nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

mercoledì 4 ottobre 2023

Nagorno Karabakh

Siamo disponibili a difendere qualsiasi animale in via di estinzione, ma evidentemente non siamo disposti a fare niente per gli armeni del Nagorno Karabakh: chi ha scritto che più di 100.000 armeni in pochi giorni stanno abbandonando come profughi la loro terra sbaglia. Non hanno scelto di abbandonare una terra alla quale sono legati da secoli, non hanno scelto di abbandonare le loro antichissime chiese e i loro monasteri, che saranno distrutti con i bulldozer: sono stati costretti a farlo per salvarsi la vita. L'Unione europea non ha mosso un dito per protestare contro gli azeri, per fermare la cacciata di un popolo antico dalla terra che occupava da millenni. Anzi, insistono con il chiamare gli armeni del Nagorno Karabakh separatisti, sposando il punto di vista azero. Come può essere considerato separatista un popolo che vive in quel territorio, senza mai averlo lasciato, da 2500 anni? Il motivo di questo vergognoso silenzio sta nella necessità di comprare il gas dell'Azerbaigian, e nella dipendenza da Erdogan, che può liberare valanghe di immigrati verso i nostri confini. Ma forse sta anche in qualcosa di più profondo, cioè dalla difficoltà per noi europei secolarizzati di sentire quegli antichi cristiani, ancora appassionatamente legati alla loro tradizione religiosa, vicini a noi, simili a noi, quindi avamposto orientale di una cultura europea da difendere. Ci stiamo dimostrando indifferenti alla loro sorte, forse perché da lontano ci appare strano che siano così legati alle loro croci con i fiori, ai loro strani e antichissimi riti, e soprattutto che siano disposti a morire per non rinnegare la loro fede. Livediamo come portatori di qualcosa di antico e lontano, che forse ci pare classificabile come folclore più che come una religione moderna e rispettabile. Il Papa stesso li ha sempre difesi debolmente. Del resto i ricchi regali con cui il governo azero si conquista le simpatie dei politici europei - condito da chili di fantastico caviale, Le monde parla di "diplomazia del caviale" - forse sono arrivati anche in Vaticano. O almeno sono stati ben visti i soldi per i restauri delle catacombe di Commodilla e di alcuni dei preziosi beni artistici conservati in San Pietro, tanto che la moglie del presidente azero Aliyev è stata insignita della più alta onorificenza vaticana riservata ai laici. Sì, sembra proprio che il dolore degli armeni infastidisca tutti, e tutti pensino che comunque non sono affari che ci riguardano come europei. Invece ci riguardano e ci riguarderanno: i turchi infatti non nascondono il progetto di passare alla conquista dell'intera Armenia, considerata una inutile enclave incuneata nel mondo islamico. Il progetto di genocidio che sembrava sventato dopo la prima guerra mondiale troverà così completa realizzazione, e proprio sotto i nostri occhi indifferenti. Per la seconda volta l'Europa volta la testa davanti a un crimine contro l'umanità, a un attentato alla sopravvivenza di un popolo intero. L'Occidente è pronto a rinnegare perfino le proprie origini pur di non pagare il prezzo che il coraggio comporta.

Lucetta Scaraffia, La Stampa (3/9/2023)

Canzone del giorno: Shout (1985) - Tears for Fears
Clicca e ascoltaShout....