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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 27 agosto 2021

Il ritorno dei kamikaze

L’ attacco terroristico multiplo contro l’aeroporto di Kabul, con il pesante bilancio di vittime afghane e americane, porta con sé il timbro dei kamikaze dello Stato Islamico (Isis). È una mossa sanguinaria con cui i jihadisti dimostrano di saper sfruttare errori e debolezze dei loro avversari. Gli errori del presidente americano, Joe Biden, che ha avallato un ritiro affrettato — contro l’opinione del Pentagono e dell’intelligence — credendo nella possibilità di affidare la stabilità dell’Afghanistan ai talebani e alle loro promesse sottoscritte a Doha nel 2020.  E le debolezze dei talebani che, arrivati a Kabul senza sparare un colpo sono palesemente privi di apparati di sicurezza e di leader capaci di controllare il territorio nazionale e impedire le infiltrazioni della "Provincia del Khorasan", espressione locale dei rivali jihadisti dell’Isis.  A conferma delle evidenti vulnerabilità del patto Usa-talebani sulla transizione a Kabul, i jihadisti sono riusciti a eseguire l’attacco multiplo nonostante il capo della Cia, William Burns, sia arrivato a Kabul per incontrare il capo dei talebani, Baradar, proprio al fine di impedirlo, affermando di avere prove schiaccianti sulla pianificazione in corso da parte dell’Isis.  Il risultato è che l’Afghanistan da cui gli americani hanno fretta di ritirarsi e che i talebani non riescono a controllare si presenta oggi come il più invitante degli "Stati falliti" dove l’Isis può avere l’ambizione di risorgere, con obiettivi talmente feroci da far impallidire ciò che rest a della vecchia Al Qaeda. Inviando un messaggio inequivocabile a chi — da Mosca a Pechino, da Teheran e Islamabad — già faceva piani per un riassetto strategico regionale a proprio vantaggio: chiunque si avvicinerà a Kabul dovrà fare i conti con la Jihad. Il tutto condito dall’esaltazione delle altre "province" dell’Isis, dal Sahel allo Yemen, dal Corno d’Africa al Nord della Siria, che vedono nella strage di Kabul l’inizio di un possibile riscatto a quasi quattro anni dalla caduta di Raqqa.


Mauro Molinari, la Repubblica (27/8/21)


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