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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

sabato 11 luglio 2020

Frugali

Ma chi sono questi “frugali”? E perché non ci vogliono bene? Svezia, Danimarca, Olanda e Austria si sono attribuite questo eufemistico soprannome per giustificare la loro opposizione al Recovery fund proposto da Francia e Germania e destinato ad aiutare l’Italia e gli altri Paesi più colpiti dall’epidemia. Sarebbe facile, di fronte alla genericità degli argomenti adottati dal cancelliere austriaco Kurz o dal capo del governo olandese Rutte, cadere nella trappola schematica degli opposti populismi. Mentre per i populisti nostrani l’Europa è un enorme complotto tedesco per danneggiare e sottomettere noi italiani, per i populisti dei Paesi “frugali” l’Europa è l’ennesimo espediente italiano per scroccare soldi al Nord e vivere di debiti senza lavorare. (…)Sul tema della solidarietà la questione europea attraversa e spacca tutti gli schieramenti partitici. Probabilmente non si tratta neppure di un puro e semplice calcolo di convenienza, visto che un collasso del mercato unico europeo costerebbe anche a loro molto più del contributo al Recovery fund. La differenza è piuttosto nel modello culturale di riferimento che ha segnato l’adesione di questi Paesi all’Unione europea. E il modello dei quattro “frugali”, che molti considerano semplici vassalli della Germania, è sempre stato il Regno Unito. Per Svezia e Danimarca, che non fanno parte della moneta unica, lo è stato fin dal momento dell’adesione. Per l’Olanda, un tempo europeista, lo è diventato con il crescere dei risentimenti populisti all’inizio del secolo. Per l’Austria è una scelta di comodo, che offre al suo cancelliere un profilo politico alternativo a quello dell’ingombrante collega tedesca. Cosa significa avere il Regno Unito come modello? Significa, semplicemente, interpretare la scelta europea sulla base di un puro calcolo del dare e dell’avere, tanto sul piano economico come su quello politico, senza alcuna implicazione identitaria. L’Europa va bene se conviene. Se non conviene, va attaccata e denigrata senza pietà, come per anni hanno fatto i media e i politici britannici. (…) Ma l’elastico del sentimento popolare, che si è spezzato in Inghilterra, è ormai arrivato al limtieella tensione anche in questi Paesi. La decisione del Recovery fund li costringerà, come del resto costringerà gli italiani, a un esame di coscienza sulla propria appartenenza europea.

Andrea Bonanni, la Repubblica (11/7/2020)

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