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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

venerdì 5 settembre 2014

Embargo

Embargo russo con una serie di misure protezionistiche che ostacolano le importazioni agricole dai paesi occidentali.  La crisi in Ucraina continua a creare contraccolpi internazionali. L’Unione europea ha inasprito le sanzioni a carico della Russia e, come risposta, Putin & C. hanno deciso di giocare la carta del blocco delle frontiere ai cibi europei e americani.
La prima alleata commerciale della Russia è la Germania.
Nel corso del 2013, l’Italia ha esportato in direzione di Mosca merci per un totale di 10 miliardi di euro circa.
Scambi a rischio che possono veramente far male agli imprenditori che esportano in Russia. Pesche nettarine e mele Granny Smith potrebbero restare sugli alberi: senza domanda la raccolta diviene soltanto un costo per il produttore. Tir che iniziano a restare fermi senza niente da caricare e situazione dalle conseguenze devastanti per molti.
Rappresaglia commerciale di Putin nonostante la Russia importi dall’Unione Europea almeno il 30 per cento dei cibi che i cittadini ingeriscono.
Chi vince? Chi perde? Difficile da dirsi. Di sicuro, al momento, i prezzi dei beni alimentari in vendita in Russia tenderanno ad aumentare (dal 5 al 15 per cento, si presume) e alcuni cibi saranno introvabili nei supermercati.
Dalle nostre parti il prezzo di frutta e vegetali vari (già in calo da alcuni mesi) potrebbero ulteriormente abbassarsi e sono tanti gli imprenditori (non soltanto del comparto agro-alimentare) che potrebbero risentire gravemente del blocco.
Un’inchiesta del Sole 24 Ore evidenzia che Il persistente indebolimento dell'economia russa non è solo un effetto delle sanzioni. Gravano, altrettanto e più, la mancata introduzione di riforme strutturali e il calo dei margini di profitto nell'industria. Sin dalla guerra con la Georgia, nel 2008, Putin ha posto le riforme in secondo piano, pensando di ristabilire le prerogative dell'ex regime sovietico e finendo col fare della Russia una potenza tendenzialmente autarchica”.
L’indagine giornalistica ci ricorda che “La storia sembra ripetersi come ai tempi delle presidenze di Jimmy Carter e Ronald Reagan quando, dopo l'invasione dell'Afghanistan e il colpo di stato in Polonia, fu stabilito l'embargo sull'export di tecnologia all'Urss per la costruzione del gasdotto siberiano”, per poi concludere sottolineando (così và il mondo!) che “la crisi ucraina è assunta come un alibi dai politici di entrambi i campi per giustificare le difficoltà economiche interne”.


Canzone del giorno:  Stop (1988) - Sam Brown
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