nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 29 marzo 2019

InterMilan

Matteo Salvini ha detto che il «centrodestra è una categoria politica morta». Se le parole hanno un senso, oggi stesso dovrebbero saltare i governi di Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna, tutte Regioni guidate evidentemente da «morti viventi» del vecchio centrodestra.
Davvero una pattuglia di zombie regna su quasi metà degli italiani (26 milioni) e gestisce la metà del Pil nazionale con qualche successo elettorale e sostanziale? Non scherziamo. La parola centrodestra non piace a Salvini, ma agli italiani evidentemente sì. Il leader della Lega dice che il discorso nazionale è «tutt'altra cosa» senza spiegare il perché e il percome, forse per non sfidare logica e buonsenso. Sarebbe come se l'Inter e la Roma quando giocano in Europa si facessero chiamare Milan e Lazio e cambiassero maglia. Si limita, Salvini, a sostenere che «l'attuale governo ha fatto più cose in otto mesi degli altri in otto anni». In effetti c'è del vero. Non per colpa sua, ma il «suo» governo ha certamente fatto più debiti, messo più tasse, creato più disoccupazione, accumulato più spread e più rallentato la crescita di chiunque altro l'abbia preceduto.
Ma va bene così, perché dice sempre Salvini il governo gode del sostegno elettorale della maggioranza degli italiani. Immagino che il vicepremier si riferisca alla somma dei voti (quelli reali alle Regionali o quelli dichiarati nei sondaggi) di Lega e Cinque Stelle. Tesi un po' bizzarra perché Lega e Cinque Stelle non si sono mai presentati insieme o alleati a nessuna elezione (semmai al contrario armati l'uno contro l'altro), né hanno intenzione di farlo in un futuro prossimo.

                                                                                                                     Alessandro Sallusti, Il Giornale (27/3/2109)

Canzone del giorno: Living Dead (2013) - Have Mercy
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mercoledì 27 marzo 2019

Satchmo

"Quando suono, penso a quei momenti del passato e dentro di me nasce una visione. Una città, una ragazza lontani nella memoria, un vecchio senza nome incontrato in un posto che non ricordo. I suoni che escono dalla tromba di un uomo, sono parte di lui.”

                                                        Louis Armstrong (1901 – 1971)

Canzone del giorno: Body and Soul (1958) - Louis Armstrong
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domenica 24 marzo 2019

Nuovi occidentali

...l’”economia-mondo” e quindi la “globalizzazione”, che ne sono state l’effetto, hanno sì consentito l’appropriazione del mondo da parte degli occidentali, ma molto meno ne hanno consentito la sintesi culturale. Gli occidentali, padroni del mondo, hanno badato a comandare, a sfruttare, magari perfino a “civilizzare” e a “convertire” (seguendo cioè i loro cànoni e i loro interessi), ma – salvo esperienze élitarie e accademiche preziose certo, però minoritarie - non si sono mai granché curati di comprendere le culture assoggettate e considerate (sulla base di due preconcetti: quello della potenza militare e quello dello sviluppo tecnologico) magari ammirevoli e perfino degne d’innamoramento, tuttavia “inferiori”. (...)
Adesso, questi “nuovi occidentali” che hanno dismesso i loro lunghi abiti della tradizione e le casacche militari della rivoluzione maoista, si vestono come noi, studiano come noi, al pari di noi giocano in borsa e tentano la Grande Avventura della conquista. Gli strumenti non sono e forse non saranno mai militari: ma ne abbiamo già visti gli esiti in Africa e stiamo adesso vedendoli con il “Belt and Road Project” che, circondato dal sospetto americano e dall’allarme ancora coperto degli alti comandi Nato, sbarca oggi a Roma con il presidente Xi. Prima di lui, legioni di studenti sono venuti a Roma (non meno che a New York, a Londra, a Parigi, a Berlino, a Mosca), ad appropriarsi meglio della loro “nuova” cultura” occidentale; e noi, che della loro sappiamo troppo poco, non siamo nemmeno in grado di esprimere un giudizio plausibilmente fondato sul grado e l’intensità della conservazione o dell’abbandono o della modifica, in loro, di quella che è la loro cultura originaria. Loro parlano bene, talvolta benissimo, l’inglese, cioè l’attuale koiné diàlektos dell’Occidente. Noi, salvo rarissime eccezioni, conosciamo al massimo due o tre ideogrammi del loro idioma. Questo gap linguistico è la misura e al tempo stesso il simbolo d’un ben più grave gap culturale. È, diciamolo pure esplicitamente, una “sfida di civiltà” che dovremo affrettarci a raccogliere. Se non lo facessimo, i costi da pagare potrebbero essere altissimi.

Franco Cardini, storico (Il Messaggero - 22/3/2019)

Canzone del giorno: Our Tomorrows (2019) - Rustin Man
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venerdì 22 marzo 2019

Messaggero

Nell'agosto scorso la sedicenne Greta Thunberg ha cominciato a presidiare il Parlamento svedese — prima ogni giorno, poi tutti i venerdì — con un cartello che annunciava uno “sciopero scolastico per il clima”. Neppure lei avrebbe potuto immaginare che, appena sette mesi dopo, al suo appello avrebbero risposto tanti studenti e tante altre persone, in tutto il mondo, come è successo ieri. Anche a Milano, Roma e in moltissime altre città italiane , le manifestazioni hanno colorato piazze allegre, probabilmente entusiaste anche di essere così lontane dalla politica organizzata e dai suoi discorsi opachi.
Nulla è più oggettivamente allarmante dello stato di salute del pianeta, ma il messaggio “salviamo la Terra” – sia per esorcismo o denegazione freudiana, sia per pura e semplice irresponsabilità – è considerato banale, agitato da specialisti in cerca di popolarità personale, incapace di procurare qualcosa più di qualche voto, qualche articolo di giornale, qualche copia di libro venduta, qualche documentario enfatico. Invece, è “politicamente scorretto”, e quindi divertente, negare il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci eterni, i cambiamenti climatici. Fa più caldo, c’è più sole, cosa avete da protestare?
È certo starno che una singola teenager abbia mobilitato, si può dire, il mondo attorno a un problema così vasto, e tanto risaputo quanto negletto. In realtà si tratta di un fenomeno tipico della comunicazione temporanea e possiamo definirlo come la prevalenza del messaggero sul messaggio. Ancor prima delle parole della studentessa, il suo volto determinato e il suo “essere là” hanno catalizzato l’attenzione. Nel tempo ha incuriosito, stupito, convinto e infine diviso. Oggi c’è chi l’ha candidata al Nobel per  la Pace e chi la trova funzionale a una retorica ipocrita, arrivando anche ad insultarla. Greta Thunberg ha insomma fatto centro. (…)
Ad avere un corpo, e a usarlo per attrarre consensi irriflessi, non solo capi e capitani. Senza un corpo, senza cioè incarnarsi in una figura di umanità credibile, nessuna idea riesce a diffondersi. È così che la battuta scettica “qtesto lo dici tu” da denuncia di dubbio diventa annuncio di interesse. Succede quando il “tu” ha la forza di una presenza, come oggi è il caso di Greta Thunberg. Può sembrare una sconfitta della Ragione, sul piano astratto; ma irrazionale sarebbe invece rifiutarsi ancora di ammetterlo.


Stefano Bartezzaghi, La Repubblica (16/3/2019)

Canzone del giorno: The Messenger (2008) - Likin Park
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mercoledì 20 marzo 2019

Fanatismo

Ritengo che l’essenza del fanatismo stia nel desiderio di costringere gli altri a cambiare. Quell’inclinazione comune a rendere migliore il tuo vicino, educare il tuo coniuge, programmare tuo figlio, raddrizzare tuo fratello, piuttosto che lasciarli vivere. Il fanatico è la creatura più disinteressata che ci sia. Il fanatico è un grande altruista. Il fanatico è più interessato a te che a se stesso, di solito. Vuole salvarti l’anima, vuole redimerti, vuole affrancarti dal peccato, dall’errore, dal fumo, dalla tua fede o dalla tua incredulità, vuole migliorare le tue abitudini alimentari, vuole impedirti di bere o di votare nel modo sbagliato. [...] In un modo o nell’altro, il fanatico è più interessato a voi che a se stesso, per la semplice ragione che il fanatico ha un io molto piccolo, quando non ce l’ha affatto.

Amos Oz, Contro il fanatismo (ed.Feltrinelli - 2004)

Canzone del giorno: Libera Nos Domine (1978) - Francesco Guccini
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domenica 17 marzo 2019

Fridays for Future

In epoca di confini da difendere ci si mobilita per dire che i confini non esistono e che i problemi del mondo sono i problemi di ciascuno. In epoca di individualismo e competizione ci si mobilita per affermare che solo cooperando possiamo uscire dallo stallo. In epoca di paura e chiusura ci si mobilita per ribadire che la speranza nel domani è forte e vigorosa e che non c’è nulla che possa fermarla.
Oggi è certamente una giornata storica, la cui portata si sentirà per lungo tempo. È l’inizio di una stagione differente, l’apertura di un nuovo corso per la politica e la partecipazione internazionale. Una stagione in cui i protagonisti assoluti sono e saranno i giovani, coloro che appena adesso si affacciano sul panorama della vita pubblica. Per la prima volta, sull’onda della forza di una ragazzina svedese di sedici anni, Greta Thunberg, in ogni angolo del pianeta si scende oggi in piazza per gridare ai governanti che non c’è più tempo da perdere, che il momento per invertire la rotta di un cambiamento climatico sempre più minaccioso è adesso. Diversamente non ci sarà alcun domani. Oltre 1.700 eventi in altrettante città di 106 Paesi. Una mobilitazione senza precedenti che, a orari diversi, vedrà la partecipazione di milioni di ragazzi di tutte le età, affiancati e sostenuti da tutte le più grandi organizzazioni internazionali.
Da Amnesty International a Greenpeace passando per Wwf e Slow Food. Ragazzi che sciopereranno dalla scuola per affermare che non ha senso studiare se poi non si ascolta chi ha studiato e oggi ci dice che stiamo andando a tappe forzate verso il baratro. Uno sciopero che, in molti casi, verrà sostenuto dagli stessi presidi, caso assolutamente unico.
È straordinario assistere a questa ondata che ancora nei giorni scorsi è cresciuta e si è allargata a macchia d’olio, dal basso, senza strutture di coordinamento pesanti, senza vincoli, con l’unico obiettivo di sollevare la grande questione del nostro tempo, quella ambientale.

Carlo Petrini, fondatore di Slowfood (La Stampa - 15/3/2019)

Canzone del giorno: Five Years (1972) - David Bowie
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venerdì 15 marzo 2019

CR1

Foto by Giuseppe Raia

Il gol più bello, l’altra sera, Cristiano Ronaldo lo ha segnato durante l’intervallo, quando si spostava da un compagno all’altro per incitarli tutti, ciascuno con una parola o un gesto che sembrassero creati apposta per lui. Così si comportano i capi. Pensano prima alla squadra e poi a loro stessi, pur sapendo che sarà a loro, e non alla squadra, che verrà intestata la vittoria o imputata la sconfitta. C’è anche un sottile egoismo in questo atteggiamento: il modo migliore per togliersi la pressione di dosso è alleviare quella altrui. Persino il gestaccio esecrabile con cui CR7 ha risposto a quello compiuto all’andata dall’allenatore rivale nasceva dall’impulso di caricarsi sulle spalle il sentimento di rivalsa di una comunità intera. Uno sbaglio, ma uno sbaglio da leader. Ronaldo è stato a lungo il secondo giocatore più forte del mondo, dietro il solipsista Messi. Ora il più forte è lui, e l’impresa senza precedenti è che ha effettuato il sorpasso a fine carriera. A dimostrazione che il carattere funziona da moltiplicatore del talento e l’autodisciplina da moltiplicatore di entrambi.
Quanti Ronaldo ci sono su piazza? Nella politica dei narcisi, ben pochi. Nelle imprese e nelle professioni, qualcuno di più. Riguardo all’assumersi responsabilità in famiglia, ciascuno può parlare per la sua. Diventi CR7 quando, alla vigilia di un affare decisivo, passi la serata a ricordare alle persone con cui dividi la vita che nessuna è più importante di loro, per te. Vasto programma.

                                               Massimo Gramellini - Il Caffè (Corriere della Sera - 14/3/2019)

Canzone del giorno: On Top of the World (2012) - Imagine Dragons
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martedì 12 marzo 2019

Vigilanti

L'Europa in questi anni ha mostrato una chiara miopia nell'affrontare il problema del
fenomeno migratorio. Dinanzi a uno scenario complicato e drammatico si è preferito non gestire con razionalità la questione, trattando gli ingressi irregolari come fenomeno transitorio e meramente emergenziale. Miopia, per l'appunto.
Per recuperare il tempo perduto tre anni fa la commissione UE ha erogato al governo turco ben 6 miliardi di euro per bloccare e trattenere i profughi siriani in fuga dalla guerra civile. Turchia come "partner strategico" per un'Europa in palese difficoltà politico-strategica. A quel punto il nostro paese nel 2017, in coerenza con quanto già attivato in sede europea, è intervenuto con un ripristino degli accordi con la Libia impegnandosi "a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l'immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell'Interno".
In pratica una delega affidata al governo libico in tema di controllo della migrazione che, come hanno detto in tanti, sposta i confini europei ed italiani al di fuori di quelli geografici. Non riuscendo a controllare gli ingressi via mare di tantissimi disperati (donne e bambini compresi) è stato affidato alla Libia il controllo delle partenze con consequenziale riduzione degli sbarchi nelle nostre coste di rifugiati e migranti. Il Mediterraneo con meno disperati e, fino ad arrivare ai giorni nostri con i nuovi provvedimenti del nuovo governo italiano, anche con meno navi di soccorso. Secondo le statistiche internazionali nel 2018  nel nostro mare sono morte una media di 6 persone al giorno. E naturalmente in tema di "numeri" non si può dimenticare il trattamento a cui sono sottoposti tantissimi migranti bloccati in Libia, rinchiusi in centri di detenzione nei quali, come ha più volte rilevato Amnesty International e altri organismi umanitari internazionali, si rischia di subire ogni genere di maltrattamento, comprese torture e stupri.

Canzone del giorno: Vigilante Man (1973) - Nazareth
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domenica 10 marzo 2019

Piazza Garraffello

Una città può essere visitata, desiderata, ammirata, sognata, persino detestata; Palermo, in più, può essere mangiata. Sono nato alla Vucciria, esattamente a piazza Garraffello, in una casa, oggi distrutta...tra un vociare di pescivendoli, caldumai, carnezzieri, rosticcieri, caldarrostai, fruttivendoli e droghieri. Nascendo, urlai anch'io. Per annunciarmi. Ma l'urlo, in quel frastuono si sperse. Mi acquietai. E, più che le orecchie, presto assuefatte, misi in funzione il naso. Un afflusso di odori lo invase, lo stuzzicò, lo carezzò, lo nauseò. Non me ne stupii. Mi sembrava che quegli effluvi la vita li avesse di suo. Erano il sapore naturale dell'aria.

Mesi dopo ci trasferimmo in via Materassai, al numero 44; una strada confinante, non lunga, per niente diritta e così angusta che il sole vi penetrava giusto a mezzogiorno, poi si ritraeva su per i muri; alle tre era già sgusciato via. Del cielo si scorgeva appena una striscia, come adagiata sui tetti; i balconi dei palazzi, posti fronte a fronte, si guardavano negli occhi, così le botteghe. Papà ne aveva aperta una di generi per sarti, al numero 42: "Vincenzo Caruso - Mercerie e filati". Fu allora che prese a comportarsi da emigrante. Parlava di quella nostra casa alla Vucciria come di una patria perduta. Ma questa è un'altra storia.

Pino Caruso, La Vucciria - da pinocaruso.it

Canzone del giorno: La mia casa (2001) - Pippo Pollina
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venerdì 8 marzo 2019

Ostinato

E' la mia qualità, la mia unica qualità in realtà. Quando sento che posso finire una cosa, non mollo. Benché lavori molto, non sono di natura lavoratore, ho un fondo di pigrizia molto reale. Non sono nemmeno coraggioso. L'ostinazione può sostituire il gusto per il lavoro, può sostituire il coraggio, può sostituire tutte le altre qualità.



Canzone del giorno: My Same (2008) - Adele
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mercoledì 6 marzo 2019

A Horse With No Name

Ho attraversato il deserto su un cavallo senza nome,
Faceva stare bene l'essere lontani dalla pioggia
Nel deserto puoi ricordare il tuo nome,
Perchè non c'è nessuno che può farti soffrire.

                                                America, A Horse With No Name (1971)

Canzone del giorno: A Horse With No Name (1971) - America
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domenica 3 marzo 2019

Ruspa

L’uomo della ruspa sta spianando i grillini perché lui è smaliziato e loro invece alle prime armi, perché la Lega in ascesa ricatta i Cinque Stelle in picchiata, perché Salvini volendo avrebbe un’alleanza di ricambio. Di motivi che spiegano questa disparità di muscoli ce ne sarebbero tanti: per esempio il Capitano, come lo esaltano i suoi, ha dietro di sé una falange macedone che gli obbedisce senza un fiato, laddove il partito dell’altro vicepremier è in piena crisi di nervi, al punto che qualcuno si spinge a temere scissioni. Ma la vera ragione per cui Salvini in questa fase sembra Superman, al confronto con Di Maio, è che dalla sua parte sta spingendo la realtà delle cose. Sono i problemi a imporre nel governo le soluzioni, magari basate sul puro buonsenso. E chi si schiera dalla parte della ragionevolezza finisce di solito per prevalere su quanti le remano contro. Basta guardare a quanto sta accadendo sulla Tav. (…) I grillini sono sotto schiaffo, sulla Tav e sul resto, non solo in quanto vessati da Salvini ma perché molti tra loro rifiutano di guardarsi intorno, di riconoscere che l’economia frena, le imprese sono allo stremo, le casse dello Stato sempre più vuote, la crisi finanziaria è niente affatto scongiurata. Incombe, sebbene la neghino ufficialmente, una manovra correttiva dovuta alla recessione, e un’altra lacrime e sangue per impedire gli aumenti dell’Iva. Sta rialzando la testa perfino l’inflazione. L’ultimo degli errori consisterebbe nel dare oggi l’idea di un paese bloccato, dove una parte politica si mette di traverso e condanna l’Italia alla decrescita. La vera forza di Salvini sta nel rifiuto di accettare questa logica regressiva. E molti indizi fanno pensare che, in futuro, la asseconderà sempre meno. Il suo protagonismo,ammette chi gli sta vicino, è destinato a crescere. Non per un personale progetto   egemonico sui Cinque Stelle, ma per evitare di finire a fondo insieme a loro. Il leader leghista ha capito che la sua scommessa è in bilico, si sta giocando tutto sull’economia. Se non si mette al timone, la nave gialloverde rischia di finire sugli scogli. E tutto Matteo vuol essere, tranne che un nuovo Schettino.

                                                                                                                                Ugo Magri, La Stampa (2/3/2019)

Canzone del giorno: The Crystal Ship (1967) - The Doors
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sabato 2 marzo 2019

Nero

















Canzone del giorno: A testa in giù (1980) - Pino Daniele
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venerdì 1 marzo 2019

Playlist Febbraio 2019


1.      Banco Mutuo Soccorso, Slogan  – (Come in un’ultima cena – 1976) –  Grossa
2.      Scorpions, Alien Nation  – (Face The Heat – 1993) –  Invasione
3.      Greta Van Fleet, Brave New World  – (Anthem of the Peaceful Army2018) –  Non ci resta che il crimine
4.      Pink Floyd, Another Brick in The Wall  – (The Wall – 1979) –  Il muro
5.      Bob Dylan, The Lonesome Death Of  Hattie Carroll  – (The Times…1964) – Hattie Carroll
6.      Dua Lipa, Be The One  – (Dua Lipa – 2017) –  Democrazia dei leader
7.      Negrita, Lontani dal mondo  – (Negrita – 1994) –  Strana
8.      Ramones, Bad Brain  – (Road to ruin – 1978) –  Ripetizione
9.      30 Seconds to Mars, Attack  –  (A Beautiful Lie – 2005) –  Determinazione
10.  The Doobie Brothers, Dependin’ On You  –  (Minute by Minute – 1978) – Bottonizzazione
11.  Ben Harper & The Innocent Criminals, Call It What It Is(Call It What It Is2016) –   Green Book
12.  Loredana Bertè, In questa città  – (Best – 1991) –  Città sola
13.    Tony Bennett ft. Elvis Costello, Are You Havin’ Any Fun?(Duets: An America Classic – 2006) –  Successo