L'attrice Pamela Villoresi interviene sul Corriere della Sera sull'argomento delle unioni civili in qualità di nonna di una cosiddetta "famiglia arcobaleno": "Io sono la nonna di una bambina meravigliosa, amatissima, concepita grazie ad un donatore volontario, in Danimarca. L’ha partorita la compagna di mia figlia e anche se ieri non ho potuto partecipare a una delle tante manifestazioni nelle piazze italiane, con il cuore è come se ci fossi stata. Mia figlia e la sua compagna vorrebbero sposarsi ma non possono. In caso di lite e di separazione (capitano purtroppo, no?!?), mia nuora non può vantare nessun aiuto economico, mia figlia e noi tutti, zii e nonni, non abbiamo nessuna tutela: la bambina potrebbe scomparire dalla nostra vita da un giorno all’altro; per lo Stato italiano non esistiamo. Eppure siamo tanti in questa situazione, decine di migliaia. Ogni anno nascono sempre più bambini nelle famiglie arcobaleno, e l’associazione che le riunisce cresce di mese in mese. E poiché abbiamo gli stessi doveri degli altri, reclamiamo gli stessi diritti. (...)
Ho riflettuto molto su alcune delle obiezioni che sono emerse da quando è iniziata questa gravidanza, quelle che mi avevano colpito di più recitavano: «Che diritto avete di togliere un padre alla bambina?» Ma nessuno toglie un padre, quel padre semplicemente non c’è; milioni di bambini nel mondo sono cresciuti dalle donne … vedove, separate, abbandonate, ragazze involontariamente madri etc., perché discriminare chi sceglie di esserlo in piena coscienza? (...) Io ho una figlia adottata ed io e mio marito siamo i suoi genitori. Nemmeno lei conosce il padre biologico (nemmeno la madre biologica se è per questo), ma ha una bella vita, piena di affetto e soddisfazioni, ha un lavoro che le piace, tanti amici ed un compagno che ama: è felice. (Non dovrebbe esserlo, allora?) Lei è tutelata dalla legge anche per l’eredità che le arriverà un giorno e tutto il resto. Perché mia nipote non può esserlo? Perché una persona che quotidianamente accudisce e cresce un bambino, col suo compagno o compagna, non può avere i diritti di un altro genitore adottivo?".
Canzone del giorno: Let's Stay Together (1972) - Al Green
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Pamela Villoresi,
Corriere della Sera 25/01/2016
Io sono la nonna di una bambina meravigliosa,
amatissima, concepita grazie ad un donatore volontario, in Danimarca. L’ha
partorita la compagna di mia figlia e anche se ieri non ho potuto partecipare a
una delle tante manifestazioni nelle piazze italiane, con il cuore è come se ci
fossi stata. Mia figlia e la sua compagna
vorrebbero sposarsi ma non possono. In caso di lite e di separazione (capitano
purtroppo, no?!?), mia nuora non può vantare nessun aiuto economico, mia figlia
e noi tutti, zii e nonni, non abbiamo nessuna tutela: la bambina potrebbe scomparire dalla nostra vita da un
giorno all’altro; per lo Stato italiano non esistiamo. Eppure siamo tanti in questa situazione, decine di
migliaia. Ogni anno nascono sempre più bambini nelle famiglie arcobaleno, e
l’associazione che le riunisce cresce di mese in mese. E poiché abbiamo gli
stessi doveri degli altri, reclamiamo gli stessi diritti.
Il matrimonio religioso riguarda un ambito di fede che
non è qui in discussione e, – come forse si sa – peraltro mi riguarda;
quello civile è un contratto, tra persone consenzienti, regolato dalle leggi
dello Stato, che è laico. Per spedire le merci
ci sono migliaia di clausole e formule possibili, per le unioni umane non
possono essercene due o tre? Perché? Valiamo meno dei cocomeri?
Ho
riflettuto molto su alcune delle obiezioni che sono emerse da quando è iniziata
questa gravidanza, quelle che mi avevano colpito di più recitavano: «Che
diritto avete di togliere un padre alla bambina?» Ma nessuno toglie un padre,
quel padre semplicemente non c’è; milioni di bambini nel mondo sono cresciuti
dalle donne … vedove, separate, abbandonate, ragazze involontariamente madri
etc., perché discriminare chi sceglie di
esserlo in piena coscienza? Molti altri bambini crescono, soprattutto nel ricco
occidente, con un solo genitore.
Molti papà hanno cresciuto i propri figli in modo egregio, molti altri
reclamano il diritto di farlo. Io sono vedova dal 1999, io e i miei figli
continuiamo ad essere uniti e ci sosteniamo e ci amiamo: abbiamo smesso di
essere una famiglia perché non c’è più il papà? E ancora:«Che esistenza può
avere un essere umano se non conosce nemmeno il padre biologico?» Ma allora
perché insistere ed aiutare le donne stuprate a partorire? Quei bambini non
sapranno mai chi era lo stupratore (e forse è meglio che non lo sappiano).
Dunque: a seguito di una violenza questa «lacuna» risulta secondaria e per una
donazione volontaria sarebbe addirittura invalidante per l’esistenza??? Mi
sfugge la logica.
Io ho una figlia adottata ed io e mio marito siamo i
suoi genitori. Nemmeno lei conosce il padre biologico (nemmeno la madre
biologica se è per questo), ma ha una bella vita, piena di affetto e
soddisfazioni, ha un lavoro che le piace, tanti amici ed un compagno che ama: è
felice. (Non dovrebbe esserlo, allora?) Lei è
tutelata dalla legge anche per l’eredità che le arriverà un giorno e tutto il
resto. Perché mia nipote non può esserlo? Perché una persona che
quotidianamente accudisce e cresce un bambino, col suo compagno o compagna, non
può avere i diritti di un altro genitore adottivo?
Io invito proprio le persone che sanno cos’è una
famiglia a riflettere con serenità su un argomento che può cambiare e
migliorare la vita di tante persone;
a liberarsi da pregiudizi oscurantisti (alcuni proclami trasudano odio,
discriminazione; vi leggo termini che non possono essere espressi da un vero
cristiano che dovrebbe essere esempio di accoglienza, amore fraterno e
ponderazione), a non frenare il corso della storia e dei diritti civili che non
abitano la casa dello IERI ma del DOMANI, e, soprattutto, a non creare
infelicità, problemi e sofferenze inutili ai nostri bambini, ai loro genitori e
alle loro famiglie.