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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 29 settembre 2017

Low cost

Non solo Ryanair. Dietro i guai della compagnia irlandese che continua a tagliare voli creando disagi ai passeggeri, è tutto il modello low cost a soffrire un “vento contrario”. Soprattutto dove la ripresa economica è più solida, dove il mercato del lavoro è meno depresso, viene meno uno degli ingredienti: la debolezza contrattuale dei dipendenti, la loro disponibilità a lavorare a qualsiasi condizione. È tanto più evidente se si allarga lo sguardo oltre il trasporto aereo. Il concetto low cost nasce negli Stati Uniti, patria del mercatismo, in un’epoca di esaltazione dei benefici della concorrenza. In America la parabola ha già imboccato una curva discendente. 
Il caso emblematico è la grande distribuzione. Low cost per eccellenza è la catena di ipermercati Walmart che per generazioni ha dominato la scena, un’icona dell’American Way of Life. I grandi magazzini Target hanno seguito una strategia simile. Prezzi bassissimi. Prevalenza del made in China. Per un ceto medio afflitto da impoverimento strisciante, con un potere d’acquisto fermo o declinante da decenni, fare la spesa low cost era quasi obbligato. Per far quadrare i conti, però, doveva essere low cost anche la manodopera locale. I salari di Walmart erano talmente bassi che molta della forza lavoro poteva richiedere sussidi del Welfare: finiva sotto la soglia ufficiale della povertà. L’intero modello si reggeva su un equilibrio precario, perché se è vero che il discount aiuta chi ha poco potere d’acquisto, lo stesso meccanismo distrugge posti di lavoro nazionali con le delocalizzazioni in Cina, e deprime le buste paga di chi ci lavora dentro. È la perversione che ormai denuncia perfino il Fondo monetario internazionale. Nell’ultimo World Economic Outlook gli esperti del Fmi sono tornati su questo tema: «Precarietà e part-time frenano l’aumento degli stipendi. In molte economie avanzate, la crescita dei salari nominali resta marcatamente sotto i livelli precedenti la grande recessione del 2008-2009». Ora però il vento è cambiato. Da più di un anno Walmart ha dovuto alzare i salari, altrimenti non trova più candidati per lavorare come fattorini e cassiere: con la piena occupazione i rapporti di forza cambiano a favore dei lavoratori. Target di recente ha annunciato a sua volta consistenti aumenti salariali. 


                                                    Federico Rampini, la Repubblica (28/9/2017)

Canzone del giorno: Little Black Submarines  (2011) - The Black Keys
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