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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 10 novembre 2019

Anime prigioniere

Quel muro cresceva infatti nella mente delle persone da ventotto anni, circondava due generazioni, paralizzava ambizioni, annullava speranze. Era certo una chiusura fisica, uno strumento meccanico che occupava lo spazio per fermare il movimento e arrestare i corpi. Ma era anche una barriera spirituale perché occludeva un pezzo di futuro, restringeva l’orizzonte di vita, occupava la visuale come un’ossessione. Un blocco concettuale, perché ogni giorno ricordava un confine, la soglia tra la libertà personale e l’arbitrio del potere, tra l’autonomia e la discrezionalità. Nascondendo l’altrove, lo mitizzava nel desiderio, rendendolo irraggiungibile lo ingigantiva, richiamandolo in continuazione con la sua sola presenza incombente. Così il Muro finiva per separare la vita vissuta in pubblico, nell’obbedienza, e la vita consumata in privato, nel silenzio, tra progetti di fuga inconfessabili e l’evidenza del limite, misurando ogni giorno la quota di libertà vigilata che si poteva sperimentare e la confisca quotidiana di un tratto di destino.

Ezio Mauro, Anime prigioniere. Cronache dal muro di Berlino - 2019 (Feltrinelli)

Canzone del giorno: Where Are We Now? (2013) - David Bowie
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