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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 4 settembre 2022

Mikhail Gorbaciov

La vita punisce chi arriva in ritardo". Con un monito, che si sarebbe rivelato ben presto profetico, Mikhail Gorbaciov aveva cercato di spingere Eric Honecker, il più ortodosso tra i leader comunisti dei Paesi satelliti di Mosca, sulla via della perestrojka e della glasnost, le riforme che aveva intrapreso in Unione Sovietica. Gorbaciov era arrivato il 7 ottobre 1989 a Berlino Est per le celebrazioni del quarantesimo anniversario della Ddr, la Germania orientale. La foto del bacio tra Gorbaciov e Honecker all'aeroporto, quel triplice bacio che usava suggellare alleanze, ma non sempre amicizie, tra i leader comunisti dell' "Impero del male", secondo la storica definizione di Ronald Reagan, sarebbe diventata iconica. Perché fu anche l'ultima. Ma quel 7 ottobre, Berlino comunista, fortino della Sed (il partito comunista della Germania dell'Est) e della Stasi (il più temuto tra i servizi segreti dopo il Kgb), era già lambita dalle manifestazioni popolari. Da settimane decine di migliaia di tedeschi orientali, soprattutto giovani, cercavano di fuggire dal Paese passando dalla Cecoslovacchia e dall'Ungheria. A Lipsia centinaia di persone marciavano da giorni nelle strade della città. E a Dresda il capo della locale "stazione" del Kgb, il tenente colonnello Vladimir Putin, chiedeva sempre più affannosamente istruzioni a Mosca. In Polonia il partito comunista era da mesi fuori dai giochi, Solidarnosc aveva stravinto le elezioni del 4 giugno e il generale Jaruzelski aveva dato le dimissioni da segretario del pc, pur restando capo dello Stato, e aveva nominato premier Tadeusz Mazowiecki, il primo non comunista a guidare un governo polacco nel dopoguerra. A Praga 250mi1a persone si erano radunate a Piazza Venceslao per acclamare Alexander Dubcek, il leader della Primavera schiacciata dai carri armati di Breznev e deposto da Gustav Husak, proconsole del Cremlino con l'incarico di "normalizzare" la Cecoslovacchia ribelle (Dubcek era stato umiliato e esiliato nella natia Bratislava). L'impero stava crollando (e Gorbaciov era stato il grande catalizzatore di quell'ondata di ribellione ai regimi comunisti che gli storici hanno paragonato per importanza a quella che attraverso l'Europa nel 1848). Ma Honecker non voleva accettare la realtà. Nella sua testa sperava ancora che i carri armati sovietici sarebbero arrivati a salvarlo, come era accaduto a Budapest nel 1956 o a Praga nel 1968. Come lo sperava il "capo stazione" del Kgb a Dresda, Vladimir Putin. Eppure Gennadij Gerasimov, il portavoce di Gorby, aveva detto pubblicamente, durante una visita in Finlandia: «Io penso che la dottrina Breznev sia morta». E aveva ironicamente suggerito che era meglio sostituirla con la "dottrina Sinatra", quella della celebre canzone My Way: «Ognuno (dei Paesi dell'Europa orientale) deve andare per la sua strada». Honecker, invece, non conosceva altra strada che quella del comunismo ortodosso, che in salsa tedesca era ancora più rigido e occhiuto e il Muro di Berlino ne era la testimonianza: la Germania dell'Est era una prigione, dove tutti erano sotto il controllo del partito e della Stasi (ricordate quel magnifico film "Le vite degli altri"?). Così a Gorbaciov, che lo invitava a seguire il suo esempio, rispose con sdegno: «Se uno ha deciso di imbiancare la propria casa non è detto che tutti debbano seguirlo». […] L' "Impero del Male" non esisteva più, la cortina di ferro, che come disse Churchill nel celebre discorso di Fulton nel 1945 «scendeva dal Baltico a Trieste» spaccando in due l'Europa, era stata demolita. E Gorbaciov era stato il picconatore. Forse proprio per questo l'ex tenente colonnello del Kgb diventato presidente della Russia non lo ha mai amato: per lui, come ha detto più volte, la fine dell'Urss è stata la più grande tragedia della Storia. L'opposizione di Gorbaciov alla guerra in Ucraina, mai ufficializzata ma comunque coerente con la "dottrina Sinatra", ha acuito l'astio di Putin riflesso dalla fredda reazione ufficiale alla notizia della morte. Come Nikita Krusciov, un altro riformatore spodestato dal Cremlino e diventato una "non persona", Gorbaciov non avrà funerali di Stato. E come Krusciov sarà sepolto nel cimitero di Novodievici, riservato ai grandi russi invisi al regime. Nel più puro vecchio stile sovietico.

Paolo Galimberti, Repubblica (1/9/2022)


Canzone del giorno: My Way (1969) - Frank Sinatra
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