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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 4 novembre 2013

Sollecitazioni

Su Repubblica di ieri, Liana Milella intervista il Ministro della Giustizia.

Anna Maria Cancelleri si difende dalle accuse che piovono da più parti per i suoi contatti con la famiglia Ligresti e per il suo comportamento nelle vicenda penitenziaria di Giulia Ligresti: «Non ho nulla di cui vergognarmi e per cui dimettermi. La mia coscienza è assolutamente limpida e trasparente. (…) Sulla notizia giornalistica, che doveva finire com’era nata, si sono innestati interessi politici che l’hanno strumentalizzata, con l’obiettivo di colpire il governo di larghe intese. Ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti, perché ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli. Non c’è serenità nel valutare i fatti, s’infanga una persona senza pensarci».
Sullo stesso giornale Massimo Giannini parla, però, di “zona grigia che rende inquietante la vicenda Cancelleri-Ligesti e che svela la natura compromissoria e forse compromessa del potere”. Il vice-direttore di Repubblica si concentra sul termine «pentimento» utilizzato dal ministro: “Non è un «pentimento» che si chiede al ministro, ma semmai un «chiarimento » sulla natura dei rapporti che la legano alla famiglia di don Salvatore. Fino ad obbligarla a telefonare al fratello del «padrino» per garantirgli il suo interessamento, come testimoniano le intercettazioni agli atti dell’inchiesta di Torino.  Perché la Cancellieri si è sentita in dovere di farlo? Questo chiarimento non è arrivato. Il movente che ha spinto il ministro a sollecitare la scarcerazione di Giulia Ligresti non sembra il «volto umano della giustizia», ma semmai la faccia complice dell’amicizia. Se il Guardasigilli non è libero nei confronti di chi gli chiede un passo improprio, non può restare al suo posto”.
Dall’altra parte della “staccionata”, Maurizio Belpietro su Libero, nel dedicare il suo editoriale alla vicenda, muove analoghe e più forti critiche all’atteggiamento del ministro: il ministro si sta nascondendo dietro a un dito. Nessuno vuole sapere quanti detenuti si siano rivolti al ministero per segnalare le loro condizioni di prigionieri. E nessuno crediamo sia interessato a conoscere in quali occasioni gli uffici di largo Arenula si siano attivati per far presente ai direttori delle carceri i disagi dei detenuti. Ciò che si intende approfondire è se ci siano altri casi di interventi diretti sul Guardasigilli e di convocazioni dei direttori del Dap. Cioè: la Cancellieri ha l’abitudine di lasciare il suo numero di cellulare nelle portinerie dei penitenziari affinché i detenuti che ne hanno bisogno la chiamino senza indugio? Il suo telefonino viene fornito insieme con la dotazione della cella a chiunque ne faccia richiesta appena messo piede nel reclusorio?Confessiamo che, nonostante la sua aria da brava nonna preoccupata della salute dei propri nipoti, facciamo fatica a immaginare il ministro della Giustizia come una specie di telefono azzurro dei galeotti,anzi di telefono a sbarre. Dunque le giustificazioni addotte e quelle che presumiamo verranno rappresentate nei prossimi giorni, appaiono come tentativi di insabbiare la faccenda Ligresti più che degli sforzi per chiarire quanto è successo”.


Canzone del giorno: Last Request (2006) - Paolo Nutini
Clicca e ascolta: Last....