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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 6 gennaio 2015

Scorciavacche

Il ponte Scorciavacche ha ceduto a pochi giorni dalla sua inaugurazione che avrebbe dovuto facilitare l’attraversamento di un tratto stradale sulla statale Palermo-Agrigento. Come aveva comunicato l’Anas, quel tratto aperto al traffico “è compreso all’interno del macrolotto di circa 34 km che va dall’attuale svincolo di Bolognetta allo svincolo di “Bivio Manganaro” e vale complessivamente circa 297 milioni di euro, di cui oltre 13 milioni per la nuova variante di “Scorciavacche”.
In questo caso si può parlare di omen nomen? Probabilmente sì, se ci si affida (a senso) al dialetto siciliano e si traduce quel “Scorciavacche” (nome di un antico feudo) in “Che toglie la pelle alle mucche”.
Sul quel territorio fra Villafrati e Mezzojuso questa volta a essere scuoiato è stato l’asfalto per colpa di una carreggiata che sprofonda inspiegabilmente.
Difetto di esecuzione? Imperizie? Errori di progettazione? Smottamento? Collaudo irregolare?
La Procura apre un’inchiesta e si attendono perizie e verifiche per tentare di capire cosa non è andato per il verso giusto e di chi sono le responsabilità.
Nel frattempo la foto del ponte che sbriciola (e dei 13 milioni di euro necessari per la sua realizzazione) riempie le prime pagine di tutti i quotidiani. Il premier Renzi anticipa tutti via Twitter chiedendo all’Anas di ricercare immediatamente i responsabili.
Dalla parte dell’opposizione anche l’altro Matteo (Salvini) s’indigna (sempre via twitter) e chiede misure drastiche per i responsabili.
Il tutto naturalmente conferisce all’accaduto un maggiore risalto mediatico e i commenti si sprecano dinanzi a un episodio da guinness dei primati in negativo.
Il quotidiano Il Tempo affida il suo editoriale a Remo Calzona, ingegnere e professore presso l’Università di Roma La Sapienza, che ci ricorda che “Nessuna opera può essere aperta all’uso se preventivamente non c’è il parere positivo di collaudo dato dalla commissione di collaudo nominata dall’Anas stessa. Se si riflette su questo, è impossibile che un viadotto crolli dopo così poco tempo d’uso. Doveva restare lì per sempre. È durato otto giorni. Poi è crollato, come un’illusione, come un castello di carte spazzato via dal vento. Ma il vento non c’entra. Un episodio emblematico, indicativo del modo di fare opere pubbliche   nel Belpaese. Il viadotto Scorciavacche, sulla Palermo-Agrigento è stato inaugurato alla vigilia di Natale. È venuto giù a Capodanno”.
Come un castello di carte spazzato via dal vento”… a quanto pare nella Sicilia orientale, dalle parti di Modica, imperversa un vento di grecale, freddo e pungente, che viene chiamato proprio “vento Scorciavacchie”.
Proprio così, tra vacchie scuoiate, soldi pubblici sprecati, ponti che si sfarinano, inchieste e perizie varie, il vento Scorciavacche soffia forte e impetuoso sul nuovo anno appena iniziato.

Canzone del giorno:  Cold Wind (1998) - Mike Morgan
Clicca e ascoltaCold....


Responsabilità «scritte» nel collaudo

L'INTERVENTO

di Remo Calzona


La realizzazione di un’opera pubblica quale è il viadotto crollato in Sicilia, deve rispettare delle norme di legge che definiscono l’attività e tutti i comportamenti dei soggetti che realizzano l’opera e la debbono controllare in quanto rapprensentano l’interesse pubblico che appalta. Nel caso in questione l’Anas mette a gara la realizzazione di un progetto che l’Anas stessa ha preparato. L’impresa vincitrice dell’appalto si impegna contrattualmente a realizzare l’opera prevista dall’amministrazione ricontrollando il progetto e approntando il cosìddetto «progetto esecutivo» che deve esse preventivamente approvato dai funzionari dell’Anas preposti alla realizzazione. I funzionari che sovrintendono alla realizzazione dell’opera pubblica come quella in questione sono: il responsabile del procedimento, il direttore dei lavori e, in corso d’opera, la commissione di collaudo.
Nessuna opera può essere aperta all’uso se preventivamente non c’è il parere positivo di collaudo dato dalla commissione di collaudo nominata dall’Anas stessa. Se si riflette su questo, è impossibile che un viadotto crolli dopo così poco tempo d’uso.
Doveva restare lì per sempre. È durato otto giorni. Poi è crollato, come un’illusione, come un castello di carte spazzato via dal vento. Ma il vento non c’entra. Un episodio emblematico, indicativo del modo di fare opere pubbliche nel Belpaese. Il viadotto Scorciavacche, sulla Palermo-Agrigento è stato inaugurato alla vigilia di Natale. È venutò giù a Capodanno. L’Anas parla di «un anomalo cedimento del piano viabile in corrispondenza del rilevato retrostante della spalla del viadotto». In termini meno tecnici, metà carreggiata è sprofondata e la restante presenta una profonda spaccatura. Per fortuna nessun veicolo transitava quando è avvenuto il «collasso». Infuriato, il presidente del Consiglio ha espresso la sua rabbia con un «cinguettìo». «Viadotto Scorciavacche, Palermo. Inaugurato il 30 dic, crolla in 10 giorni. Ho chiesto il nome del responsabile», scrive su Twitter il premier Matteo Renzi, «Pagherà tutto». L’hashtag è «È finita la festa». L’apertura della variante di «Scorciavacche», prevista dai lavori di ammodernamento dell’itinerario Palermo-Lercara Friddi sulla statale 121, era avvenuta con tre mesi di anticipo rispetto ai tempi programmati. Invece il primo gennaio, a poco più da una settimana dall’inaugurazione (e non dieci giorni, come ha twittato il premier), avvenuta il 23 dicembre scorso, il viadotto, che è costato tredici milioni di euro, ha ceduto. «Solo per una fortunata coincidenza», ha scritto ancora Renzi, ma stavolta sul social network Facebook, «non si è fatto male nessuno, ma questo non cambia di una virgola le colpe dei colpevoli. È finito il tempo degli errori che non hanno mai un padre. Pagheranno tutto». Condanna anche dal ministro di Trasporti e Infrastrutture: «È un fatto inaudito e inaccettabile. Ho immediatamente chiesto all’Anas una relazione dettagliata sull’appalto, sui lavori e anche sulla commissione di collaudo - ha tuonato Maurizio Lupi - C’è chi l’ha costruito male, chi non ha controllato che i lavori fossero fatti a dovere e chi ha dato il via libera alla circolazione. Ora ogni negligenza irresponsabilità in tutto questo non verrà assolutamente giustificata». Critici anche i due esponenti della Lega Nord Salvini e Calderoli. Il segretario Matteo Salvini ha facco da eco al suo ominimo di Palazzo Chigi, twittando: «Viadotto su autostrada Palermo-Agrigento inaugurato il 23 dicembre, costato 13 milioni, è già crollato! Qualcuno dovrebbe pagare». Roberto Calderoli, invece, usa come spesso ha fatto in passato l’arma del sarcasmo: «A Palermo crolla il viadotto "Scorciavacche" che, visto il nome, non poteva che andare tutto in "vacca" - dichiara il senatore leghista - Renzi chiede il nome del responsabile e fa bene, ma a me viene un dubbio: non è che Renzi porti anche sfiga?». L’Anas, da parte sua, ha precisato che «il cedimento non ha riguardato il viadotto ma il tratto di rilevato di accesso all'opera». Il 30 dicembre il personale intervenuto sul posto, «avendo accertato un avvallamento del piano stradale, ha deciso di procedere in via cautelativa e preventiva alla chiusura della strada tra il km 226,040 e il km 227,040, in località Mezzojuso, in provincia di Palermo, ripristinando la deviazione sulla SP 55 bis», hanno spiegato. «Sulla base di quanto accertato dai tecnici della società - ha dichiarato il presidente Pietro Ciucci - e tenuto conto del possibile evolversi del movimento del corpo stradale che avrebbe potuto determinare il collasso del rilevato, ho immediatamente disposto la chiusura preventiva e cautelare della variante. Ciò ha evitato ogni eventuale rischio per gli utenti». Comunque l’Anas «ha immediatamente contestato al contraente generale, a cui è affidata l’esecuzione dell’opera, il difetto di esecuzione, disponendo l’immediata installazione di un sistema di monitoraggio di tutti i rilevati realizzati nell’ambito del tratto in oggetto e ordinando di procedere al ripristino del piano viabile, ma non del viadotto, nel più breve tempo possibile». Nello stesso tempo, l’Anas ha aperto un’inchiesta per accertare le eventuali responsabilità della Ditta costruttrice e del Direttore dei Lavori, che aveva autorizzato l'agibilità provvisoria, riservandosi di avviare nei loro confronti un’azione legale. E «tutti gli interventi di ripristino sono a carico della ditta costruttrice, senza alcun onere per l’Anas».

Remo Calzona
Ingegnere e professore presso l’Università di Roma La Sapienza