nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 6 novembre 2019

Bacillus calcisticus

Ma si può essere così idioti da passare il proprio tempo libero a vedere dei milionari in mutande che corrono dietro un pallone? Mah, è proprio una distrazione di massa per decelebrati... Siamo proprio sicuri che sia così? A guardare bene, alcune delle menti più alte del Novecento sembrano contraddire questo luogo comune. Si potrebbe troncare qualsiasi discussione sul valore estetico del calcio con una sentenza, come d’abitudine folgorante, di Carmelo Bene: “Il calcio somiglia alla musica: la musica può forse essere spiegata con la musica? No, così il calcio: non ha nemmeno bisogno della Lingua per farsi intendere il calcio buca ogni linguaggio“. Riflessione eguale e contraria a quella di uno dei primi intellettuali a scoprire il suo talento, ovvero Pier Paolo Pasolini che affermó: “il gioco del football è un ‘sistema di segni’; e, cioè, una lingua, sia pure non verbale“, arrivando a dire altrove addirittura che “il calcio e l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, Il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro“. Mescolando le riflessioni dei due diversi geni (tanto egualmente abissali, quanto profondamente distanti) si ottiene un brano memorabile del maestro della prosa calcistica, la cui penna creò più neologismi di quella di Gabriele D’Annunzio, il grande Gianni Brera: “Il vero calcio rientra nell’epica: la sonorità dell’esametro classico si ritrova intatta nel novenario italiano, i cui accenti si prestano ad esaltare la corsa, i salti, i tiri, i voli della palla secondo geometria o labile o costante...”. (...) Come si può spiegare a chi non ama il calcio l’armonia pitagorica celata dietro a una punizione di Mihajlovic, l’archetipo del Bagatto celato nelle finte di Garrincha, lo splendore rinascimentale delle traiettorie di Pirlo o la maestà guerriera di un goal di tacco di Ibrahimovic? Come si può fornire la formula di struttura dello stupore di fronte a una divina serpentina di Messi, alla grazia di un pallonetto di Cantona, all’infinita sprezzatura presente in ogni stop di Zidane, al prodigio innaturale rivelato in ogni scatto di Ronaldo (il Fenomeno, non il pur fenomenale Cristiano)? Penserete che sono matto, lo so. Come darvi torto?

Adriano Ercolani, Bacillus calcisticus (Linus - settembre 2019)

Canzone del giorno: La palla è rotonda (2014) - Mina
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