- La brutalità della polizia spagnola ha regalato all’indipendentismo catalano la solidarietà istintiva dell’opinione pubblica italiana, fino a un entusiasmo per una secessione quanta non se ne vedeva dal tempo in cui implose l’ex Jugoslavia. (...) ...tra i catalanisti ci sono tante persone perbene, infinitamente migliori dei truci manifestanti ‘spagnolisti’ che a Madrid domenica inneggiavano a Franco e deridevano Rajoy come mollaccione. Ma alla fine gli uni e gli altri son figli della stessa ideologia, il nazionalismo etnico: Castiglia o Catalogna, se non è zuppa è pan bagnato. Hanno in comune l’idea d’una democrazia maggioritaria in cui il numero e la storia sono l’unica fonte del diritto, cioè quanto il liberalismo rifiuta da due secoli. E anche senza scomodare i Principes di Benjamin Constant (1806), non è difficile intendere dove conduca rinnegare il costituzionalismo. Chi ha trovato commovente l’ammutinamento dei Mossos, che hanno rifiutato di impedire un referendum dichiarato illegale dal Tribunal Constitucional, provi a immaginarseli nel caso la Catalogna dichiarasse la secessione e una o più città catalane insorgessero, dichiarandosi ostinatamente spagnole: i Mossos difenderebbero il diritto all’autodeterminazione di quelle popolazioni o piuttosto, in modo ‘energico’, l’unità territoriale del nuovo Stato? È la contraddizione insanabile dell’indipendentismo: non solo non può riconoscere alle minoranze interne il diritto che si arroga, ma deve cancellarle, talvolta fisicamente, per non perdere la propria legittimazione.
Guido Rampoldi, Il Fatto quotidiano (4/10/2017)
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