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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 24 febbraio 2022

Le parole di Putin

Molte cose le aveva già scritte in un lunghissimo articolo sull'unità i storica tra russi e ucraini. Ma il discorso tenuto da Putin in diretta tv è cosa diversa, non fosse altro perché subito dopo aver detto che, in pratica, l'Ucraina come Stato non esiste, ha fatto seguire alle parole i fatti. Uno dei suoi fedelissimi, l'ex ministro della cultura Vladimir Medinskij, ha subito affermato entusiasta: «Finalmente è stato detto a tutti quello che gli storici sanno benissimo da sempre». Ma la portata delle affermazioni fatte dal signore del Cremlino va ben al di là dei semplici rapporti (sempre più tesi) con Kiev. E il ragionamento di Vladimir Vladimirovich è stato seguito con religiosa attenzione in tutte le capitali delle ex repubbliche sovietiche, da Tashkent a Tbilisi. E perfino nelle tre ex repubbliche baltiche che oramai fanno parte dell'Alleanza Atlantica: Lituania, Lettonia ed Estonia. Cosa ha detto Putin di tanto dirompente? Cose che sono fondamentalmente vere e note ma che si riferiscono ad anni passati, per non dire a secoli passati. La sostanza, che potrebbe teoricamente aprire le porte a iniziative di ben maggiore portata rispetto a quella che coinvolge le due repubblichette del Donbass, riguarda l'esistenza stessa di tanti Stati sovrani. Tutto ciò che oramai non fa più parte della Russia faceva parte della Russia; per essere più precisi, dell'impero russo degli zar. Non aveva alcuna ragione di essere «un'altra cosa». E lo è diventato solo per colpa di Lenin e dei suoi bolscevichi che hanno applicato in maniera più che maldestra le idee che avevano preso da Karl Marx e dai teorici del socialismo, dell'internazionalismo e del materialismo dialettico. Pensarono di trasformare l'impero in una specie di Stato confederale e crearono artificiosamente le repubbliche, alle quali diedero poteri che non avevano alcun senso. L'Ucraina, ad esempio, faceva parte della Russia da metà del Seicento; altri territori furono annessi negli anni seguenti, fino all'Ottocento. A questo ragionamento è stato risposto che l'Ucraina aveva una sua statalità già nel medioevo, quando nacquero prima il principato di Kiev e poi quello di Mosca. Ma stiamo parlando di 1.200 e 900 anni fa. L'obiezione vera è invece un'altra: che tutto ciò che è accaduto in epoca lontana ma molto più recente, non può e non deve essere più rimesso in discussione. Si, è vero che cento anni fa l'Ucraina faceva parte integrante dell'Impero russo ma poi le cose sono cambiate. E negare oggi il diritto di un Paese all'indipendenza non ha senso. «L'Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia o, per essere più precisi, dai bolscevichi... separandola da quella che è storicamente terra russa», ha ricordato Putin. E ha subito aggiunto che nessuno in quel momento chiese a «milioni di persone che abitavano li cosa ne pensassero». La domanda, però, è stata fatta alla popolazione che abita l'Ucraina attuale l'anno scorso, subito dopo la pubblicazione dell'articolo del presidente che sosteneva l'unicità dei due popoli. Non si parlava ancora di possibile aggressione russa, ma ben il 55% degli interpellati rispose che non era d'accordo con Vladimir Vladimirovich. Se tutte le repubbliche che sono diventate indipendenti dopo lo scioglimento dell'Urss del iggi erano in realtà delle creazioni «artificiali» della Russia e dei bolscevichi, allora oggi non avrebbero in realtà alcuna ragione d'essere, secondo la logica esposta in tv da Putin. «A unità amministrative (che facevano parte dell'impero, ndr) veniva de facto concesso lo status e la forma di entità statali nazionali», ha concluso Putin. Ma oggi che i bolscevichi e il partito comunista dell'Unione Sovietica non esistono più, Mosca potrebbe decidere di far tomare le cose alla situazione precedente alla rivoluzione del 1917? Qualcuno, e non solo a Kiev, pensa che forse un simile disegno potrebbe anche essere immaginato.

Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera (23/2/2022)

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