Risuonano
gli scontri fra i candidati alle elezioni presidenziali americane che si
terranno a novembre.
Il
successore di Barack Obama sarà il 45° Presidente degli Stati Uniti e nei
prossimi dieci mesi dibattiti, comizi e, principalmente, primarie nei vari Stati, avvieranno la
macchina complessa del sistema elettorale americano.
Il
giornalista dell’Espresso Alessandro Gilioli interviene sull’argomento nel suo
Blog “Piovono Rane” partendo da un’accusa che il Wall Street Journal ha di
recente lanciato contro il Presidente Obama, reo di aver “diviso gli americani più che negli anni Sessanta”,
poiché da un lato i Repubblicani appaino sedotti dai modi zotici di Donald
Trump mentre in casa dei democratici il socialista Sanders insidia Hillary
Clinton.
Scrive Gilioli: “È curiosa, questa cosa: per tanti anni noi europei abbiamo guardato con sufficienza alla competizione politica americana, considerando al limite dell'impercettibile le differenze tra i candidati repubblicani e democratici, mentre noi avevamo robuste contrapposizioni ideologiche tra destra e sinistra. Adesso sembra quasi che sia il contrario: in Europa centrodestra e centrosinistra sono ormai indistinguibili (e spesso governano insieme, dalla Germania all'Italia) mentre negli Usa c'è addirittura la possibilità che nel prossimo novembre, per la Casa Bianca, si confrontino due "radicali" oppostissimi tra loro. È solo una possibilità, appunto, e probabilmente alla fine prevarrà la moderata Hillary, né troppo destra né troppo sinistra, tutto di nuovo nei ranghi, per la gioia dell'establishment e del suo quotidiano di riferimento. Però è interessante.
Interessante come due outsider che rappresentano due Americhe diversissime tra loro siano al momento l'oggetto di attenzione maggiore del dibattito politico; interessante come il confronto-scontro tra questa destra e questa sinistra avvenga su concretissime questioni sociali ed economiche (redistribuzione, tasse, occupazione, welfare, casa, salute, ambiente etc); interessante come proprio nel Paese in cui non hanno mai preso piede le ideologie (specie quelle più tetragone come fascismo e comunismo) il confronto politico torni a misurarsi in modo limpido e chiaro su destra e sinistra, con valori opposti, linguaggi opposti e proposte opposte. Viene il dubbio che da noi siamo ancora in una fase di sbornia postideologica. In cui dobbiamo farci perdonare da noi stessi per aver creduto in sistemi di pensiero troppo chiusi, allora esageriamo un po' con il pensiero liquido, il cerchiobottismo e soprattutto il larghintesismo senza più alcun colore. E viene il dubbio che - guariti dalle ideologie troppe sistematiche ma anche dalla notte in cui tutti i gatti sono bigi - alla fine riemerga il confronto tra destra e sinistra: duro, ideale ma concreto, con interpreti che a torto o ragione comunque credono a quello che dicono, anziché usare destra e sinistra come stinte e vuote etichette intercambiabili”.
Scrive Gilioli: “È curiosa, questa cosa: per tanti anni noi europei abbiamo guardato con sufficienza alla competizione politica americana, considerando al limite dell'impercettibile le differenze tra i candidati repubblicani e democratici, mentre noi avevamo robuste contrapposizioni ideologiche tra destra e sinistra. Adesso sembra quasi che sia il contrario: in Europa centrodestra e centrosinistra sono ormai indistinguibili (e spesso governano insieme, dalla Germania all'Italia) mentre negli Usa c'è addirittura la possibilità che nel prossimo novembre, per la Casa Bianca, si confrontino due "radicali" oppostissimi tra loro. È solo una possibilità, appunto, e probabilmente alla fine prevarrà la moderata Hillary, né troppo destra né troppo sinistra, tutto di nuovo nei ranghi, per la gioia dell'establishment e del suo quotidiano di riferimento. Però è interessante.
Interessante come due outsider che rappresentano due Americhe diversissime tra loro siano al momento l'oggetto di attenzione maggiore del dibattito politico; interessante come il confronto-scontro tra questa destra e questa sinistra avvenga su concretissime questioni sociali ed economiche (redistribuzione, tasse, occupazione, welfare, casa, salute, ambiente etc); interessante come proprio nel Paese in cui non hanno mai preso piede le ideologie (specie quelle più tetragone come fascismo e comunismo) il confronto politico torni a misurarsi in modo limpido e chiaro su destra e sinistra, con valori opposti, linguaggi opposti e proposte opposte. Viene il dubbio che da noi siamo ancora in una fase di sbornia postideologica. In cui dobbiamo farci perdonare da noi stessi per aver creduto in sistemi di pensiero troppo chiusi, allora esageriamo un po' con il pensiero liquido, il cerchiobottismo e soprattutto il larghintesismo senza più alcun colore. E viene il dubbio che - guariti dalle ideologie troppe sistematiche ma anche dalla notte in cui tutti i gatti sono bigi - alla fine riemerga il confronto tra destra e sinistra: duro, ideale ma concreto, con interpreti che a torto o ragione comunque credono a quello che dicono, anziché usare destra e sinistra come stinte e vuote etichette intercambiabili”.
Canzone del giorno: In cosa credi (Le nostre piccole armi) (2012) - Pacifico feat. Manuel Agnelli
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