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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 18 gennaio 2019

Armonia

Se l’uomo tende all’armonia, perché l’odio piace?
«Per ignoranza. Perché è una soluzione facile, toglie la mente dalla complessità del gioco dialettico. Non ci sono “zone grigie”, usando l’espressione coniata da Primo Levi, solo bianchi e neri. E la mente respira, o ritiene di respirare. Dove c’è meno intelligenza, aumenta l’odio. E l’intelligenza porta a vedere che la mia condizione è quella degli altri. (...) Oggi è venuto meno il fascino del bene, del bello, del vero, della religio. Si paga lo scotto della civiltà dei consumi che, da anni, lusinga le parti basse di noi. Un delirio di onnipotenza, basato unicamente sull’acquisto. Gli ideali più alti, quelli per i quali occorre faticare, sono visti con disprezzo. Non c’è più il popolo, c’è il volgo. Il popolo è tale, perché tenuto insieme da ideali: la “societas”, custodendo la quale siamo tenuti insieme. Viceversa, se ognuno pensa solo a se stesso, vede gli altri unicamente come limoni da spremere».

Rubando la metafora alla politica americana, è un’epoca di falchi, non di colombe?
«A volte penso ai politici con i quali, da bambino, entravo in contatto attraverso la tv: Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Benigno Zaccagnini. Gente così pacata… Nessuno di loro, oggi, raccoglierebbe consensi. Domina una dimensione volgare, anche per dire le cose migliori. È venuta meno l’idea di qualcosa di più grande di me, che sia il partito o Dio».

Che cosa si può fare?
«Il compito di chi fa il mio mestiere è quello di avere fiducia nell’armonia, nella creazione di legami più veri».

da un'intervista di Elena Nieddu al teologo Vito Mancuso (Il Secolo XIX, 11/1/2019)

Canzone del giorno: Una dolcezza nuova (1972) - Le Orme
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