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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 12 agosto 2015

Yuan

Su Repubblica un interessante editoriale di Federico Rampini sulla decisione della Cina di svalutare lo Yuan di quasi il 2%. 
Di fronte a un progressivo rallentamento dell'economia e per cercare di continuare favorire le loro esportazioni, le autorità cinesi hanno fatto una mossa che rischia di generare una guerra delle valute internazionali.
Il titolo dell'articolo parla proprio di "Una guerra delle monete che può mettere al tappeto anche Europa e Stati Uniti".
Scrive Rampini: "Pechino decide a sorpresa la più forte svalutazione da 22 anni. E' una mossa che conferma le difficoltà dell'economia cinese. Al tempo stesso cerca di scaricarle su altri: tra le vittime ci saranno anche gli esportatori italiani. In un solo giorno il cambio "pilotato" del renminbi (o yuan) è stato abbassato quasi del 2%, una caduta inusuale per i mercati valutari. Poiché la Cina è la più grossa potenza manifatturiera del pianeta, una svalutazione competitiva riducendo il prezzo delle sue merci ha ripercussioni a catena su tutti. Si rilancia una "guerra delle monete", proprio quando il Vecchio continente stava cominciando a sentire i benefici di un euro più debole".
Gli scenari futuri sono tanti e, soprattutto, incerti: "Può scatenare una crisi bancaria, dopo le avvisaglie di sgonfiamento della bolla speculativa alla Borsa di Shanghai. Possono nascere tensioni sociali, incrinando il controllo del partito comunista. Visto che la domanda interna non è più così vigorosa come in passato, indebolire il cambio nell'immediato offre un aiuto concreto all'industria esportatrice, quella che ha generato il boom dell'occupazione cinese nell'ultimo quarto di secolo".

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