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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 24 ottobre 2013

Mosaico

"D’accordo, è meraviglioso per tutti andare al Mondiale. Soprattutto se non ci sei mai stato. Ma questa esperienza è molto altro. E’ umanità che ricompone il mosaico per cancellare l’orrore. Pjanic aveva due anni nel 1992, quando la sua terra è stata deflorata e dilaniata da uno dei peggiori massacri del Novecento (...).
Proprio l’idea di solidarietà ha inglobato tante storie diverse nella nazionale bosniaca più forte di sempre. Anche se la maggioranza dei giocatori, a partire da Pjanic, è musulmana, uno dei più esperti, Misimovic, è serbo. Il capitano Spahic, addirittura, è un esempio di integrazione riuscita: nato a Dubrovnik, in Croazia, ha il padre montenegrino (quindi... quasi serbo) e la madre bosgnacca. Giocano insieme e vincono insieme. La prevalenza musulmana riflette la passione della gente: molti dei serbi e dei croati di Bosnia tifano per le rispettive nazionalità. Ma l’apertura al diverso è un principio cardine della squadra.
Musulmano è Lulic, che di Pjanic è molto amico e chissenefrega del derby: è nato a Mostar, di popolazione per lo più croata, diventata un simbolo del male per la distruzione del ponte che univa le due zone della città. Musulmano è Ibisevic, l’attaccante dello Stoccarda che ha segnato il gol decisivo in Lituania. E musulmano è lo stesso Dzeko, cugino di Spahic. Molto prima di arricchirsi al Manchester City ha incassato il dolore. Nel 1992, a sei anni, fu obbligato a un periodo da nomade con la famiglia su e giù per il Paese per evitare la pulizia etnica dei serbi".


Roberto Maida, Corriere dello Sport del 17 ottobre 2013


Canzone del giorno: All Of Your Stories (1972) - Jesse Winchester
Clicca e ascolta: All....