi, padre di tutti i colpi di spugna tentati riusciti e falliti.

Massimo Giannini, Repubblica (18/10/2018)

Canzone del giorno: Hand in Hand (1978) - Elvis Costello
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martedì 16 ottobre 2018

L'amore


L’amore non dà nulla se non se stesso, e non prende che da se stesso. 
L’amore non possiede, né può essere posseduto. 
Perché l’amore basta all’amore. 
E non potete pensare di comandare il cammino dell’amore: 
se vi trova degni, è lui a dirigere il vostro cammino.
L’amore non ha altro desiderio che realizzare se stesso.

Khalil Gibran (1883 - 1931)




Canzone del giorno: Love (2018) - Thegiornalisti
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lunedì 15 ottobre 2018

Lezioni

Ci vuole solo coraggio, o forse buon senso, per capire che le lezioni migliori sono di solito le più dure; e che spesso fra queste ultime c'è la sconfitta. A loro volta, queste riflessioni inducono a pensare che l'unico vero fallimento stia, in realtà, nel permettere alla sconfitta di avere la meglio su di noi.

Anthony Clifford Grayling, Il significato delle cose - 2001

Canzone del giorno: Believer (2017) - Imagine Dragons
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sabato 13 ottobre 2018

Esternazioni

Il governo, cioè i due vice premier, gli unici con facoltà di esternare quanto e quando vogliono – prima Di Maio poi Salvini o viceversa forse dipende dalla luna – sembra sempre più nervosetto e non i capisce se è una messinscena. Di giorno in giorno la comunicazione è così paradossale, zero istituzionale e sempre più stressata da alimentare il sospetto che l’obiettivo sia studiato a tavolino. Per capire fino a che punto ci si può spingere. E per vedere l’effetto che fa. (...) Salita al potere, la creatura tre quarti grillina un quarto leghista (ora stando ai sondaggi le proporzioni sembrano diverse) ha attaccato subito istituzione su istituzione minacciandole, mettendole in cattiva luce, senza rispetto e limite, nessuno escluso tranne la sacralità dei totem Grillo e Casaleggio. una sorta di lenta assuefazione dell'opinione pubblica alla denigrazione delle istituzioni al massimo criticate prima, mai insultate, per alimentare soprattutto la pancia del proprio elettorato spingendosi sempre più in là in una marcia chiodata di presa del potere.

                                                                                                     Denise Pardo, L'Espresso (7/10/2018)

Canzone del giorno: L'aridità dell'aria (1997) - Cristina Donà
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mercoledì 10 ottobre 2018

Post Scriptum Film


Una storia senza nome

REGIA: Roberto Andò
INTERPRETI: Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassman, Renato Carpentieri, Laura Morante, Antonio Catania, Jerzy Skolimowski, Gaetano Bruno
SCENEGGIATURA: Roberto Andò, Angelo Pasquini
DURATA: 110'
USCITA: 20/9

Roberto Andò nel suo ultimo film, "Una storia senza nome", prende lo spunto da una storia vera (il furto della Natività di Caravaggio avvenuto nel 1969 presso l'Oratorio di San Lorenzo a Palermo) per architettare un opera che, fra realtà e finzione, fra inganni e rilevazioni, instrada lo spettatore verso un percorso caleidoscopico. Una commedia noir e grottesca un po' fin troppo incastonata in momenti che a volte appaino gradevoli e a volte fin troppo variegati.
Gli attori si muovono all'interno di un labirinto nel quale il regista cerca di farli districare per evidenziare il rapporto tra verità e menzogna che esiste nel cinema così come nella vita.
La mafia ruba la tela del Caravaggio e dopo cinquant'anni  le versioni sulla sua sorte si sprecano. Distrutta durante il furto, venduta a danaroso collezionista, data in pasto ai maiali, posizionata nel salotto di Badalamenti o Riina.
Verità e finzioni. Un misterioso uomo (Renato Carpentieri) contatta una giovane segretaria (Micaela Ramazzotti) per raccontarle la "verità" sul furto del quadro in modo da poterla trasformare in una sceneggiatura per un film. D'altronde il mestiere in incognito della donna è proprio quello di scrivere storie che sono firmate e fatte proprie dal suo amante, cinico e famoso sceneggiatore interpretato da Alessandro Gassman.
Malavita, infedeltà, corruzione, misteri e, soprattutto, il tema del doppio, caro al regista, che evidenzia il costante scontro fra individui e maschere, per ricordare allo spettatore che la finzione è sempre dietro l'angolo in ogni momento della propria vita.
Un film un po' fin troppo ambizioso ma mai banale.


Canzone del giorno: Tangled Up (2013) - Caro Emerald
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lunedì 8 ottobre 2018

Conte

...crediamo sia interesse del Paese sostenere l’autonomia del ruolo del capo dell’esecutivo, confidare nella sua saggezza giuridica, sperare che governando applichi un principio di base del diritto: la «diligenza del buon padre di famiglia».
Non esponga il Paese a rischi inutili. Dopotutto si è autodefinito, senza un briciolo di ironia, «avvocato del popolo». Dunque, faccia gli interessi degli italiani, difenda i loro risparmi. Senza illuderli, senza sbilanciarsi in colossali, quanto poco credibili, promesse. Non vi sono — come ha detto ad Assisi in contraddizione con la sobrietà francescana — soldi per tutto: dal reddito di cittadinanza, alle pensioni, alla riduzione delle tasse. Un Paese indebitato non è libero di fare tutto ciò che vuole e lui da giurista lo sa bene. Dica qualche volta — e anche pubblicamente — no ai suoi due azionisti di maggioranza, li richiami al rispetto delle forme. A una certa sobrietà negli atteggiamenti. Al rispetto delle istituzioni. Anche chi ha molto consenso e il vento dei sondaggi a favore non occupa le istituzioni come fossero «aule sorde e grigie», le rappresenta. Metta sul tavolo, se necessario, le proprie dimissioni. Dia finalmente spessore e lineamenti al proprio volto politico.
Nel governo gialloverde non sarà certamente un primus inter pares, come avevano immaginato i padri costituenti, ma può essere ancora un timoniere responsabile ed esperto. E se anche fosse, ma non lo crediamo, semplicemente l’avvocato dei suoi due principali clienti, l’esecutore del contratto del «governo del cambiamento», non potrebbe sottrarsi alla deontologia professionale. (...)
Il professor Conte non è un economista ma come avvocato del popolo o dei suoi due vivaci clienti dovrebbe soppesare rischi e opportunità, costi e benefici. È poi un esperto di arbitrati e dunque dovrebbe essere in grado di comporre interessi diversi, a volte confliggenti. Al valore dell’arbitrato, essendoci di mezzo il Paese, non vorremmo nemmeno pensare, parcella compresa.
P.s. Conte è devoto di padre Pio e tiene sempre una sua immaginetta in tasca. Bene. Se la porti sempre con sé. Anche i laici più accaniti sono d’accordo. Non si sa mai. Non vorremmo, un giorno, non avere più santi a cui votarci.

Ferruccio de Bortoli, Corriere della Sera (7/10/2018)


Canzone del giorno: Lover's Plea (2015) - Keith Richard
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sabato 6 ottobre 2018

Anzi

Per risolvere la crisi del Pd ci vorrebbe una soluzione unitaria, anzi umanitaria.

Jena, La Stampa (4/10/2018)




Canzone del giorno: Fallin' Apart (1982) - Peter Green
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mercoledì 3 ottobre 2018

In nome del popolo

La manovra del popolo, la Costituzione del popolo, il movimento del popolo. Se ogni decisione è presa nel nome del popolo, chi mai potrà ritenerla sbagliata? Qualunque tipo di azzardo sarà giustificato dall’esigenza di aver detto e scritto, finanziato o revocato un provvedimento per il bene del popolo, dunque di tutti.
Richiamarsi al popolo continuamente e anche a volte eccedendo con questa connessione sentimentale, può produrre effetti collaterali.
Innanzitutto la prima: la benemerita manovra si finanzia col debito pubblico. Dunque potremo chiamarlo debito del popolo. Dal quale popolo, qui sorge la domanda, vanno detratti gli evasori fiscali oppure no? Anche gli evasori sono nostri concittadini che usufruiscono dei servizi ai quali tutti accediamo. Dunque sono popolo. Però essendo evasori al momento di pagare i debiti non sono popolo.
Secondo effetto collaterale: a nome degli italiani, dunque del popolo, parla anche il presidente della Repubblica che consiglia, indica, propone. Il popolo che rappresenta Mattarella è lo stesso a cui fa riferimento continuamente Di Maio? Mettiamo caso che Mattarella, interpretando il popolo, esprima parere differente a quello del governo. Che si fa?
Terzo effetto collaterale: i giudici sentenziano in nome del popolo italiano. E proprio nel loro nome hanno inquisito il ministro dell’Interno Salvini.
Che però – ricordate? – ha risposto spiegando che lui rappresenta il popolo, ed in nome del popolo sta governando e i giudici – che attualmente giudicano in nome del popolo – si facciano eleggere dal popolo per giudicare un uomo del popolo.
Il popolo: cioè uno, nessuno e centomila.

Antonello Caporale, ilfattoquotidiano.it (28/9/2018)

Canzone del giorno: Crawling King Snack (1971) - The Doors
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martedì 2 ottobre 2018

Due conti

Altan, da google.it















Canzone del giorno: Gli impermeabili (1984) - Paolo Conte
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lunedì 1 ottobre 2018

Playlist Settembre 2018



1.      Beatles, A Day in The Life  (Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band – 1967) – Indelebile
2.      Brunori Sas, Canzoni contro la paura  (A casa tutto bene – 2017) – Canzoni contro la paura
3.      Traffic, Every Mother’s Son  (John Barleycorn Must – 1970) – Pulsioni
4.      Emeli Sandé, Sweet Architect  (Long Live the Angels – 2016) – Mattone
5.       Keb’ Mo’, Dirty Low Down and Bad – (Martin Scorsese Presents The Blues  2003) – Il brutto paese
6.      OneRepublic, Future Looks Good  (Oh My My – 2016) – Avanti
7.      Toni Braxton, Stupid – (Libra – 2005) – Homo Stupidus
8.      Pippo Pollina, E se ognuno fa qualcosa – (L’appartenenza – 2014) – Pino Puglisi
9.      Roxette, Vulnerable  (Crash! Boom! Bang! – 1994) – Vulnerabile
10.  Pino Daniele, Senza ‘e te  (Medina – 2001) – Senza ‘e te
11.  Van Morrison, Stop Drinking  (What’s Wrong with This Picture? – 2000) – Blocco
12.  Marvin Gaye, Mercy Mercy Me (The Ecology)  (What’s Going On – 1971) – Robaccia
13.  The Killers, Smile Like You Mean It  (Hot Fuss – 2004) – Chi non ride