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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 22 luglio 2022

Soffiare sul fuoco

C’è chi dice che nella Lega e in parte di Forza Italia ci stavano lavorando da tempo e che quella mossa di Conte di non votare la fiducia al Dl Aiuti sia stata l'occasione tanto attesa. Attesa per rovesciare il racconto del Papeete e puntare l'indice contro qualcuno ma senza poi lavorare per ricostruire. Il fatto è che davanti a Salvini e Berlusconi è passato un treno carico di convenienze di parte. Cioè imboccare un'autostrada verso le urne finalmente a mani libere, competendo ad armi pari con Meloni e soprattutto approfittando di un disfacimento dei 5 Stelle e della alleanza con il Pd. In queste condizioni c'è la possibilità, davvero, di fare bingo e raggiungere quella maggioranza di centro-destra che fu solo sfiorata nel 2018. Il richiamo della foresta ha fatto breccia. Molto più che tenere in sicurezza l'Italia e andare al voto dopo la sessione di bilancio e dopo aver incassato quasi 20 miliardi della prossima rata del Pnrr, ha prevalso l'istinto di chi si sente la vittoria in tasca. In fondo si trattava di aspettare la fine dell'anno e poi Mattarella avrebbe sciolto le Camere a gennaio per indire le elezioni tra febbraio e marzo. Tra l'altro ora la cornice può sembrare favorevole ma è da vedere in che condizioni si andrà a votare. Perché se l'autunno doveva essere caldo con Draghi, lo sarà comunque. E in campagna elettorale anche alzare la voce su nuovo debito avrà un costo per chi ci osserva da Bruxelles o sui mercati. E, poi, non sarà semplice scriverlo nei documenti ufficiali da mandare alla Commissione Ue. Proprio oggi, mentre il premier esce di scena, la Bce parlerà dello scudo anti-spread e delle prossime mosse sui tassi e non a caso ieri il Commissario Ue Gentiloni ha evocato «la tempesta perfetta» creata da irresponsabili. Qualcosa però cambia. Che se finora i partiti si sono concessi una campagna elettorale permanente "protetti" da Draghi a Palazzo Chigi, ora entrano in mare aperto e faranno i conti con il giudizio dell'Europa o le scelte di Francoforte senza più lo scudo del premier. Saranno pesati altri leader e programmi e in prima linea c'è la vincitrice di questa partita, la Meloni che ha sempre puntato alle urne. A Letta resta una coalizione a pezzi e un difficile recupero di Conte, ma ha uno slogan che ha già usato ieri, quello della responsabilità in nome di Draghi a cui il Pd è rimasto fedele fino all'ultimo. In fondo tutti gli appelli arrivati al premier per restare hanno un peso, non solo quelli dei mondi economici ma quelli sociali, degli amministratori, dell'università, della sanità. Una base a cui guardare.

Lina Palmerini, Il Sole 24 Ore (21/7/2022)

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