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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

domenica 12 aprile 2015

Vendette

Sul quotidiano l’Avvenire, Marina Corradi scrive sulla sparatoria avvenuta a Milano giovedì scorso:  “Volevo vendicarmi, ha detto Claudio Giardiello ai carabinieri che lo hanno preso infine con la pistola in tasca, e un colpo ancora in canna. Vendicarsi, di che? L'assassino del Palazzo di Giustizia ha dietro di sé una costellazione di fallimenti, uno in fila all'altro, come se ogni cosa che toccava si sfasciasse; un'accusa di bancarotta, parecchi guai col fisco, l'abitudine ai bei vestiti e la passione per l'azzardo, e, sempre, problemi di soldi: che ora gli scorrevano in tasca abbondanti, ora, come gli ultimi tempi, gli erano svaporati fra le mani, e anzi erano solo debiti, debiti, e per milioni. (…) L'imprenditore fallito covava dentro una rabbia esplosiva, che almeno per qualche verso ricorda il co-pilota Lubits. Anche lui, a torto o a ragione, si sentiva un fallito, perché non sarebbe diventato il pilota delle rotte oceaniche che aveva sognato. Anche lui, nel suo presunto fallimento, si è follemente vendicato, e con una strage di estranei innocenti”.
L’interessante articolo ha come titolo “Il giudizio incosciente” e invita a riflettere sul concetto di vendetta ai giorni nostri e come sia divenuto facile (quasi istintivo) prendersela sempre contro gli altri, sui quali puntare il proprio indice: “È, sempre, colpa di altri. La tragedia di Milano pare quella di un uomo che non ha mai saputo dire: mi dispiace, ho sbagliato. Un'abitudine, quella di sapersi guardare e riconoscere colpevoli, che è alla base della pedagogia cristiana, ma da decenni è dimenticata. Tutto può fare l'uomo che oggi ci viene proposto a modello, e non ha mai bisogno di farsi perdonare. Di modo che, quando gli errori comunque lo conducono a fallimento personale, ci deve essere pure qualcuno da accusare. E giudicare. Gli altri, ecco: agli "altri", si deve farla pagare”.
Nei casi estremi la sete di vendetta si traduce in strage e ci si concentra, probabilmente più del dovuto, sulla falla del sistema di sicurezza all’ingresso del tribunale, ma la fragilità psichica dell’uomo contemporaneo non rafforza soltanto intensificando controlli e utilizzando più telecamere: “E allora dobbiamo forse riconoscerci, sotto a tutti gli occhi elettronici che ci sorvegliano, più fragili? Sì, più fragili, dentro una falsa onnipotenza coltivata, a una coscienza smemorata, a legami forti smarriti. (…) E aumenteremo metal detector, e telecamere, che spieranno giorno e notte le nostre strade. Ma non sapranno mai cosa c'è nei pensieri degli uomini che passano, in giacca e cravatta magari, eleganti, e rispettabili. Nemmeno mille telecamere bastano, per vedere nel cuore di un uomo”.

Canzone del giorno:  Oh My Heart (2011) - R.E.M.
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