Rita Mae Brown, scrittrice e sceneggiatrice statunitense
nuovigiorni
"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".
Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)
sabato 30 gennaio 2016
mercoledì 27 gennaio 2016
Post Scriptum Film
Il ponte delle spie
REGIA: Steven Spielberg
SCENEGGIATURA: Matt Charman, Ethan Coen, Joel Coen
DURATA: 141'
USCITA:
Muri e ponti nella vita di un uomo "tutto d'un pezzo". L'avvocato Donovan si ritrova catapultato, in piena "guerra fredda", per le strade innevate di Berlino e forte della sua solidità morale riesce nell'impresa, tutt'altro che facile, di negoziare il rilascio di un pilota americano in mani dell'Unione Sovietica e convincere le autorità filo-comuniste berlinesi a liberare uno studente statunitense arrestato per spionaggio dalla polizia della Germania dell'Est.
Muri e ponti nella vita di un uomo "tutto d'un pezzo". L'avvocato Donovan si ritrova catapultato, in piena "guerra fredda", per le strade innevate di Berlino e forte della sua solidità morale riesce nell'impresa, tutt'altro che facile, di negoziare il rilascio di un pilota americano in mani dell'Unione Sovietica e convincere le autorità filo-comuniste berlinesi a liberare uno studente statunitense arrestato per spionaggio dalla polizia della Germania dell'Est.
Il ponte delle spie,
il nuovo film di Steven Spielberg, ruota attorno alla magistrale
interpretazione di Tom Hanks che, con naturalezza, fa brillare la personalità
di Donovan che ben s'inserisce in ogni accadimento di una spy story basata su
fatti realmente avvenuti fra il 1957 e il 1961. La sceneggiatura originale di
Matt Charman è arricchita dall'intervento dei fratelli Coen. Quanto basta per
lasciarsi andare alla piacevolezza di 141 minuti di cinema vecchia maniera
fatto di spie, tensione ben costruita, vicende giudiziarie, macchinazioni e
prelibatezze varie per gli amanti del genere.
Fra Brooklyn e New
York, la prima parte del film è tutta concentrata sulla cattura e sul processo
a Rudol Abel (superbamente interpretato da Mark Rylance), accusato di essere
una spia sovietica. Garantire all'accusato un equo processo e non portarlo in
poche mosse verso una sentenza favorevole alla sua eliminazione sulla sedia
elettrica, divengono un punto fermo per l'avvocato Donovan in difesa della
Costituzione americana.
Più vibrante e intensa
la seconda parte che si svolge in una Berlino fredda e austera, impegnata a
ergere il famoso muro simbolo della cortina di ferro. La fermezza e
l'integrità morale di Donovan si accentuano in terra tedesca e servono a
ricordarci che per essere fieri di noi stessi e del nostro sistema occidentale,
si deve reagire ad ogni atto terribile con responsabilità e continuare a tenere
saldi i nostri valori più profondi.
Canzone del giorno: Across The Bridge Where Angels Dwell (1982) - Van Morrison
Clicca e ascolta: Across....lunedì 25 gennaio 2016
Unioni
L'attrice Pamela Villoresi interviene sul Corriere della Sera sull'argomento delle unioni civili in qualità di nonna di una cosiddetta "famiglia arcobaleno": "Io sono la nonna di una bambina meravigliosa, amatissima, concepita grazie ad un donatore volontario, in Danimarca. L’ha partorita la compagna di mia figlia e anche se ieri non ho potuto partecipare a una delle tante manifestazioni nelle piazze italiane, con il cuore è come se ci fossi stata. Mia figlia e la sua compagna vorrebbero sposarsi ma non possono. In caso di lite e di separazione (capitano purtroppo, no?!?), mia nuora non può vantare nessun aiuto economico, mia figlia e noi tutti, zii e nonni, non abbiamo nessuna tutela: la bambina potrebbe scomparire dalla nostra vita da un giorno all’altro; per lo Stato italiano non esistiamo. Eppure siamo tanti in questa situazione, decine di migliaia. Ogni anno nascono sempre più bambini nelle famiglie arcobaleno, e l’associazione che le riunisce cresce di mese in mese. E poiché abbiamo gli stessi doveri degli altri, reclamiamo gli stessi diritti. (...)
Ho riflettuto molto su alcune delle obiezioni che sono emerse da quando è iniziata questa gravidanza, quelle che mi avevano colpito di più recitavano: «Che diritto avete di togliere un padre alla bambina?» Ma nessuno toglie un padre, quel padre semplicemente non c’è; milioni di bambini nel mondo sono cresciuti dalle donne … vedove, separate, abbandonate, ragazze involontariamente madri etc., perché discriminare chi sceglie di esserlo in piena coscienza? (...) Io ho una figlia adottata ed io e mio marito siamo i suoi genitori. Nemmeno lei conosce il padre biologico (nemmeno la madre biologica se è per questo), ma ha una bella vita, piena di affetto e soddisfazioni, ha un lavoro che le piace, tanti amici ed un compagno che ama: è felice. (Non dovrebbe esserlo, allora?) Lei è tutelata dalla legge anche per l’eredità che le arriverà un giorno e tutto il resto. Perché mia nipote non può esserlo? Perché una persona che quotidianamente accudisce e cresce un bambino, col suo compagno o compagna, non può avere i diritti di un altro genitore adottivo?".
sabato 23 gennaio 2016
Malimortaccitua
"Malimortaccitua. Detto con affetto, ci mancherebbe. L’esclamazione
che chiama in causa l’onorabilità degli affetti venuti a mancare
all’interlocutore a Roma è sempre stata più una manifestazione di ammirazione e
affetto che un vero insulto. Non puoi davvero sostenere di essere benvoluto da
qualcuno all’interno del grande raccordo anulare se questi non ti ha mai
rivolto questa pernacchia verbale dalla metrica giottesca, che prevede nella
sua versione a denominazione d’origine protetta la seconda «a» allungata,
strascicata, come si dice a Roma. Nell’edizione integrale o nei suoi bignamini
mortaccitua, taccitua, citua e l’ellittico e sgomento malimorté, che quasi
meriterebbe di concludere una versione alla pajata del motto dei rivoluzionari
francesi: liberté, égalité, malimorté. Non c’è nulla come questo esasillabo
cinematografico a riassumere la metamorfosi dolente di Roma (l’unica città al
mondo – crediamo – in cui esiste un ristorante, La Parolaccia, dove l’insulto è
compreso nel prezzo: gli avventori vanno a rimpinzarsi e a farsi riempire di
contumelie dai camerieri- attori, i turisti vanno in visibilio) e della
romanità. Dove la gravità esibita faceva parte del folklore locale, dove
l’invettiva e l’insulto scioglievano qualsiasi conflitto in un cinismo bonario,
ora invece è solo cattiveria, aggressione, un Romanzo Triviale. Ora il romano
incattivito se ti insulta perché non sei scattato al verde lo fa sul serio. E i
mortacci sono zombie vernacolari e scurrili, in fila sul Muro Torto".
Andrea Cuomo, Il Giornale del 13/1/2016
mercoledì 20 gennaio 2016
Contrapposizioni
Risuonano
gli scontri fra i candidati alle elezioni presidenziali americane che si
terranno a novembre.
Il
successore di Barack Obama sarà il 45° Presidente degli Stati Uniti e nei
prossimi dieci mesi dibattiti, comizi e, principalmente, primarie nei vari Stati, avvieranno la
macchina complessa del sistema elettorale americano.
Il
giornalista dell’Espresso Alessandro Gilioli interviene sull’argomento nel suo
Blog “Piovono Rane” partendo da un’accusa che il Wall Street Journal ha di
recente lanciato contro il Presidente Obama, reo di aver “diviso gli americani più che negli anni Sessanta”,
poiché da un lato i Repubblicani appaino sedotti dai modi zotici di Donald
Trump mentre in casa dei democratici il socialista Sanders insidia Hillary
Clinton.
Scrive Gilioli: “È curiosa, questa cosa: per tanti anni noi europei abbiamo guardato con sufficienza alla competizione politica americana, considerando al limite dell'impercettibile le differenze tra i candidati repubblicani e democratici, mentre noi avevamo robuste contrapposizioni ideologiche tra destra e sinistra. Adesso sembra quasi che sia il contrario: in Europa centrodestra e centrosinistra sono ormai indistinguibili (e spesso governano insieme, dalla Germania all'Italia) mentre negli Usa c'è addirittura la possibilità che nel prossimo novembre, per la Casa Bianca, si confrontino due "radicali" oppostissimi tra loro. È solo una possibilità, appunto, e probabilmente alla fine prevarrà la moderata Hillary, né troppo destra né troppo sinistra, tutto di nuovo nei ranghi, per la gioia dell'establishment e del suo quotidiano di riferimento. Però è interessante.
Interessante come due outsider che rappresentano due Americhe diversissime tra loro siano al momento l'oggetto di attenzione maggiore del dibattito politico; interessante come il confronto-scontro tra questa destra e questa sinistra avvenga su concretissime questioni sociali ed economiche (redistribuzione, tasse, occupazione, welfare, casa, salute, ambiente etc); interessante come proprio nel Paese in cui non hanno mai preso piede le ideologie (specie quelle più tetragone come fascismo e comunismo) il confronto politico torni a misurarsi in modo limpido e chiaro su destra e sinistra, con valori opposti, linguaggi opposti e proposte opposte. Viene il dubbio che da noi siamo ancora in una fase di sbornia postideologica. In cui dobbiamo farci perdonare da noi stessi per aver creduto in sistemi di pensiero troppo chiusi, allora esageriamo un po' con il pensiero liquido, il cerchiobottismo e soprattutto il larghintesismo senza più alcun colore. E viene il dubbio che - guariti dalle ideologie troppe sistematiche ma anche dalla notte in cui tutti i gatti sono bigi - alla fine riemerga il confronto tra destra e sinistra: duro, ideale ma concreto, con interpreti che a torto o ragione comunque credono a quello che dicono, anziché usare destra e sinistra come stinte e vuote etichette intercambiabili”.
Scrive Gilioli: “È curiosa, questa cosa: per tanti anni noi europei abbiamo guardato con sufficienza alla competizione politica americana, considerando al limite dell'impercettibile le differenze tra i candidati repubblicani e democratici, mentre noi avevamo robuste contrapposizioni ideologiche tra destra e sinistra. Adesso sembra quasi che sia il contrario: in Europa centrodestra e centrosinistra sono ormai indistinguibili (e spesso governano insieme, dalla Germania all'Italia) mentre negli Usa c'è addirittura la possibilità che nel prossimo novembre, per la Casa Bianca, si confrontino due "radicali" oppostissimi tra loro. È solo una possibilità, appunto, e probabilmente alla fine prevarrà la moderata Hillary, né troppo destra né troppo sinistra, tutto di nuovo nei ranghi, per la gioia dell'establishment e del suo quotidiano di riferimento. Però è interessante.
Interessante come due outsider che rappresentano due Americhe diversissime tra loro siano al momento l'oggetto di attenzione maggiore del dibattito politico; interessante come il confronto-scontro tra questa destra e questa sinistra avvenga su concretissime questioni sociali ed economiche (redistribuzione, tasse, occupazione, welfare, casa, salute, ambiente etc); interessante come proprio nel Paese in cui non hanno mai preso piede le ideologie (specie quelle più tetragone come fascismo e comunismo) il confronto politico torni a misurarsi in modo limpido e chiaro su destra e sinistra, con valori opposti, linguaggi opposti e proposte opposte. Viene il dubbio che da noi siamo ancora in una fase di sbornia postideologica. In cui dobbiamo farci perdonare da noi stessi per aver creduto in sistemi di pensiero troppo chiusi, allora esageriamo un po' con il pensiero liquido, il cerchiobottismo e soprattutto il larghintesismo senza più alcun colore. E viene il dubbio che - guariti dalle ideologie troppe sistematiche ma anche dalla notte in cui tutti i gatti sono bigi - alla fine riemerga il confronto tra destra e sinistra: duro, ideale ma concreto, con interpreti che a torto o ragione comunque credono a quello che dicono, anziché usare destra e sinistra come stinte e vuote etichette intercambiabili”.
Canzone del giorno: In cosa credi (Le nostre piccole armi) (2012) - Pacifico feat. Manuel Agnelli
Clicca e ascolta: In cosa....lunedì 18 gennaio 2016
domenica 17 gennaio 2016
Accordi
Sul Corriere della Sera Paolo Valentino traccia il nuovo scenario nella complicata vicenda dei rapporti fra l'Iran e il resto del mondo: "Sono state sufficienti poche ore per avere la dimostrazione plastica di quale potenziale politico ed economico racchiuda in se l’accordo sul nucleare iraniano, che ieri ha avuto il suo battesimo del fuoco a Vienna. Prima ancora che l’Agenzia per l’Energia Atomica rendesse pubblico il rapporto che certifica l’adempimento da parte di Teheran delle condizioni dell’intesa, innescando la fine delle sanzioni economiche occidentali al regime persiano, due notizie hanno catturato l’attenzione di tutti i media mondiali: la liberazione di 5 americani detenuti in Iran, fra i quali il collega del Washington Post Jason Rezaian e l’annuncio del ministero dei Trasporti iraniano che Teheran acquisterà 114 aerei di linea da Airbus. I dettagli del contratto, una delle più grandi commesse nella storia del consorzio europeo con un valore di oltre 10 miliardi di euro, verranno messi a punto non appena l’embargo sarà formalmente terminato". (...) "Certo, il ritorno dell’Iran a pieno titolo nella comunità internazionale potrebbe rovesciare l’intero equilibrio geopolitico della regione. Offre ai Paesi occidentali un nuovo, importante attore nella lotta al terrorismo sunnita e nella soluzione delle crisi che la destabilizzano causando la fuga di milioni di profughi verso l’Europa. Molto però dipende anche dall’esito della partita interna in corso a Teheran, dove i duri e puri del regime non perdono occasione per attaccare la leadership di Hassan Rouhani e del suo ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, che hanno voluto fortemente l’accordo in nome della salvezza economica del Paese". (...) "Ancora più esplosivo sul piano globale potrebbe essere l’impatto economico dell’andata a regime dell’accordo nucleare. Ammontano infatti a quasi 100 miliardi di dollari i fondi congelati nelle banche internazionali di cui l’Iran tornerà a disporre nei prossimi mesi".
giovedì 14 gennaio 2016
Post Scriptum Film
Quo Vado?
REGIA: Gennaro Nunziante
INTERPRETI: Luca Medici, Eleonora Giovanardi, Maurizio Micheli, Lino Banfi, Sonia Bergamasco
SCENEGGIATURA: Checco Zalone, Gennaro Nunziante
DURATA: 85'
USCITA:
REGIA: Gennaro Nunziante
INTERPRETI: Luca Medici, Eleonora Giovanardi, Maurizio Micheli, Lino Banfi, Sonia Bergamasco
SCENEGGIATURA: Checco Zalone, Gennaro Nunziante
DURATA: 85'
USCITA:
Quo Vado? è
il film italiano con il più alto incasso di sempre.
Le file
nelle sale e le casse stracolme dei botteghini non potevano che generare i
soliti e infiniti dibattiti.
Checco
Zalone è di destra o di sinistra? Qual è l’opinione degli intellettuali
nostrani sul film? Quali invidie scatena
negli ambienti cinematografici il grande successo del film? I “radical chic” si
turano il naso e lo vanno a vedere? Ecc. ecc. ecc…..
Al di fuori
di tali interminabili (e spesso vacue) discussioni, si può dire, concentrandosi
sugli 85 minuti cinematografici, che il prodotto finale appare ben congeniato
e, come più volte puntualizzato dal produttore Pietro Valsecchi, si tratta di
un film che non è stato scritto e sceneggiato in pochi giorni (che trattandosi
di un film comico è quanto dire!) ma rappresenta, invece, il frutto di due anni
di lavoro fra preparazione, scrittura e riprese.
Quo Vado? è
un prodotto ambizioso la cui ottima artigianalità si coglie sin da subito e sin
dalle prime risate in cui ci trascina l’impiegato pubblico Checco, ossessionato
dal traguardo del “posto fisso” fin da piccolo.
Grande merito
del film è di riuscire a fare concentrare lo spettatore sullo sviluppo della
storia. Più passano i minuti e più le gag di Checco si trasformano in battute
meno scontate. La “cattiveria” (e la “mediocrità”) tipica del protagonista è
sempre presente ma, stavolta, ha molti sprazzi di lucidità da commedia all’italiana
e, quindi, la sua “cafonaggine” ci porta su delicati territori adatti per riflettere
sul nostro sistema di vita e su tanti stereotipi nostrani.
La geniale
trovata di fare espatriare Checco nell’efficiente civiltà norvegese riesce a
rendere concreta quella contrapposizione (a volte triste) fra tante nazioni e l’illegalità
e inefficienza presente in Italia.
Si ride ma,
soprattutto, si sorride.martedì 12 gennaio 2016
Bowie
"Canto
con impertinenza, accennando
accordi
improvvisati, con le mie parole
Ho approfittato del vostro tempo, e mi dispiace di aver chiamato
Ma mi è soltanto venuta l'idea che siamo figli di nessuno tutto qui, dopo
tutto.
Vivi fino alla tua rinascita, e fa quel che vuoi, oh, perbacco
Dimentica tutto quello che ho detto, e non serbarmi rancore, oh, perbacco
David Bowie, After All (1970)
domenica 10 gennaio 2016
Donne
Quanto accaduto nella piazza della stazione di Colonia durante la notte di San Silvestro ha messo in evidenza come non sia possibile, in nome dell'integrazione, far arretrare la nostra civiltà occidentale. La parità tra i sessi, le lotte contro le discriminazioni, la libertà delle donne di muoversi in spazi pubblici senza rischio di aggressioni, sono divenuti dei capisaldi della nostra società.
Sul Corriere della Sera di ieri è interessante un'intervista di Stefano Montefiori a Élisabeth Badinter, settantunenne filosofa francese e sostenitrice delle lotte femministe. Di seguito alcune risposte alle domande del giornalista.
«La prima reazione delle autorità e dei media agli incidenti di Colonia è stata, subito, difendere l’immagine dei rifugiati e degli stranieri in generale. Non le donne. Non posso dirvi quanto questo mi abbia dato fastidio. Come se la tutela delle donne possa venire dopo. I commenti si concentravano sul proteggere gli stranieri dalla xenofobia, e questo è uno scopo nobile. Ma il risultato è che nessuno si è dichiarato inorridito per le donne aggredite».
«L’integrazione è possibile, ma solo se i nuovi arrivati adottano i valori che sono i nostri, e che noi dobbiamo difendere. Il caso di Colonia è un esempio perfetto».
Canzone del giorno: Quello che le donne non dicono (1987) - Fiorella Mannoia
Clicca e ascolta: Love Will....venerdì 8 gennaio 2016
Muri
"Bomba nordcoreana, rottura tra sauditi e iraniani, Borse in balia della tempesta cinese: appena nato, il 2016 sembra affannarsi a smentire i tanti buoni auspici che, in giro per il mondo, ne hanno salutato l’arrivo. In Europa i primi segnali appaiono, se possibile, ancora più inquietanti: il suo processo di sottile disgregazione, metodicamente coltivato per tutto l’annus horribilis che ci siamo lasciati alle spalle, sembra ora accelerare il passo. Con incessanti deflagrazioni multiple sul corpo di una società e di una democrazia europea traumatizzata e confusa, la bomba rifugiati rischia di presentare un inventario-danni immediato tanto disastroso da interdire di fatto opportunità e promesse di integrazione futura. Si fa presto, come è puntualmente accaduto ieri a Bruxelles dopo l’incontro straordinario tra i ministri di Svezia, Danimarca, Germania e Commissione Ue, a difendere a spada tratta l’ordine di Schengen che sta andando in pezzi: se non si creano le condizioni per farlo, restano parole al vento. Ma le condizioni non si vedono proprio.
Un efficace controllo europeo delle frontiere esterne, l’unica vera garanzia a salvaguardia della libera circolazione delle persone dentro lo spazio Schengen, è tutto di là da venire: il vertice di dicembre ha fallito, se ne riparlerà tra sei mesi. Dei 160.000 rifugiati approdati in Italia e Grecia e da redistribuire in due anni nel resto dei paesi Ue, da settembre a oggi ne sono stati ricollocati 272. Dei centri di registrazione e identificazione, gli hotspot, solo 3 su 11 sono operativi. (...)
...al di là di cecità e breve-termismo politico di molti governi, il teorema immigrazione è di difficilissima soluzione in quanto tende a mescolare in un unico calderone la fame di pace e di futuro di chi fugge la guerra e di chi cerca benessere, i grandi numeri dei nuovi arrivi con la tenuta delle strutture di accoglienza e la tutela dell’ordine pubblico, la complicità comprovata con il terrorismo e la criminalità, l’incontro-scontro tra società laiche e Islam. (...)
Comincia male questo 2016 che recapita subito all’Europa l’ennesimo certificato di ingovernabilità e impotenza collettiva, tra divisioni e incapacità di penetrare il buio oltre la siepe. Non comincia bene neanche per l’Italia, privata da un colpo di palazzo del suo esperto immigrazione nel gabinetto Juncker. Perché? Forse urge riflessione anche sul nostro modo di fare politica in Europa".
Comincia male questo 2016 che recapita subito all’Europa l’ennesimo certificato di ingovernabilità e impotenza collettiva, tra divisioni e incapacità di penetrare il buio oltre la siepe. Non comincia bene neanche per l’Italia, privata da un colpo di palazzo del suo esperto immigrazione nel gabinetto Juncker. Perché? Forse urge riflessione anche sul nostro modo di fare politica in Europa".
Adraiana Cerretelli, L’Europa dei muri fisici e mentali (Il Sole24 ore - 7/1/2016)
martedì 5 gennaio 2016
Evasione
Sempre difficile parlare di evasione fiscale. A maggior ragione all'inizio del nuovo anno. Nel suo (primo) discorso di fine anno ci ha pensato il Presidente Mattarella: «Nel 2015, l’evasione fiscale e contributiva in Italia ammonta a 122 miliardi di euro. (...) 122 miliardi! 7 punti e mezzo di Pil... Soltanto dimezzando l’evasione si potrebbero creare oltre trecentomila posti di lavoro... Le tasse e le imposte sarebbero più basse se tutti le pagassero».
Il Capo dello Stato si sofferma sulla mancanza di lavoro per tantissimi giovani che rappresenta una micidiale zavorra per la ripresa del nostro paese. Nello stesso tempo inserisce nel suo discorso il problema della forte evasione fiscale che riguarda i piccoli (scagli la prima pietra chi...) e i grandi (grandissimi) evasori.
Matterella fa riferimento a un rapporto redatto da Confindustria sull'anomalia italiana del rapporto cittadino/fisco.
Secondo i calcoli degli esperti se si riuscisse a dimezzare l'evasione fiscale il nostro Pil potrebbe avere un aumento del 3,1 % e, nello stesso tempo, troverebbero occupazione oltre 335 mila persone.
Tutto ciò potrebbe realizzarsi aggredendo tutte le voci dei 122 miliardi di evasione: 40 miliardi di Iva non pagata; 23,4 di Irpef; 5,2 di Ires; 3 di Irap; 11,4 di altre imposte indirette; 4,9 di imposte locali e 34,4 di contributi previdenziali.
Non è facile, ma non s'intravedono tante vie d'uscita per recuperare un po' del terreno perduto e di fronte all'imperversare della crisi.
Lo studio di Confindustria ci ricorda quali sono le attività che sprigionano maggior "nero". Si parte con i servizi (32,9% del valore aggiunto del settore) per poi passare al commercio, ai trasporti, alle attività di alloggio e alla ristorazione (26,2%). Le altre attività problematiche hanno a che fare con le costruzioni (23,4%) e le attività professionali (19,7%).
Un allarme risaputo che riporta in campo il vecchio assioma: "le tasse sarebbero più basse, se tutti le pagassero".
Canzone del giorno: The Sweet Escape (2006) - Gwen Stefani feat. Akon
Clicca e ascolta: The Sweet....sabato 2 gennaio 2016
Occhi aperti
PV, da www.unavignettadipv.it |
Canzone del giorno: Open Your Eyes (2006) - Snow Patrol
Clicca e ascolta: Open....venerdì 1 gennaio 2016
Inizio
"E' una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto,
abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a
tutti i tentativi perché uno è fallito.
È una follia condannare tutte le
amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno
di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici
solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto.
Ci sarà sempre un’altra
opportunità, un’altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine
c’è un nuovo inizio"
Anonimo (per alcuni le righe sono da attribuire a Antoine de Saint-Exupéry)
Canzone del giorno: Bridge over Troubled Water (1970) - Simon & Garfunkel
Clicca e ascolta: Bridge....
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