nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 11 dicembre 2017

Tallio

Ha comprato il veleno per topi nella mia città, non lontano da casa mia, lo ha messo nelle bevande di nonno, nonna e zia, e li ha ammazzati. Parlo del ragazzone di 27 anni, palestrato, nerboruto, noto come l’avvelenatore del tallio. Quando succedono queste cose, le commentiamo a caldo, perché radio, tv e giornali ci chiamano, e diciamo quel che comprendiamo in quel momento. Ma un giorno dopo, due giorni dopo, ne sappiamo di più, e facciamo qualche passo in più verso la verità. E le nostre idee cambiano. La strage col tallio ha ormai qualche settimana, la scoperta del colpevole ha qualche giorno, e in questo frattempo abbiamo appreso qualcosa di rivelativo, dalle confessioni del ragazzo e dei suoi parenti. E cioè: l’importanza del computer nella costruzione del mondoa- parte, nel quale il ragazzo s’era rifugiato per scappare fuori dalla vita vissuta.
Viveva in un sistema collaterale. Sistema collaterale con termine greco si dice para-noia.Non aveva amici, non fidanzata, non studi, non interessi. Non lavoro. Niente. La perdita del lavoro gli aveva svuotato il mondo. Aveva solo il computer. Il computer era tutto. Questa strage rivela l’alienazione che s’ingenera nei ragazzi nell’epoca del computer. Una volta dicevamo che dalle scuole superiori i ragazzi vivono in un altro mondo, ma adesso possiamo dire che cominciano dalle scuole inferiori, perché adesso hanno telefonini che sono computer. Con potenza, giga, memoria, velocità. Quando esplose il fenomeno dell’iPhone i dirigenti della Nokia si riunirono per valutare la minaccia sul loro mercato, e conclusero: ’Tranquilli, è soltanto un computer che manda telefonate’. Che errore! Sono morti, o feriti a morte, per quell’errore. Questo ragazzone pluriomicida ha 27 anni, è nel massimo della vita e della vitalità. Eppure viveva fuori della vita. Guardando nella sua biografia, si può dedurre che la fuoriuscita dalla vita sia coincisa con l’espulsione dal lavoro. Da quel momento (sto cercando di capire, ma gli elementi non sono molti) s’è rifugiato nel suo mondo interiore e ha odiato il mondo esteriore, e in primo luogo i parenti più stretti. Che erano quelli che veramente lo amavano. Che cosa c’è di meno odiabile di un nonno ultranovantenne?

Ferdinando Camon (Avvenire - 10/12/2017)

Canzone del giorno: There in The Silence  (2001) - Savatage
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