nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 30 agosto 2024

Lipari

Sotto lo sguardo vivace di Agata, stormi di colombi selvatici si involarono in cielo. Erano soliti sorvolare il cratere della Forgia Vecchia, circondato da alti cespugli di corbezzoli e capperi odorosi, che verdeggiavano sotto un sole avido e implacabile. Si levavano leggeri sul luccichio delle nere lastre di ossidiana che attraversavano tutto il monte Pelato. Si libravano lungo il fianco lucido per poi virare di colpo verso lo sconfinato azzurro del cielo, abbandonando la valle assolata per dirigersi verso Panarea, che brillava in lontananza come una gemma incastonata tra i flutti. Sorvolando le cave fino a confondersi col biancore polveroso della pomice, i colombi si erano lasciati alle spalle l’isola che spuntava come una testa dall’acqua. Lipari, con le sue spiagge di sassi dalle forme dolci, i promontori a picco e le insenature che accoglievano bracci di mare turchino. Lipari roccia e Lipari porto, approdo sicuro, cingeva tutto in un abbraccio che sapeva di casa, di magia, di sale.

Francesca Maccani, Agata del vento (Ed.Rizzoli – 2024)

Canzone del giorno: La mia isola (2006) - Luca Carboni feat. Pino Daniele
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mercoledì 28 agosto 2024

Gratitudine

Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore essenziale per stabilire il rapporto con l'oggetto buono e per poter apprezzare la bontà degli altri e la propria.

Melanie Klein (1882 – 1960), Invidia e gratitudine (1957)


Canzone del giorno: Gratitude (2020) - Brandon Lake
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domenica 25 agosto 2024

Naufraghi

Ci sono naufraghi e naufraghi. Non sorprende l’emozione suscitata e la grande mobilitazione per trarre in salvo le persone (occidentali e benestanti) coinvolte nel naufragio del mega-yacht Bayesian, nave a vela di 56 metri di lunghezza, al largo di Porticello, 20 chilometri da Palermo. C’è trepidazione per i sei dispersi, tra cui il tycoon tecnologico Mike Lynch, il Bill Gates britannico, mentre i quindici salvati sono stati immediatamente condotti al pronto soccorso di Termini Imerese. Sempre in mare si dovrebbe agire così, sempre si dovrebbe palpitare per la sorte dei naufraghi, sempre bisognerebbe ricoverare a terra gli scampati il più presto possibile. Purtroppo però queste basilari regole di umanità non valgono per tutti. Colpisce la distanza tra la giusta empatia rivolta ai passeggeri dello yacht e il trattamento politico, mediatico, e si potrebbe dire “antropologico” riservato ai naufraghi dei viaggi della speranza dalla costa sud del Mediterraneo. Scaricabarile tra governi, incessanti tentativi di addossare l’onere dei soccorsi alle autorità dei paesi da cui salpano le imbarcazioni (Libia, Tunisia, Egitto, Turchia…), arrivando a ritardi, omissioni, disimpegno delle navi in transito. Monta sempre più l’indifferenza per la sorte delle persone che affrontano il mare per cercare asilo in Europa, e i loro naufragi fanno sempre meno notizia. […] Certo, si possono trovare delle differenze tra i due casi per giustificare le disparità di trattamento. I naufraghi del Bayesian non avevano nessun bisogno di ricorrere a mezzi di fortuna per raggiungere le coste siciliane, non sapevano di affrontare un rischio esiziale, né tanto meno avevano intenzione di presentare una domanda di asilo, ammesso che questa sia una colpa. Non graveranno sul (precario) sistema di accoglienza e non chiederanno aiuti allo Stato italiano, a parte l’immediato soccorso. Tuttavia la vicenda appare una parabola del dominio della cultura dello scarto di cui parla papa Francesco. Già sappiamo che la mobilità attraverso i confini è selettiva, consentita ad alcuni esseri umani e interdetta ad altri. La selezione si basa essenzialmente su tre criteri: passaporti, portafogli, professioni. Le tre P di una discriminazione planetaria. Chi possiede il passaporto giusto, oppure un portafoglio ben fornito, oppure una professione richiesta nei luoghi di destinazione (quelle sanitarie sono oggi le più ricercate), gode di diritti di mobilità forse mai così estesi. Gli altri sono consegnati a un radicamento forzato nei luoghi di origine o di transito, quali che siano le ragioni che li sollecitano a muoversi. Ora scopriamo che pure i soccorsi, la compassione e l’accoglienza dei sopravvissuti non sono uguali per tutti. Anche le più elementari regole di umanità sono applicate selettivamente, assurgendo a simbolo di un mondo drammaticamente sperequato.

Maurizio Ambrosini, Avvenire (20/8/2024)

Canzone del giorno: On a Wave (2005) - Ash
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venerdì 23 agosto 2024

Bayesian

«Tutto ciò che è stato fatto rivela una sommatoria lunghissima di errori. Le persone non dovevano essere nelle cabine, la barca non doveva essere all’ancora. E poi perché l’equipaggio non sapeva della perturbazione in arrivo? I passeggeri hanno riferito una cosa assurda, e cioè che la tempesta è arrivata inaspettata, all’improvviso. Non è vero. Era tutto prevedibile. Io ho qui davanti a me le carte meteo. È arrivata all’improvviso un bel niente… Si chieda: perché nessun pescatore di Porticello era fuori quella notte? Un pescatore legge le condizioni meteo e una nave no? La perturbazione era leggibile appieno in tutte le carte meteo. Non si poteva non sapere».

È un fiume in piena, Giovanni Costantino. Lui è il fondatore e amministratore delegato di The italian sea group, la società quotata in borsa proprietaria degli asset di Perini navi di Viareggio che costruì il Bayesian nel 2008. Non ci sta a vedere sotto accusa quel gioiello a vela che lui definisce «una delle imbarcazioni più sicure al mondo». Praticamente «inaffondabile».

Inaffondabili salvo che…

«Ovvio: salvo che non imbarchi acqua. Non c’è un’altra spiegazione. Di sicuro l’evento di Palermo avrebbe rappresentato un rischio pari a zero se fossero state fatte le manovre corrette e se non fossero intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della nave. Le spiego un paio di passaggi che abbiamo esaminato».

Prego.

«La nave era all’ancora. A un certo punto l’ancora perde la presa e lei si sposta trascinata dal vento che la spinge prendendola in pancia. La spinge per 4 minuti che noi definiamo “di scarrocciamento”, la ruota e la pone nella posizione in cui è affondata. In questi 4 minuti — e mi assumo la responsabilità di quel che dico — la nave ha già preso acqua. Perché lo dico? Perché dalle immagini video che tutti avete pubblicato si vede l’albero in verticale prima tutto acceso e poi spento, tranne la lampadina in testa che prende energia da una batteria».

E questo perché ci dice che imbarcava acqua?

«Perché se la nave è andata in black out vuol dire che è stata l’acqua a causare il corto circuito. Ha preso acqua il generatore? La sala macchina? Di sicuro il portellone di poppa era aperto — lo dicono i sommozzatori — e noi pensiamo che forse era aperto anche qualcos’altro: ci sono delle porte in sovrastruttura che già con una inclinazione di 30 gradi, se aperte, avrebbero imbarcato acqua. In quella posizione, con la nave “morta”, cioè senza più gestione, e con il vento che spingeva, si è inclinata a 90 gradi per un solo motivo: perché l’acqua ha continuato a entrare. Da quando ha cominciato a entrare a quando è andata giù sono passati 6 minuti. Chi dice che è sparita in pochi secondi dice una bestialità».

Secondo lei cosa si doveva fare per evitare il naufragio?

«Per cominciare in una situazione di allerta meteo era inopportuno fare, come ho letto, un party. Non quella sera. Bisognava blindare lo scafo e la coperta chiudendo tutte le porte e portelli, dopo aver messo gli ospiti nel punto di riunione della nave come da procedura in emergenza. Poi accendere i motori e tirare su l’ancora o sganciarla automaticamente, mettere la prua al vento e mandare giù la chiglia. La mattina dopo sarebbero ripartiti a danno zero».

Sta dicendo che la colpa è dell’equipaggio?

«Dico che, appunto, sono stati fatti degli errori. Fra l’arrivo di una burrasca e l’imbarco dell’acqua c’è un mondo. Si dovevano fare una serie di attività per evitare di trovarsi in quella situazione. Io come comandante della nave mi sarei spostato, ma se anche per qualche motivo avessi dovuto restare lì, avrei gestito quelle condizioni meteo che poi, diciamolo, non erano così pazzesche. Del resto il comandante della Sir Robert, accanto, è riuscito a gestire tutto senza problemi».

Lei dice che il portellone di poppa era aperto. Da solo può essere la causa dell’affondamento?

«No perché è alto e dietro c’è una porta. Le indagini ci diranno se era aperta. Ma è ben più importante sapere se era aperto il portellone di sinistra, a cui si ormeggia il tender e da cui salgono e scendono gli ospiti, che è molto più pericoloso. E attenzione: averlo trovato chiuso, sul fondale, non vuol dire che lo fosse. Perché se la Bayesian, come pensiamo, è affondata in verticale la pressione dell’acqua può averlo chiuso: tutto verificabile».

Il riassunto di quel che lei dice è che questa tragedia si poteva evitare.

«Guardi, una nave Perini ha resistito all’uragano Katrina, categoria 5. Le pare che non possa resistere a una tromba d’aria di qua? È buon uso, quando la nave è in rada, avere una guardia in plancia, e se c’era non poteva non vedere la tempesta in arrivo. Invece ha imbarcato acqua con gli ospiti ancora in cabina. Basta un’inclinazione di 40 gradi e chi era in cabina si è ritrovato la porta in alto: lei immagina un uomo di 60-70 anni arrampicarsi per uscire? Sono finiti in trappola, quella povera gente ha fatto la fine del topo».

Dicono che lei si sia molto arrabbiato per le notizie della prima ora sulla Bayesian.

«Certo che se dicono che l’albero si è spezzato, se esperti lo danno come pericoloso… Non scherziamo. Abbiamo avuto un danno di immagine enorme e una flessione in borsa. Stiamo valutando possibili azioni a tutela della nostra immagine e credibilità delle Navi Perini».

Intervista di Giusi Fasano, Corriere della Sera (21/8/2024)

Canzone del giorno: Vortex (1997) - Megadeth
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mercoledì 21 agosto 2024

Buonumore

Di Lloyd, di sir, di accumuli e di disordini

“Sir il suo buonumore”

“Oh… finalmente l’abbiamo ritrovato, Lloyd! Ma dov’era?”

“Sotto una pila di preoccupazioni, sir”

“Chissà come ci è finito, lì sotto…”

“Forse la domanda giusta è perché ci sono state messe le preoccupazioni sopra, sir”

“Quando le preoccupazioni sono tante, le si mette dove si può, Lloyd”

“Ma si finisce per vedere solo quelle, sir”

“Molto giusto, Lloyd”

“Grazie mille, sir”

Simone Tempia, Dialoghi immaginari - Vita con Lloyd (Linus Giugno 2023)

Canzone del giorno: No Worries (2013) - Gary Allan
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domenica 18 agosto 2024

Svalutazione della parola

Gli invotabili sono una categoria particolare, oggi molto in auge e molto votata. Il macroesempio è Trump, che si dice protetto da Dio per salvare il mondo. Si può votare un tronfio megalomane? Il microsempio è il generale italiano che minaccia di aprire la patta dei pantaloni come atto di gender culture e, dimostratosi maschio in effigie potenziale, vuole dimostrarsi anche bianco affermando con una certa pomposa solennità che Paola Egonu è nera di pelle. Si può votare un uomo dall’intelligenza tanto temeraria? Certo che no. Eppure questa posizione, questo scontato diniego, deve conquistarsi il suo spazio, la sua credibilità intellettuale e politica, insomma bisogna faticare per un obiettivo in apparenza così ovvio, così facile in teoria da raggiungere. Come mai? Fior di conservatori americani hanno spiegato che Trump non ha a che fare con la cultura conservatrice del Grand Old Party perché è solo un narcisista patologico, un bugiardo, un truffatore seriale, un violento che ha fatto dei repubblicani la grottesca caricatura di sé stessi. Fior di leghisti, tra quelli che hanno maturato un’impostazione politica di governo e di riforma, avevano spiegato per tempo al senatore Salvini che qualche decimale in più alla Lega alle europee sarebbe stato pagato in contanti con la fondazione di un movimento politico autoprodotto e concorrenziale, un esito improduttivo per una candidatura autolesionista. Eppure in grande e in piccolo e a diversissime latitudini, in diversissimi contesti, demagoghi da quattro soldi minacciano itinerari di relativo successo e anche, nel caso americano, veri sconquassi. Come mai? Alle origini del tutto sta un fenomeno inflattivo che porta alla svalutazione della parola. La parola ha perso peso grammaticale, sintattico, significato in senso lessicale. Le bugie ci sono sempre state e sempre ci saranno, come le esagerazioni, gli inganni, le elusioni e le contraddizioni. Non è questo il punto. Il punto è che mentre celebriamo scioccamente la parola come rifugio culturale, e facciamo della banale retorica letteraria su testi, ipertesti, decostruzioni, eccetera, il lessico contemporaneo ha perso autorità, non ha più gerarchia, è divenuto istintuale e autoriferito, è chiaramente fuori controllo. La conversazione fra Trump e Musk è indicativa: due ore di chiacchiere e contatti e il candidato sostenuto dal creatore della Tesla, una macchinina elettrica, ha subito dopo decapitato la trazione green esaltando la combustione interna a mezzo di combustibili fossili del vecchio modello di automobile. Che senso hanno avuto tutte quelle parole twitterate, in che ordine politico si possono collocare, quale sarebbe la logica del tutto? La parola, da costruttiva che era, quando su di essa per esempio si fondava un blocco di interessi o un’alleanza elettorale, e si calibravano proposte, programmi, traguardi indicati ai cittadini, è diventata un grimaldello, un piede di porco, uno strumento di rapina dell’intelligenza e della fiducia degli elettori, distruzione pura. Gli invotabili diventano votabili perché la parola non conta, non organizza non si dica il pensiero ma nemmeno una testimonianza credibile, non fa parte di un repertorio, di un thesaurus, che può essere il nucleo medievale di un’enciclopedia dei significati o una banca dati del mondo digitale. Rose is a rose is a rose is a rose: è un verso di introspezione cerebrale e poetica di Gertrude Stein, del 1913. Bisognerebbe con semplicità ripartire di lì, e si vedrebbe che il problema non sono i social, il suono e l’immagine della parola diffusa, ma la perdita di peso della parola stessa. Gli invotabili, quelli che dicono il nulla, sono gli indicibili. 

Giuliano Ferrara, Il Foglio (17/8/2024)

Canzone del giorno: Quante parole che non dici (2014) - Arisa
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venerdì 16 agosto 2024

Vacanza


Avrei bisogno di una vacanza di sei mesi due volte all'anno.

Pete MacArthur


Canzone del giorno: For Real Chill (1991) - Barry White
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mercoledì 14 agosto 2024

Buona giustizia

BUONA GIUSTIZIA

È la calda legge degli uomini

Dall’uva fanno il vino

Dal carbone fanno il fuoco

Dai baci fanno gli uomini

È la dura legge degli uomini

Mantenersi intatti malgrado

Le guerre e la miseria

Malgrado i pericoli di morte

È la dolce legge degli uomini

Cambiare l’acqua in luce

Il sogno in realtà

E gli uomini in fratelli

Una legge vecchia e nuova

Che continua a perfezionarsi

Dal fondo del cuore del bambino

Sino al rendiconto supremo.

Paul Èluard (1895 – 1952), da Almanach ouvrier-paysan, 1950

Canzone del giorno: All That You Have Is Your Soul (1989) - Tracy Chapman
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lunedì 12 agosto 2024

Regine

L'Italvolley femminile di Julio Velasco può riscrivere la storia portando a casa la medaglia d'oro alle Olimpiadi. Le azzurre hanno battuto gli Stati Uniti del commissario tecnico Kiraly con i parziali di 25-18, 25-20, 25-17. L'Italia è stata ingiocabile sotto tutti i punti di vista con le avversarie che non sono riuscite minimamente ad opporre resistenza ad una forza d'urto quasi imbarazzante in favore delle ragazze di Velasco. Sugli scudi Paola Egonu che si conferma ancora una volta una vera fuoriclasse e una delle più forti al mondo in assoluto nel suo ruolo. La 25enne di Cittadella non ha praticamente sbagliato quasi nulla con attacchi vincenti e muri decisivi che non hanno lasciato scampo alle statunitensi. Grandissime prestazioni anche di Caterina Bosetti, sempre sul pezzo e intelligente, Sarah Fahr con i suoi primi tempi e i muri quasi sempre vincenti, Myriam Sylla con la sua carica e con i suoi attacchi devastanti, Ekaterina Antropova con la sua potenza, del capitano Anna Danesi decisiva anche lei con i suoi attacchi centrali e i muri e dell'esperto libero De Gennaro sempre generosa e su ogni pallone. Che dire poi dell'alzatrice Orro capace di far diventare oro qualsisi alzata trasformata poi in punto dalle sue compagne di squadra. Questa volta Julio Velasco, a 72 anni, dopo tanti tentativi e dopo tante vittorie tra squadre di club e nazionali, è riuscito a vincere la medaglia d'oro alle Olimpiadi entrando così ancor di più nella storia di questo meraviglioso sport e facendo entrare nella storia anche la pallavolo femminile italiana che mai aveva vinto una medaglia in questa competizione. Questa volta la medaglia è arrivata ed è addirittura d'oro che portano così a 40 in totale, come a Tokyo 2020, il numero totale di medaglie: 12 ori, 13 argenti, 15 bronzi più purtroppo tante medaglie di legno. L'Italia di Velasco ha giocato un'Olimpiade perfetta dominando il girone, con tre vittorie contro Repubblica Domenicana, con cui ha perso il suo unico set del torneo, Paesi Bassi e Turchia. Nei quarti 3-0 alle campionesse del mondo della Serbia, ancora 3-0 alla Turchia in semifinale, che ha perso poi la finale 3-4 posto contro il Brasile. Poi la finale, bellissima, contro gli Stati Uniti, mettendo in risalto una superiotità netta.

Marco Gentile, ilgiornale.it (11/8/2024)

Canzone del giorno: I migliori anni della nostra vita (1995) - Renato Zero
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sabato 10 agosto 2024

Eredità

Scruto il mio erede di cinque anni con circospezione: ho appena letto l’intervista al Corriere in cui Annamaria Bernardini De Pace suggerisce di non lasciare nulla ai figli finché si è in vita e possibilmente neanche dopo, spendendo in alberghi di lusso il poco o tanto che si è messo in cascina. (Hanno diritto alla legittima, ma la legittima di 0 è 0). La sua tesi è che un figlio sarà disposto ad accudire la tua vecchiaia solo se pensa di poterci lucrare ancora qualcosa. Se invece ha già avuto quasi tutto quel che gli spetta, ti abbandonerà senza rimorsi al tuo destino. Non ho motivo di dubitare delle sue parole: un’avvocata specializzata in baruffe ereditarie parla il linguaggio dell’esperienza, corroborata dalla recente testimonianza di Reinhold Messner, più a suo agio con i picchi dell’Himalaya che con i saliscendi delle dinamiche familiari. Qui però subentra anche la mia, di esperienza: il dialogo con i cuori sanguinanti della posta del cuore mi ha insegnato che in amore, alla fine, vince chi ama. Persino quando perde. Questo principio vale ancora di più con i figli: di regola ti restituiscono sempre, almeno in parte, il tempo e l’affetto che hanno ricevuto. Solo quelli che hanno ricevuto poco dell’uno e dell’altro sono interessati esclusivamente ai soldi. Come dice Diego De Silva, i figli non basta farli: poi bisogna anche adottarli. Per non dover dare ragione alla Bernardini De Pace ed essere tentati, un giorno, di diseredarli.

Massimo Gramellini, Il Caffè (Corriere della Sera -27/7/2024)

Canzone del giorno: If The Stars Were (2009) - Melody Gardot
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giovedì 8 agosto 2024

Statisticamente

«Statisticamente tutto si spiega, personalmente tutto si complica»

Daniel Pennac, Diario di scuola (Ed.Feltrinelli – 2007)


Canzone del giorno: Bring It On (1994) - Seal
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lunedì 5 agosto 2024

Alcun limite

Quante barbariche uccisioni sarà autorizzato a compiere Israele per eliminare uno o due comandanti di Hamas, sia pure i più feroci e pericolosi? Nessun israeliano se lo chiede. Se qualcuno osasse farlo, la risposta arriverebbe senza pensarci: “Tutte quelle che servono”. Rileggere Gideon Levy (giornalista israeliano che scrive per il quotidiano Haaretz) nelle ore successive alle uccisioni, a Teheran, del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e a Beirut del numero due di Hezbollah, ci costringe a fare la domanda successiva (e definitiva). Quella sul rischio di una guerra totale che Israele sia disposto a correre – e a far correre all’intero mondo circostante e non – pur di eliminare i suoi nemici mortali. Noi, qui, al sicuro nelle nostre case e nelle nostre redazioni ci sentiamo in balia di eventi che ormai sfuggono completamente al controllo delle cosiddette cancellerie europee (per non parlare della Casa Bianca, luogo per alcuni mesi ancora della più conclamata e senile impotenza). Convinti, però, di due o tre cose soprattutto. Che Netanyahu, Hamas e Hezbollah continueranno a compromettere qualsiasi ipotesi di tregua pur di non indebolire le rispettive leadership (simul stabunt vel simul cadent). Che neppure il pericolo incombente di un conflitto nucleare potrebbe fermare i gestori di un mondo impazzito, con la fine del cosiddetto equilibrio del terrore. E cosa dire, infine, delle lacrime copiose versate sui media occidentali sulla sorte dei poveri bambini di Gaza e degli altrettanto imbelli “appelli alla moderazione”? Che alla inesauribile mattanza si addice piuttosto il silenzio. Scrive Levy: “Quanti bambini, medici, donne, anziani ucciderà Israele per un Mohammed Deif (il comandante palestinese forse eliminato il 13 luglio scorso con i missili sganciati sul campo di Mawasi pieno di sfollati provocando un centinaio di morti tra cui numerosi bambini, ndr)?”. E ancora: “Quanto sangue deve essere versato per sbandierare un successo ai vertici politici? Quante morti ancora occorrono?”. La risposta è molto prevedibile: “Tutte quelle che servono”. In altre parole: non c’è alcun limite”.

Antonio Padellaro, Il Fatto quotidiano (1/8/2024)

Canzone del giorno: Dark Ages (1979) - Jethro Tull
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sabato 3 agosto 2024

Sospensione

"Un gruppo di turisti vinti dal caldo bivaccavano ai tavolini del bar  tra coppe di gelati colorati. Ci passò in mezzo, provò nei loro confronti una certa invidia per quella sospensione dal tempo e dagli affanni di cui beneficia il viaggiatore".

Giuseppina Torregrossa, Stivali di velluto (2024 - Ed.Rizzoli)

da leggere tuttod'unfiato in una giornata...magari sdraiati in spiaggia...


Canzone del giorno: Compagni di viaggio (1996) - Francesco De Gregori
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venerdì 2 agosto 2024

Le olimpiadi

Bicio Fabbri, da google.it














Canzone del giorno: War Games (1986) - Paul Young
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giovedì 1 agosto 2024

Playlist Luglio 2024

   
     
1.      Anouk, The Difference – (Who’s Your Momma – 2007) – Autonomia differenziata

2.      Franz Ferdinand, Fresh Strawberries – (Right Thoughts, Right Words, Righ Action – 2013) – Wimbledon

3.      Jimmy Reed, I’m Nervous – (Found Love – 1960) – Forcone

4.      Banco del Mutuo Soccorso, Il ragno – (Come in un’Ultima Cena – 1976) – Ragnatele

5.      Keb’ Mo’, France – (Keep It Simple – 2004) – Elezioni francesi

6.      JJ Cale, In Your Carry On – (Shades – 1981) – Fatica

7.      Deep Purple, Time for Bedlam – (Infinite – 2017) – Questione di un millimetro

8.      Imagine Dragons, In Your Corner – (Loom – 2024) – Spazio

9.      Lucio Dalla, Broadway – (Angoli nel cielo – 2008) – Bug

10.   Adele, Oh My God – (30 – 2021) – La risposta

11.   Bee Gees, Edge Of The Universe – (Main Course – 1975) – Universo

12.   Louis Armstrong, What a Wonderful World – (1967) – Tregua

13.   Max Gazzè, Mentre dormi – (Quindi? – 2010) – Quando dormi