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"L’orrore di quel momento”, continuò il Re, “non lo dimenticherò mai, mai!”. “Si, invece”, disse la Regina, “se non ne avrete una traccia scritta".

Lewis Carroll, Attraverso lo specchio (1871)

martedì 3 ottobre 2017

Massacro


Per una manciata di secondi la chitarra di Jason Aldean si mescola con il crepitio di un’arma automatica: «Ta-ta-ta». Sempre più netto, rabbioso. Le note della musica country, quintessenza dell’America, sono soffocate dal terrore. Oltre 22 mila persone sono arrivate sotto questo palco per il «Route 91 Harvest Festival» di Las Vegas. Il Mandalay Bay Hotel domina lo spiazzo: un grande edificio a forma di libro aperto, segnato da lunghe colonne di luce dorata. È allegro, opulento, come tutti gli alberghi che si affacciano sulla Strip. Ma alle 22.08 una finestra laterale del trentaduesimo piano comincia a brillare in modo sinistro. Entra in azione Stephen Paddock, 64 anni, ex contabile in pensione. L’Isis rivendica: è uno dei nostri, ma non ci sono riscontri, farà sapere più tardi la polizia metropolitana di Las Vegas. Si è portato dalla sua casa di Mesquita, a un’ora di macchina, una ventina tra fucili ad alta precisione, pistole e un martello. Rompe le due vetrate della camera, una frontale e l’altra d’angolo. Si mette in posizione di tiro e punta verso la folla a 300-350 metri di distanza. Spara per 10-15 minuti, alternandosi tra le due postazioni. È una carneficina: 58 morti e 518 feriti, bilancio ancora provvisorio. La strage più grave nella storia moderna degli Stati Uniti. (...) Comincia una notte di sirene, di lampeggianti, di pianti e di disperazione. Le barelle si fanno largo su un tappeto di carte, bottiglie, scarpe spaiate. I resti, purtroppo ormai familiari e inconfondibili, da Parigi a Nizza, di un massacro.

Giuseppe Sarcina, Il Corriere della Sera (2/10/2017)


Canzone del giorno: Falling World  (2009) - Swallow The Sun
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