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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 11 agosto 2020

Beirut

Una tragedia, avvolta in un disastro, dentro una polveriera. Parafrasando la nota massima di Churchill sulla Russia (“un rebus, avvolto in un mistero, dentro un enigma”), l’apocalittica esplosione che ha devastato Beirut con una potenza paragonata a un decimo della prima bomba atomica, riannoda tutti i fili della crisi che da quasi mezzo secolo investe il Libano, ponendo le basi per una resa dei conti. Sebbene tutto il mondo gli offra giustamente assistenza per questa catastrofe senza precedenti, la solidarietà non basta, come ha detto il presidente francese Macron arrivando ieri a Beirut: «Sono qui anche per proporre un nuovo patto politico per attuare riforme, cambiare il sistema, fermare le divisioni, combattere la corruzione». La missione del capo dell’Eliseo coincide con l’annuncio di un accordo marittimo, energetico ed economico fra Grecia ed Egitto in contrapposizione con quello firmato lo scorso anno fra Turchia e governo libico di Tripoli. Coincidenza probabilmente non casuale: dietro le quinte si intravede anche qui la mano della Francia, umiliata dalla Turchia in Libia e decisa a rispondere ad Ankara in quel Libano che una volta era un suo cortile mediorientale. Un “grande gioco” nel Mediterraneo, con Parigi in cabina di regia. Il Libano è un puzzle complicatissimo che mescola bancarotta, estremismo, corruzione, coronavirus e infine una “città perduta” sotto l’effetto di una scossa analoga a un terremoto. Con una capitale un tempo chiamata “la Parigi del Medio Oriente”, una società multiconfessionale (per metà cristiana), grandi tradizioni commerciali, un formidabile potenziale turistico, una leggendaria gioia di vivere a dispetto di decennali conflitti e famosi espatriati che gli danno lustro, dall’avvocatessa dei diritti umani Amal Clooney al politologo Nassim Nicholas Taleb autore del best-seller Il cigno nero, il Libano dovrebbe essere un modello per l’intero mondo arabo. L’Occidente deve fare tutto ciò che può affinché possa diventarlo.

Enrico Franceschini, la Repubblica (7/8/2020)

Canzone del giorno: Sad Sad Sad (2012) - Skunk Anansie
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