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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 20 agosto 2022

Due velocità

Si direbbe che l'Italia proceda a due velocità in quest'estate elettorale: gli aventi diritto al voto dimostrano di saper leggere la realtà meglio di coloro che si candidano a essere votati. Per capire come ciò sia possibile basta seguire le mosse degli uni e degli altri, passo dopo passo, in rapporto al contesto europeo che il Paese è oggi chiamato ad interpretare. Gli italiani nelle città, nei distretti produttivi e persino nei luoghi di vacanza stanno dimostrando una capacità di adattamento e reazione ai grandi choc che è passata ingiustamente sotto silenzio. Oggi molto di quel che accade in Europa arriva in Italia condensato in un numero: il prezzo del gas — principale fonte di energia nel Paese — che ieri è arrivato a costare quasi dodici volte i livelli ritenuti normali fino a poco tempo fa, un mai visto prima. Quanto a questo, l'Italia è fra i Paesi che negli ultimi mesi ha prodotto le risposte più convincenti e non solo per la capacità del governo di Mario Draghi di assicurare un riempimento degli stoccaggi più rapido che in gran parte dell'unione europea. Anche le famiglie, i lavoratori autonomi, gli imprenditori e i loro dipendenti stanno facendo la loro parte. Non si spiega altrimenti perché in luglio l'Italia,. senza misure vincolanti del governo, sia riuscita a ridurre i consumi di gas di quasi il 30% rispetto a un anno fa: più di Germania, Francia, 1 Spagna e molto più della media europea. Soprattutto è notevole che lo abbia fatto con una flessione di appena 1,2% della produzione industriale, segno che gli italiani si sono adattati a fare (quasi) altrettanto con molto meno. Lavorano di notte per tenere spenta l'aria condizionata nel capannone, magari. Ma hanno capito la situazione e aggiornato i loro software rapidamente. Già, e i partiti? Non è altrettanto chiaro che si stiano mettendo al passo. Sarebbe facile misurarli dalla riproposizione un po' stanca dei soliti cavalli di battaglia, dalla «flat tax» alla dote per i giovani, fino all'intramontabile passione grillina per bonus e sussidi. Prendiamo invece un criterio preciso: come si pongono rispetto al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) le due grandi coalizioni che si candidano a governare íl Paese? In fondo si tratta della grande scommessa europea di questi anni e naturalmente sul Recovery entrambe sono pronte a giurare, ingolosite dalla prospettiva di gestire gli oltre 200 miliardi. Eppure, non appena si cerca dietro la facciata del grande consenso bipartisan per l'Europa, si presenta un reticolo di incoerenze e ambiguità. Le si riscontrano nei silenzi sulla spending review prevista con il Piano di ripresa, così come nell'azione dei partiti in questi ultimi mesi o nei programmi diffusi fino ad ora, spesso privi di cifre. Ci sono casi in cui entrambi i grandi schieramenti si sono messi di traverso, in queste settimane, rispetto allo spirito o alla lettera del Pnrr. 112 agosto il disegno di legge sulla Concorrenza — una pietra miliare delle riforme del Recovery — è stato approvato in Parlamento monco di uno dei passaggi importanti proposti dal governo: l'obbligo per gli enti locali di giustificare prima all'Antitrust qualunque decisione di affidare senza gara un contratto di servizio a una società da esso controllata. Quell'idea serviva a far sì che aziende private capaci, intraprendenti e magari nuove — estranee alle reti clientelari — avessero almeno una chance di poter competere per offrire ai cittadini una raccolta dei rifiuti o delle mense scolastiche migliori e a costi più bassi. Sarebbe stata una svolta per centinaia di sistemi economici locali, in linea con le riforme richieste dal Pnrr. Ma la proposta è stata depennata da centrodestra e centrosinistra, entrambi felici di poter continuare a gestire il loro potere amministrativo nel vecchio modo. […] Così le forze che si candidano a guidare gli italiani sembrano rinunciare in partenza a parlare ai loro spiriti migliori. Offrono devozione a parole all'Europa e al Pnrr, ma non cultura del merito, concorrenza, educazione al rispetto della legge e delle tasse. Non a caso il 40% degli elettori — cifra record — non vuole votare o non sa per chi farlo: in quest'estate elettorale, i partiti stanno sottovalutando gli italiani.

Federico Fubini, Corriere della Sera (17/8/2022)

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