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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 11 gennaio 2024

Fondo prosciugato

Senza fare molto clamore, con un tratto di penna, il governo Meloni nella manovra di bilancio ha avallato il taglio del fondo simbolo per contro bilanciare l’autonomia differenziata. Il cosiddetto Fondo di perequazione, che era pari a 4,4 miliardi di euro, è stato prosciugato. Significa che non ci sarà un euro per Regioni e Comuni delle Regioni che devono recuperare gap su servizi e infrastrutture rispetto ad altre aree del Paese. Se a questo taglio si sommano quelli dei progetti del Pnrr e della manovra di Matteo Salvini per dirottare Fondi sviluppo e coesione di Sicilia e Calabria al Ponte sullo Stretto, il risultato è che per opere già in pista e progetti pronti a partire il governo nazionale ha tolto al Mezzogiorno 15 miliardi di euro in una manciata di mesi. A fronte di questi tagli, molti hanno notato il silenzio assoluto nella conferenza stampa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul Sud. Per il meridione il quadro è davvero a tinte fosche. Di certo c’è che solo nei giorni scorsi, spulciando le tabelle allegate alla manovra di bilancio, è saltato fuori che il Fondo di perequazione, inizialmente di 4,4 miliardi di euro, è sceso ad appena 800 milioni. Già nella delega sull’autonomia differenziata con il governo Conte Due il Fondo era stato inserito come garanzia per il Mezzogiorno di un minimo di investimento dello Stato per recuperare i divari di cittadinanza. Adesso che l’autonomia cara alla Lega sta marciando spedita in Parlamento i fondi scompaiono. Un segnale politico chiaro, insomma. Questo taglio si somma ad alcune scelte politiche fatte recentemente dal governo. Il governo Meloni ha rimodulato 16 miliardi di euro dal Pnrr, la metà dei quali destinati ai Comuni del Sud per i piani urbani e l’efficientamento energetico. Saltati quindi alcuni grandi progetti di riqualificazione urbana, come Restart Scampia (156 milioni) e Taverna del Ferro a San Giovanni a Teduccio (106 milioni) in Campania, oppure gli interventi nei quartieri San Berillo e Librino a Catania e l’ex Città del Ragazzo a Messina in Sicilia, solo per fare degli esempi. Altri 1,6 miliardi di euro sono stati presi di imperio nella manovra di bilancio dal Fondo sviluppo e coesione di Sicilia e Calabria e sono stati dirottati per realizzare il Ponte sullo Stretto, il progetto rimesso in piedi da Salvini ripescando la vecchia società Stretto di Messina con annessi contratti con il consorzio Eurolink. Il governatore Renato Schifani aveva tuonato contro la scelta di dirottare senza accordo queste risorse, Salvini è andato avanti lo stesso e sono saltati quindi finanziamenti destinati al dissesto idrogeologico e alle infrastrutture come il prolungamento dell’autostrada Siracusa-Gela nel tratto di Scicli: “In tutto sono stati toli alla Sicilia miliardi di euro”, ha calcolato la Cgil.

Antonio Fraschilla, la Repubblica (11/1/2024)

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