nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 4 gennaio 2021

Trasformazioni

Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia, ma anche come un anno di trionfo per la scienza e la tecnologia. Non solo per l’arrivo del vaccino in tempi record, ma anche perché internet e le tecnologie digitali hanno consentito all’economia e alla società di continuare a funzionare con modalità che anche solo pochi anni fa erano inimmaginabili. Non sappiamo cosa ci riserverà il nuovo anno, ma vi è una certezza: il progresso scientifico e tecnologico continuerà a cambiare la nostra vita in modo sempre più profondo e più rapido. Nei prossimi anni, le nuove tecnologie trasformeranno l’economia e la società negli ambiti più diversi: in medicina e biologia, nel sistema dei pagamenti, nella robotica, nelle applicazioni dell’intelligenza artificiale, nella conservazione dell’energia. Come per il vaccino e per la diffusione di internet, queste innovazioni aumenteranno il nostro benessere e apriranno nuove opportunità, ma avranno anche risvolti devastanti per chi svolge lavori che diventeranno obsoleti. Come cogliere le opportunità aperte dal progresso tecnologico, senza essere travolti dalle profonde trasformazioni che inevitabilmente lo accompagneranno? Sarà questa la sfida principale della politica economica nei prossimi anni. Nonostante le molte aree di eccellenza nel settore manifatturiero e nel mondo della ricerca, l’Italia arriva impreparata a questa sfida. (...) L’elenco del perché l’Italia è impreparata all’imminente accelerazione del progresso tecnologico e lungo, è in parte è ben noto. Per decenni abbiamo trascurato il sistema sanitario, è investito troppo poco nelle strutture sanitarie e nel preparare le nuove generazioni di medici la pubblica amministrazione è poco efficace e incapace di adattarsi alle esigenze di un mondo produttivo in rapida trasformazione. Questo riflette anche la sua composizione, di formazione quasi esclusivamente giuridica e di età avanzata (solo il 2% dei dipendenti pubblici italiani hanno meno di 35 anni, contro il 30 in Germania). Le dimensioni delle imprese italiane sono spesso troppo piccole per sostenere gli investimenti necessari all’innovazione, il mercato del lavoro rimane poco flessibile e incapace di facilitare la riallocazione tra settori e imprese. Abbiamo reagito alla pandemia impedendo la riallocazione, con il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione ma questi provvedimenti non possono che essere temporanei, mentre il ridimensionamento di alcune attività produttive sarà permanente e coinvolgerà anche altri settori e imprese. Naturalmente non ci sono solo handicap. Il nostro paese ha anche molti punti di forza per poter approfittare delle grandi opportunità che la scienza e il progresso tecnologico apriranno nei prossimi anni: dalle numerose capacità individuali, a una tradizione di creatività e imprenditorialità, a un settore manifatturiero competitivo e globalizzato per valorizzare questi punti di forza, tuttavia, è indispensabile sciogliere i nodi che ostacolano il cambiamento non basta dire che faremo più investimenti. Occorre che siano indirizzati verso l’innovazione, e che siano avviate le riforme necessarie alla trasformazione verso un’economia basata sulla conoscenza. Prima che sia troppo tardi.

Guido Tabellni, economista (Il Foglio - 2/1/2021)

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