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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 3 marzo 2019

Ruspa

L’uomo della ruspa sta spianando i grillini perché lui è smaliziato e loro invece alle prime armi, perché la Lega in ascesa ricatta i Cinque Stelle in picchiata, perché Salvini volendo avrebbe un’alleanza di ricambio. Di motivi che spiegano questa disparità di muscoli ce ne sarebbero tanti: per esempio il Capitano, come lo esaltano i suoi, ha dietro di sé una falange macedone che gli obbedisce senza un fiato, laddove il partito dell’altro vicepremier è in piena crisi di nervi, al punto che qualcuno si spinge a temere scissioni. Ma la vera ragione per cui Salvini in questa fase sembra Superman, al confronto con Di Maio, è che dalla sua parte sta spingendo la realtà delle cose. Sono i problemi a imporre nel governo le soluzioni, magari basate sul puro buonsenso. E chi si schiera dalla parte della ragionevolezza finisce di solito per prevalere su quanti le remano contro. Basta guardare a quanto sta accadendo sulla Tav. (…) I grillini sono sotto schiaffo, sulla Tav e sul resto, non solo in quanto vessati da Salvini ma perché molti tra loro rifiutano di guardarsi intorno, di riconoscere che l’economia frena, le imprese sono allo stremo, le casse dello Stato sempre più vuote, la crisi finanziaria è niente affatto scongiurata. Incombe, sebbene la neghino ufficialmente, una manovra correttiva dovuta alla recessione, e un’altra lacrime e sangue per impedire gli aumenti dell’Iva. Sta rialzando la testa perfino l’inflazione. L’ultimo degli errori consisterebbe nel dare oggi l’idea di un paese bloccato, dove una parte politica si mette di traverso e condanna l’Italia alla decrescita. La vera forza di Salvini sta nel rifiuto di accettare questa logica regressiva. E molti indizi fanno pensare che, in futuro, la asseconderà sempre meno. Il suo protagonismo,ammette chi gli sta vicino, è destinato a crescere. Non per un personale progetto   egemonico sui Cinque Stelle, ma per evitare di finire a fondo insieme a loro. Il leader leghista ha capito che la sua scommessa è in bilico, si sta giocando tutto sull’economia. Se non si mette al timone, la nave gialloverde rischia di finire sugli scogli. E tutto Matteo vuol essere, tranne che un nuovo Schettino.

                                                                                                                                Ugo Magri, La Stampa (2/3/2019)

Canzone del giorno: The Crystal Ship (1967) - The Doors
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