nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

giovedì 4 febbraio 2021

Big Bang

Contemporaneamente, due soggetti fanno irruzione nella nebbia della crisi italiana, il presidente della Repubblica e l’Europa. La risultante, quasi obbligatoria e comunque naturale, è Mario Draghi, incaricato di formare un governo istituzionale: ultima spiaggia per evitare lo scioglimento delle Camere in questa fase d’eccezione, dopo il fallimento della politica, incapace di trovare una maggioranza con le sue forze e nel suo perimetro, dentro il quale la crisi di governo si sta avvitando fino a diventare crisi di sistema. […]. Tutto ciò che è successo in questi ultimi due giorni, infatti, concorre a spiegare lo stato d’emergenza che il Quirinale ha certificato scendendo in campo nella crisi con l’appello alla responsabilità del parlamento e dei partiti. I 209 miliardi destinati all’Italia dal Recovery non tollerano altri ritardi nella presentazione dei piani d’intervento e nella definizione delle riforme che devono accompagnare il progetto europeo di sostegno; il piano di vaccinazione va rafforzato e garantito, rassicurando e proteggendo tutte le fasce di popolazione; le misure del contenimento del virus devono continuare, in un rapporto di fiducia tra il governo e i cittadini; il lavoro e la produzione sono il vero buco nero della crisi, e insieme la chiave di ogni possibile ricostruzione del Paese.  […] . L’ingresso in campo di un soggetto forte può alterare i fragili equilibri politici su cui si reggono oggi la destra e la sinistra. Nell’ex maggioranza di governo, è scontato l’appoggio di Italia Viva, per ovvie ragioni, del Pd, che ha fatto dell’europeismo la sua cultura e della responsabilità il suo metodo, e di Leu. Zingaretti, che vuole evitare isolamento e solitudine, sta cercando una linea comune con i Cinquestelle, dove però si scaricano tensioni, dubbi, ribellioni e resistenze. […]. A destra entra in crisi la parola d’ordine unitaria che chiede il voto. L’unità era di convenienza, obbligata: dietro la sua sottile superficie urgono e spingono le identità distinte e difficilmente conciliabili del sovranismo radicale e del moderatismo popolare, che l’opzione Draghi fa riemergere, irrisolte. Il nome di Draghi, testimoniando una storia e una politica, agisce infatti come un cuneo tra i moderati e gli oltranzisti, accentua le differenze tra Meloni (contraria), Salvini (negativo ma realista, e tentato di entrare in gioco) e Berlusconi (aperturista). In queste condizioni è molto probabile che se il governo Draghi si farà sarà un agente politico naturale di scomposizioni e ricomposizioni, come capita nelle fasi di interregno, quando un campo disarticolato deve improvvisamente fare i conti con una nuova presenza culturale forte, capace di dare un nome alle cose indistinte e confuse. Può darsi che l'inerzia italiana avviluppi anche questo tentativo costringerlo a giocare al ribasso, con un semplice esecutivo di scopo, per fare poche cose in breve tempo, e andare al voto, perché non c'è governo possibile per l'Italia di oggi. Ma è più probabile che l'ingresso dell'Europa in Italia costringa i due campi della politica a fare i conti troppo a lungo rinviati con se stessi, risolvendo la,loro identità, mentre i due populismi devono risolvere addirittura il loro destino. Il Big Bang è appena incominciato.

Ezio Mauro, La Repubblica (4/2/2021)

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