nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 18 settembre 2024

La durata dell'esperienza

“La durata dell’esperienza è di 2 ore”. Dovresti vedere, amico lettore, cosa gli ho risposto ai tipi della trattoria che dopo la prenotazione on line hanno inserito questa frase nella conferma. Non faccio il nome del locale perché non vorrei avere qualche cuoco sulla coscienza, è un posto nuovo e poco conosciuto e io critico esplicitamente solo i caporali famosi, i tiranni insensibili in quanto illustri, i Niko Romito, i Norbert Niederkofler... Ma se tutti i clienti rispondessero come me il giorno dopo nessun locale userebbe più la stucchevole parola “esperienza”, ricominciando a dire “pranzo” e “cena”. Se tutti rispondessero come me nessuno oserebbe più imporre durate, o metter fretta a chi chiacchiera al tavolo (l’altra sera, in un altro ristorante, il cameriere continuava a guardare l’orologio: non mi vedrà più). Se tutti rispondessero come me finirebbe in soffitta questa idea casermesca di ristorazione come sopraffazione e umiliazione dell’avventore. Ma nessuno risponde come me, i crapuloni son diventati soldatini, marciano in fila sotto una grande scritta: “Il cliente ha sempre torto”.

Camillo Langone, Il Foglio (29/1/2024)

Canzone del giorno: Experience (1981) - Albert Hammond
Clicca e ascoltaExperience....

domenica 15 settembre 2024

Analfabetismo religioso

Tanto più avvertiamo il peso della religione contemporanea, tanto meno ci pare di saperne e di capirne. Non conosciamo e non capiamo la religione altrui, quella che più o meno visibile ci abita ormai accanto o che, remota, ci visita dallo schermo dei supporti digitali; ma non conosciamo e non capiamo neppure la nostra religione, quella che abbiamo dimenticato o non riconosciamo più. Ci sommergono informazioni e concetti, immagini e emozioni. Troppo materiale, troppo disparato, troppo nuovo, troppo complesso per riuscire a capire e sapere. Oppure c'è il vuoto. Una tabula rasa in cui non distinguiamo e riconosciamo alcunché. Per mettere ordine, per riempire il nulla, per articolare un significato, ci vorrebbe l'alfabeto giusto. Però non lo abbiamo. Siamo affetti da analfabetismo religioso: non conosciamo e non capiamo la religione, tanto la nostra quanto quella altrui. Ognuno di noi vive a suo modo questa condizione, ma la questione supera di gran lunga l'esistenza individuale: è collettiva, sociale. […] Siamo ben oltre la storica polemica protestante sull'ignoranza dei cattolici. II problema è più vasto e profondo. La sua chiave è in due fenomeni II primo è la secolarizzazione: è diminuita la pratica religiosa, si è ristretto lo spazio del sacro, la fede, e la cultura di cui la fede è espressione, non vengono più trasmesse in famiglia. La religione non è morta, però. Ha resistito, spesso sotterranea; s'è reinventata. Al posto di ciò che si sapeva un tempo c'è il vuoto di ciò che non sappiamo più, di ciò che non sappiamo ancora. Interviene qui il secondo fenomeno, la multi-religiosità. Mentre la religione tradizionale scompariva, si nascondeva osi reinventava, arrivavano nuove religioni nelle persone o sullo schermo. All'ignoranza sulla religione della tradizione si aggiungeva quella sulla religione altrui. Hanno condiviso lo stesso destino — e ora condividono la stessa ignoranza — quanti di noi erano qui da generazioni e quanti stavano arrivando. Abbiamo perso la conoscenza dei nonni perché l'abbiamo lasciata nei Paesi d'origine o nell'Italia cattolica che non c'è più. Ci tocca ora affrontare tutti una inedita multi-religiosità. Ecco il nostro analfabetismo. Non conosciamo più quello che conoscevamo della vecchia religione, quanto meno quello che conoscevamo frequentandola; non conosciamo ancora quella nuova e cioè la vecchia che si reinventa o l'attrai con cui impariamo a coabitare.

Marco Ventura, Corriere della Sera (1/9/2024)

Canzone del giorno: Crooked River (2023) - Eilen Jewell
Clicca e ascoltaCrooked.... 

venerdì 13 settembre 2024

A Head Full of Dreams

A Head Full of Dreams

Lascia le tue finestre rotte aperte

E nella luce lasciati trasportare

E avrai una testa, una testa piena di sogni

puoi vedere il cambiamento che desideravi

essere ciò che volevi essere.

Coldplay, A Head Full of Dreams (2015)


Canzone del giorno: A Head Full of Dreams (2015) - Coldplay
Clicca e ascoltaA Head Full of  Dreams....

mercoledì 11 settembre 2024

Prediche inutili

Prediche inutili le definiva Luigi Einaudi. L'interessante confronto pubblico sullo ius scholae forse lo sarebbe di più se i suoi animatori, da una parte e dall'altra, non si fidassero solo dei loro ricordi scolastici, sapessero che cosa sia oggi la scuola in Italia. Giusta, in linea di principio, l'idea che, cittadinanza o meno, la scuola sia il luogo in cui vengono apprese (in cui si dovrebbero apprendere) le regole della convivenza civile. È alla scuola che si affida il doppio compito di diffondere conoscenze e di educare al rispetto delle norme sociali vigenti. Un doppio compito assai delicato in una società mono-etnica e che lo è ancor di più laddove essa lasci il campo alla multietnicità. La scuola è il lungo in cui si decide il futuro di una società multi-etnica: pacifica convivenza oppure conflitto fra l'etnia maggioritaria e le altre. Sfortunatamente, in Italia lo stato della scuola, e per essa la qualità dei processi educativi, anche nell'età mono-etnica, non interessava a nessuno tranne che agli operatori del settore. Se ne disinteressavano gli intellettuali, troppo snob per abbassare il loro aristocratico sguardo su come funzionavano una scuola elementare o un liceo. Se ne disinteressavano gli italiani in genere, anche quelli con figli, diseducati dall'idea che l'unica cosa che contasse fosse il «pezzo di carta» e non ciò che apprendevano alunni e studenti. Per conseguenza, se ne lavava le mani la classe politica: in democrazia ci si occupa solo di ciò che interessa agli elettori. A questi, per lo più, premevano le promozioni facili, non la qualità dell'istruzione. Naturalmente, il declino demografico ha fatto il resto: se si fanno sempre meno figli, alla scuola l'opinione pubblica assegna un ruolo marginale. Una società che invecchia è interessata solo al presente (pensioni e sanità), non al futuro (i processi educativi). Come si è detto, alla scuola spetterebbe un doppio compito: diffondere conoscenza (istruzione in senso proprio), educare ai principi della convivenza. Doppio compito difficile da svolgere comunque e che diventa difficilissimo, e a volte anche esplosivo in una società multi-etnica. L'unico strumento di cui disponiamo per valutare la qualità delle scuole, e delle conoscenze che sono in grado di trasmettere, sono i test Invalsi. Quale posto avrà nella società del futuro quell'immigrato che ha la sfortuna di frequentare certe scuole in cui si impara poco ma si esce comunque diplomati con il massimo dei voti? Un altro semi-analfabeta, defraudato delle risorse che la scuola avrebbe potuto dargli e che andrà a aggiungersi ai semi-analfabeti indigeni che escono dalle stesse scuole. Tecnicamente è ciò che si definisce «analfabetismo funzionale». Gli effetti negativi di questa impreparazione si ripercuoteranno poi ovunque. Su tutti. Fortunatamente, come proprio i test Invalsi dimostrano, non tutte le scuole sono così. Accanto a insegnanti che dovrebbero essere cacciati ce ne sono molti altri bravi che fanno con competenza, serietà e passione il loro lavoro. Ma i test Invalsi ci dicono anche che se non fosse perché nessuno ha voglia di colpire certe clientele o entrare in rotta di collisione con certi sindacati della scuola, la qualità del corpo insegnante dovrebbe essere da tempo una priorità nelle agende dei governi. E l'opposizione avrebbe dovuto, proprio su ciò, incalzarli. Per le ragioni sopra dette, purtroppo, è quanto, qui da noi, non può accadere. Veniamo al punto più delicato in una società multi-etnica: la trasmissione dei principi della convivenza civile. Gli insegnanti, oggi abbandonati a se stessi, dovrebbero essere addestrati per fronteggiare il problema. Può accadere che un insegnante bravo, anche bravissimo, quando trasmette agli alunni le sue conoscenze specialistiche, commetta errori madornali quando si tratta di gestire in lasse i rapporti inter-etnici. Non è detto che egli contribuisca a preparare un futuro di convivenza pacifica. Si ricordi che quell'aberrazione che è la cancel culture, con la sua ostilità nei confronti della cultura occidentale, è nata, nel mondo anglosassone, proprio nell'ambito delle istituzioni educative (scuole, università). E si sta diffondendo in tutto l'Occidente. Servirebbero insegnanti capaci di trasmettere l'idea che il rispetto delle diverse culture valga solo se e finché non vengono messi in discussione i principi di uguaglianza (dei singoli cittadini, non delle etnie) di fronte alla legge e di tutela della libertà individuale. Principi su cui si fonda la società occidentale e che nessuno ha il diritto di calpestare. Ha scritto Giovanni Sartori, un grande studioso di politica i cui interventi sul Corriere molti lettori ricordano, che mentre il pluralismo è il sale della democrazia, il cosiddetto «multiculturalismo» (che divide la società in tante sotto-società chiuse e non comunicanti) ne è invece la negazione. Occorrono insegnanti che non si battano il petto, che non esternino di fronte agli alunni ridicoli e antistorici rimorsi per le presunte colpe dell'Occidente. E grazie a cattivi maestri di questo tipo che è nata la cancel culture. La loro presenza impedisce che si affermi il rispetto reciproco fra persone di diversa storia e provenienza. Insomma, una società multi-etnica richiede sia da parte degli operatori sia da parte di coloro che governano i processi educativi, competenza, lungimiranza e intelligenza. E lecito chiedersi se ne saremo capaci.

Angelo Panebianco, Corriere della Sera (26/8/2024)

Canzone del giorno: Distracted (1980) - Al Jarreau
Clicca e ascoltaDistracted....

martedì 10 settembre 2024

Matrimonio felice


«Un matrimonio felice può esistere solo tra un marito sordo e una moglie cieca»

Anton Cechov (1860 - 1904)


Canzone del giorno: Marriage (1971) - Peter Allen
Clicca e ascoltaMarriage....

sabato 7 settembre 2024

Inevitabile conclusione

La decisione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano di dimettersi libera il governo e l’Italia da un imbarazzo durato due settimane. La scelta di un rappresentante del governo costretto a lasciare il proprio incarico non è mai una buona notizia. Perché vuol dire che si è rotto il rapporto di fiducia con il suo presidente del Consiglio. Ma vuol dire, soprattutto, che si è rotto il rapporto di fiducia con i cittadini. E dunque è il Paese a pagarne le conseguenze. L’affaire che ha coinvolto Sangiuliano ha mescolato il privato con il pubblico, ha esposto le istituzioni a una fibrillazione continua, ha provocato un danno grave all’Italia perché tra dieci giorni si svolgerà in Campania un summit importantissimo come il G7 Cultura e l’attenzione internazionale è stata invece monopolizzata da quanto stava accadendo tra lo stesso Sangiuliano e la donna che lui aveva scelto come consigliera per l’organizzazione degli eventi. Il passo indietro del ministro è apparso dunque inevitabile anche alla premier Giorgia Meloni che negli ultimi giorni aveva provato a difenderlo, costringendolo comunque ad andare in tv per spiegare e cercare di chiarire definitivamente la vicenda. In realtà ottenendo l’effetto di un’umiliazione pubblica. «Chiedo scusa alla presidente Giorgia Meloni e al governo per l’imbarazzo che ho causato»: aveva detto mercoledì sera Sangiuliano intervistato dal Tg1 convinto che sarebbe bastato. E invece con il trascorrere delle ore il caso si è arricchito di nuovi dettagli, particolari che riguardano il suo ruolo al ministero e quello di Maria Rosaria Boccia, la donna che aveva deciso di nominare consigliera per i grandi eventi. Elementi di vita pubblica che mostrano l’uso privato della funzione (i viaggi con l’auto di servizio, l’utilizzo della segreteria per la programmazione di trasferte per una persona esterna) ma soprattutto la partecipazione di Boccia all’organizzazione di summit strategici come il G7 Cultura quando non aveva alcun ruolo per esserci. E, circostanza certamente ancora più grave, aver consentito alla donna di ascoltare conversazioni con altri componenti del governo. […] Adesso si volta pagina ma quanto è accaduto deve servire da monito per il futuro. Quando si creano situazioni che mettono in difficoltà le istituzioni, bisogna avere il coraggio di affrontarle in maniera decisa eliminando ciò che può creare un problema di credibilità. L’Italia si trova in un momento storico particolarmente delicato per le questioni da affrontare sia sul palcoscenico internazionale, sia sul versante interno. Ci sono due conflitti in corso e una situazione economica che deve essere gestita con il massimo impegno. I cittadini attendono risposte concrete. È su questo che bisogna concentrarsi.

Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera (7/9/2024)

Canzone del giorno: Inevitabile follia (1988) - Raf
Clicca e ascoltaInevitabile....

venerdì 6 settembre 2024

Seminare dubbi

Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.

Di certezze – rivestite della fastosità del mito o edificate con la pietra dura del dogma – sono piene, rigurgitanti, le cronache della pseudocultura degli improvvisatori, dei dilettanti, dei propagandisti interessati. 

Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione: valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima di decidere, e non pronunciarsi e non decidere mai a guisa di oracolo dal quale dipenda, in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva.

Norberto Bobbio (1909 – 2004), Politica e cultura (1955)

Canzone del giorno: Sow Good Seeds (2013) - Mavis Staples
Clicca e ascoltaSow Good....

mercoledì 4 settembre 2024

Razzismo e antirazzismo

Che cos’è il razzismo? Il razzismo è sottolineare l’etnia o la nazionalità di qualcuno quando fa comodo, quando rafforza i propri pregiudizi e attizza quelli altrui. E considerare irrilevante l’etnia o la nazionalità di qualcuno quando non è conveniente farlo, quando non giova alla propria causa. Un caso di scuola è il Salvini. Prendete il suo post di ieri sull’assassino, reo confesso, della ragazza Verzeni: “Fermato Moussa Sangare, origini nordafricane e cittadinanza italiana… ”, e poi i soliti scontati bla bla sulla necessità di una “pena severa”. Provate a chiedere al Salvini se ha mai concepito un post siffatto: “Fermato Filippo Turetta, origini venete e cittadinanza italiana…”. O analogo post in occasione dell’arresto di uno dei tanti femminicidi italiani.Credo  che non capirebbe la domanda. Oppure la riterrebbe pretestuosa, malevola, ostile, essendo invece una domanda oggettiva. Il cui senso è: o sottolinei sempre, in ogni caso, l’etnia dell’autore di un crimine, o non la sottolinei mai, perché se la sottolinei solamente nel caso il criminale sia milanista (se sei interista) o sia interista (se sei milanista) vuol dire che non ti importa un fico secco del crimine, tampoco della vittima: ti importa caricare quel crimine sulle spalle del “nemico”. Ti interessa usarlo a tuo vantaggio. Di conseguenza: l’antirazzismo non consiste nel segnalare, con enfasi e puntiglio, i femminicidi commessi da italiani “ciento pe’ ciento”, come direbbe Abatantuono. Significa segnalare allo stesso modo e considerare ugualmente gravi tutti i crimini, chiunque li commetta.

Michele Serra, L’Amaca – Repubblica (31/08/2024)

Canzone del giorno: The Ace of Swords (1980) - Alan Parson Project
Clicca e ascoltaAce of....

lunedì 2 settembre 2024

Cinque minutini

Altan, da google.it















Canzone del giorno: Solo3min (2005) - Negramaro
Clicca e ascoltaSolo3min....

domenica 1 settembre 2024

Playlist Agosto 2024

     1.      Paul Young, War Games – (Between Two Fires – 1986) – Le olimpiadi

2.      Francesco De Gregori, Compagni di viaggio – (Prendere e lasciare – 1996) – Sospensione

3.      Jethro Tull, Dark Ages – (Stormwatch – 1979) – Alcun limite

4.      Seal, Bring It On – (Seal – 1994) – Statisticamente

5.      Melody Gardot, If The Stars Were – (My One And Only Thrill – 2009) – Eredità

6.      Renato Zero, I migliori anni della nostra vita – (Sulle tracce dell’imperfetto – 1995) – Regine

7.      Tracy Chapman, All That You Have Is Your Soul – (Crossroads – 2014) – Buona giustizia

      8.      Barry White, For Real Chill – (Put Me In Your Mix – 1991) – Vacanza

9.      Arisa, Quante parole che non dici – (Se vedo te – 2014) – Svalutazione della parola

10.   Gary Allan, No Worries – (Set You Free – 2013) – Buonumore

11.   Megadeth, Vortex – (Cryptic Writings – 1997) – Bayesian

12.   Ash, On a Wave – (Meltdown – 2005) – Naufraghi

13.   Brandon Lake, Gratitude – (House Of Miracles – 2020) – Gratitudine

14.   Luca Carboni ft. Pino Daniele, La mia isola – (…le band si sciolgono – 2006) – Lipari