nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 24 marzo 2019

Nuovi occidentali

...l’”economia-mondo” e quindi la “globalizzazione”, che ne sono state l’effetto, hanno sì consentito l’appropriazione del mondo da parte degli occidentali, ma molto meno ne hanno consentito la sintesi culturale. Gli occidentali, padroni del mondo, hanno badato a comandare, a sfruttare, magari perfino a “civilizzare” e a “convertire” (seguendo cioè i loro cànoni e i loro interessi), ma – salvo esperienze élitarie e accademiche preziose certo, però minoritarie - non si sono mai granché curati di comprendere le culture assoggettate e considerate (sulla base di due preconcetti: quello della potenza militare e quello dello sviluppo tecnologico) magari ammirevoli e perfino degne d’innamoramento, tuttavia “inferiori”. (...)
Adesso, questi “nuovi occidentali” che hanno dismesso i loro lunghi abiti della tradizione e le casacche militari della rivoluzione maoista, si vestono come noi, studiano come noi, al pari di noi giocano in borsa e tentano la Grande Avventura della conquista. Gli strumenti non sono e forse non saranno mai militari: ma ne abbiamo già visti gli esiti in Africa e stiamo adesso vedendoli con il “Belt and Road Project” che, circondato dal sospetto americano e dall’allarme ancora coperto degli alti comandi Nato, sbarca oggi a Roma con il presidente Xi. Prima di lui, legioni di studenti sono venuti a Roma (non meno che a New York, a Londra, a Parigi, a Berlino, a Mosca), ad appropriarsi meglio della loro “nuova” cultura” occidentale; e noi, che della loro sappiamo troppo poco, non siamo nemmeno in grado di esprimere un giudizio plausibilmente fondato sul grado e l’intensità della conservazione o dell’abbandono o della modifica, in loro, di quella che è la loro cultura originaria. Loro parlano bene, talvolta benissimo, l’inglese, cioè l’attuale koiné diàlektos dell’Occidente. Noi, salvo rarissime eccezioni, conosciamo al massimo due o tre ideogrammi del loro idioma. Questo gap linguistico è la misura e al tempo stesso il simbolo d’un ben più grave gap culturale. È, diciamolo pure esplicitamente, una “sfida di civiltà” che dovremo affrettarci a raccogliere. Se non lo facessimo, i costi da pagare potrebbero essere altissimi.

Franco Cardini, storico (Il Messaggero - 22/3/2019)

Canzone del giorno: Our Tomorrows (2019) - Rustin Man
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