nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 25 luglio 2020

Recovery Fund

L'accordo sul fondo per la ripresa e sul prossimo bilancio pluriennale rappresenta un importante cambio di marcia per l'Unione europea. Permettere alla Commissione europea di indebitarsi in maniera sostanziosa per distribuire sussidi ai Paesi che più ne hanno bisogno è un passaggio essenziale verso la creazione di una vera unione di bilancio, che renda l'Europa più attrezzata a gestire crisi future. Ci sono però due pericoli che i governi - tra cui anche quello italiano - dovranno gestire con cura per evitare che al passo in avanti di questa settimana seguano dei successivi passi indietro. Il primo è il rischio che l'Ue si trasformi in una semplice "unione dei trasferimenti", ovvero un'unione che redistribuisce soldi dagli Stati membri in salute a quelli in difficoltà, senza avere un bilancio comunitario forte e lungimirante. Il secondo è che questa "unione dei trasferimenti" veda i soldi viaggiare sempre nella stessa direzione. In quel caso, il pericolo di risentimento tra gli elettori di quei Paesi che dovessero vedere gli aiuti andare costantemente altrove sarebbe molto alto. L'emissione di debito europeo da destinare a finanziamenti a fondo perduto ha una portata sicuramente storica. Si tratta di un'innovazione temporanea, legata alla pandemia, ma che ha il potenziale di colmare una grave lacuna nell'architettura europea: la mancanza di strumenti per aiutare quei Paesi che dovessero subire degli shock isolati. In quel caso, infatti, la politica monetaria della Banca centrale europea non basta, ma c'è bisogno di una rete di assicurazione, che sostenga con politiche di bilancio mirate chi dovesse subire una forte contrazione economica. Questa evoluzione, auspicata per anni, non può però bastare da sola. L'Unione europea, e la zona euro in particolare, hanno bisogno di trasformarsi in un'unione di bilancio, che sappia indirizzare le risorse comuni verso progetti meritevoli. Questi non possono essere il solo sostegno ai Paesi in difficoltà, ma devono comprendere anche iniziative transfrontaliere. Inoltre, il Tesoro europeo dovrebbe avere risorse proprie, che arrivino idealmente da forme di tassazione europea, come tasse sulle emissioni. Su questo fronte, l'accordo di questa settimana è un notevole passo indietro. Rispetto alle proposte iniziali, sono stati tagliati i fondi supplementari assegnati a iniziative comuni utili - ad esempio i programmi di finanziamento alla ricerca. A parte una tassa sulla plastica, non si vedono ancora fonti di introito comuni. La filosofia alla base del prossimo bilancio europeo è che gli Stati membri sappiano spendere i soldi meglio di quanto possa fare la Commissione - un'idea assai poco innovativa. Infine, c'è il tema dei beneficiari di questi fondi. Italia e Spagna ne riceveranno una grossa fetta - come è giusto che sia visto il colpo particolarmente duro inferto loro dal Covid 19. Tuttavia, per assicurare la sostenibilità politica dell'edificio che l'Europa si accinge a costruire, è necessario che chi riceve più soldi degli altri si metta su un percorso di convergenza rapido con il resto dell'Unione. In questo modo, sarà più facile immaginare che il "fondo per la ripresa" diventi un progetto duraturo nel tempo, poiché vorrebbe dire che l'Italia sarà un giorno in grado di aiutare l'Olanda o la Germania in un momento temporaneo di difficoltà. L'alternativa - un flusso di risorse continuo verso il Sud Europa - finirebbe inevitabilmente per suscitare reazioni politiche di protesta nel Nord, che metterebbero a repentaglio il futuro di questi strumenti. Oggi l'Europa è sicuramente più solida. Il suo futuro, però, è ancora tutto da costruire.

Ferdinando Giugliano, la Repubblica (25/7/2020)

Canzone del giorno: Eyes Of The World (1979) - Rainbow
Clicca e ascoltaEyes....