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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 16 febbraio 2021

Settarismi

Ne valeva la pena? La domanda, spesso iraconda, tachicardica, elettrizza il Paese e parla del Paese: ne valeva la pena? E cioè: valeva la pena di inchiodare a una crisi bimestrale il governo per poi ritrovarsi con Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte? E la piccola riflessione potrebbe chiudersi qui. Fine del rovello, fine dell’articolo. Se non altro per non umiliare troppo l’intelligenza già umiliata da un abuso di suffragio universale (per i giudici dell’istante: non sto contestando il suffragio universale, ma l’impiego dissoluto che ne facciamo), attraverso il quale abbiamo stabilito che le istituzioni sono una multiproprietà, si va e si viene, posso scendere sotto casa e dire al mio fornaio (per i giudici dell’istante: il mio fornaio è un fuoriclasse in fatto di rosette e pizza bianca, pura, altissima élite), ehi, ti va di fare il ministro dello sviluppo economico, tu che hai sviluppato così bene la tua attività? E quindi questo articolo parla alla nostra irresistibile, sesquipedale ridicolaggine: ne valeva la pena? Cioè, valeva la pena tutto ’sto casino per mettere a Palazzo Chigi l’unico fuoriclasse come tale riconosciuto all’estero al posto di un avvocato spuntato dal nulla della polvere accademica e della totale inesperienza e guidato dal funambolico portavoce al reality del comando? A me pare evidente che il problema non è la risposta, il problema è già nel porsi la domanda. [...] Perché poi questo è un paese devastato dal settarismo insufflato da superiorità antropologica, a chi gli vengono le bolle a pensare a un governo con dentro la Lega, a chi un governo con dentro Renato Brunetta, a chi un governo con dentro i cinque stelle, a chi uno con le zecche e a chi uno coi fasci. E va bene, nessuno è immune dal settarismo, ma almeno bisognerebbe provare a essere asintomatici. [...] Poi certo, di difetti ce ne sono, è evidente il solito maltrattamento delle donne (rivolgersi soprattutto a sinistra, zero ministre fra Pd e Leu), ma Marta Cartabia alla Giustizia riempie il cuore, è il semplice, non piccolo passaggio dalla forca in streaming per i ladri di cavalli all’illuminata civiltà del diritto. Luciana Lamorgese rimane all’Interno, per dire che i ministeri di peso alle donne li ha dati soltanto Draghi. E se vi schifa la straripanza partitica, ricordate che siamo una Repubblica parlamentare e in Parlamento ci vanno i partiti. Ma a cercare i difetti con spirito entomologico si finisce come il comandante di Auschwitz che in Schindler’s List cercava la macchia nella vasca appena pulita dal bambino ebreo, e la macchia la trovava sempre. Dunque, ne valeva la pena? Che domanda scema, che risposta ovvia: mille volte sì.

Mattia Feltri, HuffPost (13/2/2021)

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