nuovigiorni

"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

lunedì 25 gennaio 2016

Unioni


L'attrice Pamela Villoresi interviene sul Corriere della Sera sull'argomento delle unioni civili in qualità di nonna di una cosiddetta "famiglia arcobaleno": "Io sono la nonna di una bambina meravigliosa, amatissima, concepita grazie ad un donatore volontario, in Danimarca. L’ha partorita la compagna di mia figlia e anche se ieri non ho potuto partecipare a una delle tante manifestazioni nelle piazze italiane, con il cuore è come se ci fossi stata. Mia figlia e la sua compagna vorrebbero sposarsi ma non possono. In caso di lite e di separazione (capitano purtroppo, no?!?), mia nuora non può vantare nessun aiuto economico, mia figlia e noi tutti, zii e nonni, non abbiamo nessuna tutela: la bambina potrebbe scomparire dalla nostra vita da un giorno all’altro; per lo Stato italiano non esistiamo. Eppure siamo tanti in questa situazione, decine di migliaia. Ogni anno nascono sempre più bambini nelle famiglie arcobaleno, e l’associazione che le riunisce cresce di mese in mese. E poiché abbiamo gli stessi doveri degli altri, reclamiamo gli stessi diritti. (...)
Ho riflettuto molto su alcune delle obiezioni che sono emerse da quando è iniziata questa gravidanza, quelle che mi avevano colpito di più recitavano: «Che diritto avete di togliere un padre alla bambina?» Ma nessuno toglie un padre, quel padre semplicemente non c’è; milioni di bambini nel mondo sono cresciuti dalle donne … vedove, separate, abbandonate, ragazze involontariamente madri etc., perché discriminare chi sceglie di esserlo in piena coscienza? (...) Io ho una figlia adottata ed io e mio marito siamo i suoi genitori. Nemmeno lei conosce il padre biologico (nemmeno la madre biologica se è per questo), ma ha una bella vita, piena di affetto e soddisfazioni, ha un lavoro che le piace, tanti amici ed un compagno che ama: è felice. (Non dovrebbe esserlo, allora?) Lei è tutelata dalla legge anche per l’eredità che le arriverà un giorno e tutto il resto. Perché mia nipote non può esserlo? Perché una persona che quotidianamente accudisce e cresce un bambino, col suo compagno o compagna, non può avere i diritti di un altro genitore adottivo?".

Canzone del giorno:  Let's Stay Together (1972) - Al Green
Clicca e ascoltaLet's Stay....



 Pamela Villoresi, Corriere della Sera 25/01/2016


Io sono la nonna di una bambina meravigliosa, amatissima, concepita grazie ad un donatore volontario, in Danimarca. L’ha partorita la compagna di mia figlia e anche se ieri non ho potuto partecipare a una delle tante manifestazioni nelle piazze italiane, con il cuore è come se ci fossi stata. Mia figlia e la sua compagna vorrebbero sposarsi ma non possono. In caso di lite e di separazione (capitano purtroppo, no?!?), mia nuora non può vantare nessun aiuto economico, mia figlia e noi tutti, zii e nonni, non abbiamo nessuna tutela: la bambina potrebbe scomparire dalla nostra vita da un giorno all’altro; per lo Stato italiano non esistiamo. Eppure siamo tanti in questa situazione, decine di migliaia. Ogni anno nascono sempre più bambini nelle famiglie arcobaleno, e l’associazione che le riunisce cresce di mese in mese. E poiché abbiamo gli stessi doveri degli altri, reclamiamo gli stessi diritti.
Il matrimonio religioso riguarda un ambito di fede che non è qui in discussione e, – come forse si sa – peraltro mi riguarda; quello civile è un contratto, tra persone consenzienti, regolato dalle leggi dello Stato, che è laico. Per spedire le merci ci sono migliaia di clausole e formule possibili, per le unioni umane non possono essercene due o tre? Perché? Valiamo meno dei cocomeri?
Ho riflettuto molto su alcune delle obiezioni che sono emerse da quando è iniziata questa gravidanza, quelle che mi avevano colpito di più recitavano: «Che diritto avete di togliere un padre alla bambina?» Ma nessuno toglie un padre, quel padre semplicemente non c’è; milioni di bambini nel mondo sono cresciuti dalle donne … vedove, separate, abbandonate, ragazze involontariamente madri etc., perché discriminare chi sceglie di esserlo in piena coscienza? Molti altri bambini crescono, soprattutto nel ricco occidente, con un solo genitore. Molti papà hanno cresciuto i propri figli in modo egregio, molti altri reclamano il diritto di farlo. Io sono vedova dal 1999, io e i miei figli continuiamo ad essere uniti e ci sosteniamo e ci amiamo: abbiamo smesso di essere una famiglia perché non c’è più il papà? E ancora:«Che esistenza può avere un essere umano se non conosce nemmeno il padre biologico?» Ma allora perché insistere ed aiutare le donne stuprate a partorire? Quei bambini non sapranno mai chi era lo stupratore (e forse è meglio che non lo sappiano). Dunque: a seguito di una violenza questa «lacuna» risulta secondaria e per una donazione volontaria sarebbe addirittura invalidante per l’esistenza??? Mi sfugge la logica.
Io ho una figlia adottata ed io e mio marito siamo i suoi genitori. Nemmeno lei conosce il padre biologico (nemmeno la madre biologica se è per questo), ma ha una bella vita, piena di affetto e soddisfazioni, ha un lavoro che le piace, tanti amici ed un compagno che ama: è felice. (Non dovrebbe esserlo, allora?) Lei è tutelata dalla legge anche per l’eredità che le arriverà un giorno e tutto il resto. Perché mia nipote non può esserlo? Perché una persona che quotidianamente accudisce e cresce un bambino, col suo compagno o compagna, non può avere i diritti di un altro genitore adottivo?
Io invito proprio le persone che sanno cos’è una famiglia a riflettere con serenità su un argomento che può cambiare e migliorare la vita di tante persone; a liberarsi da pregiudizi oscurantisti (alcuni proclami trasudano odio, discriminazione; vi leggo termini che non possono essere espressi da un vero cristiano che dovrebbe essere esempio di accoglienza, amore fraterno e ponderazione), a non frenare il corso della storia e dei diritti civili che non abitano la casa dello IERI ma del DOMANI, e, soprattutto, a non creare infelicità, problemi e sofferenze inutili ai nostri bambini, ai loro genitori e alle loro famiglie.