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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 15 settembre 2017

Fattor T

Oltre tutti i calcoli diplomatici, oltre le valutazioni strategiche, gli esperimenti nucleari, i lanci dimostrativi di missili, che ora anche la Corea del Sud spara per non mostrarsi intimidita, c’è un’incognita che nessuno può valutare all’orizzonte di una possibile guerra guerreggiata: è il “Fattore T”. Sono i sentimenti, le emozioni che il presidente Donald Trump deve provare di fronte al comportamento di Kim Jong-un che ormai apertamente si fa beffe di lui e lo ridicolizza.
Per quanto tempo uno uomo come “The Donald” che misura il mondo e le persone attorno a lui con il metro della propria vanità e della sconfinata autostima può continuare ad accettare che un dittatorello del Terzo Mondo puntellato e armato da complici vicini e lontani lo sfotta pubblicamente, ignorando minacce, sfuriate e crisi di tweet? (…) Kim Jong-un punta tutto sulla impotenza americana, sulla impossibilità di lanciare un’azione militare preventiva convinto di poter continuare a ridere di Trump senza pagare pegno, altro che qualche escalation verbale e qualche raffica di innocui tweet. 
Ma ad ogni missile che parte, a ogni bomba che esplode nel sottosuolo coreano, un altro pezzo dell’intonaco si stacca dal muro della narrazione trumpista, dal mito della sua implacabile durezza. Fino a quano potrà accettarlo, il Presidente americano, prima che Kim riesca a dimostrare definitivamente che nulla potrà essere fatto per fermarlo? Per lui, per Kim, questo è “business”, come si dice nel gergo della Cosa Nostra americana. Per Trump sta diventando “personale”. Non è più l’America a essere irrisa dalla Nord Corea. È lui.


Vittorio Zucconi, da repubblica.it (15/9/2017)

Canzone del giorno: Shadow of the Day  (2007) - Linkin Park
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