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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 14 marzo 2023

Questione migratoria

La convocazione governativa a Cutro doveva quindi dare agli italiani l’impressione di affrontare in modo nuovo e risolutivo i nodi più drammatici della questione migratoria. Una sfida in realtà assai più ampia e articolata del tema degli sbarchi dal mare. Infatti i primi cinque articoli del decreto sono dedicati a una correzione del decreto-flussi che regola gli ingressi regolari per lavoro: erano norme attese e sollecitate dal mondo imprenditoriale, che da tempo segnala fabbisogni di manodopera scoperti e lamenta procedure troppo complesse. Finora i decreti-flussi sono serviti sostanzialmente a regolarizzare lavoratori in realtà già entrati in Italia. Le nuove norme hanno il merito di semplificare e accelerare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni, privilegiando il ruolo delle associazioni di categoria come garanti del rispetto di norme e contratti. Ma rimane il dubbio se davvero i datori di lavoro saranno disponibili ad assumere in forma nominativa persone del tutto sconosciute. […] Il resto del decreto cerca di rafforzare la linea della chiusura, senza neppure provare a immaginare soluzioni alternative per l’accoglienza dei rifugiati. La prima è il rafforzamento dei Cpr, ossia i centri destinati a rinchiudere le persone in vista del rimpatrio forzato, disumani quanto inefficienti, ammettendo così implicitamente il fallimento delle precedenti rumorose campagne sull’incremento delle espulsioni. La seconda è l’aggravamento delle pene per i cosiddetti scafisti, su cui il governo scarica la responsabilità delle morti in mare. In realtà, chi guida le barche è l’ultimo anello della catena del trasporto illegale, non sono certo i boss a rischiare la vita in mare o l’arresto. Tra gli arrestati per la tragedia di Cutro c’è un minorenne, e qualche anno fa erano una cinquantina i minorenni rinchiusi nelle carceri italiane per reati analoghi. Va poi ricordato ancora una volta che il trasporto illegale prospera perché non esistono vie d’ingresso legali a disposizione di chi fugge, e chi li organizza usa senza scrupoli mezzi fatiscenti o inadeguati perché sa che i natanti verranno sequestrati e distrutti. Infine, in coda è stato aggiunto in corsa, rispetto alla bozza preannunciata, il veleno che avrà le peggiori conseguenze sul futuro dei profughi e sulla qualità della vita urbana: il permesso per “protezione speciale” viene ristretto e in prospettiva, secondo la premier verrà abolito. Era un’opportunità per tutelare chi, pur non avendo ottenuto il riconoscimento come rifugiato, aveva compiuto dei passi verso l’integrazione sociale, per esempio avendo imparato l’italiano e trovato un lavoro. Ricacciarlo nell’ombra, ossia in mezzo a una strada, sarà un dramma per lui e un problema per tutti. Nessuna menzione, almeno nei testi finora diffusi, di corridoi umanitari e altre soluzioni alternative ai viaggi a rischio mortale per mare. Era francamente difficile fare peggio, dopo una tragedia che ha scosso il Paese, e dopo la quale ci si aspettava almeno un sussulto di umanità.

Maurizio Ambrosini, Avvenire (10/3/2023)

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