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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 13 ottobre 2022

Educazione etica

I numerosi mali di cui soffre la nostra civiltà sono di una tale gravità da generare sconforto e considerare inevitabile la nostra decadenza. Io penso però che occorra reagire a questa rassegnazione interrogandosi sulla possibile terapia. Ne esiste una? Riflettendovi a lungo, sono giunto alla conclusione che essa possa scaturire solo da una capillare educazione finalizzata a valorizzare la nostra essenza specifica di esseri pensanti. Questo quindi occorre fare: riprogrammare totalmente l'offerta formativa della nostra società (dalle scuole materne all'università) in funzione "educativa". Oggi invece le scuole danno spesso ai ragazzi cose di cui essi non hanno bisogno e trascurano gli strumenti vitali per la conoscenza di sé di cui hanno estrema necessità: è come se a un assetato nel deserto invece dell'acqua si desse una bussola. […]Io temo che oggi le nostre scuole si curino solo della conoscenza e trascurino l'educazione della responsabilità e del sentimento. Il risultato è poco incoraggiante: una scarsa coscienza etica e un sentimento spesso irrazionale e instabile. La conseguenza complessiva è che il nostro tempo possiede una conoscenza assai vasta come mai prima nella storia, ma esibisce ben poca responsabilità sotto forma di senso etico e di cura della "cosa pubblica" (che in latino si dice res publica, da cui repubblica). Di responsabilità però ce n'è urgente bisogno, più di altre epoche, viste le potenzialità tecnologiche che scaturiscono dalla conoscenza. La domanda decisiva quindi è: come incrementare il senso di responsabilità? Si tratta di una domanda dalla forte valenza politica, perché la "res publica" vive del senso di responsabilità dei suoi cittadini. […] Dalla scuola materna all'università la formazione etica deve costituire il filo rosso che accompagna il cammino formativo. È questa, a mio avviso, la condizione indispensabile se vogliamo salvarci dai mali che incombono sul nostro futuro. Oggi però si fa esattamente il contrario: si dispensa solo istruzione (la bussola) e si trascura del tutto l'educazione (l'acqua).[…] Consapevole già nel 1979 della crisi ecologica incombente che ora è sotto gli occhi di tutti, Hans Jonas, filosofo ebreo di formazione tedesca, ritrascrisse l'imperativo categorico kantiano in termini di "principio responsabilità" mediante questa formula sintetica: «Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra». È questa infatti la posta in gioco: un'autentica vita umana. Nessuno ce la garantisce, né tanto meno ce la regala: occorre lavorare per meritarsela. E il lavoro al riguardo si chiama educazione. In particolare, educazione etica. Penso sia l'ultima chiamata per un'autentica vita umana sulla terra.

Vito Mancuso, La Stampa (6/10/2022)

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